Progetto per i lavori di recupero, conservazione e rimozione dei pregiudizi strutturali nella chiesa di Santa Maria del Carmine sita in Regalbuto. | STUDIO TECNICO CUSMANO

Regalbuto / Italy / 2018

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NOTE STORICHE SULLA CHIESA

La Chiesa dalla particolarissima pianta ottagonale insiste su Piazza Citelli Morgana ed ha il prospetto principale rivolto ad OVEST.
E' costituita da un organismo di pietrame anche di grossa pezzatura e malta di calce idraulica naturale.
E' una delle chiese più antiche del paese, esistente già all'inizio del '400. La chiesa del Carmine era probabilmente quella di cui si fa menzione in alcuni documenti relativi ai beni ecclesiastici di Sicilia, ed in particolare all'obbedienza di Santa Maria Latina di Agira, e legate alle “operazioni” di Terra Santa.
Dietro la chiesa si trova quello che resta del convento dei Carmelitani che aveva un chiostro dalle esili colonne di pietra arenaria su cui poggiavano gli archi a sesto unico.
La fondazione del convento dell'Ordine della B.V. Maria del Monte Carmelo o Carmelitani risale al 1572 con il titolo di Maria SS. Annunziata, primo sito posto nella valle del monte Calogero a tre miglia dall'abitato nell'omonima contrada, in seguito traslato nell'abitato.
Vito Amico dice che "avanti il secolo XV dicono fondata la casa dei carmelitani, all'estremità superiore di Regalbuto verso scirocco, sotto il titolo della B. Vergine del Carmelo; essa non la cede alle altre case religiose; nè di piccol decoro è al paese, e vien frequentata dai cittadini di culto precipuo". Santo Policastro la fa risalire al XV secolo aggiungendo che è stata restaurata nel 1778. Di certo nel 1650 la chiesa non era ancora finita. Intorno al 1760, purtroppo, versava in condizioni precarie per cui fu chiusa al culto per eseguire opere di consolidamento. La chiesa attuale fu completata o riedificata (non possediamo certezze al riguardo) e riaperta al culto nel 1778. I suoi motivi decorativi mostrano chiari segni del barocco siciliano.
Un'altro motivo che fa risalire la costruzione al XV secolo è l'orientamento della Chiesa. Orientare le Chiese significava costruirle in modo da avere l'abside rivolto ad oriente (est) dovuto al simbolismo dato a fenomeni come il Sole, ai punti cardinali e soprattutto alle grandi religioni e le loro origini. Bisognava rivolgersi ad oriente per la preghiera, in tutte le religioni, ed esso era un punto di riferimento importante; il fatto era legato principalmente, come detto, al sole, che nasce ad oriente (la luce di Cristo) e tramonta a occidente (le tenebre ed il Male). Per tale motivo le chiese venivano costruite in modo tale che il sacerdote ed i fedeli pregassero rivolgendosi ad oriente – difatti prima il sacerdote rivolgeva le spalle ai fedeli è questo è stato in auge fino agli anni 60' prima della riforma del Concilio Vaticano II. Tale caratteristica di costruire le chiese orientate con l'abside ad “Est”, così come risulta nella chiesa di Santa Maria del Carmelo, a partire dal 1600 è stata sempre meno rispettata.
Una chiesa così antica è stata di certo fondamentale per la comprensione dello sviluppo urbanistico di Regalbuto. Dall'osservazione della cartografia la si individua subito a sud-est del paese, a perno di strade importanti di penetrazione urbana. Le fa da sfondo il Monte S. Calogero sulla cui cima possono ancora oggi individuarsi i ruderi del primitivo insediamento fortificato, poi chiesa di S. Calogero, che ha dato il nome al monte. E' perciò utile dare un breve cenno su Regalbuto e sulla sua storia.
Regalbuto, un Comune sito in provincia di Enna, dal quale dista 50 km a N-E, sorge a m 520 sul livello del mare, su un colle presso il Salso. A cavallo tra i comuni di Agira e Regalbuto il Salso è stato sbarrato da una diga che ha dato origine al lago Pozzillo. Un invaso destinato ad alimentare la Piana di Catania. L'abitato vive prevalentemente di agricoltura e di allevamento.
Le incerte origini del nome, e le dispute su di esso, fanno risalire la fondazione o la rifondazione del centro abitato ai Saraceni, che vi edificarono un Casale chiamato "Butah". Pur concedendo l'antica preesistenza indigena, rimane intatta la circostanza che durante la campagna normanna per la conquista della Sicilia il paese di Regalbuto è, senz'ombra di dubbio, saracino come attesta la donazione del 1087 da parte di Ruggero alla chiesa di Messina del casale di Butahi. Questo documento oltre ad assicurarci l'origine araba di Regalbuto, sulla quale tutti gli storici concordano, fa emergere altre interessanti considerazioni di carattere sociale. E' evidente che il casale di Butahi fosse amministrato secondo le "antiquas divisiones Saracenorum" (ma lo stesso diploma recita che se in avvenire in esso o nelle sue pertinenze fossero state erette delle chiese, esse sarebbero state sottoposte al solo arcivescovo di Messina. Da ciò sembra emergere che l'arcivescovo avesse la facoltà d'impiantare delle chiese nel casale di Regalbuto anche se il centro era, etnicamente, arabo-musulmano. Dopo che i Saraceni di Butah parteciparono al fianco del sovrano svevo all'assedio e alla distruzione di Centuripe ottennero in cambio la sua protezione e che al nome del loro paese fosse accoppiato il titolo di Reale, nominandosi da quell'epoca in poi Regalbuto. Ma, circa trenta anni dopo, nel 1261 sotto il regno di Manfredi, figlio di Federico II, gli abitanti di Centuripe ribellandosi al sovrano si portarono nel vicino comune di Regalbuto dandolo alle fiamme e distruggendolo sin dalle fondamenta. Il nuovo abitato fu edificato verso Occidente del Monte, nell'odierno centro, ed è qui che si trova la chiesa di S. Maria del Carmine, posta in Via Amaselo che, secondo Diodoro Siculo, è il nome del primitivo insediamento di Regalbuto.
Ma ritornato all'impianto attuale della chiesa si può dunque precisare che esso risale quindi al XVII sec. come del resto l'intero complesso monumentale dei P.P. Carmelitani, oggi non più esistente. Del manufatto originario, allo stato attuale rimane: la chiesa ed i corpi annessi, il campanile, due ali del portico. Quest'ultimo ha subito pesanti manomissioni, molte delle quali relativamente recenti e quello che rimane è in larga misura compromesso in maniera irreversibile.
La particolarità della chiesa è la sua forma ottagonale con abside in asse all'ingresso principale. La chiesa a pianta ottagonale, è coperta da una cupola a spicchi, il cui estradosso è ricoperto da un tegumento di tegole alla siciliana a “sfoglia”. Un'abside profonda conclusa da un semicilindro, è coperta da una volta a botte con catino semicircolare.
Addossate alle strutture absidale si trovano le murature del campanile; tra queste ed il corpo della chiesa, sono ricavati degli ambienti originariamente adibiti a sagrestia, al piano terra, e ad abitazione del parroco, al piano superiore.
All'interno della chiesa, l'altare maggiore nell'abside e i quattro altari minori nell'aula, tutti in marmo policromo lavorato a tarsie settecenteschi, di buona fattura. La tribuna dell'altare maggiore è decorata con stucchi lucidi effetto marmo.
Appare interessante osservare che gli altari fanno parte della tradizione figurativa del centro, poiché se ne trovano simili anche in altre chiese locali, così come lo sono i motivi decorativi della volta a botte e del portale laterale, quest'ultimo, ad esempio, è molto simile a quello della locale chiesa di San Francesco – detta dei Cappuccini.
Anche per quanto riguarda la cupola, si può notare analoga tecnica costruttiva nelle costruzioni rurali dei dintorni.
Da ciò può desumersi che la chiesa in oggetto è stata rimaneggiata e decorata ad opera di maestranze locali nello stesso periodo in cui tali interventi interessavano tutto il centro.
A causa della fatiscenza in cui versava, la chiesa ha subito vari restauri strutturali negli ultimi decenni, ma mai risolutivi, ed è in attesa di ulteriori interventi di restauro, specialmente nel suo interno.
L'importanza urbanistica del complesso è fuori dubbio; essa è confermata dal fatto che la sua storia, in parte, è legata a quella della città e del territorio circostante. La sua consistenza formale e figurativa complessiva, richiede e permette che esso continui ad esplicare quella funzione urbana etica che gli è stata propria fin dalle origini. Cosicché bisogna salvaguardare e restaurare questo monumento importante, non solo per la storia religiosa ed economica del paese, ma anche e soprattutto perché essa si trova in un importante nodo urbano del tessuto storico e perché in essa vi è la testimonianza di tecniche costruttive e decorative tipiche dell'area interna siciliana.


