riforma di una chiesa montiniana | Denis Pietro Zuffellato

un progetto di riforma architettonica e liturgica Solaro / Italy / 2012

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La riforma e l'adeguamento di una Chiesa obbligano tutti noi a riflettere in maniera profonda alla Fede e al nostro personale rapporto con il Dio spirituale ed immanente. Da un punto di vista materiale ed architettonico, riformare una Chiesa significa ordinare e disporre la "pietra viva" con scienza e coscienza con il fine precipuo di costruire un ambiente più adeguato alla preghiera, tenendo conto della liturgia e delle indicazioni imprescindibili del Concilio Vaticano II. E’ evidente che in questo ambito, il progetto architettonico assume un passaggio delicato e decisivo che richiede un lavoro prudente e faticoso. Il Concilio Vaticano II si era posto l'obiettivo di ristabilire, anche attraverso la riforma liturgica, un rapporto diretto con la comunità: la partecipazione attiva alla Messa, non più sacrificale ma intesa come mensa eucaristica, doveva rappresentare un nuovo e più pregnante modo di vivere la fede. Le indicazioni precise sulla liturgia, l'utilizzo della lingua italiana e delle musiche moderne in luogo dei canti gregoriani, l'idea che non solo il sacerdote ma anche l'assemblea fosse attiva e partecipante alla Messa, hanno determinato un ripensamento generale dell' architettura delle chiese. Non si può non constatare, però, che le istanze del Concilio sono state tradotte in maniera banale e distorta. Gli esempi di architetture sacre post conciliari inadeguate sono molti: gli errori più comuni riguardavano (e riguardano) la soluzione del presbiterio, il rapporto tra altare e battistero e l'utilizzo libertino di soluzioni tipologiche prive di qualsivoglia rapporto con la storia. A questi errori, molto spesso determinati da scarsa conoscenza, dobbiamo aggiungere anche i vezzi demiurgici di molti professionisti - alcuni dei quali anche molto noti - più intenti a celebrare se stessi che non a costruire consapevolmente la Casa di Dio. Ma non voglio con ció dire che le sperimentazioni sono sempre da evitare. Ne, si può avere un atteggiamento miope e chiuso di fronte alle innovazioni del tempo. Al contrario. Si tratta piuttosto di subordinare i mezzi alla causa e di considerare la tradizione come un valore che si proietta al futuro e come un elemento importante della genesi di un progetto architettonico. Troppo spesso si è pensato che la grandezza spirituale potesse essere rappresentata da soluzioni tecniche e tipologiche estreme, quasi che la gloria di Dio potesse tradursi nell’utilizzo spregiudicato di materiali e di tecniche oggi sempre possibili. Il progetto di una Chiesa richiede, invece, un lavoro paziente di sottrazione (discernimento) ed una profonda conoscenza del significato liturgico della messa. In altre parole, il tema dell’architettura sacra impone l’obbligo - e qui in maniera non diversa da tutti i progetti di architettura - di dover rispettare un “dover essere” dell’edificio Chiesa: di dovere, cioè, attenersi a regole che non sono solo la semplice (o difficile) risoluzione di problemi tecnici. Questi i presupposti del mio progetto di adeguamento della chiesa del villaggio Brollo intitolata alla Madonna del Carmine, costruita quasi casualmente e con poche risorse negli anni 50 in pieno periodo montiniano. Una chiesa che oggi mostra i suoi limiti architettonici e simbolici di fronte agli obiettivi alti del Concilio sia rispetto ad aspetti più eminentemente liturgici, sia rispetto al suo rapporto con il contesto - oggi totalmente assente – che dev’essere ricercato affinché l’edificio sacro possa tornare elemento primario e luogo centrale della vita della comunità.
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    Project details
    • Year 2012
    • Main structure Masonry
    • Status Unrealised proposals
    • Type Churches
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