La figura dell'architetto: CREATIVITA' o IMMAGINAZIONE?

Il caso di Zaha Hadid in Cina

by daniele spirito
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Tante volte in architettura si parla di questi due termini, finendo spesso per identificare la figura dell'architetto con quella del creativo o del visionario. Il problema è che alla fine ci si convince davvero che sia così, e nell'immaginario (è il caso di dirlo) collettivo l'architetto rischia di perdere di credibilità. In tempi di crisi, come è ormai tanto conclamato quello che stiamo tutti vivendo ora, la gente ha bisogno di pragmatismo, ha bisogno di sapere di aver speso i propri soldi in maniera mirata, decisa e precisa, e non di averli dati a qualcuno che li utilizza per far costruire a spese di altri i propri vezzi. 

So che in questo momento vi state tutti alterando sulle vostre sedie mentre leggete questo piccolo articolo… e mi fa piacere. Perché sì, anch'io sono d'accordo con voi: cosa sarebbe l'architettura senza "quel qualcosa" in più? Ma è proprio qui che sta il punto: cos'è, o cosa dovrebbe essere, "quel qualcosa"?

Quella che ho posto prima era solo una semplice provocazione, ma che nasconde dietro di sé un pericolo non troppo velato, che è quello che effettivamente agli occhi della gente la figura dell'architetto appare un di più, un qualcosa di superfluo, di non essenziale: perché rivolgersi a lui quando una casa la può progettare chiunque? Peggio ancora la figura dell'architetto viene confusa malamente e sciaguratamente con quella dell'arredatore o ancora con colui che ha il solo compito di curare l'estetica, secondo gusti personali o modaioli… ed in tempi di crisi, l'estetica può aspettare.

Ma, se vogliamo guardare con un pizzico di attenzione di più, c'è una conseguenza ancora più grave nell'identificazione della figura dell'architetto con quella del creativo o del visionario: sempre di più i giovani che intraprendono le facoltà di architettura sono convinti di questo. Fortunatamente, almeno in Italia, in genere fanno in tempo a cambiare idea, ma è facile intravedere gli enormi rischi di tutto ciò.

Dunque. Parlavamo di architettura. Anzi no, andiamo per gradi: parlavamo di creatività ed immaginazione. Rispettivamente: "aver la capacità di creare cose dal nulla per mezzo della sola fantasia mista alla buona osservazione", ed "aver la capacità di saper guardare oltre la realtà, sulla base di ciò che si osserva e che funge da punto di partenza". Base comune è dunque l'osservazione, mentre ciò che distingue creatività ed immaginazione è la presenza o meno di "fantasia". Se nella creatività la fantasia è il vero motore che spinge l'attività prettamente creativa ed è, di conseguenza, un qualcosa di puramente personale e soggettivo, nell'immaginazione tale motore è costituito dall'attività mentale di stabilire dei collegamenti e delle relazioni tra le cose che compongono la realtà che si osserva con tutto ciò che, almeno apparentemente, non c'entra nulla. Il risultato, per alcuni versi, può essere simile a quello della creatività, ma capite bene le differenze.

Ecco perché l'architetto non è un creativo. Non può esserlo e non deve esserlo. L'architetto deve aver immaginazione, deve "saper" immaginare, perché all'immaginazione si educa e ci si educa, anche se non sempre le scuole di architettura in Italia aiutano in questo i propri studenti.

In caso contrario sapete quali sono le conseguenze? Guardate cosa sta succedendo in Cina: pirateria, anche nel campo dell'architettura con gli edifici di Zaha Hadid presi, copiati e replicati altrove come se nulla fosse, quasi fossero copie di cd o film contraffatti (leggete l'articolo sullo SPIEGELonline - alla fina dell'artcolo trovate il link). Il motivo di tutto ciò? "Siamo in Cina - direte voi - e tutto viene contraffatto". NO. Il motivo di tutto ciò è che Zaha Hadid è una creativa (con tutto il rispetto per il termine, per lei e per il suo operato che in nessun modo può e deve essere ignorato), ma in questo caso gli effetti sono stati devastanti. E' stata creata un'opera, un frutto della fantasia (meravigliosa) dell'architetto e del suo team, ma… punto. E' mancata la fase di immaginazione, intesa come creazione e riconoscimento di collegamenti, in particolar modo con il luogo. L'opera di Zaha Hadid si presta "naturalmente" a poter essere costruita ovunque, quindi ad essere "replicata" altrove. Se tali collegamenti fossero invece stati fatti, fossero stati forti e tenuti coerentemente in considerazione in fase di progetto, ne sarebbe conseguita un'opera che sarebbe stata parte integrante a tutti gli effetti di un contesto al di fuori del quale non avrebbe avuto probabilmente alcun senso, ma al cui interno avrebbe trovato la sua massima espressione.

 

http://www.spiegel.de/international/zeitgeist/pirated-copy-of-design-by-star-architect-hadid-being-built-in-china-a-874390.html

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    • daniele spirito

      daniele spirito

      Architect

      Latiano / Italy

      Architect, he graduated with honours in 2012 with an experimental thesis on the structural aspects and symbolic features between industry and landscape. He participated in many italian and international workshops, contests and competitions about architecture, urban design and planning. In 2012 he won the International Prize for Sustainable Architecture and was awarded with the gold medal/first prize. In 2013 his work is selected for the “CMA | EDU: The 2013 Exhibition celebrating design talent i)