La nuova normativa lombarda sull’efficienza energetica

Risparmio energetico

by Fratelli Bianchetti
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Dall’inizio del 2016 in Lombardia è in vigore la nuova normativa regionale sull’efficienza energetica. Prima fra le regioni italiane ad adeguarsi ai parametri europei e con netto anticipo rispetto al limite del 2020 esplicitato nella direttiva comunitaria, la Lombardia presenta così significative differenze in materia di efficientamento energetico edilizio non solo rispetto alle altre regioni ma anche rispetto a quanto fosse previsto nella stessa Lombardia con la normativa precedente.

 

Molte sono, infatti, le variazioni rispetto a quella precedente e, chiaramente, tutte più restrittive. La differenza più importante però riguarda l’innalzamento della soglia d’utilizzo di fonti rinnovabili anche per la produzione di energia dedicata al condizionamento invernale ed estivo, che quest’anno è passata dal 35% al 50%.

 

Ciò significa che per produrre calore, prima del 2016, era necessario attingere a fonti rinnovabili (sole, acqua, suolo) per il 35%, dal 2016 la normativa prevede sia necessario che questo valore sia al 50%. Chiaramente ciò è correlato a iniziative edilizie volte al miglioramento delle performance energetiche di un immobile, più precisamente, questa condizione del 50% si attiva quando si interviene su più del 25% delle pareti disperdenti.

 

Come sempre in queste materie, la questione è un po’ complessa, pertanto faremo due esempi pratici per permettere a tutti di capire il funzionamento della direttiva:

 

Prima del 2016

In caso di un intervento di sostituzione dei serramenti e di allestimento di un cappotto esterno, era necessario cambiare la caldaia classica con una a condensazione e mettere una piccola pompa di calore per la produzione di acqua calda. Ciò permetteva di rispettare la legge in vigore ma anche di poter usufruire delle detrazioni fiscali al 65%.

 

Dal 2016

Se si decide di fare il cappotto e sostituire i serramenti, lo stesso intervento quindi, è necessario produrre il 50% del calore necessario per il riscaldamento e il condizionamento tramite fonti rinnovabili. Ciò significa che non è più sufficiente una caldaia a condensazione, ma è ora necessario un impianto in pompa di calore con pannelli solari e fotovoltaici, in altre parole un impianto più importante.

Questi esempi sono puramente indicativi, poiché ogni edificio ha le sue peculiarità e il suo fabbisogno energetico specifico. Per questo motivo, Bianchetti consiglia di avvalersi sempre di un termotecnico competente e certificato che possa studiare il fabbisogno dell’immobile e sappia quantificare bene le modifiche all’impianto necessarie.

 

Certo è che un intervento volto a ottenere il 50% di energia da fonti rinnovabili, implica un investimento economico più cospicuo ma ciò non significa che questo sia solo una spesa: è appunto un investimento, perché la qualità della vita all’interno dell’abitazione aumenterà e con essa anche il benessere delle persone che vi abitano. Senza parlare dell’investimento sul futuro del pianeta, e quindi sul futuro dei nostri figli.

 

Inoltre, come anticipato nel precedente articolo sulle detrazioni fiscali che la proposta di legge di bilancio 2017 vorrebbe attivare, proprio perché gli interventi sugli impianti saranno sempre maggiori, il legislatore ha proposto di innalzare la percentuale di detrazione dal 65% al 75%, configurando quindi questi interventi non solo come strumenti volti a migliorare la vivibilità delle nostre case, ma anche come un ottimo investimento economico capace di rendere dal 6,5% al 7,5% all’anno netto.

 

Immaginando, infatti, di avere a disposizione 100 mila Euro e di metterli in banca, si otterrà un rendimento piuttosto esiguo, in Italia non oltre il 2% annuo. Se invece si decide di investirli in un’operazione edilizia volta al miglioramento delle performance energetiche del proprio immobile, si ottiene appunto una detrazione fiscale, cioè uno “sconto” sulle tasse da pagare, di 65-75 mila Euro in dieci anni: 6,5-7,5% annuo.

 

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