Architetture di Servizio 2015/2020 e seguenti.milano funzioni varie | maurizio De Caro
Milan / Italy / 2022
Architetture per i servizi generali dell’Esposizione Universale di Milano 2015/2020 e seguenti
Maurizio de caro architects & planners
1)Premessa metodologica
2)Il luogo dell’esposizione(frammenti della città-mondo)
3)L’architettura dei servizi(le componenti standard dell’urbanistica temporanea)
a)forma/spazio
b)colore
c)luce
4)Le soluzioni estetiche per il controllo dell’economia dell’intervento(bellezza e costi)
5)Considerazioni generali e conclusioni(come siamo riusciti a migliorare gli edifici)
Architetture per i servizi generali dell’Esposizione Universale di Milano 2015
“quello che infonde coraggio ai nostri sogni,è la convinzione di poterli realizzare”.1925
.Le Corbusier
1)Premessa metodologica
Nell’affrontare la lettura del bando di gara ci siamo posti il problema deontologico prima che tecnico-economico, di come far convivere le nostre convinzioni architettoniche e progettuali con il progetto elaborato dalla società Expo sulla base di un concorso di idee del 2012
Le modalità dell’approccio complessivo riguardano la gentilezza del nuovo impianto estetico e la dialettica con cui le scelte significative del team polifunzionale dei progettisti, hanno raggiunto la sintesi che presentiamo.
La scelta della Società è stata chiaramente rivolta sia per punti che per l’entità numerica ,al complessivo “miglioramento”dei manufatti progettati all’origine, in relazione agli argomenti strutturali,tecnologici,illuminotecnici e su particolari costruttivi.
Il nostro approfondimento concettuale partiva da un sostanziale mantenimento dell’involucro,vincolante ma non ha rinunciato ad una generale rilettura degli elementi che lo compongono.
Il risultato oltre ad essere migliorativo nella sua generalità affronta con maggior forza espressiva e attenzione le parti che lo compongono,secondo il principio architettonico che la somma delle parti non equivale al tutto ma, spesso diventa, più del tutto.
E’ necessario fare una premessa riguardante l’approccio che evidentemente ha coniugato le reali esigenze di realizzabilità razionale e organizzata, con un’idea quasi concorsuale ma dettagliata nelle soluzioni.
Voglio dire che la “gara”pur puntando su molti fattori di realizzabilità e contenimento dei costi non ci ha impedito di risolvere tutti i temi dell’ambito estetico,impiantistico e di ricerca strutturale .
Non potevamo considerare un complesso di edifici così importanti per la manifestazione EXPO come una mera razionalizzazione di costi,anche perché nelle parole degli estensori del documento di gara era risultata immediatamente esplicita la volontà di costruire un progetto nuovo per le architetture di servizio,e questo abbiamo fatto.
Partendo da uno studio profondo e dettagliato della documentazione abbiamo selezionato tutti gli elementi da sottoporre a modificazione evolutiva in sinergia con quanti si sono occupati degli aspetti pratici dei costi,dei risparmi energetici,dell’eliminazione dell’inquinamento luminoso e di altra natura.
Fondamentale è stata la scelta di utilizzare materiali “made in Italy” e a Km0,una presa di posizione non retorica ma coerente con le indicazioni del motto di expo,che dimostra la nostra sempre presente attenzione ai temi della produzione e del consumo di energia nel pianeta.
Queste considerazioni preliminari sull’approccio e la metodologia progettuale sono state considerate dal gruppo poli-disciplinare di professionisti come un’invariante dell’intero impianto funzionale ed estetico,con la precisa volontà di fare interagire le diverse componenti che costituiscono l’involucro di ogni edificio.
Abbiamo voluto rendere partecipe alla bellezza complessiva del manufatto ,ognuno degli elementi che lo compongono, eliminando le gerarchie tipologiche per arrivare ad una perfetta sinergia compositiva.
Un’armonia di parti che dovrà scandire il percorso principale dell’Expo con una serie di importanti(sia per funzione che per dimensione) edifici e che costituiranno una sequenza di segni sul decumano ma non solo.
