ORIENTATORE PANORAMICO | DUOARCHITECTS studio & Partners

Belvedere di Rocca Paolina Perugia / Italy / 2010

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Intervento di restauro conservativo dell’ Orientatore Panoramico, progettato dall’architetto Bindelli e costruito negli anni 30. L'orientatore Panoramico insiste in prossimità della ex Loggia del Belvedere dell'Alessi del Forte della Rocca paolina, affacciandosi all’inizio del "Corridoire" che collegava la Rocca Paolina alla Tenaglia, distrutta nel 1860. Un punto di particolare bellezza panoramica, dal quale è possibile accedere alla visione di un panorama a 360° che abbraccia l’intero territorio umbro ed oltre, dal lontano monte Amiata alla valle del Tevere, scorgendo in particolari condizioni anche il Gran Sasso. arch. Antonino Bindelli (1899-1985) Antonino nasce a Pieve di Campo (Perugia) il 23 luglio 1899. La sua formazione inizia frequentando le scuole di avviamento professionale, concluse le quali si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Perugia, ove consegue la licenza dei Corsi Speciali di Architettura con il massimo dei voti, come riportato nell’attestato. Finito il percorso di studi, inizia la sua carriera professionale con una breve esperienza a Roma al fianco dell’architetto Ugo Tarchi , che lo vuole con lui dopo averne apprezzato le capacità progettuali. Tale esperienza si conclude di lì a poco per una precisa volontà di tornare nella sua terra natìa, terra per cui Bindelli mette a punto e realizza numerosi progetti, in particolar modo edifici dedicati al culto e di interesse pubblico. Inizia quindi un percorso professionale da un lato lavorando nello studio tecnico dell’ingegner Edoardo Vignaroli, dall’altro riprendendo l’insegnamento della disciplina del Disegno Architettonico negli istituti medi, attività che aveva dovuto abbandonare nel periodo del suo soggiorno romano. La sua iscrizione effettiva all’Albo Professionale degli Insegnanti medi risale al 1927 ed è in questo stesso periodo che inizia a dedicarsi alla progettazione, soprattutto di piccole cappelle funerarie, tipologia che gli viene spesso richiesta nel corso della sua attività professionale. Sono un esempio da ricordare i progetti per le cappelle delle famiglie Briziarelli e Mignini, opere in cui Bindelli dimostra di saper declinare, nella prima, un carattere decisamente moderno, nella seconda, i canoni formali dell’eclettismo riconducibili all’esperienza acquisita durante la collaborazione con Tarchi. Nel 1935 viene assunto in servizio straordinario presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Perugia, occupando il ruolo di geometra che in quel periodo era scoperto. Scelta quest’ultima che all’apparenza può sembrare riduttiva, viste le esperienze e le capacità di Bindelli , ma che ben si comprende se si tiene conto che la rinuncia a incarichi di più alto livello risulta essere un elemento ricorrente nel corso della sua lunga carriera. La permanenza nell’Ufficio Tecnico diviene effettiva l’anno successivo, quando, superato il concorso per applicato disegnatore, entra in pianta stabile nel nuovo ruolo, pur continuando a svolgere contemporaneamente la funzione di geometra. È l’inizio di una carriera che lo vedrà ricoprire diversi incarichi: nel 1940, infatti, viene nominato aiutante tecnico di II classe; nel 1947 diviene addetto alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati comunali, dei cimiteri di città e di campagna, giardini e alberature, di una parte delle strade comunali e degli abitati rurali; successivamente riceve la nomina a capo della Sezione Edilizia, il ruolo più prestigioso che ricoprirà all’interno degli uffici comunali. È durante la sua permanenza nell’ambiente istituzionale che progetta numerose opere, soprattutto di interesse pubblico, tra cui si possono ricordare sicuramente gli asili di Borghetto di Prepo e Borgo XX Giugno, la sistemazione della piazza a Fontivegge, l’orientatore panoramico di viale Indipendenza, il progetto per il Palazzo di Giustizia di