Archiprix 2010

Progetto selezionato Rome / Italy / 2009

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Scenari La più grande infrastruttura metropolitana Italiana, l’anello della capitale. Un anello ormai diventato stretto per una città in incontrollata crescita. La tesi mira alla riconversione dell’area industriale tiburtina a seguito della trasformazione del sistema infrastrutturale. Sull’anello coesistono ampi spazi verdi, fitti tessuti residenziali, scuole, industrie, università. Le ricerche hanno condotto all’idea di una evoluzione del tracciato orientale del GRA , rendendolo più adatto alla città anulare che in questa parte si manifesta con più evidenza. Attualmente il territorio è incontrollato: gli episodi diventano unicum, dove non ci sono “soglie” in cui spazi differenti si confondono l’uno con l’altro. Dove ad un ordine preciso e autorevole spesso si succede un caos senza autorevolezza. Sull’anello coesistono ampi spazi verdi, fitti tessuti residenziali, scuole, industrie, università. È evidente, insomma, che esiste un completo alfabeto metropolitano, in cui le singole lettere attendono di comporre parole. La volontà è quella di immaginare un progetto che possa innescare una svolta radicale. Una sorta di effetto risonanza, una scossa propulsiva che attivi una serie di iniziative capaci di invertire la tendenza negativa che caratterizza oggi quella parte di territorio e che generi una serie di accadimenti positivi per il contesto urbano e sociale. L’intento è quello di creare un nuovo spazio pubblico, in cui il GRA da elemento di “classica barriera” diventi elemento baricentrico di nuove centralità, creando le condizioni di insediamento di una mixitè funzionale, come premessa di spazi urbani di qualità. Il sistema metropolitano anulare, soprattutto nelle parte orientale, funziona oggi, come tanti piccoli frammenti e brani urbani connessi irrimediabilmente con il centro. Costringe decine di migliaia di persone a usufruire di servizi e spazi diffusi non interconnessi. Il primo punto dell’ipotesi è quello di creare un network anulare tra questi frammenti. Questa azione sposterà il centro ideale del sistema dal nucleo storico interno ad uno spazio semianulare che circonda i frammenti creando nuove dimensioni urbane. La ricerca propone inoltre la costruzione di una nuova linea anulare su ferro, come trasporto pubblico e come collegamento tra i sistemi radiali attuali. Questa linea sostituirà il tracciato attuale della parte orientale del GRA e ne ridisegnerà il rapporto con i differenti contesti. La mobilità su gomma subirà una necessaria e utile gerarchizzazione. Si passerà da un GRA che contiene in modo indiscriminato flussi indifferenziati ad un sistema in cui l’offerta infrastrutturale si amplia e si modifica rispetto agli utenti. La proposta è quella di una riprogettazione di un arco interno per l’alta velocità extraurbana e la sostituzione della parte orientale del GRA con due bretelle urbane che definiscono e disegnano la città. Il sistema ambientale vedrà amplificata la sua presenta e salvaguardata la sua integrità. I nuovi insediamenti e sistemi infrastrutturali ridefiniranno il loro rapporto con gli spazi verdi, ridefinendo i margini e accentuando la loro permeabilità. Verranno creati spazi e corridoi biopermeabili, affiancati da ampie aree verdi agricole e da parchi urbani ibridati tra loro. Gli spazi pubblici saranno caratterizzati da una forte mixitè funzionale, come garante dell’integrità degli stessi, attraverso l’eterogeneità di utenti e interessi. Il nuovo scenario della mobilità e fortemente mirato ad una sostenibilità ambientale , fornendo a centinaia di migliaia di persone un trasporto pubblico su ferro innovativo e un sistema su gomma pensato per eliminare ingorghi ed emissioni inquinanti inutili, dovute a permanenze prolungate sulle strade. Nuove prospettive nell’ottica di un processo di sviluppo compatibile e condiviso con il territorio. L’infrastruttura si pone così come un elemento permeabile che crea nuovi rapporti con i differenti contesti e tenta di disegnare scenari futuri. Il network dei frammenti Gli insediamenti sul raccordo sono un arcipelago. Un insieme eterogeneo di isole connesse esclusivamente con il centro storico romano. L’unico elemento che sembrerebbe connettivo è il GRA , ma nella preponderanza dei casi è al contrario il principale elemento di discontinuità tra i vari insediamenti. Ci si trova di fronte ad un numero interessante e completo di fatti urbani che potrebbero costituire una città autonoma se solo avessero la forza di fare sistema. La ricerca propone un network dei frammenti. Una rete composta da tante reti. Delle azioni che possano creare nuove dimensioni urbane tra e dentro gli insediamenti. Nuove connessioni private e pubbliche, spazi attrezzati e servizi,nuovi nuclei abitativi , commerciali e direzionali,ecc. L’intento è quello di completare e sostituire le tessere di un mosaico in cui per adesso non si comprende il disegno. La