Un modello di carcere possibile in Campania | Giulia Bonelli

Rièducati al verde. Progetto Terzo classificato Italy / 2008

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(…)Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (…) (art. 27 Costituzione)


CONCEPT


“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona...”(legge 345/1975)


Il rispetto della legislazione vigente in materia di esecuzione della pena, con particolare riferimento alla legge 345 del 1975 e al d.p.r 230 del 2000, unito allo studio delle condizioni in cui versano gli Istituti di pena in Campania ha richiesto un’attenta riflessione: sulla figura del detenuto, sugli aspetti psicologici della reclusione, sulla qualità di vita nelle carceri, sulle problematiche legate alla rieducazione, formazione e risocializzazione. Quest’ultimo punto, divenuto il baricentro del progetto, ci pone innanzi all’obiettivo di “progettare” le condizioni che favoriscano la reintegrazione del detenuto nella “società libera” traendo ispirazione da quanto affermato nella normativa: “…nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento é attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti...” attraverso l’offerta“…di interventi diretti a sostenere i loro interessi umani, culturali e professionali…”.


CITTADELLA CARCERARIA: IPOTESI DI INSEDIAMENTO


“Il carcere è profondo e di pietra; la sua forma, quella di un emisfero quasi perfetto, perché il pavimento (anch’esso di pietra) è un po’ minore di un cerchio massimo, il che aggrava in qualche modo i sentimenti di oppressione e di vastità. Un muro lo taglia a metà; esso, benché sia altissimo, non tocca la volta. Da un lato sto io, Tzinacàn, mago della piramide di Qaholom, che Pedro de Alvarado incendiò; dall’altro è un giaguaro, che misura con segreti passi uguali il tempo e lo spazio della prigione. Al livello del suolo , una lunga finestra munita di spranghe taglia il muro centrale”.


Borges, J. L., L’Aleph, Feltrinelli, Milano,1959


L’idea della cittadella carceraria, dove è previsto di insediare circa 2000 persone (tra cui 1000 detenuti), si basa sulla riproposizione di un grande cretto. Si propone, quindi, una nuova tipologia di istituto di pena superando quelle storicizzate (a corte, a panottico, a palo telegrafico).


Macro zolle, in cui si organizzano le funzioni della vita residenziale e lavorativa dei detenuti, si dislocano lungo una sorta di nastro: nell’andare del percorso, ai bordi si distribuiscono i blocchi legati all’abitare mentre verso il centro si addensano le attrezzature comuni.


Il progetto prevede la realizzazione di dieci blocchi autosufficienti per lo svolgimento della vita carceraria; il basamento di ognuna di esse accoglie ingresso, controllo, e smistamento verso le diverse attività. Dall’atrio si raggiunge: il laboratorio per le arti applicate, la bioserra e l’ampio spazio per la produzione di beni e servizi collegato alla main function produttiva, il vivaismo, oltre che gli spazi di servizio (cucine, lavanderie, pronto soccorso).


Mentre il piano terra ospita le funzioni pubbliche legate alla socializzazione e al lavoro, i livelli in elevazione (dalla quota 6,20 a 21,00) sono costituiti dagli spazi pertinenti l’abitare in carcere. Dal blocco di risalita, chiuso da cancelli, video-sorvegliato e protetto da postazioni di guardia si accede alla quota degli spazi residenziali dove, superati i controlli, si aprono i corridoi lungo i quali sono situate le celle ( singole, doppie, triple, quadruple), tutte orientate a sud.


Nella convinzione che il carcere, luogo per antonomasia legato a privazione, restringimento, castigo, punizione, possa essere uno spazio in cui trovare una dignitosa qualità della vita, e dove lavorare, si è curata la corretta disposizione delle attrezzature e dei servizi per gli agenti di polizia penitenziaria e per i detenuti e si è scelto di destinare ampie superfici alle funzioni non facenti parte del ristretto ambito del dormire e dello stare. Così abbiamo distribuito, ad ogni livello, uno spazio mensa/socialità ed un piccolo laboratorio per hobby per i detenuti ed una sala attrezzata per il cambio turno per garantire alle guardie il giusto riposo.


Consapevoli delle difficoltà di gestire i movimenti di 100 detenuti per blocco, abbiamo assunto che il regolamento carcerario sia molto rigido e che sarà cura degli agenti farlo rispettare e volontà dei detenuti abbracciare.


