RIGENERARE PORTOVECCHIO | USO TEMPORANEO | Lucia Krasovec-Lucas

NUDGE TEMPORARY PROJECTS : MAG 5+MAG11 TRIESTE / Italy / 2019

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PROPOSTA :


Nel 1891, con l'abolizione del privilegio di Porto Franco esteso a tutta la città, si era verificata la necessità di costruire un muro di cinta e i varchi doganali, su progetto di Giorgio Zaninovich. Sebbene la “quinta” diventi il completamento alla monumentalità degli edifici prospicienti la piazza della Stazione, essa ha determinato una cesura con la struttura urbana preesistente, paralizzando in qualche modo per più di un secolo ogni dialogo tra le due città divenute contrapposte.
Le questioni riguardanti oggi la Città, unitamente alle sue problematiche, si concentrano nevroticamente sull'ambito del Porto Vecchio: area importante ma degradata da quasi trent'anni, sottoutilizzata e recintata, che rappresenta, con i suoi 60 ha di estensione, circa il 15% della superficie del territorio urbano, 1/7 dell'attuale città, che sicuramente necessita di un progetto adeguato per far fronte alle complessità che esprime. In parallelo c'è la città che deve confrontarsi con un calo demografico inarrestabile, un aumento costante di sottoutilizzo di edifici storici di pregio, la desertificazione dei piani terra e dell'offerta commerciale e di servizi che costituisce il la struttura fondante di ogni habitat urbano.
Il progresso non è lineare, e neppure uno stato mentale, ma necessita un lavoro scientifico puntuale sulle risorse a disposizione che potranno restituirci maggiore chiarezza nel percorso da intraprendere, nella consapevolezza della necessità di attivare un rapporto circolare nella partecipazione e nella comunicazione per raggiungere risultati positivi e duraturi. Per questi motivi, Porto Vecchio, per la sua specifica valenza di significato e presupposto di esistenza della città costruita attorno al paradigma Città-Porto, deve essere uno dei luoghi da cui partire, sinergicamente, per riscrivere il futuro urbano in una visione che travalica i suoi confini. Ogni pezzo urbano, ad esso collegato in modo diretto o indiretto, deve partecipare da subito in modo attivo nella ricostruzione di una idea unica di città, poiché è il contemporaneo, che racchiude ieri e oggi, ovvero ciò che abbiamo a disposizione, che diventa un esercizio globale nella sperimentazione di una sfida enorme per il futuro. Il Polo Museale, il MAG26, il prossimo centro congressi sono collocati in un ambiente totalmente scollegato dalla città, non in senso della mobilità ma di quello progettuale e quindi emotivo-motivante (e non ci sono idee concrete su quello che accadrà successivamente).
C'è la necessità, cogliendo l'occasione, di realizzare delle connessioni, delle scintille che attivino nuovi punti di contatto per formare una rete creativa che posa innescare e riprodurre altre scintille, nella logica degli attivatori (buzz) dell'economia circolare. Queste azioni, se pensate bene, ovvero se sono scintille determinate da competenza, creatività e talento, avranno poi effetti molto incisivi su tutto il territorio urbano, determinandone altri e relazionandosi con altri ancora fin dall'inizio.
Un esempio esemplare è costituito dalla Palazzina 5 (MAG.5), che si trova di fronte all'ingresso principale del Porto Vecchio dai varchi prospicienti il Sylos, il primo con cui si entra in contatto anche visivo: sta quindi sui bordi di demarcazione tra Porto Vecchio e città, luogo privilegiato a far scattare la scintilla. L'edificio, progettato dall'architetto Giorgio Zaninovich nel 1912, è un manufatto ad un solo livello, elegante e chiaro con decorazioni Decò e forme semplici, che si staglia contro lo sfondo dei severi magazzini pluripiano. La sua architettura rivela un progetto molto sensibile alle istanze del funzionalismo mettendo in luce le tecnologie costruttive innovative, senza rinunciare alle delicate decorazioni in stucco che plasmano i setti, le paraste e le cornici, con foglie d'acanto distese, fiori e cordoni stilizzati. L'edificio, denominato Casa degli Operai, era adibito ai servizi per i lavoratori: ambulatori, sale di riposo, cucina e mensa: in particolare quest'ultima area è un vasto salone che guarda sia a est, verso l'ingresso al Porto Vecchio, che a ovest, verso il Magazzino n. 4, con la struttura del solaio a soffitto a vista decorato nella parte centrale da un largo cassettonato che sembra un ordito strutturale secondario, impreziosito ai quattro estremi da rosoni da cui probabilmente pendevano dei lampadari. Oggi, il MAG.5 può diventare il simbolo di superamento del passato senza doverlo negare, anzi, funge da cerniera tra la città vivente e quella in attesa (anche se lo sembrano ambedue, in attesa), luogo di transizione affettiva e operativa verso il futuro, attivatore di una nuova rete creativa che riconnette tutta la frammentazione forzata della città. Con un investimento davvero modesto, poiché le sue condizioni attuali sono straordinariamente buone, e attraverso la pratica dell'uso temporaneo, il MAG.5 potrà permettere da subito l'immaginare collettivo del Porto Vecchio come vera parte di città, sognarne l'aspetto del futuro quando si saranno ricucite le cicatrici di una città che ha pagato duramente per molti decenni il fasto della sua storia e la posizione geografica, prima strategica e poi scomoda, incastrata in guerre fredde che non erano le sue e obbligata a piegarsi ad un destino costruito altrove.
