PIZZERIA LAMERICANO

pizzeria forno elettrico Altamura / Italy / 2011

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PIZZERIA “LAMERICANO” VIA BASSANO, 38 - 70022 ALTAMURA-Ba_________________________PASQUALE GENTILE ARCHITETTO RELAZIONE esplicativa della logica e delle scelte progettuali. Compito decisamente arduo quello di rinnovare e riprogettare, in un nuovo spazio (inaugurato nell’ottobre 2011), un’attività commerciale con forti ed inequivocabili connotazioni linguistiche dettate dal naming dell’attività in questione. “Central Pizzeria”, questa la denominazione della originaria pizzeria, con ovvi rimandi al ventennale passato operativo nel nuovo continente (New Jersey, Stati Uniti d’America) della famiglia conduttrice, pizzaioli di tradizione, ed al prodotto volutamente cotto a forno elettrico, di chiara derivazione americana. Senza ricadere nell’ordinario, si è immaginato in primo luogo di non subire il banale richiamo alla muscolosa iconografia statunitense, ma di lasciare essenzialmente come reminiscenza solo il nome, o meglio lo pseudonimo con cui si riconosce l’attività. Detta e da sempre “l’americano”, (pizzeria da taglio e da asporto), intenzionalmente si è cercato di ricalcare l’epiteto conservandolo e riproponendolo in “LAMERICANO”, senza apostrofo, facendosi memoria del suo passato, anche più recente. In una zona pressoché centrale della città di Altamura (Ba) in via Bassano 38, “Lamericano”, pizzeria, oggi anche con posti a sedere e da asporto, propone e suggerisce in una veste nuova, uno spazio essenziale nelle forme, primordiale nella materia, assolutamente naturale, di cui si correda (pietra, legno e vetro) e morbido nelle calde cromie. L’impianto spaziale, nel suo complesso, risulta progettato ed adeguato su misura determinando un layout semplice e caratterizzato da un’estrema chiarezza dei percorsi e dei flussi. Confinato in uno spazio essenzialmente rettangolare, su di un unico livello, con appendici (una saletta, i servizi igienici e il laboratorio) che lo deformano rendendo organica la conformazione planimetrica dell’impianto, è suddiviso in macro aree, lo spazio di accoglienza e per la consumazione al banco, uno spazio dedicato alla sosta con tavoli e per l’appunto spazi di servizio. Momento decisamente caratterizzante è l’episodio d’ingresso. Denunciato da un ballatoio, l’accesso è delimitato e schermato da un lastra in cristallo a tutta altezza, di colore bronzo trasparente, che riesce a mescolare nuance cromatiche tra le forme compositivamente programmate nello spazio. Il legante tra il fuori e il dentro è rappresentato da una serie di gradoni in pietra di forme dissimili che vincono un salto di quota tra il ballatoio e il pavimento di terra. Una scala, in travertino chiaro tagliato a falda, stuccato e spazzolato, assolve dapprima la sua mansione, poi diventa “scultura”, accogliendo una seduta di attesa, imbottita e in tessuto di colore rosso, e allo stesso tempo si trasforma in ripiano, per la degustazione della pizza. Nella sua singolarità plastica si candida come attore protagonista della scena che, accarezzata da una luce led sotto grado, accompagna l’ospite alla quota più bassa del locale. Abbandonata la scala si è accolti da un lungo bancone “massivo” nella sagoma, ma svuotato nel suo interno (per nascondere alla vista dell’ospite le scatole pizza), sempre in travertino spazzolato, che delimita il confine pubblico-privato e oltre al quale avviene la preparazione e la cottura della pizza. Questo il momento d’aggregazione e l’interazione con e tra i clienti, confortevolmente accomodati su sgabelli. Le dimensioni del lungo, essenziale e spigoloso banco, intenzionalmente amplificate per contenere sopra top un numero ben preciso di piatti da servizio (tre per fila, ø 35 cm. ) e confezioni per l’asporto delle pizze anche di formato gigante (due