Attualmente i principi su cui si fonda il concetto di spazio in un istituto di pena sono la riduzione al minimo del volume abitabile e la limitazione massima del movimento del recluso; la nostra idea di “carcere possibile” ribalta tali concetti incrementando lo spazio vitale per detenuto, le attività culturali e produttive e il movimento all’interno della struttura attraverso un rigido sistema di controllo.


Il progetto riflette su quantità ed aggregazione degli spazi e su una nuova qualità dell’abitare:


servizi completi in tutte le celle; luce e aereazione naturale negli ambienti di vita; arredi fissi ergonomici realizzati con materiali sani; sistema anti-evasione in sostituzione delle “grate” realizzato con una pannellatura in acciaio che permette il passaggio di aria e luce e impedisce la fuga evitando la possibilità di compiere atti di autolesionismo. 


L’impianto planimetrico prende la sua forma dai movimenti di terra e dalla terra trae l’energia vitale necessaria alle attività produttive legate al  florovivaismo che si sviluppano nelle bioserre e nei campi all’aperto.


RIEDUCAZIONE: UN CARCERE FONDATO SUL LAVORO


Nell’ambito dei temi progettuali elaborati, le soluzioni individuate legate agli aspetti “produttivi” consentono di coniugare in maniera ottimale l’opportunità di coinvolgere gli interessi e le capacità dei privati (attraverso meccanismi di partenariato pubblico-privato), con l’esigenza da parte della Pubblica Amministrazione di perseguire importanti finalità di tipo sociale legate al recupero ed al reinserimento post-detenzione dei detenuti ospitati nell’Istituto.


La formula “produttiva” legata al lavoro durante il periodo di detenzione si pone dunque come strategia fondamentale per il recupero e la formazione del detenuto in conformità con quanto stabilito dalla Costituzione all’art. 27 comma 3: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.


La proposta a tal fine elaborata si pone in continuità ed in sinergia con la politica già adottata nel corso del 2007 dal Ministero del Lavoro e della previdenza sociale a seguito della L. 241/2006, che, d’intesa con il Ministero della Giustizia e del Lavoro ha affidato a Italia Lavoro il Progetto “Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto”. Il progetto prevede contributi al reddito e facilitazioni economiche sia per le persone beneficiarie sia per i datori di lavoro. Tale iniziativa segue in Campania l’approvazione del catalogo regionale per l’offerta formativa rivolta ai detenuti (Decreto Dirigenziale n. 387 del 30/10/2006).


Per soddisfare i requisiti di efficienza e di economicità l’idea-progetto si sviluppa puntando sulla disponibilità degli ampi spazi a disposizione dell’Istituto e sull’alta specializzazione di attività altamente qualificate e qualificanti per i detenuti legate alla produzione vivaistica. La produzione florovivaistica campana è uno degli elementi di forza dell’economia regionale su cui si sta investendo per incrementarne la competitività, come dimostra il Programma Regionale Costiera dei Fiori, un progetto di valorizzazione ambientale e culturale che lega l’immagine della floricoltura ai forti attrattori del territorio: paesaggio, patrimonio storico-culturale e tipicità produttive, con riferimento ad una vasta area che include la fascia costiera vesuviana, le Penisole Sorrentina e Amalfitana e la Piana del Sele.


L’approccio scelto è quello di filiera, dal trattamento dei semi, alla coltura delle piante, fino alla preparazione e all’imballaggio delle piante destinate alla commercializzazione e distribuzione passando per le varie fasi produttive ed alla lavorazione dei vasi in ceramica. In particolare le attività principali riguarderanno:


coltivazione in contenitore, orto-floricoltura, nutrizione delle piante, trattamento dei semi, moltiplicazione delle piante, innesti, utilizzo attrezzi, apparecchiature e macchinari, preparazione e imballaggio delle piante destinate alla distribuzione, serre bioclimatiche, tecniche di preparazione e conservazione delle piante destinate alla distribuzione, impianti di irrigazione, monitoraggio della piantagione, potatura, diradamento.


Alle citate attività si accompagneranno: lo sviluppo di metodologie legate all’innovazione tecnologica dei processi di produzione, la creazione di un laboratorio “aperto” di sperimentazione e didattica in collaborazione con i Centri di Educazione Ambientale della Rete INFEA operanti sul territorio e con la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi Federico II di Napoli e la creazione di un marchio identificativo per le produzioni vivaistiche.


