Casa FM | Bunker arc

L’intervento si colloca sulla sommità del corpo basso della Torre Locatelli (1936-39) di Mario Bacciocchi in Piazza della Repubblica a Milano, il grande vuoto a cavallo del sedime dei Bastioni delle Mura Spagnole.

La torre, maestosa e austera, conta diciassette piani (la più alta della città sino al Dopoguerra) ed è foderata da compositi elementi laterizi diamantati, rigorosamente scansita da ritmi omogenei di aperture con basamento a lastre lapidee, definendo la testata del porticato a doppia altezza che conduce a Piazza Duca d’Aosta su via Vittor Pisani.

Come relazionarsi per mezzo di un intervento architettonico contenuto nella e sopra la Torre Locatelli all’interno di un invaso spaziale di per sé conflittuale seppur ordinato nella sua geometria evidente? Come mediare tra scale e linguaggi, tra ritmi ed entità eterogenee in una scacchiera di “scontro-incontro” fondamentale per comprendere l’evoluzione non solo del Moderno Milanese, ma anche dei consistenti interventi di recente realizzazione?

Una possibile risposta – tra le risposte – sta nel decidere di non subire il conflitto, scegliendo di amplificarlo, sottolinearlo, ingaggiando un colloquio visivo con gli antagonisti-amici tutto fatto di mosse e rimandi: la scena urbana è introiettata e l’ambiguità di schermi, teatrini, trasparenze e opacità che ponderano un complesso sistema interno-esterno, mette in scena un disegno polifonico che parte dalla città per arrivare al dettaglio esecutivo determinando i nodi del linguaggio scelto per questo preciso campo di battaglia.

È forse la Torre, ancora oggi, ad avere la meglio e in una prossemica che si sviluppa sull’asse che inquadra la Stazione Centrale all’interno di un contesto eterogeneo, la Torre, in un luogo preciso, si ritaglia un luogo sospeso: un prato, una quinta convessa di cemento sotto a una pergola di glicine, un piccolo padiglione di acciaio e vetro, un acero, un corbezzolo, un roseto.