OGGETTI A REAZIONE POETICA

by Leonardo Matassoni
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 http://leonardomatassoni.vpost.it/2012/05/oggetti-reazione-poetica/

 

 

 

“Lo spazio architettonico è simile al movimento dell’acqua. Ha una velocità, ci sono correnti trasversali di movimento, sbalzi in avanti o verso l’alto, può colare ad un punto morto, può essere profondo e largo, o poco profondo e ancora, può gorgogliare con l’unione di affluenti, si può agitare, saltare verso l’alto o cadere precipitosamente, l’acqua può essere fotografata, lo spazio non può, se non in una tempesta di polvere.”

Paul Rudolph

 

 Quella architettonica è più che altro un’esperienza di tipo psicologico.

Perché una posizione sopraelevata dà una sensazione di sicurezza e controllo, o una certa qualità di luce trasmette un senso di trascendenza, e perchè uno specchio d’acqua crea un’atmosfera surreale e meditativa? Si tratta di risposte inconsce e automatiche simili per tutti gli individui innescate da determinate situazioni spaziali? E  in quanto tali, possiamo considerarle come il modo con cui la mente interpreta la realtà fisica sulla base di una sorta di “esperienza ancestrale dell’ambiente primigenio” che, in qualche modo, potremmo ancora avere dentro di noi?

Questa dimensione psicologica comunque, caratterizza la vera architettura come forma di espressione artistica capace di comunicare con forza il proprio messaggio e qualifica l’architetto capace di operare a questo livello di complessità e con una tale profonda consapevolezza della materia e padronanza dei mezzi a disposizione, come artista. La materia prima dell’architettura cioè lo spazio architettonico, viene definito dalle superfici solide e dall’involucro che lo delimitano e lo organizzano; essi assumono così un ruolo decisivo, scolpendolo come  “materia grezza” e modulando l’intensità dell’azione a seconda del loro grado di permeabilità alla luce, di visibilità reciproca delle parti esterne e interne,  ma anche a seconda del loro grado di pesantezza, ovvero di densità materica e “grana” superficiale, della loro lucentezza e trasparenza oppure opacità. Insomma lo spazio architettonico può essere plasmato e caratterizzato attraverso la forma dell’involucro operando su più livelli con una logica sfumata e complessa.

Per esempio le superfici tridimensionali curvilinee e avvolgenti, se ben concepite, trasmettono una particolare intensa e coinvolgente sensazione di fluidità e dinamicità dello spazio che scivola su di esse senza soluzione di continuità, di tipo molto diverso rispetto a quella suscitata invece dagli spazi definiti da superfici piane e spigolose che generano un tipo di dinamismo più discontinuo e dal ritmo sincopato con accumuli di tensione in corrispondenza degli spigoli, dei giunti o dei tagli che fendono i piani.  La sensazione psicologica alla quale rimanda lo spazio architettonico, può essere simile a quella di un fluido; esso appunto può fluire, subire accelerazioni o rallentare, precipitare dall’alto e poi stagnare, può confluire o defluire placidamente, ma anche subire compressioni o depressioni.

L’esperienza architettonica dunque, consiste essenzialmente nella percezione dello spazio attraverso la luce grazie al movimento dell’osservatore, il che la rende di per sè, attiva e coinvolgente, ma soprattutto dinamica. Come l’azione necessaria per poter “scoprire lo spazio architettonico” infatti, anche la luce ha qualità strettamente legate alla dimensione temporale, con le sue sottili vibrazioni che mutano istante per istante;  essa può amplificare lo spazio ed enfatizzarne le qualità fisiche e, in un certo senso, può essere considerata anch’essa come un materiale dotato di consistenza plastica. In architettura la luce agisce come un vero e proprio “catalizzatore della reazione psicologica” ovvero dell’emozione architettonica. Modulandola in contrasto con l’ombra si possono creare effetti di drammaticità, oppure di tensione attraverso calibrati sottili tagli, si può enfatizzare il fondale di un asse ottico, o utilizzarla per creare un senso di ascensione catartica e di astrazione metafisica, o per conferire una vocazione meditativa ad un ambiente.

Le qualità dinamiche dello spazio architettonico, la dimensione temporale, l’incisività e la forza espressiva della luce con le sue vibrazioni, gli effetti di tensione o di drammaticità, di leggerezza o pesantezza, di trasparenza e opacità, le qualità delle superfici, la plasticità delle forme, i colori e persino l’inserimento o meno di elementi tratti dalla natura come le piante, sono tutti elementi di straordinaria importanza perché in definitiva, è attraverso di essi che l’architettura può esprimersi rendendo l’esperienza attiva dei propri spazi emotivamente coinvolgente.

In conclusione penso che nella percezione dell’architettura vi siano elementi invarianti perché strettamente legati alla nostra dimensione interiore, elementi cioè che, aldilà del tempo o del contesto culturale in cui viviamo, toccano corde profonde dell’animo umano ed è per questo che l’architettura vera, quella veramente bella,  si esprime con un linguaggio ineffabile che spesso è difficile da spiegare, ma che è sempre facile da capire.

 

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