L’impostazione teorica del progetto verte su alcune basilari trasformazioni che riguardano l’attento uso di cromatismi di grandi dimensioni sulle facciate,un progetto integrato per l’illuminazione funzionale ed estetica,il restyling di particolari costruttivi e strutturali.
In poche parole:la semplicità delle trasformazioni nel suo insieme assurge a nuovo elemento ordinatore per cui l’immagine originaria delle strutture viene salvaguardata come memoria progettuale ma ridefinita integralmente nella sua nuova realtà esecutiva.
E’ una scommessa metodologica che integra il meglio di quanto prodotto dall’Ente con tutte quelle interpretazioni migliorative che realizzano un’idea più avanzata di edificio.
Un’architettura semplice ma molto evocativa,simbolica.
Un segno molto concreto che utilizza modalità compositive geometriche astratte come a volersi differenziare nel mare magnum del sistema dei padiglioni,cui è ancorata per la risoluzione delle problematiche dei servizi che contiene e che dovrà offrire al flusso indifferenziato di visitatori che in molte decine di migliaia, quotidianamente, utilizzeranno tutti gli spazi polifunzionali che abbiamo concepito.
Un progetto nato per restare,un’architettura pensata per poter essere ri-utilizzata in altre forme-funzioni e in luoghi diversi da quelli dell’Expo,e questo è un sentimento espressivo molto coinvolgente per noi poiché trasforma l’oggetto transeunte,in una funzione che avrà nuova vita in nuove simbologie urbane e funzionali.
I dieci edifici principali che compongono la costellazione dell’intervento vorremmo vederli ricollocati all’interno di altrettanti parchi milanesi (e/o italiani) come a definire una connessione tra passato(al parco Sempione è ancora presente l’Acquario,padiglione residuo dell’expo del 1906)e futuro di una manifestazione che ha l’interesse a lanciare una propria idea di futuro.
Allora vorremo dare a questi grandi spazi(quasi tutti di dimensioni notevoli) una funzione connessa all’idea di nutrimento sia esso spirituale e culturale che materiale.
E’ la risposta all’”Energia per la vita”di cui si parla nel motto inventato per la candidatura di Milano all’Esposizione Universale e noi vorremmo contribuire a creare quegli spazi che esaltano l’energia per la vita.
Ecco dunque che gli spazi usati per le funzioni di servizio(di cui parleremo più avanti)diventeranno gallerie,luoghi espositivi polifunzionali,luoghi educativi,gallerie temporanee e lounge bar/ristoranti.
Un ciclo di architetture connesse da un percorso/sequenza concettuale da vivere come successione di esperienze visive,sensoriali ed emotive:un ricordo indelebile per rendere perpetuo un evento irripetibile ed epocale.
La memoria che questa parte di Expo dovrà lasciare sarà molto significativa poiché la globalità temporanea delle architetture dovrà riprendersi almeno in questo caso la sua natura di oggetto/luogo permanente, qualità imprescindibile di ogni progetto,ed elemento problematico di ogni post-expo.
E’ un’epoca dove al risparmio energetico deve corrispondere una corretta utilizzazione delle risorse pubbliche,vera fonte di ricchezza dei paesi e trattandosi di controllo e contenimento degli investimenti,questa nostra ipotesi,oltre all’aspetto culturale produce un effetto positivo sulla riduzione dei costi,creando anche nuovi ricavi.
Per realizzare questo percorso temporale abbiamo dovuto creare condizioni tecnologiche e impiantistiche(oltre che adeguarci alle normative generali per gli edifici permanenti) più impegnative ma che non hanno intaccato una certa leggerezza di fondo che ogni manufatto produce .
Vorremmo che ogni visitatore diventasse a tutti gli effetti uno spettatore,che non si perdesse l’effetto dello stupore che ogni manifestazione simile produce anzi addirittura vorremmo protrarla nel tempo.
