fare nuove tutte le cose | massimo battaglio

concorso per l'adeguamento liturgico della cattedrale di Alba (CN) Alba / Italy / 2007

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Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore:
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa,
splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa
(Preconio pasquale)

La cattedrale è per eccellenza il luogo che ricorda la perenne presenza del Cristo Risorto, fondatore e capo della Chiesa universale e di ogni sua espressione locale. In molti momenti dell'anno liturgico, la cattedrale rinnova questa propria funzione: specialmente nella Messa Crismale, ma anche nelle celebrazioni delle ordinazioni sacerdotali e nei tanti altri momenti forti della vita diocesana.

L'articolazione spaziale della cattedrale non può quindi che nascere da questo particolare quadro esigenziale, rendendolo ininterrottamente evidente come segno artistico, architettonico ed urbano.

"Fare nuove tutte le cose" costruisce lo spazio sacro partendo dall'altare, concepito come il centro ideale e reale dell'assemblea. L'altare è il luogo dell'emanazione del divino, l'Ursprung, il Punto Primo da cui originano tutte le cose: è posto in modo tale da rappresentare il punto di fuga delle linee della costruzione. Dal suo centro si irradiano i principali spazi dell'azione liturgica: l'ambone, la cattedra vescovile, le sedi sacerdotali, il coro, l'assemblea.

Ma i limiti esterni di questo spazio sono definiti da presenze minori, pure importanti, che simboleggiano altrettanti momenti della vita cristiana: il portico pensato come luogo dell'accoglienza, il fonte battesimale, la penitenzieria, le cappelle della Parola e delle offerte.

I contorni dello spazio assembleare sono inoltre pensati in modo da conferire particolare unitarietà all'assemblea stessa, ed insieme, da rappresentare figurativamente la più ampia assemblea diocesana: sono circondati da grandi stendardi, con le immagini dei santi patroni delle parrocchie albesi.

Tutto lo spazio della cattedrale risuonerà per le acclamazioni del suo popolo in festa.

La cattedrale di Alba si presenta come sintesi e stratificazione dei segni lasciati dalle diverse stagioni della storia albese, che è parte della più ampia storia della Salvezza. Sulle fondamenta preottoniane si sono avvicendate le testimonianze di una civiltà in continua evoluzione: le navate romaniche, il presbiterio sopraelevato, le murature novelliane e quelle ottocentesche. Nuovi altari hanno rinnovato i precedenti. Ogni secolo ha lasciato una propria chiara impronta, rimodellando volta per volta lo spazio.

La Chiesa del 2000 abita in questa storia. L'oggi è parte di questo cammino.

Adeguare la cattedrale alle moderne esigenze della liturgia, non significa quindi inserire qualche nuovo mobile, cercando di muoversi in punta di piedi per non offendere la storia. Significa piuttosto reinterpretare questa storia, valorizzandone le tracce materiali, e ad esse affiancando quelle dell'oggi.

Ai valori vissuti dalla Chiesa di oggi si ispireranno i singoli elementi che verranno inseriti nello spazio, ed in particolare agli ideali enunciati da Paolo VI nella Costituzione Apostolica con la quale si promulga il messale romano riformato a norma del Concilio Ecumenico Vaticano II

Le forme degli arredi avranno di mira una nobile semplicità; non indugeranno nell'ornamento; saranno lavorate in modo essenziale e perfetto. Le scelte tecniche saranno improntate al criterio della verità delle cose, che suggerisce materiali naturali e di strutture intelleggibili.I singoli oggetti e la loro armonica disposizione tenderanno all'educazione dei fedeli e alla dignità di tutto il luogo sacro. Ogni oggetto sarà disegnato e collocato in modo da esprimere chiaramente il proprio valore simbolico.

Sin dall'ingresso in chiesa, gli occhi sono condotti immediatamente all'altare attraverso una doppia teoria di stendardi di forma e posizionamento tale da creare una convergenza di linee sul suo centro.