via Pellini, la risistemazione di piazza d’Armi, del poligono di tiro in Borgo XX Giugno e infine la Casa del Fascio di Ponte San Giovanni. Degna di nota è l’evoluzione stilistica verso il Moderno, evidentemente anche per l’influenza delle indicazioni e delle prescrizioni che circolavano nel periodo del ventennio fascista riguardo alla progettazione di opere di carattere pubblico e rappresentativo. Nei progetti riguardanti grandi aree è inoltre forte la monumentalità, accentuata dalla simmetria sia del costruito che delle sistemazioni esterne. Nei singoli edifici, il disegno si esprime attraverso l’articolazione degli spazi, così come richiesto dalla tipologia progettata, di cui spesso si rimarcano i volumi con una differente colorazione degli intonaci o con la scelta di un diverso materiale di finitura. In particolare, nella Casa del Fascio (1936) di Ponte San Giovanni è possibile osservare come Bindelli si trovi a dover mantenere quanto richiesto per la tipologia destinata alle zone rurali. Ne conseguono differenze di altezza a rimarcare l’importanza dei volumi e delle loro destinazioni e lo svettare della torre littoria, ulteriormente enfatizzata dall’utilizzo dei mattoni faccia a vista, sulla via , pur con un rigore e una pulizia tali da non squilibrare i pesi dell’edificio. Cosa che non si riscontra nei successivi progetti di completamento, ampliamento e ristrutturazione proposti dal geometra Alceste Signorini, tanto che nei carteggi con i Servizi Tecnici del Partito Nazionale Fascista viene espressamente consigliato di mantenere l’altezza della torre littoria così come realizzata da Bindelli per non farla eccedere rispetto al resto della costruzione. Nel dopoguerra, Bindelli prosegue e conclude la sua carriera continuando a ricoprire la funzione di capo della Sezione Edilizia, dopo aver rifiutato la nomina a Dirigente della Ripartizione Tecnica del Comune di Perugia. Nel 1950 viene insignito del titolo di Accademico di Merito Residente dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. Sono di questo periodo gli ultimi progetti riguardanti tre chiese parrocchiali: San Felicissimo e Santa Maria Assunta a Ponte Felcino (1951), San Michele Arcangelo a Bastia Umbra (1962) e San Bartolomeo a Ponte San Giovanni (1965), in cui è evidente il connubio tra un rigore moderno e la tradizione delle chiese umbre, riscontrabile nella forma delle facciate e nella tipologia delle aperture, realizzate però con una linearità e una monumentalità che molto devono al razionalismo. Dalle prospettive da lui disegnate emerge come le dimensioni immaginate per questi edifici li portino a essere fuori scala rispetto al contesto, tanto che nella realizzazione appaiono fortemente ridimensionate, specie se si prendono in considerazione i volumi delle torri campanarie. È curioso notare come nei progetti legati ai suoi luoghi natii si sia creata una sorta di competizione progettuale con Alceste Signorini: infatti, come già era avvenuto in precedenza per la Casa del Fascio, anche la chiesa di Ponte San Giovanni è stata completata nel 1991 con il campanile progettato da Signorini. In conclusione, si può sicuramente affermare che la lunga attività di Bindelli ha lasciato traccia non soltanto nel territorio della sua Perugia, ma anche nel suo rapporto con i perugini. È infatti emblematico come, a seguito dei lavori di restauro eseguiti per conto del Comune all’interno del Teatro Morlacchi, sia stato spesso ricordato proprio come “l’architetto del teatro”, nella cui platea ebbe riservata una poltrona fino al 1985, anno della sua morte.
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    Project details
    • Year 2010
    • Work started in 2009
    • Work finished in 2010
    • Main structure Masonry
    • Client Lions Club Perugia
    • Status Completed works
    • Type Public Squares / Urban Furniture / Restoration of old town centres / Monuments / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of Works of Art
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