Architetture del vino per il nuovo "fronte" urbano della città di Menfi (AG) | Santi Albanese

Tesi di laurea Menfi / Italy / 2005

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La tesi è il punto di arrivo di un percorso formativo, durato un intero corso di laurea, che deve dare risposte ad una serie di questioni che non abbiano come fine ultimo il progetto in se, ma siano l’esplicazione di un “metodo” che si serve degli strumenti di lettura della città e dei suoi “sistemi” per relazionare elementi che vadano oltre il progetto architettonico.
“Forse, tra non molto ci dimenticheremo dell’architettura degli oggetti ridondanti e solitari, che in questi ultimi anni, segnati dall’emergere di maniere esasperate, mette prepotentemente se stessa al centro di ogni questione relativa alle città o ai territori in cui viviamo. Forse, gli architetti, sperimentate tutte le possibilità formali che la cultura del nostro tempo e gli strumenti di rappresentazione mettono a loro disposizione, torneranno a riflettere sui significati delle loro opere in relazione a ciò che le circonda.”1
Rispetto alle suddette riflessioni, è utile interrogarci sul ruolo che il progetto di Architettura ha assunto nella città contemporanea e su quali siano gli elementi essenziali che il progettista deve tenere in conto per un corretto approccio a questo.
Assistiamo oggi, ad un mutamento dei rapporti di scala all’ interno della città; fino all’ Ottocento i “limiti” fisici del tessuto urbano erano univocamente determinati, in molti casi erano presenti ancora le mura che stabilivano il confine con il quale confrontarsi.
La strada urbana, che era l’elemento ordinatore, aveva la duplice funzione di essere da un lato strutturante della forma del tessuto e, dall’altro, luogo delle relazioni sociali.
Oggi si assiste ad una mutazione di questi elementi ordinatori; la stessa strada, come sostiene M. Augè, è diventata il luogo della mobilità e non più della sosta ,collegando realtà che si trovano anche a diversi chilometri tra di loro. In questo scenario, gli elementi che devono indirizzare il progetto vanno ricercati in un ambito non più urbano ma territoriale.
Dal mio punto di vista, solo nella lettura del territorio è possibile individuare l’approccio adeguato ad un progetto che sappia confrontarsi con gli “elementi cospicui” del paesaggio e, nello stesso tempo, sappia stabilire relazioni con il suo immediato intorno. E’ questo l’obiettivo che il progetto vuole proporsi: dare una risposta concreta ad un problema che riguarda la città, nel senso più urbano del termine, riuscendo a fare interagire tale intervento con un “sistema” più ampio.
L’intento progettuale è quello di istaurare nuove relazioni tra le parti contribuendo a modificare l’immagine del paesaggio e il rapporto che la città ha con questo tenendo conto dell’impianto ippodameo sul quale si articola il tessuto urbano.
Menfi struttura i suoi edifici attorno ai cortili istituendo rapporti con porzioni di paesaggio circoscritte al cielo e alla vegetazione interna alle corti; l’intento che il progetto vuole perseguire è duplice: da un lato dare forza all’asse baricentrico del tessuto urbano disegnandone la conclusione e,dall’altro, “invertire il senso” di questa città consentendole un’ apertura totale al suo paesaggio attraverso il tema della “porta urbana”. A tale compito partecipa sia la morfologia dell’intervento che vuole porsi come “segno urbano”, sia il progetto di suolo che l’edificazione di questo comporta.
La tesi intende, inoltre, trovare la sua giusta “misura” attraverso il concetto di semplicità
“Un edificio è semplice non perché le sue forme fanno riferimento alla geometria elementare, non perché esso è tutto immediatamente visibile o perché le sue parti si comunicano come tutte necessarie […]
...Nella semplicità non deve esservi nulla di precostituito, nulla di immobile, ma tutto deve divenire equilibrio, misurazione, relazione tra punti, organizzazione vitale, misteriosa trasparenza. [...]
Un edificio semplice poggia cioè su di un principio insediativo come sulle proprie fondazioni fisiche. Dalla capacità di individuare con certezza tali fondazioni – in quanto connessione col suolo e con la geografia che ne rappresenta la storia – dipendono molte delle possibilità di un’ architettura di diventare semplice, cioè necessaria in tutte le sue parti e direttamente connessa con i principi della propria costituzione.” 2
In questo contesto assume un ruolo significativo lo studio della “sezione” che risulta un mezzo indispensabile per fare interagire il progetto con la morfologia del luogo, la quale talvolta viene “modificata” al fine di rendere evidente il “limite” dell’intervento.
“Il progetto come modificazione è anche lo strumento operativo ragionevolmente praticabile quando si agisca sul paesaggio, per ciò che perdura di questo concetto, per mezzo di una strategia, per interventi discreti, per spostamenti minimi capaci di vasti cambiamenti di senso”.3
Attraverso i mezzi di cui si serve, l’intervento ricerca la sua monumentalità che non va intesa come manifestazione di “grandezza” o di “bellezza”, ma come costruzione materiale in grado di presentarsi ad un elevato livello di “integrità, di tensione, di sottigliezza ,profondità di connessioni e di invenzione”.4
Un altro tema che il progetto intende esplorare è la questione del “vuoto urbano” (inteso non solo come spazio interstiziale , bensì come inclusioni non costruite, aree agricole degradate, aree dimesse) non dal punto di vista del riempimento totale, ma come elemento di instaurazione di relazioni privilegiate tra parti non omogenee.
Il progetto intende utilizzare gli elementi che il luogo possiede per ristabilire le relazioni tra le parti attraverso l’individuazione delle diverse regole con cui nel tempo si è trasformata la morfologia del luogo stesso perché, come scrive Ch. Norberg Shulz., “Lo scopo essenziale dell’Architettura è quello di trasformare un sito in luogo, ossia di scoprirne i significati potenzialmente presenti nell’ambiente dato a priori”.5
Per questo motivo la tesi si preoccupa della rifunzionalizzazione attraverso un “disegno urbano, fatto di interventi “puntuali” di recupero dell’edilizia esistente, che prevede la ricontestualizzazione dei segni caratterizzanti il luogo. Il processo sopradescritto è il frutto, talvolta, di un lavoro di non totale trasformazione ma di adattamento, che vuole ristabilire le relazioni tra le parti attraverso lo spostamento di minime quantità di “materia”
Intendo precisare infine che il progetto non intende avere la pretesa di essere un’ ipotesi risolutiva né definitiva, ma vuole piuttosto esprimere la “maturazione” di un metodo di lavoro e di un modo di vedere le cose perché, come dice Le Corbusier, un architetto è tale in quanto ha “occhi per vedere”6







1 Alberto Ferlenga, da Casabella n° 739/740, pag. 78
2 Vittorio Gregotti, Dentro l’Architettura, Ed Bollati Boringhieri, 1991, pag. 87-88
3 Vittorio Gregotti, Dentro l’Architettura, op cit. pag. 73
4 Vittorio Gregotti, Dentro l’Architettura, op cit. pag. 69
5 Ch. Norberg – Schulz, Genius Loci, Ed. Electa, 1986
6 Le Corbusier, Verso l’Architettura, Ed. Longanesi, Milano, 1984

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    Project details
    • Year 2005
    • Status Unrealised proposals
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / multi-purpose civic centres / Parking facilities / Single-family residence / Multi-purpose Cultural Centres / Concert Halls / Libraries / Associations/Foundations / Urban Renewal
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