LOBELIX | Paolo Maldotti

Il Lobelix torna in scena dopo 11 anni. Riscrive la propria nuova sceneggiatura e ripercorre la storia. E' la storia del cinema raccontata da una piccola fessura, pochi frame di un film girato dal 2000 al 2011. Il Lobelix racconta a modo suo un modo di interpretare il cinema che a Torino ha vissuto e sta vivendo un ruolo culturalmente importante. Il cinema visto da un architetto torinese che vive gli isolati cintati dal nastro bianco e rosso occupati da i camion e i mezzi delle produzioni cinematografiche. Un piccolo mondo di "genti" che si muovono attorno ad un mestiere e fanno proprie le vie della città per giorni e giorni. A volte le comparse degli attori protagonisti come comete per caso. Il Lobelix vuole raccontare questo cinema, non il cinema delle stelle ma un cinema fatto di sceneggiature, di fogli scritti e fotocopiati di copioni immaginari. La luce che nasce dalle parole e che qualcuno prima scrive e altri dopo interpretano ma con in mezzo un mondo di tecnici e truccatori e macchinisti e trovarobe e guardiani notturni. Il locale ha incise le parole rubate dai copioni che diventano il vero cinema, parole che richiamano i film. Parole che riportano alla memoria le immagini e sfidano a ritrovare i titoli e gli interpreti. Parole di questi ultimi 11 anni. Ma il vecchio cinema e il vecchio Lobelix ritornano come una memoria. I vecchi tavoli "elevati" al ruolo di opere d'arte. Testimoni di tantissimi momenti di persone che su di esse hanno scritto e raccontato le proprie sceneggiature di vita. I tavoli testimoni di quel cinema vero, mai andato in onda in alcuna sala ma nelle mura e strade di una città. Il cinema vero di ragazzi e ragazze che hanno scritto le loro sceneggiature. Ora quei tavoli a raccontarle e a testimoniarle. E i nuovi tavoli? Sempre poster, ma adesso foto e non disegni. Foto per raccontare i divi e metterli in un codice a barre che è la parola LOBELIX tradotta in quel linguaggio asettico e lontano che a volte oggi ci fa vivere il cinema (quello degli oscar) con una certa lontananza. Forse siamo più vicini a quei camion e mezzi parcheggiati nelle vie di Torino. E allora proviamo ad elevare chi del cinema ne fa un mestiere duro e difficile. Chi sposta, smonta, trucca scrive, vigila, cerca, illumina. La loro traccia, compresa quella del regista-architetto è stata lasciata sui muri così come nella più importante tradizione di Hollywood e di Cannes: impronte di genti che hanno pensato, disegnato, diretto, costruito, verniciato e rifinito il nuovo Lobelix. Attori di oggi di un mestiere di sempre.