 


PROPRIETA'


Ai sensi dell'art. 20 della Legge 3036 del 7 luglio 1866 in data 31 agosto 1875 l'ex Convento del Carmine con annessa la Chiesa fu ceduto dal Fondo per il Culto al Comune di Regalbuto per la collocazione di un asilo d'infanzia e dell'ufficio della Congregazione di Carità. Ma alla data del 8 luglio 1877, come si evince dalla corrispondenza tra l'Intendenza di Finanza di Catania e il Comune tale fabbricato non risultava ancora consegnato.
Con Deliberazione di Consiglio Comunale del 17 dicembre 1877 il Comune di Regalbuto prendeva atto dello stato di inabitabilità del fabbricato dell'ex Convento del Carmine, da anni utilizzato quale sede dell'Agenzia delle Imposte. Sempre con la stessa deliberazione autorizzava la Giunta Municipale a concedere in affitto all'Agenzia delle Imposte il locale dell'ex Convento di Sant'Agostino e determinava di retrocedere all'amministrazione del Fondo per il Culto il fabbricato dei Carmelitani.
Nel marzo 1879 il fabbricato dell'ex Convento del Carmine veniva restituito al Fondo per il Culto e da allora fu il Fondo ad occuparsi di esso.


 


 


CARATTERISTICHE GEOMETRICHE E FUNZIONALI


Il complesso ecclesiastico in oggetto, presenta un impianto volumetrico e planimetrico determinato dall'aggregazione, di tre volumi principali e precisamente:


 La chiesa propriamente detta, che con la sua configurazione planimetrica ottagonale diviene corpo architettonico dominante dell'intero complesso; l'abside è in asse con l'ingresso principale, ha una forma allungata con terminale perfettamente a semicerchio. La copertura dell'aula non è altro che una cupola reale (pomice e gesso) alla base poligonale, quindi costituita da fusi, ciascuno dei quali corrispondente ad un lato dell'ottagono, che si fondono fino a formare nella parte centrale una vera calotta. L'absde profonda conclusa da un semicilindro ha una copertura a botte con terminale a catino semicircolare.


 Un volume laterale, adiacente all'impianto della chiesa, adibito al piano terra a sacrestia e al primo piano a canonica; l'accesso avviene oltre che dalla chiesa anche dal prospetto laterale Sud. Dalla sacrestia tramite una scale interna in c.a. realizzata verso la metà del 900' si accede dopo aver superato un solaio intermedio fatto di longarine e tavelloni (chiaramente, entrambi, non coevi alla fabbrica), alla canonica. In origine quasi certamente l'accesso ai due vani della canonica avveniva dall'adiacente convento, oggi quasi del tutto scomparso. Per la realizzazione della scala sopradetta e stata tagliata la volta a botte presente in questo vano della sacrestia. Gli orizzontamenti della sacrestia e della canonica sono realizzati con strutture voltate, anch'esse in pomice e gesso; la copertura è ad una falda con pendenza verso il lato Sud.


 La torretta campanaria posta lateralmente alla sacrestia. L'accesso al campanile avviene mediante una piccola scala in muratura che dalla canonica porta ad un vano a quota +1295, dova da lì si prosegue con un'altra rampa sempre in muratura fino alla celletta campanaria a quota +1675. La copertura del campanile è di tipo tradizionale in legno a due falde con pendenza del 30% circa.


