La contemporaneità e il Surrazionale

by Fiorenzo Mascagna
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Viviamo in un'epoca in cui l'operazione performativa, che è far riuscire la forma al massimo grado, porta con sé la conseguenza dell'invenzione che ne suggerisce l'aspetto esteriore. Questo tempo, caratterizzato più da un’estetica eccellente che da una grande arte, suggerisce la necessità di un ripensamento nei confronti del rapporto tra società ed artista. Vero è che se uno scultore oggi pensa di essere scultore e basta, è tendenzialmente assorbito da una forma di artigianato qualunque.
Quello che la contemporaneità presenta da un punto di vista visivo è una citazione di configurazioni estetiche usate in epoche precedenti. Questa fase estetizzante di cui ne siamo i beneficiari, nel diramarsi attraverso i vari ambiti, evidenzia di fatto il limite della superficie. Diamo atto a questa tendenza di aver laicizzato l'arte portandola fuori dai recinti sacrali dei musei. Resta comunque il dubbio che attraverso l'esteticità della mondanizzazione, di cui la moda ne è l'esempio meglio riuscito, si sia generata una spinta verso il basso che costituisce il luogo di non ritorno da cui l'arte deve sottrarsi per non essere vanificata nell'esteticità della cosa.
Non avendo il potere di resuscitare una media cultura, sempre più compressa tra alta cultura e cultura di massa, all'arte non rimane che operare un ritorno alle condizioni della storia, dalle quali ripartire per edificare il nuovo.
Ripensare il mondo in termini culturali è porsi fondamentalmente di fronte ad un problema etico. L'operazione artistica, per quanto la si voglia intendere sotto un profilo di pura intellettualità, è pur sempre un'operazione di mestiere. Quello che le dissoluzioni di questa nostra epoca portano alla ribalta è il mantenimento del difficile equilibrio sopra il quale l'arte si muove.
Far giungere a maturazione questa idea di cultura-memoria significa in primo luogo operare un ricongiungimento tra manualità e pensiero. La questione è di metodo: in termini di spontaneità possiamo fare qualunque cosa, resta in ogni modo evidente quanto l'ambito culturale non consenta un attraversamento ingenuo.
La tecnica definisce un processo d'azione che trasforma la conoscenza in un atto. Quello che fu realizzato in piena indipendenza nell'arte preistorica è un modo di intendere la vitalità della forma come desiderio di operazioni sociali, mentre la tendenza attuale è quella di trasformare l’arte in funzione accessoria. Abbiamo imparato a convivere con le contraddizioni di questo nostro tempo da non accorgerci che ogni forma di radicalismo contiene al suo interno formule di mediazione che vanno ricercate. La verità è che stiamo perdendo il dono del comprendere la realtà valendoci della cultura e dei nostri sensi. Come Marcel Duchamp auspicava già nel 1960, è necessario che l'artista lavori su quei livelli di comunicazione in grado di introdurre nella società effettivi trasferimenti di sapere, non rinunciando al ruolo di educatore sociale.
L'arte è uno strumento di coscienza ed insieme una attività metaforica che affonda le radici nella sensibilità umana. Non si può dissentire da E. Read quando scrive “ …Già nel Rinascimento l'artista si accontentò di fornire una illustrazione voluta a concetti intellettuali e dogmi religiosi che non erano giunti alla sua coscienza come sensazioni e sentimenti, ma che erano stati presentati come idee già ricevute, come forme inanimate”. Se lo spettatore è chiamato nell'arte a partecipare al legame immaginario tra sentimento e simbolo, la corruzione della coscienza, separando la sensazione dal significato, rende vano questo rapporto. Se l'artista lavora su un piano di riflessione, fornitogli da uomini educati ad altre discipline, nega che l'arte possa avere un pensiero autonomo.