E' stato scelto di riprendere l'antica tradizione dello stendardo: soluzione pratica, non invasiva della struttura esistente, e facile da rimuovere qualora ve ne fosse il bisogno.

Ogni stendardo rappresenta uno dei santi cari alla città di Alba:

San Giovanni Battista, San Giuseppe,
Santa Maria Maddalena, San Paolo,
Santa Caterina, Santi Cosma e Damiano,
San Cassiano, San Domenico.

Sopra la cattedra vescovile verrà posto un dop¬pio pannello rappresentante la Croce, a ricordare due importanti attributi di Gesù, sotto cui vanno i titoli di altre due parrocchie albesi:

Cristo Re; Divin Maestro.

Dalla croce emanano motivi ornamentali: fiori e piante stilizzate. Il motivo si diffonde a raggio su ogni stendardo, sottolineando il concetto di emanazione e derivazione della vita dall'Assoluto (Dio) e richiamando una tradizione iconografica e filosofica che affonda le sue origini nel Medioevo e trova nell' Arbor vitae crucifixae, del mistico francescano Ubertino da Casale. Il pannello con la croce è attraversato da un raggio di luce che punta verso l'alto, metafora della Lux Aeterna del divino.

Sul lato posteriore di ogni pannello o stendardo si avrà un cielo stellato stilizzato: al di fuori della luce dell'Assoluto c'è il buio della ragione e del cuore, un'oscurità che, comunque, non è mai totale perché Dio ha dato alla verità nu¬merose porte, perché tutti vi possano accedere (detto ebraico).

Gli stendardi saranno in tessuto pregiato e porteranno impressa, a stampa artistica, l'immagine del relativo Santo. Saranno appesi agli archi fra le navate, ad un'altezza tale da sovrapporsi visivamente ai rosoni delle navate laterali. Ma la loro presenza non impedisce il filtrare della luce naturale.

I pannelli dietro la cattedra saranno in legno dipinto.

Il presbiterio è definito da una pedana di tre gradini ed ospita l'altare, i seggi e l'ambone. L'altezza della pedana (50 cm sul pavimento dell'aula) associata a quella dell'altare (90 cm) è tale per cui l'occhio di una persona di media statura si ferma sul calice eucaristico.

Occupa quasi tutta l'ultima campata dell'aula, inglobando una parte della scalinata che conduce al coro antico. Il pavimento propone un duplice disegno: le singole lastre, di pezzatura simile a quelle dell'aula, ne proseguono l'orientamento, ma si dispongono a raggera intorno all'altare, dirigendosi verso gli altri poli della celebrazione: l'ambone, la cattedra del vescovo, i seggi dei celebranti.

La costruzione e della pedana consente di mantenere la continuità del pavimento attualmente in corso di realizzazione, semplicemente appoggiando, su di esso, con una struttura leggera, realizzata a secco.

L'altare sta sotto la crociera, non in perfetta corrispondenza geometrica con la volta, ma in un punto avanzato: per rendere più ampi i movimenti liturgici, e per sottolineare la prossimità con l'assemblea.

Ha la forma di un grande tavolo allungato, il cui piano orizzontale poggia per punti su un massiccio basamento. Le dimensioni del piano permettono che i celebranti vi si dispongano su un lato, componendo un ideale arco che prosegue sul lato opposto, dove sono i fedeli.

Le forme del basamento, composto da strette lastre di marmo rosso che sorgono da terra, riconducono alla dimensione verticale del sacrificio, che si eleva, anche figurativamente, verso il cielo.

Le lastre del basamento formano quattro concavità, una per lato, in modo che l'occhio sia portato a mirare verso il centro esatto: dove si svolge il rito eucaristico. A quel punto si ricollegano, tutti gli elementi dell'arredo liturgico.

La base dell'altare verrà realizzata con il marmo rosso previsto nella scacchiera del pavimento del presbiterio, mentre la mensa sarà costituita da una consistente lastra di marmo chiaro.

L'ambone è posto sull'angolo nord-occidentale del presbiterio, secondo la tradizione che vuole che il Vangelo venga proclamato verso le tenebre. Sorge in posizione esorbitante rispetto al perimetro della pedana, in modo da proiettarsi verso l'assemblea.