 


OBIETTIVI DELL'INTERVENTO


Ogni intervento di restauro secondo i dettagli della “Carta del restauro”, deve tener conto delle caratteristiche strutturali, costruttive, materiali, formali, funzionali e storiche del monumento, esaltandone le potenzialità e non alterandone le parti ed il significato.
L'intervento deve mirare al recupero della struttura e delle funzioni, soprattutto al fine di restituire il monumento ai suoi cittadini che non devono perdere la memoria storica collettiva.
Poiché la Chiesa Santa Maria del Carmine ha avuto un ruolo importante nello sviluppo urbano del paese, l'operazione di restauro ha anche lo scopo di valorizzare e di recuperare un'emergenza architettonica da leggersi nel contesto viario ed edificato in cui essa si trova.
Di seguito una trattazione sintetica del progetto architettonico e strutturale: le singole categorie di lavorazione vengono dettagliatamente descritte nel capitolo successivo.


 


STATO DI CONSERVAZIONE


La chiesa versa, ancora oggi in condizioni di completo abbandono e degrado.
Nell'aula centrale della chiesa la pavimentazione risulta quasi completamente inesistente e gli intonaci relativi alla zoccalotura risultano divelti e ammolorati.
In tutte le strutture arcuate dell'aula sono presenti delle opere provvisionali di sicurezza.



Accanto alla chiesa si trova la sacrestia e la canonica le cui murature, così come quelle di tutto il monumento, sono in molti punti degradati, con stacco di intonaci e friabilità dei componenti (la muratura, tipica dei centri zolfiferi della Sicilia centrale, è in pietra informe e malta di calce con listelli in cotto). La suddetta struttura è sormontata da una torre campanaria costituita da muratura prevalentemente in cotto.


La cella campanaria con la relativa copertura sono stati ristrutturati con i lavori di somma urgenza nel 2004 dall'impresa ESSE I s.r.l.


L'ingresso laterale della chiesa è chiuso da una provvisoria muratura e gli elementi lapidei delle cornici, naturalmente, sono da restaurare.
L'ingresso della sacrestia si presenta con una cerchiatura di sicurezza, in acciaio, provvisoria, realizzata con i lavori di somma urgenza affidati all'Impresa ESSE I s.r.l. nel 2004.



Il prospetto principale, l'unico intonacato e decorato con elementi lapidei scolpiti, ha parti di intonaco mancanti e conci di calcareniti lesionate e cadenti e si presenta in un forte stato di degrado e dissesto che peggiora sempre più con il passare del tempo. I conci non configurano più la sagoma originaria dell'arco ribassato. La muratura è incoerente e degradata. Anche le piattabande dei finestroni dell'aula e dell'abside presentano gli stessi problemi.



La parte basamentale (originaria struttura di fondazione, oggi affiorante fuori terra a causa dei continui abbassamenti della strada) si presenta in pietra informe con mancanza di continuità ai soprastanti materiali e struttura.
I portoni in legno, e tutti gli infissi in genere, versano in condizioni pessime ed il legno risulta alquanto degradato.


Tutti i locali terrani presentano segni di umidità ascendente.
Sempre per quanto riguarda la cupola e la copertura in generale, all'esterno, si nota una rigogliosa fruttificazione di vegetazione fra le tegole.
La volta della canonica e dell'abside risultano danneggiate in maniera localizzata.

All'esterno ed all'interno sono presenti lesioni, soprattutto in corrispondenza dei punti deboli della muratura: in prossimità delle aperture e architravi.


Nel prospetto principale, l'unico intonacato, sono evidenti degradi con stacchi e friabilità dei componenti.
La pavimentazione, per quel che resta, all'interno dell'aula è in mattonelle di cemento colorate così come nell'abside e sui gradini degli altari; nella sacrestia, in cotto 20x20 cm. Nella canonica, al primo piano (quota + 860) ritroviamo una pavimentazione con mattonelle di cemento colorato. Gli scalini del sacrato, i gradini degli altari e in corrispondenza della balaustra sono in pietra calcarea locale, risultano quasi tutti ruotati e non allineati.


L'altare maggiore, monumentale secondo la vecchia concezione liturgica, così come gli altri quattro altari sono deteriorati nelle tarsie e nei marmi e negli elementi lapidei delle predelle e presentano dunque elementi di pregio che necessitano di essere recuperati. Anche la parte superiore dell'altare principale (tribuna) relativamente alla parte in stucco, stucco lustro marmorino e dipinto ha bisogno di essere restaurata.
La balaustra in pietra locale posta all'ingresso dell'abside è da pulire e restaurare.
Al centro dell'aula è presente una grande ninfa di pregiatissima fattura che va restaurata.
Tutto il lapideo presente nel complesso monumentale (prospetto principale e portale secondario) ha bisogno di interventi di pulitura, consolidamento, ricostruzione e trattamento finale protettivo.
Le cornici in gesso presenti all'interno dell'aula compresi festoni, angeli, putti, serafini, rosoni, etc, si presentono con parti mancanti e/o danneggiate.


Una delle campane presenti nella torretta, e precisamente quella dal diametro di 59 cm risulta rotta; tutti i ceppi e le ferramenta risultano da sostituire.


