Benessere a Sesto San Giovanni | Giancarlo Marzorati

La Città del Benessere e la riscoperta della natura umana Sesto San Giovanni MI / Italy

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Dalla città della Salute alla Città del Benessere


  


La Città della Salute sorgerà a Sesto. Ma è Sesto una Città della Salute?


Perché la diventi veramente occorre qualcos’altro oltre al nuovo, importante istituto di ricerca e cura che sarà comunque un elemento qualificante del territorio. Occorre che alla logica della terapia, collegata alla Città della Salute, si unisca quella della prevenzione, dell’educazione a stili di vita atti a migliorare e conservare la salute, della creazione di spazi, ambienti, occasioni per favorire il benessere. Qualcosa che ha bisogno bensì di un centro propulsore ma anche di un tessuto urbano pensato e sviluppato in modo tale da ottenere quel fine. Di qui la proposta di costruire in Sesto anche la Città del Benessere.


 


Il luogo e la città


Accanto alla Città della Salute, sui terreni in cui si dilatavano gli impianti Falck, v’è spazio a sufficienza per stabilire il nuovo centro del benessere. Un luogo in cui si assommino diverse funzioni. Ma con una particolarità: che sia elemento attivatore di una nuova logica urbana.


Sesto nel corso dei secoli XIX e XX si è sviluppata come città lineare attorno alla ferrovia che si dilunga sull’asse sud-nord. Prossime a tale asse, e secondo la medesima logica direzionale, nel tempo sono cresciute le principali strade che attraversano la città e che vi scorrono accanto.


L’organizzazione lineare naturalmente ricerca anche luoghi di riferimento che fungano da centri gravitazionali: tali sono le quattro ville nella parte storica, e altrove altri luoghi tra i quali ha particolare rilevanza il Rondò. E vi sono tanti altri spazi che hanno la potenzialità di affiancare quelle polarità per rafforzare la tendenza alla città policentrica – il che può sembrare particolarmente utile e necessario in una struttura lineare, ben lontana da quella della città radiale qual è per esempio la vicina Milano.


La tendenza verso la città policentrica si è diffusa in questi anni nei quali è aumentata la richiesta di conferire alle periferie una nuova dignità, così che non siano più succubi di un rapporto che privilegia il centro storico in tanti aspetti rilevanti quali disponibilità dei servizi, caratteristiche architettoniche, valore venale dei suoli e degli edifici.


Ma in questo contesto storico e urbanistico, le peculiarità di Sesto la mettono nelle condizioni di offrire un nuovo modello di sviluppo urbano, non più ancorato alla dialettica tra centro storico e policentrismo contemporaneo. Se la tendenza al policentrismo è rafforzata dalla recente proposta della “Città dei 15 minuti” articolata in quartieri dove il cittadino dalla propria abitazione possa recarsi a piedi e nel giro di un quarto d’ora in tutti i luoghi per lui rilevanti, Sesto può andare al di là anche di questo modello e divenire esempio di città innervata dalla logica della Rete Urbana.


 


La Rete Urbana


Non v’è città che non sia strutturata su uno specifico tipo di reticolo: questo sin dai tempi della città ippodamea è intrinseco alla logica dell’organismo urbano e definisce l’interconnessione tra le parti da cui esso è costituito. Ma la rete per solito è frutto  della presenza dei molteplici poli che della città sono il fattore primario.


Poiché invece Sesto nasce attorno a assi di trasporto lineare, è intrinsecamente vocata, oltre che a ricercare al proprio interno nuove polarità con valore di centralità, a sviluppare come fattore primario la logica della rete, ovvero delle interconnessioni. È grazie alla presenza di tale rete si configurano gli snodi in cui si incontrano e intrecciano le direzionalità che animano lo spazio urbano. E, come nella storia i trasporti sulle lunghe distanze hanno attraversato la porzione di campagna dove è sorta Sesto provocandone lo sviluppo urbano, così oggi gli spostamenti sulle brevi distanze urbane (la Città dei 15 minuti) divengono la caratteristica che guida l’evoluzione della Sesto contemporanea. La Città del Benessere si può porre come l’elemento attivatore di questa evoluzione urbana.