La fase formativa verrà svolta all’interno dell’Istituto parallelamente a quella lavorativa per qualificare professionalmente i detenuti e per agevolare, una volta terminato il periodo di detenzione, il loro inserimento nel contesto lavorativo. La formula “imprenditoriale” che risponde maggiormente ai requisiti imposti ed al tipo di attività da svolgere è quella della cooperativa sociale di tipo b)[1], aperta al contributo di associazioni di volontariato, alla realtà accademica campana, ma anche alle aziende di formazione già ricomprese nel citato catalogo regionale per l’offerta formativa rivolta ai detenuti.


Il periodo di formazione/tirocinio svolto con la collaborazione di enti ed aziende esterne (coinvolte utilizzando le risorse FSE stanziate dal nuovo Programma Operativo Regionale 2007-2013) potrà essere propedeutico ad assunzioni a tempo determinato post-detenzione incentivate da sgravi fiscali e contributi finanziari per le aziende.


FATTIBILITA’ ECONOMICA: GLOBAL SERVICE O FACILITY MANAGEMENT


Le strutture penitenziarie si configurano in Italia come opere pubbliche la cui realizzazione avviene mediante il tradizionale appalto di lavori pubblici con finanziamento a totale carico dello Stato. Le strutture sono gestite in forma diretta dallo Stato (Ministero della Giustizia) che si fa carico delle spese per la gestione e la manutenzione ordinaria di immobili, impianti, attrezzature, servizi necessari a garantire il funzionamento delle strutture e volti ad assicurare l’accoglienza, l’ospitalità, il mantenimento e la custodia dei detenuti.


Tale formula “classica” appare ormai superata sia a causa dei lunghi tempi di realizzazione necessari per la realizzazione delle strutture, 7/8 anni in media, sia per le carenze relative ai servizi ausiliari, affidati generalmente tramite una pluralità di procedure di appalto e non secondo una logica di global service o di facility management, che potrebbero migliorarne il profilo di costo e qualità.


La L. 388/00 (Legge finanziaria 2001) ha introdotto, sulla scorta delle esperienze dei Paesi anglosassoni, la possibilità di ricorrere per il finanziamento e la realizzazione degli istituti penitenziari, a formule di finanziamento innovative con l’eventuale apporto di risorse finanziarie private, ed ha conferito la facoltà all’Amministrazione di utilizzare strumenti quali il leasing e la finanza di progetto, o il trasferimento di beni immobili a terzi. 


Per quanto riguarda la finanza di progetto tuttavia, nel caso delle strutture penitenziarie alcune criticità in Italia ne limitano l’applicazione. Anzitutto alcuni servizi ausiliari vengono tradizionalmente svolti dai detenuti, come il servizio di lavanderia e di pulizia, limitando la gamma di servizi che il privato potrebbe svolgere come corrispettivo del canone a carico dell’Amministrazione. Si tratta in ogni caso di servizi a basso margine di contribuzione (l’attuale assetto ed operatività degli Istituti penitenziari non consente l’affidamento all’esterno di servizi core come invece accade in alcuni dei modelli applicati in Gran Bretagna e Australia che possono prevedere l’affidamento esterno di quasi tutta la gamma di servizi compreso il servizio di custodia). Inoltre, nel caso della presente idea-progetto, la previsione di un’attività di tipo imprenditoriale/industriale per i detenuti all’interno dell’Istituto potrebbe generare per il privato coinvolto nell’iniziativa, costi aggiuntivi, disagi ed interferenze con le attività dallo stesso svolte. 


Il leasing immobiliare “in costruendo”, attese le ormai endemiche difficoltà di cassa e le sempre minori risorse a disposizione per gli interventi infrastrutturali, rappresenta una possibile ed auspicabile modalità realizzativa di opere pubbliche o di pubblica utilità con utilizzo diretto da parte della Pubblica Amministrazione, non prevedendo l’immediato esborso degli oneri di costruzione.


La norma sul leasing immobiliare in costruendo per la realizzazione di opere pubbliche, contenuta nella legge finanziaria 2007, è stata inserita nel Codice dei Contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture - Dlgs 163/2006 art. 160 bis -  con le modifiche introdotte dal Dlgs 113/2007. Il comma 1 dell’articolo 160 bis del Codice dei Contratti Pubblici prevede, infatti, che le Amministrazioni Pubbliche “per la realizzazione, l’acquisizione ed il completamento di opere pubbliche o di pubblica utilità possono avvalersi anche del contratto di locazione finanziaria”.


