Restauro del Castello d'Alagno | Salvatore Solaro

Somma Vesuviana / Italy / 2005

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Il castello aragonese di Somma sorse per sostituire quello di origine normanna ubicato più a monte. In quest'ultimo, madonna Lucrezia d'Alagno si ritirò, allorquando morì re Alfonso d'Aragona nel 1458, per mettere al riparo se stessa e le sue ricchezze dall'odio e dalle invidie dei cortigiani del nuovo re ed anche dalle personali mire del nuovo sovrano successore. In seguito, poiché la rocca sul monte era d'accesso troppo disagevole ed il castello stesso, rovinato in più punti, Lucrezia concepì ed attuò il disegno di un nuovo e più comodo castello a ridosso del centro abitato. Il nuovo castello sorse con quattro torri rotonde e merlate, di cui due stringevano nel mezzo una larga facciata in cui si apriva a piano terreno il largo fornice del portone d'ingresso e, al piano nobile, tre alte finestre illuminavano gli ambienti di rappresentanza, mentre dai terrazzi delle torri si ammiravano, con ampia visuale, a sud il verdeggiante monte e a nord la pianura campana da Nola a Napoli. Delle quattro torri angolari, originariamente allo stesso livello, oggi due restano ad un livello più basso e due, maggiorate di un piano, ad un livello più alto. La visione del castello attualmente è possibile percorrendo la circonvallazione meridionale di Somma, sia da est sia da ovest, e s'impone per la fierezza e per la bellezza della sua compatta mole.

1.3 DESCRIZIONE DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Il castello si trova nella parte alta di Somma, al di fuori delle mura aragonesi, verso la montagna. Si accede mediante un viale in salita. Dopo un atrio si passa in un cortile scoperto, chiuso dalle ali della costruzione, con ai lati gli ingressi delle scale. Al piano ammezzato a destra, vi sono le celle e a sinistra due vani. Al primo piano si svolgono i saloni, le scale residenziali delle ali e i terrazzi sulle torri ad ovest, mentre ad est le stesse, sopraelevate, contengono vani; su tutte il parapetto riproduce le merlature. I corpi di fabbrica sono coperti con volte a botte lunettata per il braccio principale e con volte a gaveta per quelli laterali. Nel salone d'ingresso è ricavata nello spessore del muro la cappellina. Il sottotetto è un corpo aggiunto nella seconda metà dell'ottocento con copertura a capriate in legno a due falde con coppi. Su tutto emerge la colombaia-torre belvedere. Un vasto giardino-frutteto circonda lo stabile isolato tutt'intorno da ampie strade.

1.4 RESTAURI
Alla fine del XVIII sec. il castello subisce, ad opera dei marchesi De Curtis, un radicale restauro con notevoli modifiche sia planimetriche sia estetiche, che trasformano il rude stabile cinquecentesco in una villa settecentesca con caratteri neoclassici e aggiungono il piano sottotetto con copertura a coppi, sorretta da capriate in legno. Le sale superiori vengono distribuite diversamente dell'impianto originale e arricchite di stucchi con il rifacimento di porte ed infissi.