 


LE STRUTTURE VERTICALI


L'Eurocodice 6, il quale è formulato in veste di proposta Normativa Comunitaria a cui le Normative nazionali dovranno adeguarsi, al punto 3.1, così definisce la muratura:"......... è un materiale costituito da un assemblaggio di elementi murari, sia realizzati in sito o costruiti in pannelli prefabbricati, in cui gli elementi murari siano legati e solidarizzati con malta" l'elemento lapideo può essere di vari tipi "mattoni in argilla, blocchi di cemento, unità silico-calcaree, pietre naturali."
Riprendendo la definizione data dall'Eurocodice deve intendersi come muratura un materiale composito, non omogeneo, in generale non elastico e non isotropo i cui valori (in campo monoassiale) di resistenza a compressione e di rigidezza sono intermedi fra quelli dei componenti, mentre la duttilità dipende in maniera sostanziale dal danneggiamento degli elementi stessi, ed in particolare dal rapporto esistente fra il danneggiamento della malta e quello del materiale lapideo che ne rappresenta l'ossatura.
La muratura tradizionale nelle esecuzioni più qualificate veniva realizzata seguendo il concetto della "regola dell'arte", da intendersi come quel corpo di procedure costruttive obiettivamente definite, anche se non scritte, a cui i costruttori del passato hanno fatto riferimento, più o meno attento nelle loro fabbriche, legato essenzialmente alla geometria, alla disposizione delle pietre, ponendo estrema attenzione nell'utilizzare pietre di notevoli dimensioni ben ammorsate nel piano del muro e riempiendo i vuoti con pietre minute, frantumi di laterizio (tegole) e malta al fine di ottenere un regolare letto di posa per il filare superiore.
In un muro di buona fattura la malta, essendo un materiale incerto in termini di resistenza e di coesione, svolge esclusivamente la funzione di regolarizzare il contatto tra le pietre e a contribuire ad ottenere la monoliticità e nel contempo a ridurre la fragilità del paramento; cioè la resistenza del paramento è garantita dal sapiente incastro delle pietre.
Il meccanismo di trasmissione dei carichi all'interno del muro avviene quindi attraverso i mutui contatti degli elementi costituenti l'ossatura, la cui inosservanza è pregiudizievole per la stabilità dello stesso.
Le murature in oggetto sono composte da pietra rustica di varia granulometria (pietrame calcareo informe proveniente da cave presenti nel territorio) di idonea consistenza legata con malta di calce e sabbia di cava. L'apparecchio si compone ad “opera incerta” prevalentemente di elementi grossi, irregolari, posti di punta e da elementi medio-piccoli e frammenti di laterizio, con funzione di riempimento di vani o di ripianamento, per un migliore assestamento degli elementi più grandi indispensabili e per una riduzione della presenza di malta nel paramento.
Realizzata la costruzione dell'ossatura muraria, essa è stata rifinita sulle superfici utilizzando malta ricca di calce.
E' inoltre da precisare che la muratura è ascrivibile al XVII secolo



LE STRUTTURE DI ORIZZONTAMENTO


Le struttura di orizzontamento della fabbrica sono, tutte, costituite da volte reale (cupola ottogonale, volte a botte , catino), cioè con funzione portante in agglomerato di pomice o pietrame locale leggero minuto e gesso.
La geometria delle volte è a "dammuso" a tutto sesto.
Il procedimento costruttivo procedeva stendendo uno strato di malta gessosa, spessa mediamente cm 2, su centine lignee, preventivamente poste in opera, e disponendo quindi via via più strati successivi di materiale leggero (pomice e pietrame calcareo), misto a malta di gesso molto liquida, fino a conferire alla struttura lo spessore desiderato.
Particolare attenzione si poneva nella realizzazione del volume strutturale d'imposta, avente funzione di ripartizione delle sollecitazioni trasferite dal guscio conglomerico all'appoggio. Questi si presenta suddiviso in tre zone di pari spessore: una inferiore costituita da impasto di frantumi di pomice e malta abbondante; una mediana realizzata sempre con frantumi di pomice ma di dimensioni superiori ai precedenti; una superiore costituita sempre da elementi di pomice e pietrame calcareo leggero di pezzatura maggiore mista a malta.



LE STRUTTURE DI COPERTURA


La copertura dell'aula della chiesa presenta tipologia a cupola priva di struttura di supporto (il manto di copertura è direttamente poggiato sulla parte estradossale della volta reale). La cupola visibile solamente sul lato intradossale non presenta vistosi segni di degrado; in effetti dalla verifica dei libri contabili relativi al progetto del 1991 redatto dagli Arch. Rosalba Felice e Santa Ricciardi, impresa esecutrice Emma Ernesto, risultano eseguiti lavori di consolidamento con sarcitura delle lesioni con malta di gesso e pietra tipo pomice, la formazione di una cappa in gesso di cava debolmente armata con rete elettrosaldata zingata ammorsate alla struttura esistente mediante barre di acciaio inox ad aderenza migliorata.
L'abside presenta invece una copertura a due falde con terminale a catino (mezza cupola) il manto poggiato su una ossatura di legno che a sua volta poggia sulla struttura voltata (anche questo rilevato dai libri contabili dei lavori eseguiti dall'Impresa Emma Ernesto).
La copertura del restante volume (canonica) è ad un solo spiovente con pendenza verso la via pubblica “Amaselo” volte reale a botte lunettata con sovrastante struttura in legno del tipo spingente.
La copertura della torretta campanaria anch'essa a due falde sempre in legno, e stata realizzata con i lavori di somma urgenza affidati dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna all'impresa ESSE I s.r.l. diretti dall'Ach. Liborio Calascibetta.
Il manto di copertura è realizzato per tutta la superficie coperta in coppi e canali (soprani e sottani).
Nonostante la semplicità dei volumi del complesso ecclesiastico, vi è una disposizione poco organizzata del sistema di smaltimento delle acque meteoriche che in origine doveva essere privo di grondaie e pluviali.
Allo stato attuale e presente una cappuccina a tre ordini, con all'interno un canale di gronda, solamente nell'ottagono. Nell'abside, catino e canonica lo smaltimento delle acque avviene con grondaie e pluviali.



