Drammaturgie dell'ipertesto urbano | Eleonora Occhipinti

Il teatro come dispositivo narrativo per il design, tra arte, scienza e multimedia Milan / Italy / 2012

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La tesi nasce da una collaborazione tra il Piccolo teatro di Milano e il Politecnico di Milano, avendo lo scopo di indagare come le metodogie drammaturgiche possano giovare allo sviluppo del design narrativo nel progetto,adottando un linguaggio interculturale, come partitura e come nuovi habitat generati dalla società contemporanea definita Multiculturale. Attraverso un indagine sull’identità multietnica del territorio si ricercano dunque nuove modalità di espressione del design nate dal rapporto tra arte e scienza. Il contesto urbano, nel suo confrontarsi con la globalizzazione e la dispersività dovuta all’eccesso di informazioni e di comunicazione, presenta il rischio di uno “sfrangiamento” delle proprie origini sia per il territorio ospitante che per le culture ospitate. Per conservare l’identità culturale e renderne possibile la condivisione è fondamentale andare alla ricerca della propria memoria, delle tradizioni al fine di trattare le “diversità” come strumento di arricchimento. Viene eseguita un’analisi del termine “multiculturalismo“ all’interno del paesaggio glocale, come spazio scenico in cui convergono differenti codici culturali, trasformando la città in un palinsesto in cui si diffonde la dimensione performativa e narrativa. Una lettura della città da parte della sensibilità progettuale e interdisciplinare propria del designer che, attraverso i suoi segni culturali espliciti ed impliciti, consente di sviluppare un’analisi del tessuto urbano, restituendola sottoforma di una nuova mappatura, una “texture culturale” che consente di decodificare i linguaggi insiti nei luoghi urbani e di trasferirli nello spettacolo sottoforma di una “scrittura scenica” volta a definire una nuova narrazione. L’eterogeneità dei linguaggi presenti nel territorio descrive la complessità espressiva della comunicazione mediatica, per cui lo studio della multimedialità consente di definire il supporto per fare interagire i differenti linguaggi comunicativi e rendere possibile “infinite relazioni”. Infatti non si può prescindere dalla componente multimediale quale realtà progettuale in continua sperimentazione, dispositivo cross-mediatico in grado di esaminare e di tracciare le coordinate dei flussi culturali globali, che si riflettono (come afferma Appadurai) l’uno nell’altro dando vita ad un caleidoscopio mutevole sempre nuovo. Il multimediale è il paradigma della contemporaneità che guida verso una terza cultura; strumento di mediazione tra di versi campi linguistici: dall’arte alla scienza, dal teatro al mondo virtuale. Parlare di una “terza cultura” significa infatti entrare in un ambito mentale diverso dove l’essere umano ritrova la capacità di meravigliarsi, attiva i sensi e cogliere i nessi profondi tra le cose. Un luogo dove tutto è dialogo e il vivente comunica con il vivente ( Ligiardi, Vassallo, La terza cultura 2011). La visione di una Terza cultura è il passo di un progetto più ampio, con l’ambizione di creare delle comunità immaginate, riprendendo ancora Appadurai, fondata sulle storie multiculturali attraverso una pluralità di strumenti che attivano il confronto, il dialogo e la contaminazione. Lo scopo è sostenere la diffusione della ricerca fra tutti gli strati della società tramite la relazione tra scienza e humanities che si fa dunque portatrice di linguaggi eterogenei e multidisciplinari. Indagando trasversalmente le relazioni fra l’arte e la scienza, e le loro applicazioni nel campo delle tecniche produttive tecnologiche applicate al teatro, si focalizza l’attenzione sulla nascita di nuove forme di rappresentazioni ibride e di nuovi espressioni drammaturgiche in cui si colloca il design come pratica di valorizzazione. Questo rapporto definisce un paesaggio mediatico, orizzonte di contatto. Dunque, la ricerca della tesi si colloca nel campo di una narrativa ipertestuale, un rapporto tra narrazione e memoria, di racconti condivisi, di connessioni e di scambi culturali. All’interno di questo paesaggio cross-mediale si inserisce il design come strumento mediatore, in grado di riconoscere, descrivere, narrare le identità attraverso la costruzione di un “sistema drammaturgico” che restituisca una mappatura delle geografie personali e collettive, in cui i portatori di storie divengono i protagonisti dell’Habitat narrativo dell’ipertesto urbano.
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    Project details
    • Year 2012
    • Client politecnico di milano
    • Status Research/Thesis
    • Type Exhibition Design / Interior Design / Exhibitions /Installations
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