incerto/possibile | francesco fiotti

New York / United States / 2005

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incerto/possibile è un’installazione sonora definita dalla figura geometrica del cubo la cui identità fisica non è percepibile se non in un secondo momento. Il cubo infatti è svuotato e, non avendo pareti di delimitazione, come in una scultura di Oteiza, è una struttura permeabile, ricettiva, un vero e proprio risuonatore che si relaziona con l’ambiente circostante. Il pensiero corre a Le Corbusier e alla sua definizione di acustica visuale o acustica delle forme. L’architetto ritiene che le opere d’arte con le loro forme non sono semplicemente poste in un ambiente, ma interagiscono con esso; tra esse e lo spazio circostante scorre una sorta di flusso: “Azione dell’opera (architettura, statua o pittura) sull’intorno: delle onde, delle grida o clamori, dei tratti sorgenti come per irraggiamento, come azionati da un esplosivo; il sito vicino o lontano ne è scosso, colpito, dominato o accarezzato. Reazione dell’ambiente: i muri della stanza, le loro dimensioni, il posto con i diversi pesi delle sue facciate, le distese o le pendenze del paesaggio e fino agli orizzonti nudi della pianura o quelli increspati delle montagne, tutto l’ambiente viene a pesare su questo luogo dove si trova un’opera d’arte, segno di una volontà umana, gli impone le sue profondità o i suoi rilievi, le sue densità dure o morbide, le sue violenze o le sue dolcezze”. In incerto/possibile il rapporto è più complesso perché l’interazione è duplice: per un verso riguarda la struttura, per come è, in seno allo spazio, come parte di un tutto, e, al contempo, espressione del nesso tra contenitore e contenuto, per altro verso si pone in rapporto dialettico con l’ascoltatore-spettatore flettendosi alle scelte di percorso operate. Tale dinamica creativa segue l’idea di opera d’arte quale luogo di apertura di sensi. incerto/possibile è il luogo dell’esperienza “molteplice” dove realtà e senso della possibilità si fondono in un unicum imprescindibile. Così il vuoto accoglie frammenti di altri pensieri, universi possibili, suoni lontani. Tracce di costellazioni sospese al suo interno, creano uno spazio concavo-convesso che moltiplica i piani acustici, ampliando le possibilità d’ascolto. Il processo di sedimentazione coinvolge naturalmente anche il piano. Quest’ultimo, il luogo del cammino, non è perfettamente orizzontale, ma risulta segnato da tre impronte circolari di grandezza differente che ne configurano l’andamento come una vera e propria erosione, un sorta di suolo lunare. I tre cerchi infatti sono come gocce che incontrano la superficie in punti e istanti diversi, imprevedibili, la cui complessità non può essere abbracciata totalmente dall’esperienza, i cui riflessi invadono tutto lo spazio. Il vuoto tra i cerchi è l’ambito in cui si definiscono le relazioni e al suo interno l’ascoltatore si muove durante l’esecuzione, ma non in maniera prestabilita. La configurazione aperta dello spazio consente infatti di non avere un ingresso e un’uscita unici, ma diverse possibilità di accessi e anche di percorsi. Per tale ragione tutta la struttura si definisce come luogo della possibilità. Una volta entrato l’ascoltatore si muoverà all’interno ponendosi in rapporto con la sua stessa percezione del evento spaziale e sonoro, che lo avvolgerà giungendo da più punti dello spazio. Le stesse variazioni altimetriche dei percorsi entrano in gioco nell’esperienza percettiva e pongono l’ascoltatore di fronte alla scelta del cammino da seguire; in alcuni punti infatti i vuoti si trovano alla stessa quota dei cerchi rendendo possibile accedervi e muoversi al loro interno. I suoni che animano incerto/possibile hanno un rapporto diretto con la struttura stessa, si può dire che essi sono il risultato della trasformazione in onde sonore dello spazio in questione. Le fonti di suono vengono distribuite in più punti dello spazio e ciascun punto si connota di un percorso sonoro pensato in funzione della sua ubicazione in seno alla struttura. Ad esempio la musica predisposta per i tre cerchi fotografa, dal punto di vista del processo formale, il movimento delle acque prima e dopo la caduta di una goccia: stasi – perturbazione – nuovo equilibrio. All’ascoltatore-spettatore, a seconda del camminamento scelto, si aprono soluzioni acustiche differenti nell’ottica dello svelamento e della scoperta; percorsi di suono - vissuto come forma - magmatici, filigranati, contrappunti di masse e contrappunti di linee. In comune, l’idea della circolarità e dunque, idealmente, della inesistenza di un inizio e di una fine. incerto/possibile pone in campo una serie di problematiche; non è una semplice installazione, ma un pretesto per provocare partendo da un’opera. incerto/possibile solleva la questione del rapporto tra lo spazio e il suono, proponendo un suono dello spazio, cioè una musica la cui struttura ha la stessa radice d’identità con lo spazio architettonico che l’accoglie. Tanto vale anche per la forma musicale e cioè del rapporto tra suono e tempo anch’esso espressione delle forme architettoniche. Se il tempo è forma e la forma è anche spazio, allora il tempo è spazio. Dunque un tempo senza Kronos. Da qui il problema della simultaneità e cioè della sospensione, se possibile, di una struttura cronologico – narrativa per avviare un rapporto con il luogo, una relazione fatta di istanti. L’idea di fornire diversi punti d’ascolto disseminati all’interno dell’installazione, fonti di suono pluridirezionali significa ripensare all’ascolto inteso come portatore di senso, per uscire dall’ascolto meccanico e sistematico, dall’ascolto come ripetizione del già conosciuto per aprirsi all’ascolto del suono dello spazio, alla riscoperta delle categorie preplatoniche dell’ascolto.
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    incerto/possibile è un’installazione sonora definita dalla figura geometrica del cubo la cui identità fisica non è percepibile se non in un secondo momento. Il cubo infatti è svuotato e, non avendo pareti di delimitazione, come in una scultura di Oteiza, è una struttura permeabile, ricettiva, un vero e proprio risuonatore che si relaziona con l’ambiente circostante. Il pensiero corre a Le Corbusier e alla sua definizione di acustica visuale o acustica delle forme. L’architetto ritiene che le...

    Project details
    • Year 2005
    • Client the architectural league
    • Status Unrealised proposals
    • Type Exhibitions /Installations
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