DAMMUSO | Massimo Valente

Pantelleria / Italy / 2022

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Le influenze a Cossyra si perdono nel tempo, dal periodo neolitico a cui si devono le fortifica- zioni del villaggio di Mursia, ai Fenici che la occu- parono nel VII sec., e poi i Romani, i Bizantini, gli Arabi, fino a divenire in età moderna un luogo di relegazione. 


A farla da padrona è ancora oggi il paesaggio disegnato da un’agricoltura eroica che ha strappato alle cud-die strisce di territorio coltivabile per mezzo di quell’opera colossale che è stata la costruzione dei muretti a secco. 


E poi i Dammusi. 


Ricoveri prettamente agricoli disseminati per tutta l’isola, rappresentano la porzione coperta di un sistema casa-podere pensato aperto e costel- lato da una serie di elementi sempre presenti di cui sono un diretto corollario: il Jardinu, il Passiaturi, il Cannizzo, la Ducchena, l’Aia, lo Stennituri, la Cisterna.


Caratteri esterni che si contaminano con funzioni che siamo abituati a riconoscere negli “interni” di cui sopravvivono esclusivamente le alcove, con la loro autonomia distributiva ma connesse dal pas- siaturi, in un sistema che si palesa volutamente estroverso.


Il jardinu, il giardino pantesco, è un tempio della provvidenza al quale si accede attraverso una pic- cola porta che suggerisce di inchinarsi, esorcizza l’indeterminatezza della natura e in questo caso la circuisce assicurando il prezioso frutto di un unico agrume.


En plein air è il passiaturi, un percorso virtuale esterno che connette i singoli elementi della costruzione. E’ lo spazio di distribuzione della casa che insieme alla ducchena, il divano in pietra, e il cannizzo, struttura di copertura, costituiscono il Living, separato ma connesso ai singoli volumi in pietra affastellati a restituire un paesaggio minerale che di diritto compete con quello intorno. In disparte ma a conclusione di questa elementare e spontanea or- ganizzazione c’è l’aia, piattaforma circolare che oggi identifica il solarium, ma dove un tempo si lavoravano i prodotti della terra; a modo suo è un centro, un axis mundi intorno al quale mulinava l’asino, fedele compagno di salite, aridità, malinconia e vento. Lo stennituri orientato a sud è la spalliera in pietra su cui mettere a seccare le uve “passite” o gli altri prodotti della terra.


Questo è il vocabolario di forme e funzioni che per secoli i contadini hanno utilizzato a Pantelleria.


Il sito è lontano da tutto e circondato da un orizzonte di cielo e mare.
Il volume esistente è composto da quattro corpi,
segna la direzione cardinale nord sud e si adagia sulle curve di livello che degradano al mare, pri- vilegia il prospetto ad est dove troviamo quattro aperture che scandiscono gli accessi ai singoli vo- lumi ed una non più riconoscibile traccia di una organizzazione esterna che fu.


Il progetto prevede un ampliamento con un nuovo blocco connesso ad “L” nella parte alta del manu- fatto in direzione ovest.
Scelta dettata dal contesto perché le aperture esistenti suggeriscono un’evidente connessione con la parte di esterno ad oriente, dove troviamo il forno, le tracce del giardino recinto, della porcilaia, della cisterna ed oltre, un lembo di terreno che sfuma verso i confini tra cui è compresso.
I quattro volumi autonomi vengono uniti a due a due. Nella parte bassa, isolata e con accesso dal passiaturi, c’è la camera degli ospiti, quella che guarda il jardinu ed il fico, il cui basso recinto definisce un giardino semi privato al quale si accede dal fulcro tra l’alcova e il bagno.


Nella parte alta la fusione dei due elementi raddoppia la superficie dello spazio del living interno, cerniera tra il blocco esistente ed il nuovo volume di progetto.


Questo ruolo di cerniera è affidato al focolare domestico, una vera e propria invenzione distributiva che lo rende baricentrico all’interno, grazie al sistema di relazioni compatibili cucina-living, cuci- na-bagno, bagno-camera, ma soprattutto permeabile all’esterno mettendo in dialogo due scenari diversi ma al tempo stesso complementari. Complementari perchè parlano lo stesso linguaggio, ossia del paesaggio all’intorno, e perché accumunati dalla giacitura dell’asse di rotazione apparente che segna il passaggio del sole dall’alba al tramonto, diversi perché definiscono due spazialità totalmente distinte: quella ad est rappresenta la memoria del luogo, è oggetto di un restauro e risanamento conservativo che ne ripropone filologicamente la facciata, catalogando pietra per pietra per poi rias- sembrarle nella posizione originale, ed è quella dove troviamo tutti i caratteri della tradizione.


Si apre su un paesaggio con cui però non si cerca una relazione, da cui si gode l’alba, ma a cui da le spalle. E’ uno spazio intimo, accoglie i pochi eletti ed è serrato alla costruzione da cui si distacca per mezzo del passiaturi che segue il ritmo del prospetto che diventa una delle quinte del paesaggio in quanto qui è diretto lo sguardo quando ci si trova a raccontarsi storie intorno alla ducchena, mettendo apparentemente in secondo piano la vista del mare. Qui tutto è un gioco di appartenenze, visuali e pemeabilità.


