Nuovo polo culturale | Museo Ma.Ga.

Il tema progettuale ha riguardato l’inserimento, all’interno del Museo MA.GA. a Gallarate  di un’importante sezione della biblioteca cittadina, trasformandolo da luogo espositivo e della conservazione delle arti visive moderne e contemporanee, in centro culturale polifunzionale.

L’edificio inaugurato una dozzina di anni fa, è diviso in due parti, la prima riutilizza un edificio industriale dismesso, grandi spazi dalla forma elementare a doppia altezza. L’ampliamento è uno spazio a tripla altezza contenuto da un imponente quinta muraria in mattoni a forma di esedra, con spazi espositivi aperti sulla zona di ingresso ed accoglienza al piano terra.  

L’ intervento si è dunque occupato dello spazio dell’accoglienza adattandolo alle nuove funzioni previste, attraverso la demolizione di alcuni setti murari e la creazione di rampe, ma in particolar modo qui si è operato con elementi di arredo, sedute e contenitori, anche  movibili, per accogliere la mediateca ed il front desk della biblioteca.

Il programma funzionale richiedeva la collocazione di 40.000 volumi a scaffale aperto, un pozzo librario condiviso con il museo, spazi per la lettura e lo studio con diversi gradi di protezione, inoltre spazi per la consultazione informale, flessibili per accogliere eventi ed attività culturali spesso organizzate dal museo.

La parte più significativa dell’intervento ha interessato lo spazio adiacente alla zona dell’accoglienza/mediateca. Nella porzione che fu produttiva, una sala con dimensione  di 42 x 11 x 6 metri di altezza, lo spazio è sostanzialmente privo di luce naturale ad esclusione di tre grandi aperture sulla testata, peraltro schermate da un collegamento sospeso.

Ideale per esporre opere e istallazioni multimediali, con qualche criticità per il nuovo utilizzo.

L’idea progettuale ha ovviamente approfittato della rilevante altezza per immaginare una sorta di “casa dentro la casa”, una struttura-attrezzatura capace di incrementare le superfici, orizzontali e verticali, necessarie alle funzioni richieste.

Leggera, assemblabile a secco, facilmente rimovibile a fine ciclo, totalmente autonoma rispetto all’involucro preesistente, inevitabile per superare le stringenti norme di sicurezza che governano gli spazi museali. Questa totale autonomia strutturale ed architettonica è dunque apertamente dichiarata attraverso morfologia e linguaggio, affinché l’idea progettuale che la sorregge possa essere chiaramente riconoscibile nell’opera ultimata. 

L’utilizzo dell’acciaio è stata una condizione necessaria, come quella della maggior parte dei materiali impiegati: la pietra della pavimentazione del piano terra, il bambù per la pavimentazione del soppalco, l’unico legno per cui non necessitano vernici intumescenti e leggero,  per contenere la sezione dei profilati in 8 cm. Poi ancora l’acciaio per scaffalature, contenitori, lamiere di protezione, scala e così via. Tutti materiali incombustibili che hanno permesso di contenere il carico d’incendio dell’allestimento e raggiungere l’obiettivo di collocare i 40.000 volumi.

Unica concessione alla severità dell’acciaio sono i piani in un bel legno lamellare del soppalco, delle scatole sospese per lo studio individuale, molto apprezzate in quest’era pandemica, e le sedute imbottite, variegate per forma, colore e modi di utilizzo che conferiscono carattere e confort agli ambienti.