per fila, ø 45 cm.), vengono marcate ancor di più dalla presenza in testata del banco cassa in rovere spazzolato ed oliato (lo stesso del pavimento in parquet) che sospeso, in maniera quasi precaria rispetto ed in contrapposizione alla monoliticità del banco su cui sormonta e si include, è sostenuto su un elemento ad “x” sempre in legno. Il lungo bancone compatto, poggiato su un unico basamento che delimita gli spazi riservati, alleggerisce la sua mole grazie ad un deciso scuretto accentuato da uno streep led di tono caldo che correndo per tutta la lunghezza, collegandosi alla scala d’ingresso, scivola sulle linee asciutte. Dall’ingresso un tappeto in parquet d’invito, completa la sua corsa sulla parete di fondo, per poi piegarsi per due volte sulla stessa e sul soffitto. Questa curiosa struttura alloggia, nel suo spessore, gli apparecchi luminosi orientabili a braccio, superando in altezza i tavoli ed una nuova lastra in cristallo, raggiungendo un secondo top in pietra con sgabelli per la degustazione fast, che confina con la rampa per l’uscita d’emergenza. Anche questo elemento è scandito dal led resinato, tema illuminotecnico dell’intera composizione. Le plancia in rovere naturale ed oliato di cui si compone hanno la peculiarità di avere degli inserti, sempre dello stesso legno, che come delle inserzioni contraddistinguono il prodotto per la sua unicità. Il pavimento, in travertino chiaro tagliato a falda, stuccato bianco, levigato e spazzolato in loco, è modulato in formati di dimensioni differenti evitando di avere residui di materiale dalla lastra intera. La restante parte del locale è dedicato alla collocazione dei tavoli 85x85 (circa 45 posti a sedere) prodotto di ebanisteria come sedie e sgabelli, in pino e abete con un foglio di laminato rosso che simula per i tavoli il tovagliato e per le sedute il cuscino, per limitare l’usura. Per il legno, utilizzato per la realizzazione, si è immaginato un’essenza molto chiara in contrasto con le restanti parti in rovere scuro, con tonalità vicine a quella del pavimento in travertino. La scelta è caduta sul pino bianco (più robusto) per struttura, coadiuvato ed accoppiato all’abete, con un rigatino orizzontale e marcato, per la restante parte. La seduta in se poi è in laminato rosso. La scelta del colore rosso, come unico colore differente rispetto alle eleganti, educate e monocromatiche forme della composizione, è dedicata oltre che a tutta la progettazione grafica (insegna, menù cartaceo, menù a colonna, icone servizi igienici ecc.) alla esclusiva condivisione dell’ospite. La frequenza minore e, conseguentemente, la lunghezza d'onda più lunga di tutti gli altri colori visibili, evidenzia le porzioni a lui destinate. Il rosso è il colore più stimolante e coinvolgente di tutto lo spettro. La scelta formale delle due sedute si origina dalla volontà del committente di organizzare lo spazio con la presenza di panche per i tavoli accoppiati. La proposta è stata rispettata per metà giocando con l’accostamento delle sedie e/o sgabelli che in serie e accostati generano un’unica seduta a più posti, conforme ad una panca, grazie alla spalla che da terra corre per tutta l’altezza. Anche una seconda richiesta è stata accontentata divaricando la stessa spalla (nella parte bassa) con un’angolazione accentuata per evitare spanciamenti e conseguenti indebolimenti strutturali e indelebili lacerazioni. Le pareti trattate con fondo in intonachino graffiato grezzo, con conseguenza carteggiata e smaltatura color grigio-tortora, sono corredate da una serie di immagini stampate su tela, che intervallate da specchi, suggeriscono e raccontano il loro vissuto ad Hoboken (città della Contea di Hudson, nel New Jersey) come cronostoria raffigurante i protagonisti del loro nucleo familiare in attività, già dagli anni ’70. Queste riproduzioni potranno