Come l'altare, esso è sorretto da lastre di marmo rosso alte e sottili, sulle quali è sospeso il leggìo, realizzato con una lastra in marmo chiaro analoga al quella della mensa. Le lastre sorgono direttamente da terra, disponendosi secondo un profilo scalettato, con il vertice verso l'aula, in modo da sottolineare ulteriormente che l'annuncio della Parola è rivolto al popolo.

La cattedra è posta al fondo del presbiterio, in diretta corrispondenza visuale rispetto all'altare. Sorge su una ulteriore piccola pedana sollevata di due gradini, per favorire il dialogo tra il vescovo, i sacerdoti concelebranti e il popolo.

Il suo disegno non si distingue da quello delle altre sedi per i concelebranti, e consiste in un cubo in marmo, al centro del quale è scavato il sedile. Così il vescovo appare come primus inter pares, e si segnala per la propria posizione centrata, più che per la ricchezza del proprio seggio.

E' segnalata da un alto pannello di fondo, sul quale è raffigurata la Croce, simbolo di Cristo re e maestro, vero centro dell'assemblea liturgica. Il pannello di fondo scherma parzialmente la vista del vecchio altare barocco, in modo da concentrare l'attenzione sull'altare nuovo.

Il sagrato, luogo di mediazione tra lo spazio sacro e la ferialità della storia urbana, è stato previsto in modo da favorire la feconda compenetrazione tra questi due aspetti della vita. Data la grande importanza del tema dell'informazione nella cultura odierna, l'endonartece è stato allestito con pannelli per materiale informativo, che simboleggeranno la continua proiezione della presenza ecclesiale verso la quotidianità. I pannelli saranno sospesi tra le arcate del portico, creando un senso di trasparenza ulteriormente simbolico, e permettendo di non intaccare i muri storici della chiesa.

Parte dello spazio corrispondente alla prima campata delle navate, è stato mantenuto sgombro da banchi, per premettere un approccio graduale dei fedeli verso il luogo della celebrazione.

A sinistra di questo spazio si trova il fonte battesimale, riconfermato nella propria posizione. A destra si è creato un analogo spazio dedicato al sacramento della riconciliazione, altro passo fondamentale che precede l'accostarsi al sacrificio eucaristico.

Le balaustre che oggi chiudono le cappelle del Crocifisso e del Sacro Cuore, saranno spostate prima dell'ultima fila di banchi, per sottolineare la separazione tra lo spazio della soglia e quello della partecipazione attiva alla celebrazione.

Come detto, lo spazio dedicato al sacra¬mento della riconciliazione è stato otte¬nuto riutilizzando la prima cappella della navata destra, appropriatamente dedicato al Crocifisso.

Mediante l'uso di pannelli rigidi in legno dipinto, si è creato un percorso labi¬rintico, che porta ad un "salottino" nel cuore della cappella, dove è possibile l'incontro riservato tra il fedele ed il sacerdote.
I pannelli saranno differenti sulle due facce: verso l'esterno avranno la colorazione viola tipica dell'attesa e della penitenza; all'interno saranno bianche e dorate, a simboleggiare la gioia della riconciliazione.

Il percorso che, partendo dal sagrato e dalla soglia, prosegue con il fonte battesimale e con la cappella della riconciliazione, procede verso l'altare con la Cappella della Parola. Ispirandosi all'uso, sempre più frequente, di mettere a disposizione dei fedeli un leggìo con il lezionario aperto sulle letture del giorno, si è previsto il riuso in tal senso, della seconda cappella della navata destra.
Sarà possibile, soprattutto nelle celebrazioni solenni, partire da qui per compiere la processione al Vangelo, passando attraverso l'assemblea e coinvolgendo quindi la totalità dello spazio liturgico.
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    Project details
    • Year 2007
    • Client Curia Arcivescovile di Alba (CN)
    • Status Competition works
    • Type Churches / Monuments
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