Passato,presente e futuro collegati dal tacciato estetico e simbolico dell’architettura che è capace di metabolizzare tempi,luoghi e funzioni in un continuum naturale ed artificiale dove il principio ordinatore è sempre lo stesso: migliorare la qualità della vita e dell’ambiente dell’uomo
2)Il luogo dell’expo2015(la città-mondo)
Il recinto espositivo è tutto introiettato verso la manifestazione, vive di esclusiva forza centripeta,all’interno l’Idea ,all’esterno il resto del mondo,e questo rende ancora più interessante lo sviluppo del tema perché oltre alla a-temporalità, l’expo vive una extra-territorialità,si auto-sostenta delle qualità estetiche, urbanistiche e funzionali che riesce a creare al proprio interno.
La griglia ortogonale progettata da Herzog & de Meuron incatena ogni elemento sia espositivo che di servizio alla logica ferrea del cardo e del decumano,e sull’asse principale si attesteranno tutte le ADS,con un elemento decorativo forte creato da una lama d’acqua che abbiamo previsto di illuminare dal tramonto per produrre un effetto di riconoscibilità e sequenzialità dei diversi edifici,ed in grado di differenziarsi nella loro omogeneità da tutti gli altri padiglioni dei paesi ospiti.
Venti muri d’acqua con effetti cromatici scandiranno l’attraversamento dei visitatori lungo il decumano, indicando le funzioni di servizio contenute,quindi di fatto si formerà una continuità visiva e prospettica che darà all’elemento scenografico dell’asse principale forza e significato architettonico e urbano.
Un’anti-monumentalità che interpreta la rappresentazione di una città-mondo ma che aderisce ad una necessità tutta italiana,antica ma immarcescibile, di tracciare assi pedonali,piazze e luoghi di incontro,dove le nostre architetture rappresentano il cardine funzionale ed estetico di questo piccolo modello di urbanistica temporanea e contemporanea.
Il tema dell’italianità non può essere espressa se non in termini creativi e identitari, perché il quel flusso di architetture che scandiscono l’asse principale ritroviamo la nostra memoria,individuiamo i caratteri materici e compositivi,ma anche scientifici e tecnologici che ci hanno permesso di diventare ciò che siamo.
L’apparente semplicità dei servizi non deve trarre in inganno,poiché produce forza espressiva e formale,nel proposito visibile e concreto di ancorare la giusta variabilità dei padiglioni/nazioni che compongono il paesaggio artificiale ad un sistema di segni riconoscibile ed efficaci,variabili nel tempo ma elementi fermi e puntuali di una idea organizzativa e razionale racchiusa in un telaio/architettura semplice e complesso al contempo,funzionale ma iconica.
3)L’architettura dei servizi(le componenti standard dell’urbanistica temporanea)
a)forma/spazio
b)colore
c)luce
Il progetto dell’expo può essere considerato un vero piano urbanistico dotato di emergenze architettoniche di pregio che costituiscono la produzione più alta di tutti i paesi partecipanti.
Una fantasmagorica sintesi dei caratteri nazionali sviluppata in una sequenza di modelli ambientali,percorsi gastronomici,produzioni nazionali aperti all’incontro tra diversità infinite di usi e costumi popolari.
In questo siamo consapevoli che affrontando il tema del bando come un progetto di costruzione del “sistema dei servizi pubblici” di una rappresentazione metaforica concentrata, temporanea di tutte le colture/culture del mondo ha un valore che travalica il peculiare ruolo ”standard”.
Queste architetture saranno la sponda articolata ed esaustiva di ogni necessità fisica ma profondamente estetica per ogni visitatore, che troverà in questi luoghi la risposta ad ogni tipo di bisogno materiale,considerando un flusso di “spettatori” non confrontabile con nessuna manifestazione svoltasi nel nostro paese,in termini numerici,di sicurezza di organizzazione e razionalizzazione degli spazi.
Ovviamente parliamo di molti milioni di persone che attraverseranno e utilizzeranno le ADS nei sei mesi di apertura,dunque una realtà eccezionale sotto ogni profilo cui l’architettura deve dare risposte adeguate
Ogni elemento,e gran parte delle parti che lo compongono è di legno,pilastri compresi,scelta vincente ma soprattutto in linea con una visione eco-sostenibile dell’architettura contemporanea che ritrova in questa scelta generale e preliminare la sua tradizione e la sua peculiarità locale,ma condivisa globalmente.