intercambiarsi arricchendosi vicendevolmente di nuovi contenuti. Come in uno spazio museale le immagini sono collocate in sequenza, con un’altezza unica, intervallate da specchi che integrano nelle variopinte e originali cromie delle stesse la figura in movimento dello spettatore, ricavando un accentuato dinamismo nelle staticità delle forme. Lo specchio, che prepotentemente prende posto tra le plance orizzontali in parquet della parete in fondo al locale, è l’invito a questa serie di raffigurazioni, ma con la sua non planarità orizzontale rispetto al fronte su cui si colloca, determina una riflessione ritardata del visitatore. La volontà è quella di declamare in maggior misura la voglia di sorpresa e scoperta. Questo, come precedentemente menzionato, è l’unico e volontario tentativo di includere la metafora Stati Uniti, come espressione iconica, espediente che prova a non ricadere nel ordinario. L’area dedicata ai posti a sedere presenta una zona più riservata grazie alla complicità di una parete filtro di servizio con cappottiera, anch’essa in rovere con ante in cristallo bronzo trasparente che lasciano intravedere la saletta, e che abbracciando e occultando un pilastro crea privacy, un’atmosfera più ovattata, lontana da indiscrezioni. Tutti controsoffitti sono in telo teso beige lucido (sull’ingombro del banco), in pvc ininfiammabile ed ispezionabile, dove sono celati tutti gli impianti (raffrescamento, riscaldamento e casse sonore) mentre sulla restante parte risulta opaco beige, ad esclusione della porzione sospesa in parquet. Tutti i materiali utilizzati nella produzione dei teli sono riciclabili o fatti di materie prime riciclate. L’impianto di climatizzazione estivo-invernale, del tutto occultato da controsoffitto, è di tipo canalizzato con unità di trattamento ad espansione diretta, con aria primaria. Il corridoio (anch’sso controsoffittato in telo opaco) che porta ai servizi igienici per il pubblico incontra uno armadio a muro sulla sinistra a filo muro con ante sospese e a tutta altezza finite come le pareti. L’illuminazione del percorso è scandita da due led resinati orizzontali e continui sulla parte alta e bassa dell’armadio contenitivo, con accensione a sensore. I bagni, con antibagno, rivestiti in gress si caratterizzano per la presenza di specchi, su tre delle quattro pareti, di altezza diversa per enfatizzare la moltiplicazione dell’ospite ed ingrandire otticamente gli spazi costretti a limite dimensioni. L’illuminazione dei servizi è garantita sulla totalità del soffitto dal controsoffitto teso retroilluminato a neon, sempre con accensione a sensore a tempo. La cucina o laboratorio, destinata al processo produttivo con lievitazione naturale della pasta della pizza, è pre-dimensionata in base alle esigenze di laboratorio e corredata correttamente di attrezzature tecnologiche, modello di un prodotto di alta qualità. Anche questo spazio è controsoffittato con quadrotti in fibra minerale alleggerita. La font creata per il logotipo “Lamericano” e tutta la grafica rimanda nel suo contorno all’andamento irregolare del bordo d’una pizza che sembra poi materializzarsi, magicamente, in un pittogramma generato dall’evoluzione grafica della lettera “e”. Questo segno iconico centrato all’interno del logo, come tassello d’un puzzle perfetto, dà allo stesso un equilibrio grafico che ne rafforza il linguaggio comunicativo. Il bianco ed il rosso impiegati, a corredo del segno distintivo, sono una citazione a due dei condimenti base della pizza: rispettivamente mozzarella e salsa.
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    Project details
    • Year 2011
    • Work started in 2010
    • Work finished in 2011
    • Client Denora Giovanni e figli
    • Status Completed works
    • Type Restaurants / Interior Design
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