DEGRADO DEI MATERIALI


Se per prestazione intendiamo l'insieme delle proprietà caratteristiche e degli attributi che un singolo elemento costruttivo o un organismo della produzione edilizia deve possedere come risposta reale a determinati requisiti legati in particolar modo alle esigenze dell'attività dell'individuo, con il termine degrado deve intendersi una riduzione più o meno accentuata delle prestazioni.
Il degrado può investire vari livelli qualitativi, che se non opportunamente contrastati possono condurre al perimento dell'intero manufatto, ed in particolare: la statica, la funzionalità e l'estetica della fabbrica.
Il complesso ecclesiastico oggetto di tale studio, come visibile dai grafici allegati, presenta vistose manifestazioni di decadimento dovute principalmente alla mancanza di una costante attività manutentiva.
Come tutti i materiali carbonatici le malte (ed i materiali lapidei) infatti sono soggette ad azioni meccaniche, chimiche e biologiche.
Le prime sono dovute principalmente all'azione dell'acqua e del vento. La velocità dell'aria può aumentare il volume e la pressione del flusso idrico nella fase di imbibizione, ed inoltre, essendo portatore di polveri e particelle solide, questi esercita un'azione abrasiva sullo strato più esterno del paramento, producendo ed incrementando quelle discontinuità superficiali che consentono altri attacchi e processi degenerativi (distacchi) esponendo quindi altra materia ai fattori aggressivi.
Nelle strutture murarie di elevazione del manufatto oggetto del presente studio si registrano con frequenza episodi di alveolizzazione (degradazione dei materiali porosi), corrosione (degradazione causata dall'evolversi di un processo chimico), alterazione cromatica, deposito superficiale (accumulo di materiali estranei di varia natura), disgregazione (stato avanzato di decoesione), efflorescenza (formazione cristallina di sali solubili in superficie), fessurazioni (degradazioni che si manifestano nei materiali lapidei con la formazione di soluzioni di continuità), fratturazioni , etc. di intonaci e di paramenti lapidei; ciò avviene specialmente al piede delle murature, a causa dei fenomeni di bagnasciuga dell'acqua meteorica (ivi compresa l'acqua risalente dalle fondazioni per capillarità che provoca il deposito dei sali con conseguente disgregamento della materia), e sull'intero paramento, per imbibizione superficiale.


Presenza di umidità ascendente nelle murature dovuta alla risalita permanente di vapore dal sottosuolo, sotto forma di macchie scure di umidità e di fioriture, che provocano danni quali il distacco dei rivestimenti, il rigonfiamento dell’intonaco, l’erosione dei giunti alla base dei muri degli edifici, delle facciate, dei muri divisori, dei tramezzi, delle pavimentazioni.
L’altezza delle risalite capillari, variabile in funzione del potere di evaporazione del materiale, della temperatura e del tasso igrometrico dell’aria, raggiunge in alcuni punti diversi metri di altezza, invadendo l’intero spessore dei muri.


Si è riscontrata inoltre la presenza di vegetazione spontanea nelle cimase delle murature e su alcuni elementi decorativi in pietra delle facciate.
I fenomeni citati sono anche all'origine della diffusa polverizzazione delle malte dei giunti tra le pietre delle murature esposte per la presenza di lacune o nella maggior parte dei casi per la totale mancanza dell'intonaco; tale decadimento se non contrastato può coinvolgere l'intera sezione del muro.
I decadimenti sopra citati sono inoltre determinati dalla mancanza di un idoneo sistema di smaltimento delle acque meteoriche, che finiscono per percolare sulle superfici esterne dei paramenti.


Riguardo alle coperture queste presentano numerose e gravi anomalie statico-costruttive quali: perdita di funzionalità del manto di copertura (incapacità di proteggere il manufatto dagli agenti atmosferici), cedimenti, deformazioni e fessurazioni, che provocano scivolamenti o avvallamenti delle tegole, rendendo inefficiente il manto anche se le tegole risultano perfettamente integre, con conseguente infiltrazione d'acqua soprattutto nei locali della canonica e dell'abside.



ANALISI DEI DISSESTI


L'edificio come risulta dalle figure allegate presenta anomalie nel proprio assetto strutturale che occorre rimuovere con tempestività, onde evitare pericolose conseguenze future, in ordine alla sua conservazione, che appaiono del tutto imprevedibili alla data attuale.


Presenza di fessurazioni e fratture sui prospetti della Chiesa e nelle mura interne dell'aula. Nel breve termine di osservazione non sono stati registrati movimenti reciproci tra le superfici di frattura individuate lungo le lesioni più evidenti. Non è superfluo sottolineare che durante i lavori di somma urgenza del 2004 sono stati posizionati dei vetrini per monitorare eventuali dissesti; ad oggi i retini millimetrici segnano uno spostamento nullo.



Le fessurazioni individuate sulle strutture murarie si sono formate in corrispondenza dei giunti che rappresentano i punti più deboli della muratura, quindi le vediamo localizzate nel nostro caso in prossimità delle aperture di porte e finestre e nei punti di concentrazione dei carichi e sollecitazioni come in presenza delle chiavi delle catene (arcate interne all'aula). Anche tali fessure risultano fisiologiche e legate al degrado per vetustà e perdita di resistenza meccanica della muratura. Tali degrado è accentuato dagli inefficienti sistemi di raccolta d’acqua dalle falde di copertura che genera fenomeni di dilavamento dei paramenti murari esterni favorendo la formazione di umidità, di muschi e licheni andando ad indebolire la struttura portante.
Degrado della copertura e del manto in coppi siciliani alcuni danneggiati e mancanti da cui si hanno delle infiltrazioni di umidità andando a creare nuovi fenomeni di degrado nelle strutture voltate;
Il portale principale ed in particolare la piattabanda a sesto ribassato presente nel portone d'ingresso alla chiesa mostra un tipico meccanismo di rottura per scorrimento dei conci dovuto all'allentamento dell'arco con fenomeno di migrazione della curva delle pressioni.



Tale fenomeno è molto frequente nell’edilizia colpita dal sisma e sottolinea l’importanza della qualità muraria nell’innesco e nell’evoluzione dei cinematismi di danno, soprattutto per quanto riguarda la capacità dei solidi murari di assicurare un comportamento monolitico, senza disgregarsi miseramente sotto l’effetto di azioni dinamiche che alternando sforzi di compressione a sforzi di trazione determinano un pericoloso allentamento della muratura.
Anche le piattabande dei finestroni dell'aula e dell'abside risultano allentate ed hanno bisogno di lavori urgenti di riconfigurazione.