città del GRA conquisterebbe così una sua autonomia e identità. I cittadini e gli utenti potranno disporre di un sistema anulare continuo in cui le interconnessioni costituiranno la trama del tessuto urbano su cui innestare servizi e spazi pubblici. La speranza è quella che l’evoluzione della rete infrastrutturale fisica possa incentivare una serie di reti immateriali, costituite da relazioni, rapporti,parallelismi; una trama densissima che è l’essenza della vita di una città. Il sistema delle nuove aree urbane a) Aree di trasformazione finalizzate ad implementare la dotazione di spazi pubblici e sevizi, come connessione tra aree verdi e sistemi insediativi b) Aree verdi attrezzate per sport e tempo libero come primi spazi urbani di qualità gestite e controllate dagli utenti e proprietari.(parchi agricoli ecc.) c) Aree naturali protette con ibridazione o mimesi infrastrutturale. d) Aree di sutura urbana a densità mista _ Rescaling e) Aree di ridefinizione dei margini tra sistemi insediativi e aree verdi attrezzate IL nodo GRA- tiburtina Un territorio attualmente incontrollato dove gli episodi diventano unicum, dove non ci sono “soglie” in cui spazi differenti si confondono l’uno con l’altro. Un territorio dove ad un ordine preciso e autorevole spesso si succede un caos senza autorevolezza. Il quartiere tiburtino come excursus simbolo ; un nodo infrastrutturato e congestionato,un luogo dove la via più importante del mondo antico è scomparsa facendo spazio alla proliferazione incontrollata di industrie, residenze, uffici, aree private, spazi vuoti … Un lembo della città del GRA, tagliato, partizionato, confinato … che ormai è straripato e cresce senza relazionarsi, lasciandosi dietro, la scia dell’abbandono, del disuso e invadendo territori nuovi per appropriarsene senza regola, diventantone cosi episodio a se stante. Il decentramento delle attività industriali nell’area del polo tecnologico, ha lasciato e lascia sempre più aree che si avvicinano alla fine del ciclo di vita. Questi spazi si trovano in un contesto complesso, circondato da aree ad alta densità abitativa, da zone e scavi di interesse storico e archeologico, da corridoi fluviali e riserve ambientali e da zone in cui va delineandosi una forte vocazione ad attività direzionali e di servizi. In quest’ottica, dove l’anello scompare lasciando un vuoto inaspettato, si inserisce la nostra proposta progettuale per una nuova centralità che ridefinisca un nuovo assetto urbano, creando “soglie” di mixitè urbana e sociale. Non cerchiamo la sovrapposizione che cancella, o la prevaricazione che distrugge, seppure ingentilite da stupefacenti linguaggi architettonici. La volontà è quella di immaginare un progetto che possa innescare una svolta radicale nella percezione dell’ area tiburtina/GRA. Una sorta di effetto risonanza, una scossa propulsiva che attivi una serie di iniziative capaci di invertire la tendenza negativa che caratterizza oggi la zona e che generi una serie di accadimenti positivi per il contesto urbano e sociale. L’intento è quello di creare un nuovo spazio pubblico, in cui il GRA da elemento di “classica barriera” diventi elemento baricentrico di una nuova centralità su cui innestare la stazione di testa della metro B e quella della metro anulare, creando le condizioni di insediamento di una mixitè funzionale, come premessa di spazi urbani di qualità. Il quartiere tiburtino ha bisogno di riappropriarsi dei vuoti per ridare identità ai pieni, ha bisogno di completarsi non di sovrapporsi. La città deve riscoprire i valori fondativi e relazionali: le corti, i porticati, i parchi, i giardini segreti, l’acqua, il dialogo fra lo spazio pubblico e quello privato … Deve vivere di densità, fisica e sociale. Una densità fatta di attività, di movimento, di soste e di fermate, di pubblico e di privato, di realtà. Una RI_ generazione urbana per una città che è diventata sempre più territorio e che sente il suo centro troppo distante da essa. È nostra forte convinzione, inoltre, che un processo di questo tipo non possa che prescindere da considerazioni di sostenibilità ambientale e paesaggistica. Sarà compito del progetto dimostrare come tali considerazioni siano la base di un processo di sviluppo compatibile e condiviso con il territorio. A differenza delle centralità in cantiere, il nostro progetto non ha il timore di stratificarsi su un’area attualmente dismessa e degradata. Non cerca terreni vergini da colonizzare, ma al contrario cerca una contrazione dello spazio antropizzato a favore del paesaggio. Caputo Luca + Cimini Andrea Jasci
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    Project details
    • Year 2009
    • Status Research/Thesis
    • Type Public Squares / Urban Furniture / Town Halls / multi-purpose civic centres / Apartments / Office Buildings / Tower blocks/Skyscrapers / Business Centers / Hotel/Resorts / Wellness Facilities/Spas / Monuments / Lofts/Penthouses
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