Per l’Istituto di detenzione oggetto della presente idea-progetto lo strumento del leasing si pone come scelta privilegiata per i seguenti motivi:


1) la certezza dei tempi e dei costi di realizzazione dell’opera, che sono definiti nel contratto;


2) il governo della realizzazione del nuovo investimento, attraverso l’esplicitazione del proprio fabbisogno nei documenti di gara e la valutazione, in sede di aggiudicazione, della coerenza con le offerte presentate;


3) la possibilità di modulare il pagamento del bene coerentemente con l'entrata in funzione dell'opera, iniziando a pagare i canoni solo dal collaudo del bene e di patrimonializzare il bene, acquisendone la proprietà con l'esercizio dell'opzione di riscatto;


4) un'efficiente allocazione dei rischi tra i soggetti coinvolti e la garanzia di adeguati standard quali-quantitativi relativi all'investimento. Il ricorso al leasing prevede che la Pubblica Amministrazione ottenga dalla società finanziaria il bene realizzato dai soggetti indicati in offerta e valutati in sede di aggiudicazione in base alla capacità di assicurare il rispetto degli standard tecnici, funzionali ed economici dell'investimento. La società di leasing è incentivata ad esercitare un attento e continuo controllo sull'attività dei singoli fornitori al fine di rispettare le condizioni e le tempistiche definite nel contratto, configurandosi, quindi, come la "prima" responsabile nei confronti della Pubblica Amministrazione per eventi che possano compromettere la realizzazione dell'Istituto sollevando l'ente dal sostenere l'esborso del canone fino all'ultimazione e collaudo positivo dell'intervento, salvo poi regolare con il fornitore le modalità di rivalsa;


5) il mantenimento della funzionalità e qualità dell'opera con garanzia full risk per tutta la durata del contratto.


Dal punto di vista procedurale la Pubblica Amministrazione pubblicherà un bando che avrà per oggetto la fornitura di un servizio di leasing finanziario in costruendo per la realizzazione “chiavi in mano” del bene. Tuttavia, la prestazione principale non può che essere individuata nella realizzazione dell’opera e non già nel leasing, che rappresenta solo un mezzo per conseguirne il finanziamento. La gara avrà lo scopo quindi di selezionare sia la società di leasing sia il costruttore dell’opera. I criteri di selezione delle proposte dovranno essere dunque sia di natura tecnica, riguardando le caratteristiche dell’opera, sia finanziaria, concernendo le condizioni del contratto di leasing. Nelle offerte i partecipanti alla gara indicheranno sia l’impostazione ed i tempi di realizzazione dell’opera, sia il piano finanziario che consentirà di coprire con i canoni e la rata finale i costi del bene e gli oneri finanziari.


Per quanto riguarda il finanziamento dell’opera la L. 244/2007 (finanziaria 2008) all’art. 2 co. 278 autorizza, per fronteggiare l’emergenza penitenziaria, la spesa di 20 milioni di euro per il 2008, 20 milioni di euro per il 2009 e di 30 milioni di euro per il 2010, per l’avvio di un programma straordinario di edilizia penitenziaria approvato con decreto interministeriale dal Ministro delle Infrastrutture e dal Ministro della Giustizia. Con il predetto decreto vengono individuati gli interventi da realizzare per ciascun anno, avvalendosi dei competenti provveditorati interregionali alle opere pubbliche.


Soluzioni di operatività gestionale


Le soluzioni gestionali costituiscono la diretta derivazione della scelta realizzativa prescelta.


Lo strumento del leasing consente non solo il trasferimento del rischio di costruzione (ritardi, extracosti, non conformità dell’opera) dal soggetto pubblico al soggetto privato, ma anche di quello di gestione. Il contratto prevederà infatti oltre al finanziamento dell'investimento, anche le manutenzioni ordinarie e straordinarie della struttura e delle componenti tecnologiche per l’intera durata del contratto, ovvero tutte quelle altre prestazioni accessorie che, influendo in maniera diretta sulla capacità dell'ente di erogare con continuità ed efficacia le prestazioni cui è preposto, saranno in grado di garantire il mantenimento in piena efficienza il nuovo Istituto. Resta inteso che il contraente privato potrà appaltare a società terze i servizi secondo le modalità che riterrà più opportune nel rispetto degli obblighi previsti dalla legge.


