Mostra su Ugo La Pietra in Triennale a Milano

Progetto disequilibrante

by donatella de lucia
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‘Abitare è sentirsi ovunque a casa propria, attualmente nessuno abita veramente, ma è abitato dal potere!’ si legge nel ‘manifesto per il superamento della barriera tra spazio privato e spazio pubblico’ (1969/1979) di Ugo La Pietra, all’interno della mostra monografica realizzata sul suo lavoro, a cura di Angela Rui, aperta al pubblico fino al 15 Febbraio 2015 presso la Triennale di Milano.
Un artista che si definisce ‘ricercatore’, architetto di formazione, dedica la sua indagine alla forma pittorica e architettonica; con l’attitudine a rompere sistemi imposti, è in costante ricerca dell’equilibrio attraverso un nuovo rapporto o ‘travaso’ tra le arti che indica come ‘sinestesia’ dove l’una nutre l’altra per originare ‘la liberazione della forma’ .
Afferma Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum ’Questa mostra si inserisce in un percorso tracciato dal museo di rivalutare i non allineati, i sommersi, gli eretici, i dimenticati da Piero Fornasetti a Gherardo Frassa. Ugo la Pietra è unico poiché non ha mai sposato dogmi, né ideologie. Perché non ha mai abbandonato la sua naturale vocazione alla ricerca ed alla sperimentazione. Perché ha sempre guardato lontano ed ha saputo vedere prima degli altri ciò che era utile e necessario’.


Negli anni sessanta, La Pietra fonda il Gruppo del Cenobio insieme a Ferrari, Sordini, Verga, Vermi, negli anni settanta, con la sua attività di sperimentazione estetica multidisciplinare giunge ad interessanti risultati sul tema del rapporto fra individuo e ambiente, e realizza la teoria del 'sistema disequilibrante' come metodo di lavoro per gli operatori estetici.
Sperimentatore non caustico, prossimo a Gillo Dorfles, con un itinerario personale che ha tra gli obiettivi: ‘l’accrescimento della capacità critica individuale, l’ampliamento dei processi percettivi e conoscitivi, la possibilità di intervenire direttamente nel processo di configurazione ambientale e di aumentare i gradi di libertà comportamentistici e mentali’, attraversa l’informale, l’arte astratta, il situazionismo, fino al design demitizzante degli arredi neo-eclettici anni ottanta. Dal 2000 al 2005 coordina il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Come illustra la curatrice ‘Ugo la Pietra considera l’alternativa come campo d’azione, mostra abissi dentro cui gli operatori estetici del design italiano non volevano guardare aprendo itinerari inediti.’


E racchiuso in questa esposizione, il ‘cortocircuito’ creativo dell’artista in sculture, oggetti di design, progetti architettonici, studi di forma, si dispiega attraverso una ricerca che parte dall’individuo per arrivare all’ambiente, ai luoghi dell’abitare, alla città dal centro alle periferie, in un flusso ideativo in continuo confronto con l’identità e la memoria.
In undici sezioni: Fenomenologia di Ugo La Pietra, Mente-Spazio, Corpo-Spazio, Interno disequilibrante, Abitare la città, Identità e memoria, Controcampo: sperimentare itinerari sommersi, L’invasione mediatica: Il mondo dentro casa, Oltre le mura: Interno Esterno, Il Giardino del ‘700: un modello teorico, Territori paesaggio e visione.
Particolarmente interessanti i risultati degli studi e le applicazioni sui materiali come il metacrilato, i progetti di interni, i video, le foto di performance e di precedenti esposizioni come ‘La casa Telematica’, da sperimentazione diretta le singolari macchine immersive come la Camera Ottica o il Casco Sonoro.
Un’esperienza di ‘dis-equilibrio’ tra innovazioni tecnologiche e tradizione, globalizzazione e genius loci, esplorazione del limite e stati di crisi.

 


Di seguito alcune domande rivolte a Ugo La Pietra sulla sua opera:
- E’ necessario rompere sistemi preordinati per giungere alla ‘liberazione della forma’?
Superare gli schemi è fondamentale. Prima di sottoporre agli individui urbanizzati nuove proposte ambientali è importante rompere alcune abitudini (“decodificare”) per far crescere la consapevolezza.

- Lei ha affermato ‘Abitare è sentirsi ovunque a casa propria, attualmente nessuno abita veramente, ma è abitato dal potere!’, pensa che ci sia una via di uscita ai condizionamenti dovuti all’asservimento alle forme più deteriori di capitalismo?
La via d’uscita è sicuramente liberare alcune forze creative che soprattutto in Italia non sono mai cresciute, per esempio “l’arte nel sociale”.
Da troppo tempo l’arte è sempre più impegnata ad alimentare il sistema dell’arte (fatto di quotazioni, mercati, musei, gallerie).

- Le nostre capacità sensoriali possono essere ‘degradate’ dal ‘troppo pieno ’, da una ‘(in)civiltà del rumore’, da un eccesso di informazioni e da un inquinamento di immagini, può spiegare in che modo le sollecitazioni sensoriali indotte all’individuo e relative alla teoria ‘disequilibrante’ attivano la percezione individuale e la ampliano?
Il Sistema Disequilibrante era ed è una teoria che può contribure a far capire meglio, vedere meglio, rompere con i codici imposti attraverso opera che siano costruite “ad arte” e sviluppate in continuità rispetto alle trasformazioni della nostra società in continuo mutamento.

- In un suo scritto: ‘Giù dal piedistallo’ - Il monumento simbolo delle gerarchie sociali l’espressione di pochi per il nostro condizionamento quotidiano’ afferma che alcune forme della scena urbana come ‘il monumento equestre o il grattacielo’ sono espressione del ‘potere’ che vuole manifestare la propria forza, da una parte agiscono da pro memoria dall’altra gerarchizzano lo spazio sociale e ne condizionano la lettura, quali sono secondo lei le forme che favoriscono la costruzione di una topografia urbana libera e individuale?
Le forme che dovrebbero crescere all’interno dello spazio urbano dovrebbero nascere dall’identità del luogo (genius loci), opere in grado di dare agli individui o ai gruppi sociali la possibilità di espandere la propria personalità e dare così identità al luogo.

- Secondo lei, quali sistemi innescano maggiormente la creatività individuale, i sistemi ordinati o quelli caotici, con assenza di regole?
La creatività individuale può esprimersi in qualsiasi luogo, anche molto ricco di regole, se si sviluppa a livello concettuale; può invece liberare forme e immagini in un territorio ancora non completamente “imposto” come le periferie urbane, dove già negli anni Sessanta rilevavo “I gradi di libertà”: le smagliature di un sistema che, man mano che ci si allontanava dal centro, diventava sempre meno efficiente.

- Tra le tecniche artistiche da lei utilizzate quale ritiene quella più a lei congeniale?
Ho sempre amato disegnare, ma il rapporto diretto con la realtà (foto, film, video), mi ha spesso aiutato a comunicare meglio il mio pensiero.
Credo che se avessi continuato a fare cinema avrei raggiunto un maggiore risultato nel coinvolgimento delle persone.

Donatella De Lucia

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