Questo luogo e il suo spazio circostante, che include anche la torretta di mattoni che sta di fronte, potrà venir visitato e abitato, dalla cittadinanza e dai studiosi oltre che dai turisti e dai curiosi, e mostrerà ciò che Trieste è stata e ciò che potrebbe e sarà. Il passato, come strumento per la transizione al futuro, deve mostrarsi qui completamente, dare indicazioni su come proseguire, innestando le innovazioni di cui disponiamo e quelle che saremo in grado di inventare come città della scienza. Questo sarà il laboratorio permanente di cui farà parte anche la Summer School del dopo ESOF, aperto e sollecitante, e come un tubo catodico potrà portarci dal passato al futuro, attraverso tutte le parti della città che stanno attendendo. Dal tetto, che sarà rigorosamente verde, magari successivamente con una struttura leggera aggiuntiva e sovrapposta per guardare il mare, si potrà leggere in tempo reale l'evoluzione, il cambiamento in atto della parte più significativa della città. Sotto si svilupperanno ricerche e idee, verranno esposte le informazioni e sollecitate le proposte, in un percorso di Plan for Real che troverà presto le risposte a ciò che si sta rincorrendo da troppo tempo.
Il vicino Magazzino 11 (MAG.11), probabilmente la struttura più antica esistente dei magazzini del Porto vecchio, si colloca a confine dell'attuale via di comunicazione (a circa metà percorso) che collega l'ambito della stazione ferroviaria di piazza della Libertà all'area museale del Magazzino 26. Formata da 20 moduli (in origine) che si aggregano nella stecca sul lato maggiore, la struttura è costruita in pietra a vista nelle murature perimetrali, e modulata con pilastrini in ghisa all'interno che segnano il passo dei moduli, mentre la copertura a due falde è in legno con il manto di coppi. Nel suo complesso, l'insieme è facilmente recuperabile proprio per la semplicità e serialità compositiva che lo caratterizza, per cui si potranno effettuare il restauro delle coperture e delle murature con un impegno economico accessibile.
L'idea di massima è volta alla realizzazione di moduli abitativi (di dimensioni 7,80*25 m = 195 mq lordi) per residenze artistiche a livello internazionale, resi autonomi dal punto di vista organizzativo residenziale e lasciando la maggior parte della superficie come open space adibita a studio/laboratorio.
Essendo l'organismo composto su regole assimilabili a quelle del lotto gotico, la superficie finestrata potrà venir implementata attraverso una riproposizione di vetrata in parte apribile a shed che correrà lungo tutto il perimetro del lato lungo innestandosi sulla linea di pendenza della falda esistente, trasformando gli edifici in strutture glamour aperte alla città con un giardino/viale alberato di prossimità e aree per l'organizzazione di eventi culturali all'aperto.
MAG.5 e MAG.11 lavoreranno in sinergia per costruire scenari impossibili, diventeranno il laboratorio creativo per eccellenza e segno iconico della svolta di Trieste.


Progetto elaborato all'interno di altre proposte illustrate all'Amministrazione comunale, quale supporto per la rigenerazione dell'ambito del Portovecchio (70ha di superficie), con Italia Nostra Trieste.

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    PROPOSTA : Nel 1891, con l'abolizione del privilegio di Porto Franco esteso a tutta la città, si era verificata la necessità di costruire un muro di cinta e i varchi doganali, su progetto di Giorgio Zaninovich. Sebbene la “quinta” diventi il completamento alla monumentalità degli edifici prospicienti la piazza della Stazione, essa ha determinato una cesura con la struttura urbana preesistente, paralizzando in qualche modo per più di un secolo ogni...

    Project details
    • Year 2019
    • Main structure Mixed structure
    • Status Unrealised proposals
    • Type multi-purpose civic centres / Adaptive reuse of industrial sites / Feasibility Studies / Offices/studios / Research Centres/Labs / Multi-purpose Cultural Centres / Associations/Foundations / Modular/Prefabricated housing / Exhibitions /Installations / Marinas / Strategic Urban Plans / Lofts/Penthouses / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Recovery of industrial buildings
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