Il legno delle nostre terre costruisce lo scheletro naturale di tutta la manifestazione, ne descrive i contorni e crea una sequenza ritmata articolata e sostenibile che con il nostro progetto ha assunto un carattere ancora maggiormente simbolico rispetto alle “performance morfologiche”che ogni nazione vuole configurare.
Un’architettura complessa ma essenziale nella sua geometria,quasi un’astrazione per smarcarsi dal confronto con le prove muscolari dei contesti e per ritrovare una serenità morfologica ed una identità profonda,una gioiosa macchina funzionale che aspira ad essere guardata prima di essere “usata”,ed ecco perché il nostro visitatore dovrà prepararsi a diventare anche spettatore
A)Forma/luogo
La forma di tutte le ADS si concatena con l’impianto generale generato dalla società che prevede nell’ortogonalità complessiva la presenza di queste stecche di lunghezze variabile con tutte le testate rivolte verso il decumano,dunque il lato breve sarà quello più percepito come una quinta d’ingresso, che si ripeterà venti volte lungo l’asse pedonale principale.
La forma di questa facciata è coperta da una lama d’acqua memoria e simbolo fondamentale di questo processo concettuale e contenutistico.La memoria di Milano città d’acqua,oramai nascosta e dimenticata ma sempre viva nei ricordi e nelle emozioni.
Un velo d’acqua che nasconde,che elude contenuti e particolari e pone ogni edificio all’interno del sistema integrato di expo,quasi a ricordarne la necessità urbanistica ed estetica dell’interazione.
I grandi edifici hanno mantenuto l’impianto originario sia per l’impossibilità di migliorarlo morfologicamente e per quanto ci riguarda per una sorta di rispetto deontologico nei confronti dei colleghi vincitori del concorso.
Questa limitazione l’abbiamo vissuta come stimolazione e non come vincolo,una serie di invarianti su cui impostare il nuovo progetto che vive all’interno dei due grandi sistemi concettuali percettivi(e non solo)della luce e del colore.
b)colore
il colore costituisce il principio ordinatore dei volumi perché ne caratterizza forme di percezione sostanzialmente diverse,e con densità nuove in base all’uso scientifico che se ne vuole fare.
Così è stato per il nostro intervento,perché non abbiamo decorato una scocca originale,tutt’altro:abbiamo voluto cambiare le modalità di percezione di ogni edificio usando sequenze cromatiche che fanno uso delle tonalità primarie.
Scelta non casuale se si pensa che volevamo mantenere una certa astrattezza rispetto alle densità sovrabbondanti dei contesti che verranno edificati.
Volevamo attraverso differenti gradienti cromatici dare diverse densità ai volumi attraverso la sola modificazione delle facciate.
Modificazione che quindi vede la comparsa di zone dipinte con colori naturali e atossici ogni porzione delle ADS.
Soltanto nero,bianco,giallo,rosso e blu,ma aggiungerei l’uso del colore luminoso nell’ambito delle vele d’acqua.
L’esperimento è riuscito perchè ci permette di costruire masse volumetriche articolate e differenziate,non necessariamente funzionali ai contenuti interni o almeno non sempre omogenei.
Elaborazione che amplifica la capacità evocativa ed emozionale del legno italiano,perché anche questo andrebbe sottolineato:la perfetta rispondenza tra le esigenze del bando e la capacità tutta nostrana di dare risposte migliorative,costruire alternative più coinvolgenti,e performanti usando i migliori prodotti del “prodotto italiano”.
Il progetto di percezione cromatica è una naturale conseguenza del’utilizzazione del legno,nella sua fase evolutiva risponde a tutte le normative ma si configura per una specie di contemporaneità dal cuore antico che richiede esperienza e professionalità che allignano nelle nostre migliori realtà produttive.
c)luce
non è un caso che il bando di gara dia una significativa importanza allo studio illuminotecnico generale dell’architettura degli edifici ,perchè l’applicazione di uno degli elementi sostanziali del progetto è connaturato con forma/luogo e colore da antiche e inestinguibili dialettiche,in questo peculiare episodio il processo compositivo della “luce artificiale” è parte espressiva inalienabile dal tutto.
