Presso le sale di Forma Galleria, la mostra Daydream di Irene Kung. La mostra si compone di 21 stampe digitali su carta cotone, in edizione di 5, 7, 8 oppure 9 esemplari, i formati partono da cm. 40 x 40 cm.
Irene Kung riesce ad entrare in una relazione empatica con il soggetto fotografato, sia esso il nuovo Cesar Pelli di Milano, la Battersea Power Station di Londra o il Pantheon a Roma, lo isola dal suo contesto, il tessuto urbano scompare, la città come l’abbiamo sembra conosciuta si dissolve: l’uomo e la frenesia che lo accompagna lasciano il posto al silenzio.
I monumenti, i palazzi, dall’immagine storicizzata e quasi codificata, nelle fotografie di Irene Kung si trovano immersi in un’atmosfera onirica e misteriosa dalla quale è impossibile non farsi catturare .
In mostra anche la sua ultima ricerca frutto del recente viaggio in Cina, con questo progetto Irene Kung ci sorprende sovvertendo il suo caratteristico canone estetico perché nei suoi scatti inizia a far capolino il colore: il bianco e le sue sfumature sostituiscono i neri e piccoli dettagli si accendono di rosso.
Irene Kung – Nata a Berna nel 1958, prima di stabilirsi in Italia ha vissuto e lavorato a Madrid e New York come graphic designer, pittrice e fotografa.
“L’uomo che viaggia e non conosce ancora la città che lo aspetta lungo la strada, si domanda come sarà la reggia, la caserma, il mulino, il teatro, il bazar. In ogni città dell’impero ogni edificio è differente e disposto in diverso ordine: ma appena il forestiero arriva alla città sconosciuta e getta lo sguardo in mezzo a quella pigna di pagode e abbaini e fienili, seguendo il ghirigoro di canali orti immondezzai, subito distingue quali sono i palazzi dei principi, quali i templi dei grandi sacerdoti, la locanda, la prigione, la suburra. Così – dice qualcuno – si conferma l’ipotesi che ogni uomo porta nella memoria una città fatta soltanto di differenze, una città senza figure e senza forma, e le città particolari si riempiono”.
Italo Calvino, Le città invisibili
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