Restauro della Chiesa S. Antonio di Favignana (TP) | Elio Caprì

Favignana / Italy / 1998

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La ricostruzione in altro sito, nell’ ultimo decennio del XIX secolo, della chiesa dedicata dai marinai e pescatori di Favignana a Sant’Antonio di Padova, è una delle manifestazioni tangibili della volontà della famiglia Florio, allora proprietaria dell'intera isola, di istituzionalizzare la propria idea dì intesa fra “capitale" e “classe subalterna” basata su un compromissorio, per quanto “illuminato” principio paternalista di riformismo meliorista L'austero linguaggio architettonico degli alzati, caratterizzati essenzialmente da impaginati imitativi dei soli elementi dell'opera muraria con uso parsimonioso dì cornici-membrature e di modanature e profili, e la rigoristica reinterpretazione di accreditati schemi tipologici basilicali delle origini assegnano a questa fabbrica di contenute dimensioni un ruolo significativo nel novero delle opere dell'eclettismo storicista italiano e, segnatamente, siciliano. La chiesa posta al limite estremo del vecchio complesso della tonnara, probabilmente è l’ultima testimonianza dell’attività svolta da Damiani Almeyda quale architetto della famiglia Florio a partire dal 1868. Lo schema planimetrico di questa fabbrica è basilicale a tre navate, di cui la principale avente maggiore sviluppo in altezza, con accentuazione dell'asse ingresso-altare dovuta alla presenza di un nartece, nonché di un abside che accoglie l'altare. In corrispondenza dell'abside ai due lati, sono allineati due ambienti che concludono in senso longitudinale lo spazio delle navate laterali. Tanto la presenza del nartece biabsidato che le pseudo cappelle laterali all'abside, rimandano per la composizione dell'impianto planimetrico a modelli paleocristiani di area orientale o ravennate, che ci fanno meglio definire il nartece come “ardica", nonchè le cappelle laterali come prothesis e diaconicon. Inoltre l'articolazione della navata centrale, tanto planimetricamente che in alzato, in due campate di forma quadrata coperte da volte a crociera a tutto sesto rinvia a tipologie romaniche. Siamo di fronte, dunque, ad un sincretismo architettonico in cui due sistemi architettonici diversi sono messi a confronto ed utilizzati per la definizione di una nuova spazialità. Il volume della chiesa risulta composto da masse geometriche elementari di volta in volta giustapposte: al corpo principale, formato, appunto, dall'allineamento della navata centrale e delle navate laterali, sono accostati il volume dell'ardica e quello del campanile. L'ardica e le navate laterali (aventi medesimo sviluppo in altezza) sono individuabili grazie ad una soluzione di continuità, ottenuta con l'uso di colonne angolari incassate, poste proprio a segnarne il margine fra il corpo di fabbrica della chiesa e il blocco parallelepipedo, normale all’asse longitudinale della navata centrale che quindi può essere qualificata come endonartice. Il sistema di copertura è costituito per la navata centrale dal tipo a capriata, con arcarecci, tavolatura e tegole marsigliesi; per le navate laterali da mezze capriate, con arcarecci, tavolatura e tegole marsigliesi. All'interno la pavimentazione in piastrelle di marmo 20x20, sviluppa un disegno cromatico nell'alternanza di bianco e nero e per la navata centrale il disegno di due croci circondate da ulteriori disegni di raccordo. Le parti delle navate laterali e del nartece, sviluppano invece dei disegni a terra conclusi e perimetrati per zona. Le decorazioni parietali che rivestono l'interno della chiesa, sono interamente realizzate con la tecnica a tempera, facendo uso di pigmenti, aventi, come legante, una sostanza proteica (latte, caseina, collaudi ritagli).
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    Project details
    • Year 1998
    • Work started in 1996
    • Work finished in 1998
    • Client Fondazione Bancaria
    • Status Completed works
    • Type Churches
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