Chiesa Mater Misericordiae | Ivano Ludovico

Edificazione della nuova chiesa Mater Misericordiae e Locali Annessi in Marina di Montenero di Bisaccia, zona Costa Verde (CB) Regione Molise Montenero di Bisaccia / Italy / 2021

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Descrizione dell’opera:


Era già in previsione da diversi anni la costruzione di una nuova chiesa nella zona vicino al mare ma distante dal centro cittadino. Una zona di nuova espansione urbana, legata alla realizzazione di un porto turistico con attività ricettive e commerciali nate lungo l’asse dell’antico tratturo che collegava L’Aquila con Foggia. Già una volta la transumanza comportava non solo scambi e condivisioni ma anche testimonianze legate alla religione e all’arte, con i vari tabernacoli, croci e chiesette mariane disseminate lungo i tratturi. Nell’anno della Misericordia, indetto da papa Francesco, il vescovo della Diocesi decise di costruire un luogo di culto come punto di riferimento per la vita spirituale per i lavoratori e i tanti turisti. Per evitare che quella chiesa venisse “calata dall’alto” siamo partiti da un punto metodologico comunitario e profondamente radicato nel territorio. Così, iniziammo un lavoro faticoso ma proficuo di ascolto reciproco con alcuni sacerdoti, con gli esperti in liturgia, gli artisti, gli amici dello studio. Il tentativo è stato quello di rendere “corale” la realizzazione di un’opera che ha una pretesa: quella di essere un dono per tutti e di tutti, casa di tutti e casa di Dio.Abbiamo iniziato a conoscere il territorio, le persone che lo abitavano, passeggiando e fotografando, facendo domande, scoprendo le vie, gli scorci, il costruito nuovo e vecchio, la vita che caratterizzava quel luogo. Abbiamo cercato di afferrare le invisibili trame che sono presenti in un sistema complesso, sociale, culturale e architettonico che costituisce la base delle relazioni. L’esperienza condivisa di architettare l’opera di una chiesa ci ha reso più consapevoli che non si può costruire nel modo delle antiche cattedrali ma, come scriveva Rudolf Schwarz “ciò non significa che esse non siano più vere ‘in sé’, ma che la vita è andata oltre e la realtà che è nostra e che è affidata come compito alle nostre mani ha una forma del tutto diversa, forse anche più povera.”


Idea progettuale - criteri estetici - rapporto teologia/liturgia:


Credo che l’origine dell’idea progettuale si potrebbe sintetizzare nel pensiero di Christian Norberg-Schulz “La vita dà forma allo spazio”. Bisognerebbe chiedersi però: di che vita parliamo? Che spazio genera? Qual è il sensus fidei? Senza una compagnia di persone che faccia percepire l’attrattiva di Dio su questo mondo, è difficile vivere la fede oggi. Si riaccende la nostra speranza quando la vita è formata da luoghi di comunione dove si percepisce che il proprio limite non è l’ultima parola: luoghi dove è possibile vivere la Misericordia. Queste e altre riflessioni ci hanno accompagnato nel tessere la costruzione di quest’opera e continuano ad essere presenti nei pensieri e nelle discussioni tra noi. I canoni architettonici, le forme storiche, le decorazioni, da sole non bastano alla progettazione del “sacro”, e tantomeno alla sua riconoscibilità; per questo la costruzione di una chiesa, non è solo frutto della tecnica costruttiva, una questione di spazio e di materiali, o della capacità creativa. Tutto questo parte dal significato, dal suo essere segno evocativo che travalica lo spazio liturgico “puro”. In tema di riconoscibilità della chiesa, l’idea è stata quella di un volume compatto, che desse il senso della stabilità, che evocasse la Chiesa come barca della misericordia, metafora inevitabile in un posto di mare. L’insieme delle forme geometriche compositive, non tutte perfettamente complanari, racchiude uno spazio quasi monolitico ma dinamico, che converge verso due punti ideali di cuspide, uno in facciata e l’altro nell’abside, come fosse una chiglia rovesciata. L’altro leitmotiv del progetto è stato quello dei materiali: abbiamo cercato di porre attenzione ai materiali, al risparmio energetico, all’utilizzo di fonti energetiche alternative, al riciclo dell’acqua piovana, prendendo spunto oltre che da una sensibilità professionale anche dalla ricerca di quella «conversione ecologica» e di quella “ecologia umana” che tutti gli ultimi pontefici hanno auspicato. Abbiamo cercato di realizzare uno spazio libero, alto e orientato, fatto di percorsi invisibili, di opere che dialogano, uno spazio a servizio dell’azione liturgica il cui vuoto è carico di attesa, vuole essere il luogo del raduno dei fedeli chiamati a vivere la comunione in Cristo mediante la partecipazione ai sacramenti. In sintesi per dirla alla Guardini un luogo dove: “L’azione è tutto. La forma è nulla”.


