Experience Spaces | Michela Rizzo

Nuove soluzioni temporenee e low cost per spazi eco-compatibili di accoglienza, ospitalità, info point in aree di montagna o turistiche. Bergamo / Italy / 2010

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La funzione principale di una città è di trasformare il potere in strutture, l’energia in cultura, elementi morti in simboli viventi di arte, e la riproduzione biologica in creatività sociale. Lewis Mumford. CONCEPT – 01. SCATOLA E CULTURA. Il concept è chiaro: aprire una scatola, estrarre degli oggetti, dischiuderla nuovamente e collocarne degli altri. Eliminare coperchio e base: fare in modo che tutta la cultura del mondo attraversi il contenitore e si diffonda. Il container possiede in partenza, nell’etimologia del suo nome, la specifica dell’essere fatto per accogliere materiale. La cosa straordinaria sta nella sua morfologia: possiede una forma talmente basica da poter accogliere qualsivoglia oggetto o mercanzia. All’interno di questa suggestione si colloca la nostra idea di progetto. Lo spazio da noi creato cerca di concretizzare, attraverso la sua configurazione, l’importanza che assume la cultura come strumento per perpetrare la conservazione di un patrimonio/territorio attraverso la partecipazione attiva della popolazione. L’immagine della cultura come scatola, alla quale si sovrappongono altri elementi, è simbolo di un concetto biunivoco. Come un Giano bifronte il nostro progetto assume il doppio valore di luogo per diffondere e inglobare: gli elementi scatolari che si giustappongono al modulo configurano sia la quantità di dati, conoscenza, utilizzo che il singolo può assorbire dal patrimonio culturale locale, sia l’apporto del singolo come elemento fondamentale per il perpetrarsi della diffusione di tali informazioni nel tempo. Inoltre, assume particolare valore la contaminazione tra culture all’interno di una società multiculturale come quella in cui viviamo. La diversità come punto di forza per collocarci all’interno del nostro tempo. Ed è qui, che si ha il momento più alto del concetto di “prendersi cura” su cui l’ecomuseo si fonda: conservare ma saper utilizzare il proprio patrimonio culturale, per l’oggi e per il futuro, aumentando il valore anziché consumarlo. Questi aspetti vengono sottolineati dal concetto di sfondamento della scatola; essa perde il coperchio che la chiude e il fondo che ne assicura la tenuta, permettendo così ai luoghi e alla loro cultura di trapassarla permeandola completamente. Il progetto (dell’Info-point) mira a concretizzare il concetto di apporto culturale biunivoco attraverso la giustapposizione di elementi scatolari in vetro alla struttura base del container. Gli spazi sono organizzati su due livelli. Al piano terra vengono destinate le funzioni ricettive, mentre il piano sopraelevato, che abbiamo chiamato “cannocchiale”, funge, come il nome stesso indica, da punto di vista sul paesaggio circostante. Essa è la scatola privata del tamponamento alle estremità che permette attraverso due grandi vetrate di vedere attraverso. In questo spazio hanno luogo attività più astratte, si colloca come un pensatoio nel quale rimirare l’infinito e all’interno del quale il contesto entra e permea lo spazio. Questo aspetto prende forma dalla presenza di un albero che attraverso un foro effettuato sulla copertura del container fa capolino all’esterno. I due elementi sono collegati fra di loro tramite una scala in acciaio, che tende, con la sua struttura leggera, a collocarsi all’interno dell’elemento solo come un oggetto di tipo funzionale. La scatola di base si configura come un container su cui si applicano diverse scatole rappresentate da vetrine trasparenti. Esse diventano elemento finalizzato all’esposizione e concretizzazione figurativa dei principi di base. All’interno del container sono collocati arredi con forme decisamente flessibili tali da permettere l’adattamento dello spazio agli scopi cui il container è finalizzato: box office, biglietteria, info point… Gli interni sono trattati a contrasto, in colore rosso. Il container al livello superiore come già detto rappresenta il pensatoio, il luogo dove fermarsi, rimirare il territorio e trovare motivazione nuova per far si che il concetto portato avanti dagli eco musei venga veicolato da tutti: popolazione, turisti, amministratori. Il paesaggio circostante viene portato all’interno attraverso due grandi vetrate collocate alle estermità (la scatola senza fondo), un’apertura sulla copertura e un”oggetto verde” , un albero di piccolo fusto di specie autoctona, che crea anche dal punto di vista fisico uno sfondamento dell’esterno all’interno. Anche lo spazio vuoto creato dallo sbalzo maggiore del modulo al primo piano, può essere utilizzato come luogo di sosta, attraverso l’eventuale disposizione di sedute. Dal punto di vista costruttivo i moduli, grazie alla loro “doppia direzione” hanno possibilità di ospitare sulle rispettive coperture dei pannelli fotovoltaici ( e/o solari nel caso di altre funzioni ), i cui impianti tecnologici possono eventualmente trovare collocazione in parte dello spazio vuoto creato dallo sbalzo. L’isolamento termico è garantito da uno strato di materiale isolante e da un’intercapedine d’aria. Le parti trasparenti sono costituite da un doppio strato di vetro basso emissivo. A terra il container è rialzato da terra, mentre in copertura si colloca un tetto verde. DIMENSIONE – 02. L’IDEA DI PROGETTO Il concetto di “scatola senza fondo” che permette il passaggio di informazioni ed esperienze, ci da la possibilità come progettisti di accostare più moduli ( container ), sottraendo a questi moduli di volta in volta parti diverse. Mettendo in comunicazione elementi, si creano funzioni diverse, si creano spazi che possono essere usufruiti da persone diverse con diverse necessità. La logica dello “scambio” ci darebbe la possibilità di creare ogni tipo di spazio, per ogni tipo di fruizione: accostando 4 moduli si potrebbe creare un’aula didattica ( 4 moduli = 60 mq), accostandone due/tre una sala espositiva ( 30/45 mq), sovrapponendone due un piccolo alloggio temporaneo ( 15 mq per piano). Il gioco della modularità è assolutamente trasversale. Dall’esterno all’interno: i moduli si combinano fra loro dando luogo a “urbanizzazioni”, mentre i volumi trasparenti che escono dalla sagoma creano un abile gioco di scatole cinesi. La simbologia della scatola torna ancora una volta.
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    • Year 2010
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