Copertura ingresso metro | Domenico Perrone

Turin / Italy / 2008

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Relazione

Premessa

Torino città ottocentesca è stata più volta paragonata a Parigi. Attraverso la sua scacchiera di strade corridoi tra edifici prospicienti emula i boulevard parigini. Nonostante una lungimirante previsione di ampiezza da consentire un movimento per le due ruote, veicoli, mezzi pubblici e pedoni, oggi vi è la necessità di potenziare appunto il sistema di trasporto metropolitano sottoterra. In realtà tale sistema nulla ha a che fare, apparentemente, con il contesto urbano. E’ prevalente il rapporto di tipo funzionale, distribuire flussi di persone per soddisfare gli spostamenti nella città. I molteplici aspetti nella costruzione di gallerie sottoterra sono di tipo intrinseco più che estrinseco. Ma tornando al rapporto del contesto urbano città con queste grandi opere ingegneristiche vi è un punto che non può non essere notato, l’ingresso o l’uscita di questi tunnel.
Come già detto Torino è città datata ma moderna. Ovviamente moderna non significa risolutrice di tutti gli aspetti e problemi che si presentano negli anni. Ma possiamo dire che concettualmente oggi Torino soprattutto nella zona urbana centrale soddisfa il concetto di percorso. Non si trovano strade strette tipiche dei centri storici medioevali. La zona centrale, consente l’apertura al traffico ovviamente in maniera controllata, e attraverso una logica di ampio marciapiede a volte scoperto a volte coperto da portici e a volte scoperto-coperto, dà la possibilità di passeggiare per i negozi della città. L’immagine finale che si ha è un contesto urbano rigido ma allo stesso tempo orgoglioso di aver visto lontano. Oggi questo contesto moderno ma nello stesso tempo datato assume un fascino che altre città non hanno. Come già detto Torino ha una forte architettura ottocentesca, Palazzi a cinque sei piani con il piano terra destinato a locali per il commercio. Questi ultimi supportati da maestosi porticati che ne consentono la fruibilità anche quando le giornate non sono proprio propizie allo shopping. Ulteriore fascino visivo della città di Torino è il rapporto con la natura. La concezione i strade larghe e lunghe, la realizzazione di edifici non eccessivamente alti consente nella stragrande maggioranza dei casi il rapporto di questi ultimi con la cortina scenografica delle alpi. Questo è elemento caratteristico ed unico al mondo che la città di Torino custodisce gelosamente. Non a caso di recente in occasione del congresso mondiale sull’architettura “Transmitting Architecture” i grattacieli di famosi colleghi sono stati criticati.

Progetto

L’approccio con il progetto è stato condizionato dalle premesse. Realizzare una forma che nasce dal nulla che non ha importanza visiva rispetto all’importanza funzionale e che dovrà contestualizzarsi con un contesto ben definito e articolato, ha messo in crisi l’idea di forma. Immaginando di uscire da un piano interrato, tenendo lo sguardo verso l’alto, si è cercato di capire cosa si voleva vedere, cosa si poteva inventare per modificare l’immagine di quei portici arcuati continui ritmati e infiniti che reggono palazzi ove il tempo non li ha per nulla segnati. Niente! non volevamo vedere niente fuorché ciò che già era nelle foto in nostro possesso.
La forma come concetto era troppo forte serviva qualcosa che doveva snaturare la forma, renderla trasparente tale da trasmettere ma non impedire di guardare oltre. Lo snaturare la forma ci ha portati a non aggiungere forme apparenti ma semplicemente copiare una forma che il paesaggio ci concedeva: l’arco.
I nostri obbiettivi potevano essere raggiunti da un materiale che è il “Principe” della trasparenza, il vetro. Un materiale che copre ma non impedisce la vista.
L’utilizzo di questo materiale è di solito supportato da una struttura che a volte diventa invadente e formalmente evidente. Non volevamo che questo accadesse, la nostra copertura doveva essere trasparente. Da qui un analisi del vetro e delle molteplici applicazioni. Il contatto di un azienda che si occupa della trasformazione e manipolazione di questo materiale è stato propizio. Oggi il vetro si può curvare e renderlo strutturale. Il passaggio finale è stato immediato.
La struttura ad arco della soluzione delle stazioni Re Umberto e XVIII dicembre è un omaggio all’arco di recente realizzazione per le olimpiadi invernali del 2006 ma soprattutto un segno della città che vive in eterno. Nelle strutture di nuova realizzazione Stazione Carducci-Molinette e Lingotto il segno si è eliminato, le forme opache non sono più presenti. Tra la soluzione formale trasparente della copertura delle due diverse tipologie di stazione vi è un passaggio da forma curva classica statica a forma curva dinamica. Le pseudo-forme nella prima soluzione prendono spunto della città la non forma è della città. Nel secondo caso si è pensato di omaggiare il mezzo della metropolitana. Infatti la forma è dinamica dal basso verso l’alto con elementi ripetitivi a mo’di carrozze. Nel primo e nel secondo intervento queste forme sono più immaginarie che reali, simboliche, che si armonizzano con il contesto senza trasformarlo. Il vetro è un materiale che resiste nel tempo senza percepire particolari attacchi atmosferici.
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    Project details
    • Year 2008
    • Work started in 2008
    • Work finished in 2008
    • Status Competition works
    • Type Bus Stations
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