Il contratto di leasing, del tipo “chiavi in mano” e full service, determinerà il sorgere di un doppio canone da parte della Pubblica Amministrazione: uno relativo al leasing e l’altro come corrispettivo per i servizi prestati a favore dell’Amministrazione stessa.


RISPARMIO ENERGETICO, MATERIALI E TECNICHE ECOCOMPATIBILI


Il progetto si pone l’obiettivo di realizzare un’architettura che utilizza fonti di energia rinnovabili e garantisce costi competitivi grazie alla standardizzazione dei processi costruttivi, rispettando le caratteristiche geomorfologiche  e bioclimatiche del luogo dove la struttura penitenziaria sarà realizzata.


Al fine di ottenere edifici a basso consumo energetico:


-  sono state ipotizzate soluzioni tecnico progettuali atte a ridurre le dispersioni e i ponti termici, prevedendo diversi sistemi passivi (isolamento per inerzia, infissi con rottura di ponte termico, vetri termici, tetti giardino, muri perimetrali altamente isolati);  


- si è previsto di razionalizzare l’uso degli impianti di climatizzazione grazie ad un corretto disegno bioclimatico dell’insediamento, che presenta in ogni esposizione un trattamento differente delle facciate e degli spazi di illuminazione e ventilazione. Si è, infatti, privilegiato l’asse nord-sud nell’orientamento dei blocchi celle, con la conseguenza di ricevere il massimo della radiazione solare in inverno, quando è più richiesta, e un minore irraggiamento dell’involucro in estate, quando il sole è alto, e i suoi raggi incidono ad angolo acuto sulla superficie terrestre. A ciò si aggiunge l’attenta piantumazione di alberi a foglia caduca che favorisce l’ombreggiamento e il raffrescamento nei mesi estivi e il passaggio dei raggi solari nei mesi invernali;


- è stato previsto l’uso di fonti di energia rinnovabile attraverso l’impiego di collettori solari e pannelli fotovoltaici. I primi sono dispositivi atti alla conversione della radiazione solare in energia termica e al suo trasferimento verso un serbatoio per la produzione di acqua calda; i secondi sono dispostivi in grado di convertire l'energia solare direttamente in  energia elettrica mediante  effetto fotovoltaico;  


- si è previsto l’impiego di impianti elettrici e tecnologici domotici al fine di assicurare una maggiore efficienza energetica e la sicurezza degli spazi.


Il progetto prevede l’ottimizzazione delle risorse naturali presenti nel sito: in ragione di ciò si è posta particolare attenzione all’impiego delle risorse idriche attraverso la raccolta e il ri-uso delle acque meteoriche. Si è considerata la separazione delle reti di raccolta delle acque bianche e di quelle nere. Il sistema consiste nel convogliare le tubazioni pluviali in vasche di stoccaggio completamente interrate, dotate di filtri e poste nelle vicinanze degli edifici. Le acque piovane raccolte potranno essere riutilizzate: per gli scarichi dei WC, per la pulizia delle superfici e per l'irrigazione delle aree verdi. Questi impianti consentono di creare delle possibilità di recupero delle acque, che invece di essere disperse, possono essere impiegate con profitto per gli usi sopra indicati.


Tra le priorità del costruire ecologico vi è l’uso di materiali sani ed ecocompatibili, di seguito sono riportate alcune delle scelte attuate in proposito:  


- Intonaci traspiranti: composti da calce idraulica naturale, pozzolana naturale e inerti di sabbia silicea sono  igroscopici, ad altissima porosità, impermeabili all'acqua. Consentono di realizzare murature asciutte, con migliore isolamento termico, minore tendenza alla formazione di muffe e microcavillature.


- Pitture: sono impiegate vernici all'acqua impermeabilizzanti e traspiranti.


- Pavimentazione interna: si è scelto il linoleum, materiale naturale,  coibente e isolante, ecologico e riciclabile.


- Pavimentazione esterna drenante: i percorsi esterni sono realizzati in terra battuta stabilizzata. Si tratta di un sistema di pavimentazione ecocompatibile che conserva la permeabilità del suolo ed ha dunque  bassissimo impatto ambientale.


Design team:


Giulia Bonelli- Capogruppo


Christian Filagrossi Ambrosino 


Sara Di Micco


Andrea Mazzella 


 


 


 


 

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    Project details
    • Year 2008
    • Status Competition works
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