Sulla Fogo Island, un estremo lembo di terra canadese in mezzo all’Oceano Atlantico, lo studio norvegese di Todd Saunders sta curando l’attuazione dell’“Arts Residency Program”, un piano per la costruzione di un nuovo centro d’arte “diffuso”, sei abitazioni sparse lungo tutta l’isola alle quali si aggiungerà un albergo a cinque stelle.
Long Studio, Squish Studio, Bridge Studio, Tower Studio… Sono i nomi di questi moderni rifugi, di dimensioni e livelli di comfort differenti ma tutti caratterizzati dal rapporto armonioso col paesaggio. Queste architetture riprendono elementi delle architetture tradizionali dell’isola, dai ricoveri per le barche ai magazzini del sale, ma a differenza di queste si aprono verso il paesaggio.
Attraverso grandi vetrate, gli interni dipinti di bianco accolgono la luce naturale e l’impostazione minimale e quasi spartana contribuisce a evitare ogni distrazione visiva nella percezione dell’ambiente esterno. È una natura sorprendente e selvaggia quella che circonda queste piccole architetture, spazzata dai forti venti e circondata dalle acque gelide dell’Atlantico.
Tutte le strutture appoggiano su pilastri, per ridurre l’impronta a terra degli edifici ed evitare il più possibile di coprire con una “colata di cemento” un territorio ancora estremamente poco antropizzato. Situati su promontori isolati o in prossimità delle coste rocciose, questi piccoli avamposti giocano sullo straniamento dato dall’assenza di altri riferimenti a scala umana.
Il disegno di tutti i manufatti ha due anime: la prima è dura e ruvida, con linee decise che si inseriscono nel profilo del paesaggio ed un aspetto massiccio, ben aggrappato al terreno. La seconda è più eterea, e si propone di mettere in comunicazione l’interno con l’esterno, utilizzando un gioco di trasparenze, riflessi ed assonanze.
Il concept delle strutture, che esternamente si presentano come dei semplici parallelepipedi rivestiti in legno di pino, è chiaro e definito. Al centro della progettazione c’è la possibilità di fruire della casa nel modo migliore a seconda delle stagioni, con differenti gradi di chiusura e protezione per sfruttare le lunghe giornate senza tuttavia essere in balia del tempo, sempre piuttosto mutevole a queste latitudini.
Dal punto di vista energetico, gli studi sono perfettamente autonomi e dispongono di sistemi per lo smaltimento ed il riciclo dei rifiuti. Progettate con l’idea di offrire rifugio e conforto, con un mix tipicamente nordico di pragmatismo e misura, queste piccole architetture si mettono a servizio dell’avventura, mescolando l’attenzione al paesaggio a un pizzico di poesia.
L’intervento, finanziato dalla Fogo Island Arts Corporation, mira alla valorizzazione in chiave turistica della piccola isola canadese, abitata da soli 2.700 abitanti. Un tempo l’economia da queste parti era legata a doppio filo ai proventi della pesca ma ora la difficile congiuntura economica spinge a cercare nuove strade.
La Fogo Island Arts Corporation propone un modello di sviluppo complesso che cerca di incorporare la bellezza di una natura selvaggia alle capacità di attrazione dell’arte, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. Il programma internazionale di residenza, al quale è possibile candidarsi da qualunque parte del mondo, permette di passare alcuni mesi in quello che potrebbe sembrare un eremo sperduto, una specie di esilio volontario, e che in realtà è sempre più connesso ai maggiori circuiti artistici internazionali.
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