Museo del Vajont: il futuro della memoria

Tesi di laurea specialistica in architettura aa 2010/2011 Erto - Casso / Italy / 2011

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La tragedia del Vajont (09.10.1963) ha violentemente segnato la storia di Longarone, il paese in cui sono nato e nel quale vivo, la conoscenza dei fatti e il ricordo perenne che la comunità ha di questo avvenimento, mi hanno portato a scegliere, per la mia tesi di laurea, un’idea progettuale che coltivavo da tempo: un museo per far conoscere e conservare la memoria di quanto accaduto. Una memoria, intesa come ricostruzione del passato, condivisione per le vicende che hanno segnato la vita di molte persone, che in modo e intensità diversi, sono state coinvolte negli avvenimenti della notte del 9 ottobre 1963. Nasce da questo contesto un progetto per custodire la memoria, diventata patrimonio di tutti anche attraverso l’orazione civile di Marco Paolini “il Vajont” del 1997 tratto dal libro di Tina Merlin “Sulla pelle viva” e il film “Vajont” di Renzo Martinelli del 2001, poiché hanno contribuito a risvegliare la memoria collettiva, che (dopo 35 anni) sembrava sopita, sugli eventi luttuosi del disastro. Il Vajont, è la più grave sciagura provocata dall’uomo nel nostro paese nel dopoguerra, evento che ha segnato pesantemente la storia d’Italia e l’umanità intera. Una catastrofe, quasi 2.000 vittime, distrutti interi paesi con ogni forma di presenza e di attività umana, una scia di rovine e di lutti, resa più drammatica dalle responsabilità umane che vi concorsero. Nel febbraio 2008, durante la presentazione dell’Anno internazionale del pianeta Terra (International Year of Planet Earth) dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 2008, il disastro del Vajont venne citato, con altri quattro, come un caso esemplare di “disastro evitabile” causato dalla scarsa comprensione delle scienze della terra e – nel caso specifico – dal “fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare”. Da oltre quarant’anni si parla della necessità di un “Museo Vajont”, ma realizzare un museo che risponda, con criteri moderni ed attuali, alle esigenze, alle attese della popolazione e di studiosi, è un’impresa di grande impegno sociale, culturale e tecnico. Vari sono stati i tentativi e gli studi effettuati nel corso degli anni per poter realizzare una struttura museale, adeguatamente inserita nel paese ricostruito e con la finalità di raccogliere e ordinare materiali, documenti e testimonianze sul disastro che in pochi secondi ha cancellato i segni e la storia della comunità. La comunità del longaronese, con il concorso della Stato e la generosità di molti Enti ed Associazioni, ha ricostruito il proprio paese, gli atti della ricostruzione materiale e sociale costituiscono materiale di studio e riflessione e costituiscono un nucleo fondativo per uno specifico centro di raccolta dati e di documentazione sugli aspetti umani, psicologici, tecnico-scientifici, architettonici, urbanistici e legislativi della ricostruzione delle aree colpite. Il comune di Longarone, già in data 21 marzo 1983, con deliberazione n. 148 della Giunta Municipale, aveva istituito un primo embrione di Museo Civico, con la finalità di raccogliere ed ordinare materiali di interesse storico riferiti al territorio e di favorire l’incremento della documentazione riguardante la catastrofe del 9 ottobre 1963 gelosamente conservata dai superstiti. L’istituzione del Museo avrebbe rappresentato la risposta a una serie di istanze provenienti dalla stessa popolazione superstite, che in più occasioni e con varie iniziative aveva fatto presente all’Amministrazione Comunale l’esigenza di andare a ricostruire le radici e le immagini della vita secolare della comunità, andate perdute, per conservarne LA MEMORIA ed in essa radicarvi i fondamenti della ricomposizione culturale e sociale della nuova comunità. Il risultato fu la raccolta di alcuni cimeli, effetti e documenti personali, conservati prima nella biblioteca comunale, ora nel portale del cimitero delle Vittime di Fortogna. In occasione dei lavori di rifacimento della piazza IX Ottobre nel 2005 fu anche proposto di demolire il centrale “mercato coperto” e costruire un museo del Vajont, ma alla fine ha vinto la logica di un supermercato e il trasferimento del poliambulatorio con altri servizi sanitari. Esistono comunque, nei territori colpiti dal disastro, dei “luoghi della memoria”, da considerarsi un museo all’aperto: il cimitero delle vittime del Vajont a Fortogna, la chiesa della ricostruzione a Longarone, il campanile della chiesa di Pirago, il sito della diga, la frana del Toc, i paesi di Erto e Casso, la nuova Longarone, diventati meta di migliaia di visitatori e studiosi; ma una delle aree più frequentate di questo “museo diffuso” è la zona della diga. La diga continua a richiamare visitatori, anche stranieri, desiderosi di conoscere e di capire le dinamiche della tragedia e attratti da un manufatto, (al tempo della costruzione era la diga a doppio arco più alta del mondo), indubbiamente affascinante, e allo stesso tempo inquietante, collocato in un contesto naturale di grande suggestione. Il comune di Erto e Casso nell’anno 2006 aveva indetto un concorso di idee, proprio allo scopo di raccogliere proposte per migliorare la fruizione dell’area diga, attraverso una serie di infrastrutture e servizi, lungo il particolare tratto di strada adiacente la diga del Vajont, a seguito del sempre più crescente numero di visitatori e interesse suscitato dai luoghi. I criteri progettuali sono quindi nati dalla complessità del paesaggio e il “senso del luogo” cercando di costruire un nuovo “equilibrio” nell’area rispettoso della sua sacralità. Lo scopo del progetto è stato quello di proporre il miglioramento funzionale di una intera area che nel corso del tempo ha ricevuto solo manutenzione ai pochi servizi esistenti (parcheggi), sono state quindi studiate alcune soluzioni urbanistico-architettoniche, non realizzate, atte a migliorare l’approccio dei visitatori ad un luogo che ha subito un completo stravolgimento di tipo paesaggistico-ambientale. Nella stesura del lavoro di tesi si è pensato di procedere seguendo semplicemente per capitoli la descrizione.
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    Project details
    • Year 2011
    • Main structure Reinforced concrete
    • Status Research/Thesis
    • Type Parks, Public Gardens / multi-purpose civic centres / Museums / Exhibitions /Installations
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