Le volte, come già detto risultano danneggiate in maniera localizzata ed hanno bisogno di interventi di consolidamento e di interventi di cucitura delle lesioni.


 


PROGETTO ARCHITETTONICO


Il progetto architettonico si pone come fine, oltre alla riqualificazione del manufatto in oggetto, alla riapertura al culto della chiesa con annessa sacrestia e canonica.
Le ipotesi progettuali hanno quindi tenuto conto dell'istanza estetica e storica dell'edificio riportando l'immobile nella sua configurazione originaria.
L'alto valore di posizione, la qualità e la rappresentatività della costruzione ne suggeriscono un intenso utilizzo per funzioni pubbliche pregiate (un suggerimento potrebbe essere quello di utilizzare la chiesa esclusivamente per i matrimoni), oltre alla necessità conseguente di disporre di un contenitore flessibile al mutare delle funzioni, sufficientemente elastico e trasformabile.
Le soluzioni progettuali sono state studiate nel totale rispetto del carattere monumentale utilizzando materiali e tecniche costruttive della tradizione locale.
Sul piano organizzativo dello spazio è possibile distinguere una zona per il culto, che corrisponde alla chiesa e alla sacrestia, la canonica posta a quota +8,60 e la torretta campanile accessibili mediante una scala collocata all'interno del locale canonica.
Per quanto riguarda invece gli interventi di nuova realizzazione il progetto prevede l’installazione di una scala all’interno del vano più piccolo della sacrestia, tra l'altro già utilizzato, come già detto, a metà del 900' per la realizzazione di una anonima scala in c.a. che ha dovuto tagliare la volta di copertura del vano per poter accedere alla canonica.
Non si mette in dubbio che la scala in questione risulta una innovazione, ma spesso per evitare la ruderizzazione di un edificio è indispensabile mantenerlo in uso, il che a sua volta richiede l'inserimento di nuovi elementi (un esempio esplicito sono gli impianti). L'unico modo per raggiungere quota + 860 è la realizzazione di una scala nuova, poiché, come già detto, prima l'accesso ai locali avveniva dall'adiacente convento dei Carmelitani.
Il sistema portante della scala si basa su una serie di tiranti verticali, realizzati mediante barre metalliche, estesi a tutta l’altezza del vano, ancorati ad un graticcio di travi in acciaio posto in sommità, alla base del vano di sbarco. La scala risulta dunque sospesa dall’alto ed è costituita da un cosciale interno ed uno esterno, portanti, in legno di essenza dura nei quali sono incastrati i gradini sempre in legno dello stesso materiale. Ciò a consentito di eliminare qualunque foratura nelle mura della sacrestia; il nuovo che cerca la minor “invasività” possibile (invasività intesa come contatto fisico) con la compagine della fabbrica. La scelta del materiale è stata dettata dall'esigenza di dare una “consonanza” proprio, con l'esistente. Non si è voluto utilizzare un'idea di semplificazione formale e, soprattutto di “neutro” (ad esempio una scala in ferro e vetro sarebbe stata una soluzione “neutra”) poiché tale tipo di soluzione sarebbe risultata “scialba”, “attuata in assenza di sensibilità”, “timida per assenza di precisi riferimenti”, “attuata senza studio né comprensione dei caratteri […] dell'immagine” (cosi come definite dal “Pica”). Per concludere', anziché una soluzione mimetica e neutra si è sostenuto il concetto di “distinguibilità” e di “autonomia”.
“Distinguibile” perché porta fisicamente, in se, il segno della “cultura materiale” produttiva odierna. “Autonomo” perché prende le distanze dai modi tradizionali di operare del restauro, dai modi della mimetizzazione, del ripristino e del restauro.
Il risultato che si è ottenuto e che l'integrazione della scala in oggetto non è “imitativa”, ma “allusiva” agli aspetti strutturali dell'opera; Antico e Nuovo si distinguono senza contrapporsi.


Il solaio di arrivo della scala verrà realizzato anch'esso in legno con ossatura di travi di essenza dura su cui è poggiato un assito che costituirà la pavimentazione dallo stesso materiale e dello spessore di 5 cm.


Poiché nello stesso vano a piano terra verrà realizzato un WC attrezzato per diversamente abili ed un ripostiglio, a copertura di questi due locali verrà realizzato un soppalco con le stesse caratteristiche del solaio di arrivo della scala, anche se quest'ultimo non è calpestabile.
A quota +860 (canonica) saranno ricavati due vani e un WC.
Ovviamente le tramezzature non saranno realizzate in laterizio forato ma mattoni rossi pieni formati a mano e lasciati a vista sulle superfici visibili.
Per consentire l'accesso alla canonica direttamente dall'esterno era stata trasformata, sicuramente al tempo di realizzazione della scala interna in c.a, una finestra sul prospetto Sud, in porta.
La zoccolatura dell'aula in corrispondenza delle parastre verrà spicconata fino al rinvenimento della muratura e verrà rifatta in marmo “Bardiglio Imperiale” e/o “Bianco Carrara”. La scelta è dettata soprattutto dal fatto che questa zona risente molto dell'umidità di risalita. Attualmente risulta completamente degradata con intonaci quasi inesistenti.


Gli interni del complesso monumentale allo studio, continuano a subire i danni dovuti dall’umidità ascensionale di risalita dal terreno. Le attuali condizioni dell’edificio impongono l’attivazione urgente di interventi edilizi di risanamento igienico sanitario per arrestarne il progressivo processo di degrado. Tali interventi si configurano nella messa in opera di accorgimenti tali da ridurre l’umidità presente nella pavimentazione e nelle strutture murarie, per quanto possibile, e consistono nella formazione di vespaio aerato al di sotto della pavimentazione in tutti i vani terrani.