I primi documentati tentativi di stabilire forme di contatto con la realtà furono pittorici e non verbali. Lo sguardo è quindi rivolto al legame che ha fatto dell'arte un fondamentale strumento di sopravvivenza. E' in questo senso che l’operazione estetica, in quanto forza rivelatrice, accompagna l'uomo al cospetto della sua stessa identità. Diventa cultura materiale perché necessaria allo svolgersi delle funzioni rituali che segnano l’esistenza di ogni singolo individuo.
Se come scrive Worringer “i risultati dell'arte rappresentano l'adempimento di un desiderio” è facile intuire perché le prime manifestazioni d'arte si siano legate ad aspetti della vita comunitaria. E’ con la nascita della bellezza, che possiamo far risalire alla presa di coscienza dell'uomo nei confronti della simmetria, che si è inaugurato un nuovo modo di concepire l'arte. Il problema dell'esteticità è dunque ciclico e funzionale ai periodi storici che si susseguono. Se l’efficacia dell’arte dipende dal rapporto tra vitalità e bellezza, è evidente che il rapporto interno-esterno gioca ancora un ruolo determinante sulla validità dell’operazione estetica, anche a condizioni storiche radicalmente mutate. Sebbene la contemporaneità sia lontana dai presupposti evocativi che hanno generato le origini dell’arte, è in ogni modo presente, attraverso l’esercizio delle funzioni vitali, il legame tra l’uomo e le sue stesse origini.
Le leggi di rappresentazione, che trovano nell’ordine matematico la loro efficacia, non porterebbero ad alcun risultato se alla logica non venisse in soccorso l’immaginazione. La sempre maggiore consapevolezza di un’ esistenza fondata sul rapporto tra concetti polari ha generato la necessità di ricercare equilibri complessi. Dopo tutto, il delicato equilibrio delle nostre facoltà mentali che ci consente di vivere in maniera piena, è dato dalla connessione tra sentimento e ragione. Quando Arnheim dice che un’incessante autoanalisi è dannosa quanto il primitivismo dell’uomo che rifiuta di conoscere come e perché agisce, di fatto pone l’accento su questa questione di fondo.
La linea estetica del Surrazionale prende le mosse dalle posizioni epistemologiche di Gaston Bachelard ed incarna la necessità di ripensare il rapporto tra concetti polari come logica ed immaginazione. Se per il filosofo francese la soggettività dell'uomo, come essere pensante, è il luogo di sintesi dove superare le contrapposizioni, il rapporto tra intellettualità ed artigianalità nell’arte, altro non è che compensazione tra le funzioni limite, dove la capacità di oscillazione tra il pensare ed il fare è interna al medesimo individuo. Il Surrazionale, come forma di conciliazione tra gli opposti, nasce per riformulare il rapporto tra tradizione e contemporaneità allo scopo di fornire un valido contributo al dibattito sulla funzione dell’arte nella società. La compresenza delle diversità all’interno della medesima opera, date dall’utilizzo di strumenti e materiali provenienti sia dalla tradizione che dall’innovazione, è frutto della necessità di promuovere un dialogo tra opposizioni materiche e linguistiche che abbia come scopo l’integrazione tra nuovo ed esistente.
Se con l’Espressionismo l’artista ha anticipato la psicoanalisi e con l’Impressionismo avviato la ricerca artistica in ambito scientifico, le ragioni risiedono nella necessità dell’uomo di coinvolgere nell’esperienza creativa aspetti diversi dell’esistenza.
L’estetica surrazionale come sintesi di questa volontà non polarizzata, tende a riassumere i caratteri di una ricerca che trova nella conciliazione di aspetti contrapposti la natura della produzione estetica.

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    • Fiorenzo Mascagna

      Fiorenzo Mascagna

      Interior designer

      Viterbo / Italy

      Fiorenzo Mascagna è nato a Caprarola (Viterbo) il 18 agosto del 1959. Conseguita la maturità artistica presso l'Istituto d'Arte di Civita Castellana, si è diplomato in scultura con lode all’Accademia di Belle Arti di Viterbo. Il suo percorso formativo caratterizzato da discipline legate alla scienza dell’arte, lo ha portato a ricoprire la cattedra di “Teoria della percezione e Psicologia della forma”nella medesima Accademia che lo ha visto studente. Allievo di Michelangelo Conte ed Alfio Mongell)