Il sistema sotteso dalla ducchena è infatti molto complesso, geometricamente definito ma per analogia si trascina da un lato nella porzione di giardino recinto adiacente e dall’altro nel contro- campo del living all’interno.


Questa volontà di condivisione è sottolineata dal varco centralizzato, che unisce gli spazi in una risonanza funzionale, e dal cannizzo che estende la copertura legandosi alla muratura.
E l’esterno di confonde nell’interno.


Lo schienale della ducchena non segue il perimetro della seduta, definisce un vettore visuale che smorza il paesaggio alle spalle e protegge dai venti da nord mentre il lato a sud diventa una chaise longue che di contro lascia libero lo sguardo verso il mare; il suo uso bifacciale integra ed estende in questo micro cosmo il giardino recinto in un dinamismo sia distributivo che funzionale.


Il paesaggio ad ovest è quello più protetto sia dal sole che dal vento, è il vero spazio dello stare, da qui non si va da nessuna parte, si resta e basta.


Qui gli elementi della tradizione sono rivisitati, scevri da falsi sentimentalismi, in chiave contem- poranea; la ducchena si snellisce e diventa la panca lineare dove è possibile mettere a sedere una decina di commensali faccia al tramonto.


Il divano non circoscrive uno spazio ma è una piat-taforma usufruibile sui quattro lati alla ricerca di relazione con tutto.
La configurazione della muratura definisce uno spazio sotteso dai limiti stessi della costruzione ed è coperto dal cannizzo che, teso tra le pareti, taglia in diagonale a formare un triangolo, ponendosi or- togonale al vettore visuale risultante della forma ad “L” e punta dritto in direzione dell’orizzonte del mare.


All’interno l’unico percorso è il decumano del pas- siaturi; da qui si è abbracciati dalla modulazione della luce che accompagna l’andamento del sole, sfila tra la porta d’ingresso e la grande apertura della camera padronale ed è un vero e proprio cannocchiale bidirezionale verso il paesaggio che grazie alla posizione delle superfici trasparenti si consuma oltre i confini di pietra.
E l’interno si confonde nell’esterno.



Con lo stesso principio nelle camere la posizione del letto guarda il mare nel caso della stanza pa- dronale o il giardino pantesco nel caso della camera degli ospiti.


La camera padronale insiste per tutta la dimen- sione dell’ampliamento. E’ gerarchica per funzio- ne, si articola in salti di quota multipli e variabili a sottolineare le potenzialità d’uso che ne fanno uno spazio autonomo, soprattutto se letta nel senso longitudinale, perché è evidente la ricerca di relazione con la cucina, verso la quale si estende sottesa proprio dal cannocchiale distributivo. Integra la sala da bagno che ne è un’appendice dal grado di relazione variabile.
Tra questi due ambienti esiste infatti una circolarità in corrispondenza della vasca che è accessibile sulla linea di bordo dai due gradini che nella camera da letto definiscono il comodino in muratura.


E’ gerarchica per posizione, perché invece che essere compressa tra due blocchi rappresenta invece la testata dell’ampliamento.
Di conseguenza è gerarchica per esposizione perché riceve luce da tutti i lati. In maniera indiret- ta dalla finestra sopra la vasca da bagno e dalla porta della cucina, in maniera diretta dalle grandi superfici finestrate.


Per dimensione della superficie, assimilabile a quella della cucina e soggiorno, per dimensione delle aperture, che lasciano pensare che sia que- sto il living, cosa peraltro vera perché basta la po- stazione sotto la finestra per poterlo definire uno studio, o una poltrona per leggere ad estraniarlo
dall’esclusività nominale.
In questo microcosmo tutto guarda al mare e da destra a sinistra sono le sfumature della luce sola- re a scandire il tempo.
In questa continuità funzionale tutto si flette su stesso senza soluzione di continuità, le volte ac- compagnano le pareti dove nulla è ortogonale, i pavimenti si piegano e la porzione di muratura en- tra negli spazi dell’abitazione diventando cucina, acquaio, vasca, divano, letto, doccia, contenitore, armadio, piano di appoggio.


E’ uno spazio scavato.


A debita distanza troviamo infine la cucina esterna e la piscina a ricucire la divisione funzionale tra il paesaggio ad est e ad ovest.La cucina esterna è una vera e propria dichiarazione d’intenti su come è stata pensata la vita durante la giornata, in una separazione tra zona giorno e zona notte che non è legata alla distribuzione, una consuetudine che troppo spesso ritroviamo nei progetti d’interni, ma al rapporto tra interno ed esterno.


Esterno è il living, interno è piuttosto lo spleeping.


La piscina lineare è memoria dei fontanili, riserve preziose di quell’acqua che circonda l’isola ma non è presente alla vita, asseconda la direzione dei muretti definendo, sul lato verso il mare, lo sfioro per tutta la sua lunghezza alla quota inferiore.


 

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    Project details
    • Year 2022
    • Work started in 2020
    • Work finished in 2022
    • Main structure Masonry
    • Client Privato
    • Contractor Novaedil 14 srls
    • Cost 500.000
    • Status Completed works
    • Type Single-family residence / Recovery/Restoration of Historic Buildings
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