Patricia Urquiola racconta l’incontro con Budri

Alessandra Budri: la collaborazione con Patricia una ‘palestra creativa’

by roberta dragone
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MILAN DESIGN WEEK _ “Budri è per me l’azienda del cuore”. È così che Patricia Urquiola, intervistata dalla redazione di archilovers, inizia a raccontare l’incontro avvenuto cinque anni fa con l’azienda di Mirandola.

“All’inizio dicevo di no, il marmo no, mi sembrava troppo prezioso e costoso, ed ero quindi molto sostenuta. Ma alla fine, anche grazie alla perseveranza di Alessandra Budri, ho cambiato idea. Abbiamo quindi iniziato a sperimentare sull’oggetto e, pur trattandosi di un’azienda storicamente impegnata nella lavorazione dell’intarsio, stiamo realizzando progetti con uno spirito che corrisponde comunque al loro modo di essere”.

L’incontro tra Patricia Urquiola e Alessandra Budri ha sancito la nascita di una ricca collezione di complementi di arredo in cui la pesantezza del marmo scompare per lasciare spazio a tessuti leggeri come “pizzi” e “maglierie”.

 

“Io definisco la collaborazione con Patricia – spiega Alessandra Budri – una “palestra creativa” poiché per la prima volta le è stato chiesto di lavorare la pietra. Inizialmente non era d’accordo poiché giudicava il marmo un materiale austero e non versatile. Poi però ha accettato la sfida di lavorare questo materiale con ironia e freschezza, gettando le basi per un modo tutto nuovo di concepire la pietra”.

Il successo di questa collaborazione viene anche dal lungimirante riutilizzo dello sfrido. “Patricia – spiega Alessandra Budri – è rimasta da subito colpita dalla quantità di materiale che siamo costretti a buttar via quando lavoriamo l’intarsio, ed abbiamo per questo applicato la sua filosofia anti spreco sin dal primo progetto insieme. Il terremoto che ha colpito l’Emilia a maggio scorso – sottolinea con amara ironia – ci ha poi “obbligati” a proseguire su questa strada. Il nostro archivio di pietre, anche lastre molto preziose, è andato distrutto per il 98%. L’incoraggiamento di Patricia che continuava a ripetere “non vi preoccupate, tireremo fuori qualcosa” si è da subito tradotto in un progetto concreto con il quale abbiamo recuperato tutta la collezione."

 

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