UNA E TRINA

ristrutturazione e completamento di una struttura al grezzo di una palazzina lasciata incompiuta Mergo / Italy / 2022

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Sono stata costruita nel 2008, ultima palazzina di un piano di lottizzazione ai margini del piccolo comune di Mergo, frazione Angeli, nelle vicinanze dello stabilimento dell'azienda Elica. Un nuovo quartiere stava nascendo, sospinto da un mal riposto ottimismo in quello che chiamano mercato... tempo qualche mese e l’impresa di costruzioni fallisce, e con essa il cantiere, che si ferma. Mentre le altre, nate poco prima di me, seppur grezze all’interno, arrivano ad avere almeno un involucro, io rimango così, nuda, semplice struttura in calcestruzzo armato senza una qualsiasi pelle come protezione, provata dal sole e impregnata dalla pioggia, i piedi affondati nella terra e un cappello a padiglione di solo calcestruzzo a coprirmi. Più che semplice mi definirei banale: sono stata pensata per ospitare quattro appartamenti, e mi articolo in due blocchi pressoché a pianta quadrata, speculari e simmetrici, sviluppati su tre livelli, uno seminterrato e due fuori terra, uniti al centro da un corpo scala arretrato rispetto al filo esterno della parete anteriore, a creare come un atrio esterno per l’accesso comune. In queste condizioni attendo quasi dieci anni, almeno fino alle soglie del 2017, quando finalmente anch’io, seguendo lo stesso destino delle altre attorno a me, finisco all’asta: non va deserta, si presentano solo tre fratelli – un’unica famiglia – ma sono più che sufficienti per ricominciare.


Arrivano gli architetti, gli ingegneri. Mi fanno le analisi, check-up completo: reggo ancora botta. Dicono che sono pronta a continuare il mio percorso, anzi, a intraprenderne di nuovi. Tutti da provare. Divento oggetto dei loro studi. Per mesi simulano come vestirmi, svestirmi e modificarmi per lasciare esprimere al meglio lo spazio che potenzialmente ho di dentro - sempre in base alle esigenze dei miei tre nuovi proprietari, ca va sans dire. A loro non bastano i metri quadrati che avrei già a disposizione in ognuno dei potenziali appartamenti. E poi erano tre, e io, strutturalmente, nascevo per quattro. L’unico modo era quello di aumentarmi di volume. Con quello massimo realizzabile previsto dal PRG esaurito si aprono due strade: o rimuovere e sostituire il mio corpo scala centrale compreso di copertura e pianerottoli con una scala in acciaio spazialmente uguale ma aperta al cielo e dotata di pianerottoli grigliati, e in seconda battuta col volume recuperato dilatare gli appartamenti oltre i miei limiti geometrici; oppure convertire il mio piano seminterrato in interrato, rimuovere il corpo scala centrale e unire i miei due corpi speculari, generando un’unica pianta rettangolare. Gli architetti forse preferivano la prima opzione, e mi ricordo ancora la loro proposta, un corpo scala centrale in acciaio nero, traforato e permeabile che portava ai singoli appartamenti tamponati sul mio filo esterno con poroton facciavista e aumentati con innesti di volumi abitabili a sbalzo verso l’esterno rivestiti con tavole gialle da cassaforma e ancorati in obliquo alla mia ossatura cartesiana rimasta a vista. Il quarto appartamento restante avrebbe dovuto funzionare come spazio condiviso, una sorta di cohousing familiare. Risultato? Provate a indovinare. I clienti, pragmatici, volevano più spazio per sé, e abbracciano la seconda proposta.