Certamente si potrebbe concepire la nuova Città del Benessere, insieme con l’attigua Città della Salute, semplicemente come un nuovo polo di riferimento entro la logica della città policentrica. Invece la proposta qui tratteggiata intende evidenziare che il suo progetto può divenire seme da cui si sviluppa il concetto di Città della Rete.


 


Dalla polarità alla città


La Città della Salute è stata concepita come luogo altamente specializzato, un ospedale all’avanguardia, dotato di tutte le caratteristiche di un istituto di ricovero e di ricerca scientifica. Ma sono ormai molti anni che la scienza medica propone la logica della prevenzione come fondamentale per far sì che la pressione dei degenti sui centri ospedalieri si riduca, e che questi divengano luoghi cui si ricorre solo in condizioni di gravità: la “extrema ratio” della medicina intesa come lotta alla malattia una volta che questa si è diffusa. Oggi si cerca di modificare questa condizione attraverso le Case della Salute intese a trattare i casi meno gravi senza ricorre all’ospedale: ma sempre ci si muove entro  la logica del contrasto alla condizione di malattia dopo che questa si è manifestata.


La Città del Benessere è concepita come un passo previo, e il suo scopo è di non rendere più necessario, o quanto meno di ritardare il più possibile, il dover ricorrere alle Case della Salute o agli Ospedali. La Città del Benessere è intesa a educare la popolazione a stili di vita e modelli di comportamento, a una coscienza e una conoscenza tali da favorire, in primo luogo, il pieno godimento di tutte le potenzialità psicofisiche delle persone e, in secondo luogo, da ridurre al minimo le possibilità di cadere nella malattia.


Quindi la Città del Benessere non è un luogo a cui ricorrere in certe specifiche circostanze: è l’espressione di un modo d’essere che in prospettiva interesserà tutta la cittadinanza, aiutandola a vivere una vita più piena e felice.


Per questo nel momento in cui sorge la Città del Benessere dev’essere bensì presente in un sito specifico quale momento attivatore, ma contemporaneamente deve trovarsi anche in tutti i gangli della società. Se sul piano socio-politico questo potrebbe implicare, per esempio, l’attivazione di corsi specifici nelle scuole, sul piano urbanistico – del quale qui ci occupiamo – questo comporta che insieme a essa sorgano altri luoghi raccordati e coordinati, diffusi nel tessuto urbano.


Il raccordo diviene quindi un elemento primario. E se questo sul piano della comunicazione è risolto grazie alle tecniche già disponibili in Internet, sul piano fisico si traduce nella diffusione pervasiva di percorsi ciclopedonali e snodi che diffondono le attività della Città del Benessere in tutto il tessuto urbano.


 


Che cosa c’è nella Città del Benessere


Le diverse attività che ruotano attorno al benessere cominciano con la ricerca scientifica e l’educazione specialistiche universitaria. Tali attività educative dovranno trovare un posto privilegiato nella Città del Benessere, ma rimanere direttamente collegate alle altre attività che coinvolgono tutti i cittadini. Di qui che all’educazione specializzata si affianchi l’educazione generalizzata, rivolta a tutte le fasce di età, dai bambini delle scuole materne alle cosiddette “Università della Terza Età”, e interessi anche tutti i luoghi in qualche modo collegati al benessere, quali palestre, piscine, ristoranti, centri sportivi, parchi (attrezzati per l’attività fisica e non attrezzati).


Dunque anche nella Città del Benessere dovranno trovarsi diverse palestre dove svolgere diverse attività fisiche, specializzate per ogni fascia di età e per ogni propensione (dallo yoga al body building). Questo implica che vi siano spazi tra loro raccordati ma differenziati.


Ma l’idea del benessere si associa in particolare, com’è inveterata tradizione sin dall’antica Roma, alle terme, che sono sempre state viste quali luoghi in cui si cura il fisico e la psiche in tutti i suoi aspetti: mens sana in corpore sano, dicevano appunto a quei tempi. L’acqua per nuotare (il nuoto è considerato tra le migliori delle attività fisiche), ma anche l’acqua per i bagni con i sali minerali che nutrono la pelle e rinfrancano il corpo, i diversi tipi di sauna, fino ai massaggi  e alle altre specialità intese a mantenere al meglio le condizioni fisiche, quali la cromoterapia o l’aromoterapia.


