Hotel Patavium | PIERO PALLADO

Facciata urbana a Padova Padua / Italy / 2011

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Per rispondere al bisogno di rappresentatività di un edificio nello spazio urbano, alla necessità che un manufatto diventi parte riconoscibile nella città, nelle “nostre” città, si corre facilmente il rischio di cadere nella retorica dei legami con la storia, nei futili tentativi di ricucire, con la nostra arte oramai desueta e lenta, distante da tempi e ritmi della società, il legame tra l’uomo ed il rito, la corrispondenza tra significato e contenuto: nella vita e nell’espressione architettonica.
La ricerca della forma di una “pelle” urbana è diventata perciò una “melina” progettuale contorta, rivolo di differenti contaminazioni e riferimenti.
Le analisi morfologiche, i rapporti feticci con il passato alla ricerca di una perduta classicità, gli stimoli culturali e multimediali non sono qui riassunti in parata quale aulica ricomposizione, omaggio a maestri ed immagini, influenze; non sono supporto alle tesi progettuali, mera stampella a sostegno dei significati profondi del progetto. Sono un velo tolto, rivelano una parte di ciò che ha segnato l’ideazione. Un limpido court buillon utile al risultato.
Dopotutto la città è un libro aperto di immagini e frammenti nello spazio e nel tempo.
Che fugge.



Via B. Pellegrino è una lunga via, un limite; appoggiata ad uno dei più grandi isolati del tessuto urbano della città e cinto dalle mura cinquecentesche, sta ai margini della vita urbana. La sequenza di edifici che compone la strada, che la struttura, è unica ed allo stesso tempo simile ad altri grandi vie della città patavina. Dal centro alla periferia ne cogliamo la natura ed i dislivelli. E ne percepiamo l'intensa luce: da Est, al mattino, e da Ovest, al tramonto. Un lato della via è sempre buio, in ombra, indifferente agli eventi, tetro; l'altro splende sempre al sole, ma è comunque austero, secco, rigido, povero: i tagli di luce sulle pareti esaltano la natura medioevale del borgo, l'irregolarità dei fronti, vergano i decori sui cromatismi degli intonaci, incidono in chiaro scuro i vuoti dei portici alleggerendone i volumi soprastanti.
Per porre in una nuova luce un pezzo di facciata della via, per svelare l'essenza celata di un frammento fagocitato dentro l'orizzontalità e la simmetria desueta di un complesso residenziale degli anni '60, si è scelto di operare attraverso la ricomposizione del fronte in funzione della geometria propria dei prospetti dell'edilizia minore, di esaltare la verticalità e la ritmicità tipica delle facciate dei borghi padovani, dei cosidetti “occhi di portico”.
Recuperare conformazioni e dare “grevità” con una pelle (si opera su un derma di 12 cm) strizzando l'occhio al decoro proprio dell'hotel, alla storia ed alla città.



“archi” - I primi studi hanno portato ad una proposta semplice, forse banale: la volontà di destrutturare la simmetria del grande edificio attraverso l'inserimento, nel frammento, di archi sovrapposti alle forometrie esistenti: per evitare il rapporto geometrico con i vicini paramenti murari e per staccare la “parte”.
La soluzione non restituisce i rapporti tra i vuoti ed i pieni delle facciate tradizionali a cui ci si vuol riferire, non riesce a caratterizzare la facciata ed a scomporre l'orizzontalità dettata dal grande fronte esistente.
Omogeneità cromatica, mancanza di escrescenze decorative, accento posto solo sulla grande cornice della balaustra di copertura ed attacco al cielo quale recupero storicista, ricerca di omogenizzazione al tradizionale esistente e supporto manutentivo.



“portale” - Gioco di facciata mediante la proposizione di un grande di portale: due pilastri chiari, segnati come elementi composti da grossi conci traslucidi e sostenuti da un grande arco in aggetto. Il tutto ad inquadrare una parte centrale più scura, leggermente ribassata, decorata da elementi metallici desunti dall'arredo interno e scelta per ricalibrare le grandi finestre.
Marmorino bianco perla traslucido per i conci esterni e la cornice superiore, grigio opaco ruvido per l'arco ed il suo intradosso; marrone chiaro per la fascia centrale definita dalle tre grandi finestre; nero per le parti metalliche.



“colonne” - Proposta di un impaginato di facciata composto attraverso l'iterazione di piccole colonne giustapposte tra le linee di marcapiano ed i davanzali maggiorati, il tutto a “forzare” la verticalità ed esaltare la pesantezza materica dell'edificio, in sintonia con i caratteri della tradizione.
Colori tenui, chiari e traslucidi per le parti a rilievo, la cornice e le colonne quale evidenza e contrasto ad un fondale cupo, opaco, scelto per raccordare ed unificare i vuoti delle finestre.
Ritmo serrato dei marcapiani a riequilibrare la tensione alla verticalità ricercata ed, allo stesso tempo, a destrutturare la dimensione della facciata.



“pilastri” - Pesantezza, grevità, verticalità, matericità giocati in una danza dinamica per dissolvere la realtà della facciata nella finta pelle di cui è composta, per dare carattere nella tradizione a scapito delle mode esiziali dei nostri tempi.
Un prospetto composto da un arco e pilastri ruvidi, cromaticamente trattato come pietra gialla di Vicenza ed inciso “a conci” da fughe oro, segnato da marcapiani in marmorino bianco perla traslucido (o rivestiti in lamiera metallica bianca lucida) e barbacani inferiori in grigio chiaro.
Leggermente ribassato un fondale liscio ed opaco, in marrone testa di moro (come gli infissi esistenti), a confondere le dimensioni delle bucature e dare profondità.
Un oculo posticcio a celare un portello di ispezione, una cornice superiore con modanatura semplice a definire, con due piccole sfere di bosso, l’attacco al cielo.
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    Project details
    • Year 2011
    • Work finished in 2011
    • Client Immobiliare
    • Status Current works
    • Type Hotel/Resorts
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