Il mio seminterrato diventa di fatto un interrato: ora capirete meglio la presenza di quelle grandi vasche di terra ai miei piedi che potete vedere in foto - un giorno saranno giardini, voglio crederci! Gli architetti riprogettano la linea di terra, guadagnando il volume che serve ad addensarmi al centro e diventare un bel rettangoluzzo razionale di gaddiana memoria. Ora coi due piani fuori terra senza interruzioni possono suddividermi internamente per tre con generosità di metri quadrati, senza il bisogno di applicarmi in faccia nuovi elementi che non siano una semplice riorganizzazione dei terrazzi. La suddivisione, dopo vari tentativi più o meno complessi, è ricondotta a quanto di più semplice, lo potete leggere dalla pianta. Riescono però a far valere il principio della massimizzazione senza barriere dello spazio aperto e condiviso sviluppato attorno ai fulcri dei camini in posizione centrale allo spazio – concetto sempre valido anche di questi tempi liquidi e digitali, e comunque qua si è pur sempre in provincia – e della minimizzazione di quello privato. Me li ricordo, gli architetti, affannarsi per far valere una diversa percezione dello spazio, scomporre la scatola, rompere l’angolo, insomma far valere qualche principio invariante, ma niente. Il rettangoluzzo la vince. La sfida si concentra allora sui miei futuri prospetti: a ognuno dei tre vogliono assegnare un elemento disintivo. Estetica dei pixel? Mi ricoprono di vetromattoni alternati secondo geometrie a là Tetris a piastrelle opache bianche e smaltate nere, dicono di lavorare sulle trasparenze, le opacità, i pieni e i vuoti pur su di un piano bidimensionale, con tocchi di colore qua e là, un po’ eighties, un po’ Memphis… Proviamo, dicono. Arriva la stima dei prezzi: la coperta non è corta ma manco extralarge. Faccio io: mettetemi almeno un cappottino dai, dopo dieci anni al freddo… Andata, ma perché non lo coloriamo con tre colori differenti, ma distesi secondo geometrie irregolari, oblique? – fanno loro. Prove su prove, il risultato è figo quanto però presto stancante. Il bianco omogeneo torna prepotente, ma ancora una volta la mia forma scatolare non gli rende giustizia, mi fa apparire goffa come una sposa ripiena di torta nuziale, schiacciata sotto quel ridicolo tetto a padiglione.


Ecco allora che mi rifanno letteralmente il trucco, un leggerissimo segno di eyeliner nero attorno alle bucature, dagli imbotti e dagli infissi anch’essi neri, a unire l’interno con l’esterno, dilatandolo fuori, sulle pareti. Questi sottili e poco profondi segni neri segnano la mia pelle bianca come un tatuaggio multidirezionale e senza verso dominante, girano gli angoli, si espandono anche sugli intradossi dello spiovente e dei terrazzi cambiando direzione e terminando in elementi luminosi, tramutandosi in luce proiettata (un giorno, al momento ne sono sprovvista). E sì che mi snelliscono, e anche se vi appariranno come una semplice cosmesi in realtà io so che nascondono e raccontano di altro. Bisogno e volontà di non lavorare per elementi autonomi, eterodiretti, ma di fonderli tra loro come parti di un tutto spaziale che, anche se represso da limiti scatolari, denuncia che vorrebbe essere altro, espandersi oltre. Le linee nere si allontanano dalla loro fonte e come tagli sulla tela aprono a diversi immaginari. Sottomessi alle condizioni materiali, si limitano a incidere la scatola quando in realtà desidererebbero squarciarla, abbandonando la superficie alla conquista dello spazio. Ma è solo un afflato, cristallizzato anche nei doccioni dei terrazzi e nelle tre ringhiere a terra, rifugio della volontà, elementi colorati vivaci, obliqui e sghembi che puntano in avanti, la terra, il cielo, verso il paesaggio, anelando un contatto, un altro spazio possibile.


Sugli interni, sulle finiture… che vi devo dire, guardatevi le foto. E tornate a trovarmi tra qualche tempo, magari sarò davvero completa, con le mie vasche in fiore, un muro di piante rampicanti sul retro come quinta a nascondere quell'improbabile tura di pali di sostegno, e illuminata a dovere.

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    Sono stata costruita nel 2008, ultima palazzina di un piano di lottizzazione ai margini del piccolo comune di Mergo, frazione Angeli, nelle vicinanze dello stabilimento dell'azienda Elica. Un nuovo quartiere stava nascendo, sospinto da un mal riposto ottimismo in quello che chiamano mercato... tempo qualche mese e l’impresa di costruzioni fallisce, e con essa il cantiere, che si ferma. Mentre le altre, nate poco prima di me, seppur grezze all’interno, arrivano ad avere...

    Project details
    • Year 2022
    • Work started in 2017
    • Work finished in 2022
    • Main structure Reinforced concrete
    • Client privato
    • Status Completed works
    • Type Neighbourhoods/settlements/residential parcelling / Apartments / Single-family residence / Multi-family residence / Interior Design / Custom Furniture / Lighting Design / Lofts/Penthouses / Structural Consolidation / Furniture design / Product design / self-production design / Refurbishment of apartments / Building Recovery and Renewal
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