E la variegata attività fisica che è una base del benessere include i trasferimenti a piedi, o comunque attraverso modalità morbide di trasporto (bicicletta, monopattino), tra i diversi luoghi diffusi nel territorio e collegati alla Città del Benessere.


 


La forma della Città del Benessere


Poiché si rivolge a tutta la città, la forma architettonica della Città del Benessere non ha una singola facciata che prevale sulle altre: è avvolta da una facciata continua che si rivolge parimenti a tutti i quartieri urbani.


E allo stesso tempo facilita il rapporto col cielo: questo nella civiltà contemporanea va recuperato per molteplici motivi, tra i quali il fatto di permettere alla singola persona di conoscersi come appartenente al cosmo, non limitata dal proprio luogo di origine o dalla nazione di provenienza.


Il rapporto col cielo era inevitabile nell’antichità, quando i naviganti si orientavano secondo le stelle nella notte e quando il clima atmosferico influiva direttamente sulle possibilità di muoversi o di agire, in campo agricolo come in ogni altro ambito lavorativo, a differenza di quanto avviene oggi quando la luce elettrica e altre strumentazioni tecnologiche (a partire dalle serre, dagli uffici e dai capannoni industriali) consentono di lavorare a prescindere dal tempo atmosferico.


Usualmente le architetture sono studiate per proteggere gli spazi dai fenomeni meteorici, e questo avviene anche nella Città del Benessere: ma qui la disposizione delle coperture è intesa anche a permettere di godere al meglio dell’irraggiamento solare e di recuperare la nozione della presenza del cielo anche durante la notte. L’architettura ritrova il senso dell’orientamento e del rapporto col paesaggio vicino e lontano, proprio come avveniva con le architetture del passato (per esempio le chiese erano “orientate” cioè avevano l’abside verso Est), e come avviene ancora in certe tradizioni orientali, quali quella indiana del Feng Shui. In questo modo l’architettura stessa diviene strumento tramite il quale introdurre le persone a un più sano e proficuo rapporto con l’ambiente.


Il rapporto tra architettura e cielo si ravvisa anche nella disposizione delle aperture di luce e dei percorsi interni: scale ampie e di gusto, belle a tal punto da invogliare a essere usate invece degli ascensori; finestre disposte in modo tale da permettere che la luce all’interno sia ottimale per chi legge usufruendo delle biblioteche specializzate, o per chi pratica attività quali la pittura intesa come modo di espressione del sé più intimo, che usualmente resta represso dalle necessità di comportamenti socialmente accettati; ambienti perfetti sul piano acustico così da favorire la diffusione di musica – se la musicoterapia permette di recuperare l’equilibrio psichico a chi l’ha perso, una buona pratica di ascolto musicale ha valore preventivo, per cui è importante essere educati all’ascolto.


Molteplici sono le attività fisiche e culturali che hanno valore per il benessere della persona: qui sono tutte esplorate e praticate. Ogni singolo ambiente è studiato in modo tale da favorirne la fruizione.


L’architettura nel suo complesso e le cromie delle sue pareti, sono studiate in modo tale da aiutare la concentrazione, il rilassamento, il recupero dell’energia psicofisica e la sua esaltazione. Qui favoriranno il riposo, lì l’attività. Qui lo studio, lì il dialogo. Qui l’esercizio, lì la stasi. Ecc.


“Accoglienza” è il significato di ogni parte del complesso.  Per questo al posto della rigidità delle linee diritte e degli angoli retti, diffusi sono gli elementi che nella loro curvatura parlano di invito: a entrare, a passare, a restare. Così molte aperture sono sormontate da archi, e diversi ambienti sono coperti da volte o da cupole: se un tempo tali soluzioni erano dovute anche a esigenze costruttive e strutturali, qui sono ricercate per la loro capacità di esprimere il senso dell’accoglienza e per valorizzare il rapporto tra ciò che sta in basso, il piano della terra, e ciò che sta in alto, espressione la volta celeste.


 


Il cibo e il benessere


Se nella Città del Benessere si trovano in nuce tutte le occasioni di studio, ricerca e pratica collegata al benessere, molteplici sono le funzioni riprese nei luoghi collegati, coordinati e dotati di specializzazione propria.