Il cantiere: durata dei lavori e difficoltà da superare:


L’uso del legno – sia per le parti strutturali che per le pareti e solai - e della canapa come isolante naturale hanno fatto di questo cantiere un cantiere “sperimentale” nel nostro territorio. La sfida era notevole, e in effetti ci ha chiesto un surplus di presenza in cantiere per affrontare le problematiche tecniche che man mano incontravamo. Quest’esperienza ha permesso a imprese locali – tutte molisane – e allo staff tecnico di misurarsi con l’uso di una tecnica costruttiva innovativa, che ha generato qualche fatica in più rispetto ad una costruzione con le tecnologie e i materiali tradizionali come cemento armato e mattoni. Sulla durata dei lavori il vero problema è stata la pandemia che ha rallentato il cantiere segnando anche in modo drammatico qualcuno di noi. Inoltre, nel corso dei lavori, in accordo con la committenza, per problematiche di varia natura, abbiamo dovuto rinunciare ad alcune soluzioni innovative (il recupero dell’acqua piovana e il fotovoltaico) che comunque in futuro potranno sempre essere realizzate. Due cose ci hanno accompagnato nel corso dei lavori: una croce in legno fatta dagli operai, subito dopo le fondazioni, con tavole di recupero e posizionata durante il cantiere dove sarebbe stato collocato l’altare e una frase di Eliot affissa alle pareti durante il lavoro:


“In luoghi abbandonati noi costruiremo con mattoni nuovi. Vi sono mani e macchine e argilla per nuovi mattoni e calce per nuova calcina. Dove i mattoni son caduti Costruiremo con pietra nuova, Dove le travi son marcite Costruiremo con nuovo legname, Dove parole non son pronunciate Costruiremo con nuovo linguaggio. C’è un lavoro comune, Una Chiesa per tutti, E un compito per ciascuno: Ognuno al suo lavoro.” da: Cori da “la rocca” di T.S. Eliot


Questi segni hanno fatto sì che crescesse la coscienza di quello che stavamo edificando.


Descrizione delle Opere d’Arte:


Le opere d’arte sono state realizzate da due artisti molisani, Michele Carafa per i poli liturgici e Sara Pellegrini per l’ascensione sulla parete absidale. Con loro è da subito nato un serrato dialogo, con grande libertà e stima reciproca. Le opere differiscono per logica progettuale, materiale e linguaggio estetico ma si pongono in costante dialogo con l’architettura. L'ascensione sulla parete absidale eseguita da Sara Pellegrini ha avuto una genesi lunga. L’artista ha cercato un materiale che potesse riflettere la luce e ha trovato il silicio purificato, colpita dal fatto che è il secondo elemento più abbondante sulla terra dopo l'ossigeno e dalla sua capacità di rifrangere la luce. Queste caratteristiche l’hanno portata a pensare alla vita, all'essere umano portatore di energia e custode, secondo le religioni monoteiste, di luce, luce divina, instillata dal generoso Creatore in quell’Adamo del racconto della Genesi biblica. Ha così rappresentato un’Ascensione che è speranza per tutti di vita eterna, di un destino per l'essere umano che vada oltre il tempo destinato alla materia. Carafa ha meditato a lungo sull’interazione tra architettura, arti visive e musica durante le azioni liturgiche. Faccio alcuni esempi. L'altare è un blocco monolitico: la faccia frontale si caratterizza per una spiccata concavità che ne accentua il chiaroscuro e l'evidenza percettiva nello spazio architettonico. È il segno di un invito ad andare, accostarsi all'altare per l'incontro con il Mistero che diventa Presenza in Cristo eucaristia. L'ambone è un’ "icona spaziale della resurrezione”, come lo definisce Germano di Costantinopoli. Composto da due elementi verticali accostati ma sfalsati, esso è caratterizzato da una fessura profonda, dal cui spazio si dipana un drappo in bronzo, simbolo della resurrezione. La custodia eucaristica è composta da un poliedro geometrico lapideo, generato dalla ripetizione di un triangolo equilatero, sormontato da una cassa cubica in bronzo. La porta della custodia bronzea ricorre ad una antica simbologia eucaristica, quella del Pellicano.