Prima di procedere alla progettazione della nuova pavimentazione sono stati fatti dei saggi, allo scopo di verificare se la attuale pavimentazione, in mattonelle di cemento 20x20 cm era stata posata su quella preesistente che, nel caso, si sarebbe portata alla luce e restaurata. Purtroppo le indagini hanno avuto esito negativo per cui si è optato per la sostituzione del pavimento. La nuova pavimentazione dell'aula e dell'abside sarà sostituita, mediante un disegno classico fondato sui criteri geometrici, rigore costruttivo e semplificazione formale, in lastre di marmo “Bardiglio Imperiale” e/o “Bianco Carrara”.
La pavimentazione della sacrestia e della canonica sarà in cotto Siciliano formato a mano 20x20 cm spessore 3 cm.
I servizi igienici verranno rivestiti sino all'altezza di 2 m con piastrelle di ceramica maiolicate.
Verranno realizzati l'impianto elettrico e l'impianto idrico-fognario. Le somme necessarie per l'allaccio delle utenze sono previsti all’interno del quadro economico del progetto e precisamente tra le somme a disposizione dell’amministrazione.
Un altro obbiettivo del progetto è stato quello di riqualificare l'esterno del complesso monumentale. Per tale motivo in tutti i prospetti e previsto il restauro mediante rincocciatura dei paramenti da lasciare a vista ed interventi sul lapideo. Sul prospetto principale dove e presente l'intonaco, questo verrà rifatto utilizzando tecniche e materiali tradizionali (cocciopesto).
Tutti gli infissi sia interni che esterni verranno sostituiti con nuovi, realizzati in legno di castagno stagionato corredati di ferramenta all'antica.


 


PROGETTO STRUTTURALE


L'ottagono nella sua estremità superiore risulta cerchiato con un cordolo in c.a. realizzato negli anno 90' (progetto redatto dagli Arch. Rosalba Felice e Santa Ricciardi, impresa esecutrice Emma Ernesto). Dalla lettura dei libri contabili allegati al relativo progetto, scaturisce che nessun intervento sulle cimase delle murature relativamente all'abside e alla canonica è stato fatto. Di conseguenza il presente progetto prevede la realizzazione, in questi muri, di cordoli sommitali in muratura di laterizi armata. Si inizierà con la demolizione sommitale della muratura, la successiva pulitura e rasatura con malta di calce idraulica dell'ultimo strato di pietra; la posa in opera di mattoni pieni di argilla formati a mano dalle dimensioni di cm 5.5x12x25 apparecchiati in cinque/sei filari a doppia testa sul lato interno e paramento di muratura di pietrame a faccia vista legati con malta di calce idraulica sul lato esterno. Il nucleo del cordolo sarà realizzato con malta cementizia dosata a 300 Kg di cemento dalle dimensioni minime di 25 cm di larghezza e pari ai filari di mattoni in altezza, armato con monobarra in acciaio ad aderenza migliorata diametro 32 mm, il tutto secondo gli esecutivi di progetto.

Dal medioevo in poi l’impiego di catene, cerchiature, grappe ed elementi metallici di connessione si è diffuso come soluzione privilegiata per assorbire gli sforzi di trazione che si presentavano negli elementi strutturali, oppure per migliorare collegamenti difettosi o per ripristinare quelli del tutto mancanti. Esempi illustri si possono rintracciare in numerosi monumenti del passato dove la scelta di componenti metalliche, sia in interventi di consolidamento a posteriori, sia all’atto stesso della costruzione della fabbrica, ha frequentemente caratterizzato l’edilizia storica. Superando il pregiudizio della presunta incompatibilità dell’acciaio con i materiali dell’edilizia storica (con riferimento alle questioni della differente rigidezza e della ridotta durabilità nel tempo), è possibile evidenziare come l’acciaio sia un materiale idoneo a risolvere, con efficienza e talora con eleganza, gran parte dei problemi statici, soprattutto con l’adozione di sistemi a barre o a cavo posti in contatto e “forzati” ad agire in parallelo alla struttura esistente.
Al fine di realizzare, il più possibile, quello che, in termini moderni, viene definito il “comportamento scatolare”, nei muri relativi all'ottagono verrà realizzata una ulteriore cerchiatura ad una quota quasi intermedia. In questo caso si farà uso di tiranti metallici inseriti in perforazioni. Su tutti i lati dell'ottagono si eseguiranno delle perforazioni a metà dello spessore del muro e per tutta la lunghezza della parete, dove verranno inserite delle barre “gewi” dal diametro di 32 mm, ed inghisate con boiacca di miscela di malta di calce idraulica a ritiro controllato (compatibile con i materiali presenti).
Tutti gli archi in muratura presenti nella fabbrica (strutture spingenti) presentono delle lesioni anche se non preoccupanti. Per tutti verranno posti in opera dei presidi. Si tratta di catene costituite da un tirante posizionati ad una determinata altezza dell'arco in direzione perpendicolare alla generatrice e successivamente vincolati alle pareti della struttura mediante delle piastre dette capochiave. In questo modo la catena è in grado di assorbire la spinta che questi schemi statici generano per assolvere al loro compito.
Entrambi gli interventi (la cerchiatura dell'ottagono e le catene negli archi) hanno come fine il miglioramento del funzionamento complessivo del manufatto e presentano alcuni caratteri fortemente vantaggiosi per il restauro dei monumenti dal punto di vista della statica, della reversibilità e dell’integrità.
Sul portale principale verrà eseguito un intervento con ripristino della geometria originaria previa accurato puntellamento con elementi in legno o con tubolari metallici e tavole di abete dello spessore di 5 cm, successiva apertura dei giunti, smontaggio di tutti gli elementi lapidei non in linea (soglia, stipiti o spalle e architrave o piattabanda), fratturati o con precaria situazione statica-strutturale, tramite rimozione manuale o a mezzo di scalpelli; si utilizzerà la tecnica del cuci-scuci a parziale o a tutto spessore, per il ripristino della geometria originaria con tecniche di lavorazione uguali a quelle esistenti, con materiale proveniente dalla demolizione ed anche con eventuale integrazione di nuovo pietrame e laterizio che per dimensione e colore sia uguale a quello rilevabile sui luoghi, legati interamente con malta composta da calce idraulica naturale, sabbia di fiume lavata opportunamente dosata per avere le resistenze meccaniche, a maturazione avvenuta, idonee al tipo d'impiego; utilizzo di martinetti piatti se necessario. Verranno predisposti i fori per l'inserimento delle catene, così come previste, ed eseguiti delle iniezioni di boiacca di miscela di malta di calce idraulica a ritiro controllato (compatibile con i materiali presenti) in tutta l'area interessata e secondo le indicazioni della D.L. previa esecuzione delle perforazioni; rimontaggio degli elementi lapidei recuperabili e sostituzione di quelli non più recuperabili con conci della stessa superficie e litotipo riproducendo manualmente le stesse forme, modanature e lavorazioni di quello originale, con malta a base di calce idraulica ed ove occorre mediante imperneature con barre in VTR o in acciaio inox filettato, usando idoneo perforatore e resine epossidiche.


