Restauro e riuso del Convento di San Domenico in Martina Franca (TA) | Luigi Giuseppe Massara

Progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, direzione lavori e direzione artistica Martina Franca (TA) / Italy / 2008

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Principali notizie storiche sull’edificazione del Convento. Il convento domenicano è sorto ai piedi del Colle di Montedoro intorno al 1400, così come si apprende dal Domenicano Michele Piò nell’opera (Bologna 1655) “Della nobile progenie di San Domenico”. Manca del tutto la documentazione circa la costruzione del convento e della chiesa preesistente all’attuale chiesa barocca. Per il chiostro è possibile parlare genericamente di stile gotico per la presenza degli archi ogivali: nel 1400 a Martina non è possibile parlare di un determinato stile, ma di un apporto culturale di un ambiente contadino, anche se non manca da parte dei frati una certa individuazione stilistica, uno stile mendicante, un gotico nostrano, molto sobrio e spoglio di elementi caratterizzanti. E’ certo che questa costruzione testimonia una vitalità religiosa che impegna frati e cittadini in un lavoro che scaturisce da un gesto spontaneo e sincero di fede. Non risultano documentate spese fatte dal convento prima dell’anno 1662. – Tempi di costruzione Dalle strutture e dai particolari significativi bisogna pensare che attraverso i secoli sia stato ampliato. Originariamente sarà sorto un edificio a pianterreno a pianta quadrata intorno al chiostro circondato dalle colonne che sorreggono gli archi ogivali con al centro il pozzo. Nel ‘500 il convento avrà avuto la prima modifica: due lettere M.D. scolpite su un pilastro stanno a ricordare, più che un avvenimento della vita conventuale qualche ritocco specifico all’edificio. Nel ‘600 e poi nel ‘700, quando il convento di Martina diventa un centro di attività culturale soprattutto per i giovani, quando il convento di Martina dovrà ospitare i numerosi Padri della Provincia Pugliese partecipanti ai capitoli provinciali qui celebranti, fu elevato il primo piano con stanze più ampie e più decorose. Sul portale di una di queste stanze c’è una iscrizione che porta la data del 1719. Un altro elemento crea un certo interesse. Nell’atrio del convento, sul lato sinistro entrando, è scolpita una Croce, che ripete un elemento stilistico crociato, comune a quasi tutti i conventi domenicani. Nel ‘700, quando si decide la costruzione della nuova chiesa, il convento è rimaneggiato ed ampliato, si crea uno scalone spazioso , una struttura principesca , per accedere al primo piano. Si continua la costruzione nella parte posteriore, acquistando vecchie case per creare nuove stanze ed accogliere più degnamente i numerosi Padri di passaggio. Al piano terra restano il refettorio con la relativa cucina, la sala delle riunioni, la biblioteca e la foresteria. Chiesa e convento furono dedicate a San Pietro Martire, frate domenicano, entrato giovanissimo nelle file dell’ordine domenicano, calunniato e allontanato dall’ordine religioso, fu successivamente riabilitato. Durante un viaggio da Milano a Como, fu assassinato e fatto Santo dal Papa Innocenzo IV, nel 1252, dopo appena un anno dalla sua morte. Di fronte allo scalone al primo piano sorse nel 1754 per volontà del Priore ( il lettore Fra Raimondo Caramia), una spaziosa Cappella dove i frati, senza scendere in Chiesa, potevano nel silenzio pregare ed immergersi nella meditazione. Quanto innanzi è confermato in un documento del 1754 che riguarda la volontà di costruire il cappellone di San Domenico, su disegno dell’architetto B.F. Rapzino, per un costo complessivo pari a cinquecentoventi ducati e con materiale proveniente da Napoli. Nel 1799 i francesi occupano il napoletano e viene costituita la repubblica partenopea, le truppe francesi occupano il regno di Napoli. Il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, entra vittorioso nella città partenopea ed è nominato Re del Regno delle Due Sicilie. A lui succede Gioacchino Murat il quale decreta la definitiva soppressione degli ordini religiosi possidenti e l’incameramento di tutti i beni ecclesiastici. Il convento di San Domenico passa al Demanio Statale che nel 1813 lo adibisce a caserma della Gendarmeria col titolo di Giustizia di pace. La caduta di Napoleone, con la disfatta di Waterloo nel 1814, portò allo sfacelo l’impero Napoleonico e all’apertura del Congresso di Vienna del novembre del 1814, col proposito di dare un assetto politico e territoriale da parte delle potenze vincitrici a tutta l’Europa.. Con la Santa Alleanza il Congresso di Vienna affermò l’importanza della Chiesa in tutte le sue strutture, cosicché venne riconosciuto lo Stato Pontificio. Il ritorno degli ordini religiosi nel Regno delle Due Sicilie fu una delle prime preoccupazioni sia da parte dei Superiori maggiori e sia dagli organi dello stato che trovavano nei detti Ordini i fautori delle istituzioni caritative e dell’istruzione pubblica e privata, soprattutto nelle provincia meridionali dove l’analfabetismo era una piaga dolente se si pensa che, per tutto il Regno, dopo la restaurazione, esistevano solo cinque licei governativi e poche scuole elementari. Il cardinale Indico Caracciolo, che conservava un legame di simpatia e di affetto per Martina, in pochissimo tempo concesse il suo assenso, cui seguì l’autorizzazione del Sovrano. Infatti con una procedura di urgenza al Sindaco di Martina giunse il beneplacito del Re per cui era concesso ai domenicani già dal 29 aprile del 1819 di entrare in possesso del convento. Il convento, trasformato in caserma, era ridotto in pessime condizioni: pareti rovinate, finestre sgangherate, vetri rotti, porte inesistenti, rottami giacenti nelle stanze, nei corridoi e nelle scale. L’impegno del Governo Borbonico in seguito al Concordato di restaurare i conventi degli ordini religiosi fu lodevole sotto ogni aspetto. Al convento furono assegnati beni materiali ed una rendita di 1088 ducati e grana 34. Gli anni, che dall’inizio della Restaurazione portano alla chiusura definitiva del Convento di Martina Franca per la seconda soppressione del 1862, sono caratterizzati dalla presenza di tre padri domenicani, di cui l’ultimo dovrà costatare lo sbandamento completo da cui è travolto il Convento di Martina Franca. Durante ilo secolo scorso è stato adibito a palazzo di giustizia con il carcere al 2° piano e ad ufficio postale. Durante i lavori di Restauro, ancora in corso, sono stati rinvenuti degli affreschi di notevole bellezza e pregevole fattura sulle volte del Chiostro. Nell'esecuzione dei lavori si è cercato di rispettare l'identità storica, architettonica e strutturale dell'edificio effettuando lavori di adeguamento sia statico sia alle vigenti norme di sicurezza, rendendolo fruibile al pubblico e sicuro per il suo riuso.
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    Project details
    • Year 2008
    • Work started in 2004
    • Work finished in 2008
    • Client Comune di Martina Franca /TA)
    • Status Current works
    • Type Monuments
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