L'Italia dei centri storici

I vuoti dei centri storici sono le piazze, e i vuoti delle periferie?

by Matteo Cavalera
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La possibilità di un’azione temporanea rispetto alla consuetudine di un luogo eterno ci dà la sensazione di essere incapaci di fare della buona architettura.
Immaginiamo di isolare un centro storico di una qualunque città italiana e renderlo funzionale.
Da dove si parte?
Le abitazioni accatastate, appoggiate l’una all’altra sono l’anima dell’architettura senza tempo, magari prebellica. Esse sono tanto belle da doversi portare il peso di una compensazione con le periferie, nate e sviluppatosi in tempi recenti, e prive di valore estetico ma funzionali nonché tecnologiche.
Esempio:
I vuoti dei centri storici sono le piazze, i vuoti delle periferie spesso sono le infrastrutture, servizi non voluti, ma ordinati da regolamenti.
I colori monocromatici dei nostri centri trasudano di saggezza di un saper costruire, sano ed elegante.
Le periferie dove viviamo vogliono vestirsi di arcobaleni, di colori sgargianti e spesso ripetitivi, il cui fine è celato nella moda del momento-cemento.
Ci troveremo impreparati, ora che i piani mirano alla riduzione del consumo del suolo e quindi al recupero funzionale di aree di città.
Come può un infisso con taglio termico e/o adeguamento sismico far restare comunque bella una casetta in quel centro storico?
Si parte quindi dalla voglia di far rivivere i centri, conservandone le qualità architettoniche ed efficienza prestazionale, con l’unica risposta possibile: vale la pena salvarli!

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