In tutte le piattabande delle finestre che presentano fenomeni di allentamento della struttura arcuata, considerato che non vi sono rivestimenti lapidei, si utilizzerà la sola tecnica del “cuci e scuci” o meglio scuci e cuci. L'intervento si svolgerà previa rimozione degli intonaci, ove presenti, la scarnitura delle vecchie malte ammalorate nei giunti delle murature con l'onere della salvaguardia dei tratti in buono stato di conservazione, la demolizione della muratura nella zona di intervento e la ricostruzione mediante sostituzione parziale del materiale con metodo scuci-cuci.
La stessa tecnica verrà usata per la sarcitura delle lesioni più significative.
Le volte localmente danneggiate, verranno consolidate mediante l'applicazione di rete preformata in materiale composito fibrorinforzato e cappa di malta di calce idraulica o malta tissotropica. Le lesioni verranno ricucite con gesso e canapa.


 


 


 


Regalbuto 31 agosto 1875
Verbale di cessione e di consegna che l'Amministrazione del fondo per il culto fa ai sensi dell'art. 20 della Legge 7 luglio 1866 al Comune di Regalbuto del fabbricato dell'ex Convento del Carmine di Regalbuto.
Articolo 1°
L'amministrazione del Fondo per il Culto cede e consegna al Sig. Stancanelli Cav. Vito rappresentante il Municipio di Regalbuto in forza di deliberazione della Giunta Comunale in data ventinove agosto 1800settantacinque annessa alla presente per copia, il locale del fabbricato dell'ex Convento del Carmine di Regalbuto e chiesa annessa con tutti i diritti, gli obblighi, le ragioni e le azioni, le servitù attive e passive e di qualsiasi natura al medesimo inerenti e spettanti al detto Ente soppresso.
1° Pel fabbricato del Convento giusta la descrizione che segue:
Pianterreno di forma quadrata avente una porta di entrata ad occidente; tre lati del quale cioè, quello di tramontana, quello di oriente e quello di mezzogiorno sono fabbricati e vi esistono n. 12 officine le di cui porte d'ingresso hanno diverse esposizioni ed erano destinate a diversi usi dai religiosi, una delle quali ad uso di palmento. …..... . Nel mezzo della fabbrica del pian terreno vi è un piccolo giardinetto cinto di mura, con quattro alberi di melaranci e poche pergole ed una cisterna di acqua piovana. …...
….... OMISSIS … (segue la descrizione del piano terra e del primo piano che formava la parte abitata dei religiosi) ….. a tramontana le terre a vigne attigue al Convento …... OMISSIS ...
2° La chiesa dell'ex Convento di S. Maria del Carmine di Regalbuto è situata al finire del paese ed attaccata al fabbricato di detto Convento dalla parte di occidente, avente unica porta d'ingresso esposta anche ad occidente e la corrispondente sacrestia a mezzogiorno al di sopra vi è il loro. In essa chiesa di forma ottangolata vi esistono cinque altari, uno grande con cappellone e quattro più piccoli nei quali vi sono cioè, nel primo a man destra all'entrare di detta chiesa un mezzo busto dell'EcceOmo di carta pesta ed un quadro grande di Santa Teresa con S. Giovanni e Santa Maria Maddalena dipinti in tela. In prosieguo ve n'è un'altro con la statua di Maria SS. dell'Annunziata a questo ne segue un'altro dentro un cappellone che è l'altare maggiore sopra il quale dentro una cappella vi si trova la statua di Maria SS. del Carmine col bambino e S. Simone Stocchio. Al di sopra di detta cappella si trova dipinto sopramuro il crocifisso ed il Pateterno con lo Spirito Santo. In continuazione a detto altare maggiore andando a sinistra si trova il quarto altare nel quale vi è un Crocifisso grande di legno. In prosieguo … il quinto altare nel quale vi si trova un quadro grande di S. Elia con S. Alberto e S. Angelo Martire dipinti in tela. Quasi a mezza altezza della chiesa si vedono due quadri grandi dipinti anche in tela, cioè nel lato di mezzogiorno S. Pietro Toma e in quello di tramontana S. Spiridione. All'interno della chiesa esiste la via Crucis dipinta in tela.
Finalmente vi esistono n. 10 sepolture, talune delle quali sono gentilizie ed il rimanente ad uso di composanto …..... …..... l'ex Priore P. Gaetano Manoli. La suddetta Chiesa e Sacrestia occupano la superficie di terra di are 6.13.92 circa.
Articolo 2°
…... OMISSIS …...


Cosa è rimasto del compendio immobiliare descritto?
La chiesa con la sacrestia, il campanile (con tre campane citate in questo verbale) e le stanze al primo piano per uso del Rettore e sacrestano.

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    NOTE STORICHE SULLA CHIESA La Chiesa dalla particolarissima pianta ottagonale insiste su Piazza Citelli Morgana ed ha il prospetto principale rivolto ad OVEST. E' costituita da un organismo di pietrame anche di grossa pezzatura e malta di calce idraulica naturale. E' una delle chiese più antiche del paese, esistente già all'inizio del '400. La chiesa del Carmine era probabilmente quella di cui si fa menzione in alcuni documenti relativi ai beni ecclesiastici di Sicilia, ed in...

    Project details
    • Year 2018
    • Client Parrocchia San Basilio di Regalbuto
    • Status Completed works
    • Type Churches
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