Quali Emozioni Stai Vivendo?

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Quali emozioni stai vivendo?

Parecchi anni fa, un uomo vendeva palloncini per le strade di New York. Quando gli affari erano un po’ fiacchi, faceva volare in aria un palloncino. Mentre volteggiava in aria, si radunava una nuova folla di acquirenti e le vendite riprendevano per qualche minuto. Alternava i colori, sciogliendone prima uno bianco, poi uno rosso e uno giallo. Dopo un po’ un ragazzino afroamericano gli dette uno strattone alla manica della giacca, lo guardò negli occhi e gli fece una domanda acuta: “Signore, se lasciasse andare un palloncino nero, salirebbe in alto?”. Il venditore di palloncini guardò il ragazzo e, con saggezza e comprensione, gli disse: “Figliolo, è quello che c’è dentro i palloncini che li fa salire”.

 

Tratto da “Ci vediamo sulla cima” di Zig Ziglar

 

Ogni giorno proviamo tante e diverse emozioni alle quali convenzionalmente diamo dei nomi che ci aiutano a chiarire, prima a noi stessi, cosa stiamo provando e poi a condividere con altri i nostri stati d’animo.

Chiamiamo positive tutte quelle emozioni che ci fanno sentire potenti, vitali, importanti, vivi, gradevoli e liberi (ci fanno volare), e chiamiamo invece negative quelle emozioni che generano in noi frustrazione, rabbia, impotenza, depressione. Una vita felice non è fatta solo di emozioni positive, ma è quella in cui la loro presenza è sensibilmente maggiore delle emozioni negative.

Ogni emozione è importante e sarebbe impensabile vivere senza stati d’animo negativi. Anche se cerchiamo il più possibile di rifuggirle, le emozioni negative svolgono molte funzioni straordinariamente utili ai fini del progresso della specie e della cooperazione tra gli esseri umani: ci stimolano a trovare strade alternative, a evolverci, a metterci in discussione, a chiedere aiuto, a capirci meglio, ad attuare cambiamenti. A volte sono addirittura la chiave di volta per accedere alle nostre migliori risorse. Ci sono autori e compositori, ad esempio, che nella malinconia vivono flussi artistici invidiabili o uomini e donne che nella rabbia trovano la spinta e l’energia per affrontare situazioni che normalmente avrebbero evitato.

Il guaio è quando le emozioni ci prendono il sopravvento: quando la paura non ci aiuta a dare il meglio ma ci paralizza, quando la rabbia diventa il nostro unico motore e non ci consente di costruire ma ci porta a distruggere, quando lo stress non ci dà l’energia per affrontare nuove sfide ma ci logora…

È incredibile la velocità con la quale i bambini escono da quegli stati d’animo e li lasciano andare. Per un bambino è normalissimo piangere a dirotto per qualcosa e due minuti dopo giocare felice e sorridente o viceversa. Soprattutto quando vivono stati d’animo negativi tendono a ristabilire il più presto possibile il loro stato naturale che, è bene ricordarlo, è la gioia e non la tristezza o la musoneria.

Tutti noi siamo stati bambini, forse vuol dire che potenzialmente potremmo farlo anche da adulti? Certo che sì, ma a patto di buttare via buona parte dei condizionamenti restrittivi che abbiamo assorbito negli anni dall’ambiente in cui abbiamo vissuto: la famiglia, gli amici, la tv, i giornali ecc.

Il primo condizionamento di cui dobbiamo liberarci è l’idea che le nostre emozioni non dipendano da noi ma dal mondo esterno. “Quando fai così, mi fai proprio arrabbiare!”

“Poveraccio, gli è venuta la depressione”. Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito dire frasi di questo genere? Cos’hanno in comune?

In queste affermazioni c’è qualcosa di esterno che determina attivamente lo stato d’animo di un individuo che può solo subire passivamente la situazione; quindi ciò che hanno in comune, è che sono tutte FALSE!

È falso affermare che “Tu mi fai arrabbiare”. La verità è che “Io mi arrabbio, quando tu ti comporti in quel modo”; che non è responsabile il tuo comportamento di come io reagisco, ma sono io che non ho la capacità gestire le mie emozioni.

È ovvio che, se come sto, non dipenda da me ma dall’esterno. Solo qualcosa di esterno potrà guarirmi (ad esempio uno psicofarmaco). Ma guarda caso, chiunque sia uscito da una depressione l’ha fatto perché a un certo punto è stato in grado di trovare dentro di sé le risorse per poterne uscire! E allora, ricorda:

Non possiamo cambiare qualcosa, se non ci assumiamo la responsabilità del fatto che possiamo cambiarla.

Senza bisogno di tecniche pazzesche, possiamo usare la nostra fisiologia* per modificare i nostri stati d’animo. Possiamo fare qualcosa per diminuire sensazioni sgradevoli e improduttive come, ad esempio, respirare profondamente quando siamo in tensione, favorisce il rilassamento; così come allentare la tensione intorno al collo e sulle spalle con semplici movimenti, oppure fare qualche saltello o farsi una bella risata senza alcun motivo.

Sono azioni semplici e addirittura banali ma, a causa dell’interazione mente/corpo, comunque efficaci e utili allo scopo di abbassare l’intensità di un’emozione negativa che in quel momento ci sta disturbando.

Usare la fisiologia per attuare dei cambiamenti emozionali è senz’altro adeguato e proficuo ma non risolve granché, se parallelamente non è coltivato un dialogo interno, una comunicazione con se stessi che aiuti a sviluppare sensazioni di benessere invece che stimolare malessere e, soprattutto, che non crei costantemente condizionamenti negativi.

I bambini insegnano a non restare troppo in stati emotivi depotenziati.

 

 

La fisiologia* è la scienza biologica che studia il funzionamento degli organismi viventi ed, in particolare, le modalità attraverso le quali il corpo riesce a mantenere la stabilità dell'ambiente interno.

 

Ispirato da: “ incasinati+felici” di Roberto re, Hrd traing goup

 

 

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

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