L’idea è che in forme nuove e contemporanee, con materiali nuovi – come avrebbe detto Eliot – ogni particolare sia pensato per comunicare un significato. È il significato che si incarna tanto nell’architettura quanto nella scultura.


Geometria e dimensionamento:


La Chiesa è contenuta in un rettangolo delle dimensioni di 18 x 35 m, di altezza variabile da 6.75 a 10.22 del lato ad Ovest, a 7.67 del lato Nord, a quella delle cuspidi m. 16.85, facciata anteriore, e m. 12.48, facciata posteriore; il Campanile (non realizzato), a base triangolare, con i lati lunghi m. 3.00 e m. 4.00, si staglia per un’altezza max di m. 25 (con cuspidi a m 19, 22 e 24 a salire); tra il Campanile e la Chiesa, inserita in continuità con gli annessi, è stata posta la Cappella del SS. Sacramento, volume unico che prende i due livelli di questi, la sacrestia/uffici, avvolgono lo spigolo Nord-Ovest ed hanno una altezza di m.6,00. In termini di superfici la Chiesa occupa quasi l’intera orma di massimo ingombro, mq. 550,00, la Cappella del SS. Sacramento mq. 14,00, gli annessi hanno invece una superficie di mq. 90,00 (Piano Terra e mq. 90,00 (Piano Primo).


A seguire in dettaglio le varie figure professionali del progetto:


Progettista e D.L. architettonico: arch. Ivano Ludovico


Progettista e D.L. strutturale: ing. Giuseppe Sciarretta - ing. Attilio Marchetti Rossi


Collaudatore in corso d’opera: arch. Giovanni Risolo


Coordinatore sicurezza fase esecuzione: arch. Romina Bertazzi


Geologo: dott. Gianfranco Sabatino


Direttore operativo: ing. Paolo Marinucci


Collaboratore: geom. Costantino Risolo


Direttore tecnico di cantiere: ing. Enzo Bottini


Incaricato diocesano per l’Edilizia di Culto: ing. Alessandro Rucci


Consulenza liturgica: don Gabriele Morlacchetti - don Nicola Mattia


Rappr. Legali Parrocchie: don Stefano Rossi, don G. Caserio, don C. D’Ascenzo


Opere scultoree e Opere pittoriche: Michele Carafa - Sara Pellegrini


Impresa esecutrice: Cost Cam & Garden Strutture Legno (Amm. Lino Camardo) Contrada Gaudo 1 - 86011 Baranello (CB) - Tel. +39 0874 460260 email [email protected]

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    Project details
    • Year 2021
    • Work started in 2018
    • Work finished in 2021
    • Main structure Wood
    • Client Diocesi di Termoli-Larino - Parrocchie S. Matteo A. e S. Paolo Apostolo <Comunità Pastorale Maria SS. di Bisaccia> Intervento edilizio con il contributo 8xmille alla Chiesa Cattolica (Conferenza Episcopale Italiana - Ufficio Nazionale Edilizia di Culto)
    • Contractor Cost Cam & Garden Strutture Legno (Amm. Lino Camardo) Contrada Gaudo 1 - 86011 Baranello (CB) - Tel. +39 0874 460260 email [email protected]
    • Cost 1.579.224,31 €
    • Status Completed works
    • Type Churches
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