Il sacro e l'arte oggi

Il Calice e la Patena per la celebrazione ordinaria e per la concelebrazione

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L’arte cristiana al servizio della dignità del rito (SC 122), la nobile bellezza (SC 122-124), l’apertura verso la molteplicità degli stili e il legame con la tradizione (SC 122 -123) sono iquattro punti fondamentali tratti dal capitolo VII di Sacrosanctum Concilium (=SC) dedicato all’arte sacra e alla sacra suppellettile. Indicazioni più dettagliate riguardo la specificità degli oggetti liturgici in questione, sono state estratte dall’ Ordinamento Generale del Messale Romano (=OGMR), dal Prænotanda dei rituali dei sacramenti, dal Pontificale Romano (Rito della benedizione del calice e della patena), dal Cærimoniale Episcoporum, dal Benedizionale (Be), dal Codice di Diritto Canonico (=CIC) e da alcuni importanti documenti del Magistero post-conciliare. La proposta presentata ha origine da un elemento primario e fortemente simbolico: il triangolo. La figura geometrica di quest’ultimo è strettamente legato al numero Tre. Poligono di tre lati, quindi con tre vertici. Questo simbolo universale si ritrova in tutte le tradizioni, è la manifestazione del ritorno all’unità primordiale: si ricollega alle varie simbologie del ternario. Esprimeva prevalentemente sia l’idea della divinità, riscontrabile nel simbologia della Trinità, sia l'idea dell'ascesa dell'uomo verso la trascendenza divina, l'Universale: il microcosmo che si innalza verso un macrocosmo e viceversa, cioè la protezione Divina verso l’umanità e la natura. Nella tradizione pitagorica, in cui si manifesta come Tetraktys, il triangolo simboleggia l’ascesa dal molteplice all’Uno. Secondo la peculiare interpretazione alchemica, nell’ordine delle figure chiuse, si colloca tra il cerchio ed il quadrato, da cui si può dedurre che rappresenti un’entità intermedia tra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale, e la materia che ricade invece sotto i nostri sensi. Costituisce la rappresentazione grafica dei quattro elementi. Per esempio il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia il fuoco, con la punta in basso invece sta a significare l’acqua. L’equilibrio dei due triangoli è dato dalla loro unione nella forma dell’esagono stellato, cioè la rappresentazione grafica del sigillo di Salomone, composto dall’incrocio dei due triangoli inversi. In relazione al sole e al grano è doppiamente simbolo di fecondità. Il triangolo equilatero esprime la divinità, l’armonia, la proporzione. Non può essere pienamente compreso se non in funzione dei suoi rapporti con le altre figure geometriche. Ogni figura può essere divisa in vari triangoli con linee tracciate dal centro fino agli angoli. Esso è anche alla base della formazione della piramide. Come ogni generazione che avviene attraverso la divisione, così l’uomo corrisponde ad un triangolo equilatero diviso in due, cioè ad un triangolo rettangolo il quale, secondo l’opinione di Platone nel Timeo, rappresenta anche la Terra. Il triangolo equilatero, nella tradizione giudaica, simboleggia Dio, di cui è proibito pronunciare il nome. ll triangolo con la base orizzontale (fig. 1) comunica un senso di durevole stabilità, come la piramide e la montagna, la cui sola funzione attiva è sopportare l’erosione. E’ anche il simbolo dell‘attesa. Il triangolo rovesciato (fig. 2) che sta sulla propria punta, ha un 1_Citazione tratta da “Episodi e personaggi dell'Antico Testamento”, De Capoa Chiara, Mondadori Electa, Firenze, 2003. carattere attivo. E’ simbolo di uno strumento, di un’azione e di una bilancia. l due triangoli, posti simmetricamente l’uno sopra l’altro (fig. 3), formano una nuova croce, alta e a forma di X, segno molto armonioso per l’incontro ed il tempo. Il calice è originato dalla sovrapposizione dei due triangoli (fig. 3) , sopra cavo per ospitare il Vino e pieno sotto per aumentare la stabilità. I due non si toccano come a richiamare la celebre opera di Michelangelo “La creazione di Adamo”. Nello spazio di tensione che si crea, c’è il passaggio tra il Divino (Dio) ed il terrestre (Adamo). Nel nostro caso si compie la trasformazione da Sangue a Vino, il mistero della Fede. Il triangolo con vertice in altro rappresenta il Divino, l’altro con il vertice in basso rappresenta il terrestre, la parte umana. Per soddisfare il requisito della dignità, il decoro, la bellezza, l’unità della fede, il senso dell’armonia ma senza eccedere nella ricerca di una mera sontuosità (OGMR 292, 325; Be 1498; Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, n° 41), i due elementi geometrici sono annegati in uno strato di cristallo (fig. 4) per congelare lo spazio importantissimo di separazione e prolungarlo per l’eternità. La forma della parte trasparente è ad arco concavo per aumentare l’attenzione e la tensione verso il punto focale e di attesa (fig. 5). Allo stesso tempo restituisce al Calice una forma ergonomica idonea all’uso sacro a cui è chiamato ad assolvere (OGMR 326). Il triangolo inferiore è in alabastro ambrato pieno per confermare il concetto di durevole stabilità e sicurezza propri della saggezza cristiana. Questa parte rende il Calice resistente al ribaltamento accidentale. Il triangolo superiore è sempre in alabastro ma con un esile spessore tale da rendere la parete leggermente trasparente a rimarcare le condizioni di esistenza in cui emerge la fragilità umana. La speranza cristiana mostra in modo particolare la sua verità proprio nei casi di debolezza dell’uomo: non ha bisogno di nasconderla, ma la sa accogliere con discrezione e tenerezza, restituendola, arricchita di senso, al cammino della vita. Adamo, rappresentato dalla parte superiore del calice è in un fragile equilibrio: “ha il volto adolescente e fiducioso: egli attende che il Creatore gli infonda la vita, senza la quale il suo corpo è senza forza"1. Il coronamento conclude l’oggetto sacro composto da un basamento, un corpo ed una testa che distinguono il Calice da un oggetto di uso comune (OGMR 327-332, Pontificale Romano, Benedizione del calice e della patena, n° 260-263; Be 1287): è costituito da una lamina d’oro che si piega per rivestire perfettamente la zona di contatto con la bocca (OGMR 327-330). La Patena, a complemento del vaso sacro, viene proposta anch’essa con una forma pura e semplice come il cerchio per evocare la memoria del gesto e una nobile bellezza (OGMR 257). Concava nella parte centrale, è dotata di un fregio a forma di pesce, antico simbolo cristiano, ed un rilievo all’estremità per contenere l’Ostia. La parte inferiore è stata sagomata per aderire al Calice quando viene appoggiato alla sua estremità (OGMR 331). Nella concelebrazione, gli oggetti Sacri proposti non cambiano di forma ma solo di dimensioni, diventando sufficientemente grandi da poter accogliere il Pane e il Vino per tutti i partecipanti alle varie forme celebrative (OGMR 207). Tale scelta di avere un unico Calice ed un’unica Patena è avallata dalle precisazioni CEI del Messale Romano che sottolineano fortemente il valore simbolico di tale unicità (Principi e Norme per l’uso del Messale Romano, precisazioni CEI, n° 4).
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    Project details
    • Year 2010
    • Status Competition works
    • Type Custom Furniture
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