2. CRITERI DELL’INTERVENTO DI RESTAURO
Il progetto di restauro ha teso a privilegiare il momento metodologico e quello applicativo, tenendo conto del divario esistente tra i principi teorici e i risultati pratici.
Com’è stato giustamente ribadito nei dibattiti sul restauro, “si restaura perché è stato riconosciuto un valore particolare, artistico o documentario, estetico o storico ad una serie di oggetti. Perché questi oggetti sono considerati, dalla cultura attuale, come opere d’arte o come testimonianza di storia”.
Alla luce di ciò è stata necessaria un’accurata indagine che consentisse di esprimere un giudizio di valore, avvenuta attraverso documenti storici ma soprattutto direttamente sulla fabbrica, analizzando le stratificazioni, la consistenza materica, gli interventi di restauro precedenti e le trasformazioni negli anni. Dunque si è data particolare importanza alla fase di rilievo, che ha consentito di accertare la consistenza fisica e materica dell’edificio, la qualità dei materiali, le tecniche costruttive e il processo di degrado della materia nonché la cronologia delle fasi costruttive dell’edificio stesso, perché un edificio non è mai uguale ad un altro. Dalla conoscenza diretta del monumento è emersa l’esigenza di limitare il restauro alle sole operazioni indispensabili al sussistere dell’integrità delle opere giunte fino a noi.
Alla luce delle conoscenze acquisite durante le fasi di rilievo, si è ritenuto che i criteri metodologici da adottare per la progettazione delle opere a compiersi debbono essere assunte alla luce dei più avanzati orientamenti in materia di approccio alla esecuzione e gestione di un cantiere di restauro. Tali orientamenti non appartengono soltanto a taluni settori della cultura del restauro, ma ormai da tempo sono diventati patrimonio indiscutibile di tutti gli operatori e delle istituzioni preposte alla tutela del patrimonio architettonico ed ambientale.
In definitiva, l’intervento ha teso alla conservazione del monumento nel suo complesso, senza alterarne la spazialità degli ambienti interni e le caratteristiche architettoniche, ma soprattutto nel rispetto degli elementi ormai “consolidati” e configuranti l’attuale aspetto dell’edificio. Pertanto, tutti gli ambienti saranno leggibili nella loro conformazione originaria.
Si è data particolare importanza al progetto di allestimento di alcune sale (quelle destinate al Museo virtuale e le sale didattiche). Le stesse apparecchiature del Museo virtuale non trasformano l’architettura del monumento e non si sovrappongono ad essa. Esse sono tecnologia volta ad una fruizione moderna del monumento.
Le aule didattiche poste nel sottotetto sono separate da pareti scorrevoli interamente richiudibili su un lato, in maniera da potere, all’occorrenza, avere un unico grande ambiente in occasione di convegni e/o conferenze.
Per la fruizione dell’immobile anche ai diversamente abili, è stato collocato un ascensore nel cortile la cui struttura, completamente in acciaio e vetro, è rivestita con una maglia di acciaio ad ossidazione controllata che nasconde le parti tecnologiche della macchina, lasciandole solo intravedere. La scelta di rivestire la cabina dell’ascensore è derivata dalla considerazione che le forme e la materia della tecnologia a vista, ci sembravano più invasive e pregnanti del rivestimento in acciaio, che invece, nella sua finitura ossidata, riporta alla memoria dei tempi passati, alle armature dei cavalieri, alle spade e alle lance conficcate nella roccia. Una sorta di Excalibur a difesa degli abitanti del castello.


Attenzione particolare merita l’allestimento, al piano nobile, del museo tecnologico di scienza dei vulcani “Vesuvius”, progettato per diventare un centro museale interamente dedicato alla conoscenza dei vulcani basato sulle più moderne tecniche di comunicazione espositive.
La città di Somma Vesuviana si propone come la sede ideale per ospitare questo grande progetto: vanta un’antica tradizione di ospitalità e cultura, dista pochi chilometri dalle aree archeologiche, è ottimamente collegata con il sistema di viabilità della regione, è circondata dalla rigogliosa vegetazione del Parco Nazionale, del quale rappresenta una straordinaria e immediata porta d’accesso.
L’introduzione nelle sale del Castello di una struttura espositiva e scientifica di alto livello contribuirà notevolmente alla promozione della città, soprattutto in termini di visitatori e turisti.
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    Il castello aragonese di Somma sorse per sostituire quello di origine normanna ubicato più a monte. In quest'ultimo, madonna Lucrezia d'Alagno si ritirò, allorquando morì re Alfonso d'Aragona nel 1458, per mettere al riparo se stessa e le sue ricchezze dall'odio e dalle invidie dei cortigiani del nuovo re ed anche dalle personali mire del nuovo sovrano successore. In seguito, poiché la rocca sul monte era d'accesso troppo disagevole ed il castello stesso, rovinato in più punti, Lucrezia concepì...

    Project details
    • Year 2005
    • Client A.T.I. Valemtino Giuseppe
    • Status Competition works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres / Museums
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