Tra questi spicca la necessità di diffondere metodi di cucinare e capacità di scegliere come nutrirsi, tali da promuovere la salute. Si pensi per esempio che una buona parte della medicina cinese tradizionale si fonda proprio sulla scelta di alimenti dei quali si conosce la capacità di curare, e pertanto anche di rafforzare la salute.


“L’uomo è ciò che mangia” scrisse Ludwig Feuerbach a metà del secolo XIX: intendeva promuovere una cultura del mangiare che permettesse a tutti di ottenere le migliori condizioni psicofisiche per una sana vita sociale e lavorativa. Il rapporto tra alimentazione e salute è noto a tutte le culture, da sempre. “Uccide più la gola che la spada” recita un proverbio italiano che esprime lo stesso concetto in forma negativa.


Ecco che la logica del benessere richiede anzitutto di educare al buon mangiare, quindi a cucinare e al saper scegliere i cibi così da soddisfare appieno il gusto nel modo giusto. Cucinare è un’arte, e fruire della cucina aiuta a sentirsi felici: ma entrambi gli aspetti, il cucinare e il mangiare, richiedono di essere praticati con sapienza e con coscienza. Spesso non ci si pensa, perché il mangiare è assunto come qualcosa di istintivo, come il respirare. Ma l’aspetto istintuale nella cultura umana sempre richiede educazione. E del resto ai nostri tempi con il diffuso inquinamento atmosferico, anche il respirare richiede, perché non sia dannoso per la salute, un’attenzione particolare.


 


Primi passi nel reticolo


Tra i primi e più importanti snodi del reticolo urbano di Sesto, troviamo Villa Zorn, attualmente occupata da un ristorante al piano terra. Al livello superiore, la necessaria ristrutturazione suggerisce di ubicare una parte delle attività del benessere collegate alla sfera del mangiare.


Una o diverse scuole di cucina da gestirsi in modalità strettamente privatistica, poiché, così come le persone sono disposte a spendere per mangiare bene in un ristorante, sono disposte a investire per apprendere come cucinare (e come usufruire di) cibi appetitosi e tali da favorire la salute.


L’associazione con cucine multietniche fa di questa cultura culinaria un veicolo per conoscere e avvicinare altri popoli nell’ottica di una sana globalizzazione. Così Villa Zorn con la sua cultura culinaria diviene anche luogo di attivazione di rapporti internazionali.


Tra Villa Zorn e la Città del Benessere si distenderà un percorso urbano ciclopedonale, fruibili anche attraverso la mobilità elettrificata,  e integrato dalla presenza di vegetazione (siepi, fiori) che rendono l’immagine del parco urbano.


 


Diffusione e certificazione


Altri luoghi saranno sviluppati quali snodi collegati alla Città del Benessere, ciascuno specializzato in una qualche pratica: dalla pittura alla musica, dallo yoga allo judo, dal maquillage (rilevante soprattutto per l’universo femminile, per sentirsi bene) alla sartoria (se l’uomo è ciò che mangia, è anche ciò che veste e il modo di presentarsi nella società passa anche attraverso i vestiti: non è solo questione di  “moda” ma anche di sentirsi bene nei propri panni).


La Città della Salute conferirà la certificazione alle specifiche attività praticate nei vari snodi, e ne garantirà e sorveglierà la qualità. Tutte le attività saranno svolte da privati, non saranno sovvenzionate, ma saranno promosse in virtù della loro certificazione. E sarà la loro certificazione che le renderà attraenti per il pubblico che grazie a questa si sentirà garantito.


Il concetto è simile a quello delle certificazioni per le edificazioni secondo standard ambientali aggiornati ed elevanti quali la nota certificazione Leed, che è ricercata perché dà garanzie di qualità dell’edificio e allo stesso tempo ne aumenta il valore commerciale. Allo stesso modo la certificazione delle attività collegate alla Città del Benessere diventeranno particolarmente attraenti per il pubblico e saranno aiutate a ottenere il successo commerciale. Questo pur mentre sono svolte con finalità non solo commerciali, ma anche, e anzitutto, di utilità sociale e culturale.


 


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