Il sistema scelto prevede risposte adeguate sia alla complessa normativa vigente per quelle che abbiamo definito luci funzionali,ossia gli elementi che garantiscono una corretta percezione degli spazi di attraversamento dei flussi umani in assenza di fenomeni di abbagliamento,ma usando una maggiore attenzione anche all’elemento luminoso nella sua veste estetica,le fonti luminose che sottolineano parti significative delle facciate.
Il progetto illuminotecnico è parte di una complessa articolazione progettuale ed elemento decorativo anche durante il giorno.
Stesso principio per la foresta di luce che illuminerà le facciate e l’architettura tutta attraverso un principio di puro piacere estetico,molto intenso anche durante le ore diurne,la funzionalità scientifica del lighting design si trasfigura nell’elemento decorativo e viceversa in un mutuo scambio di forme ed emozioni.
L’aspetto scenografico sposa il principio dell’esposizione temporanea dove l’allestimento della città/campagna espositiva necessita di un sostegno teatrale,scenico che renda immediatamente esplicita la volontà di considerare ognuna delle componenti di servizio un luogo di ben-essere.
L’unitarietà forma/luogo-colore-luce si amalgama ma controlla la propria identità progettuale,non più stecche indifferenziate per funzioni molto articolate ed organizzate ma architetture compiute,vive,affascinanti che dialogano tra loro nello spazio e nel tempo eccezionale che abbiamo immaginato per loro.
Questa unione nella diversità è l’assioma di ogni tracciato progettuale,una invariante multipla che definisce una metodologia dove funzionalità ed estetica convivono senza gerarchie per dare forma e luogo ad una nuova etica del disegno ambientale e urbano.
4)Le soluzioni estetiche per il controllo dell’economia dell’intervento (bellezza e costi)
la prima valutazione a posteriori di quanto siamo stati in grado di esprimere ci porta al nocciolo del processo di sviluppo di ogni corretta progettazione dell’architettura.
In ogni gara l’economia non può essere considerata un elemento secondario,anche se in questo caso la valenza economica rappresentava numericamente una marginalità.
Non abbiamo voluto farci condizionare dai costi perché abbiamo stabilito che un in ogni buon disegno deve essere integrata un’idea di contenimento generale dei costi,eticamente in linea con le finalità di EXP02015,senza retoriche pauperistiche o limitazioni forzose nella creatività.
Nella formazione delle soluzioni migliorative il principio estetico non è mai stato posto in secondo piano così come la funzionalità delle scelte rispetto ai tempi di realizzazione,l’italianità del prodotto e della produzione,la facilità di montaggio e smontaggio nel contenimento dei tempi di cantierizzazione.
Tutto questo è contenuto nelle nostre architetture,tutto questo forma le due facce della stessa medaglia,perché i diversi team professionali hanno stilato le loro soluzioni facendole interagire in assenza di schematizzazioni gerarchiche:ogni elemento piccolo o grande di ogni edificio è stato evidenziato, posto nella sua giusta considerazione.
Senza dimenticare che l’impianto geometrico originario non poteva,e mai lo avremmo fatto per i motivi deontologici che introducevano questa relazione,essere stravolto da soluzioni difformi o varianti evidenti.
L’origine ci ha ispirato ma il risultato della nostra azione compositiva è “altro”rispetto a quello che ci è stato consegnato,ed è una nuova architettura che noi vogliamo presentare.
5)Considerazioni generali e conclusioni(come siamo riusciti a migliorare gli edifici)
Siamo giunti al termine di questa breve enunciazione sulla filosofia del nostro lavoro ed è proprio l’aspetto apparentemente meno concreto che ci ha portati alla convinzione di avere migliorato profondamente quanto richiesto dal bando di gara.
La consapevolezza condivisa da tutti gli attori di questa ennesima avventura dello spirito ci spinti a credere nella possibilità di altre soluzioni intese come architettura intrinsecamente innovativa ma semplice,funzionale .
produttrice di emozione e tensione estetica,soprattutto perché il luogo e la manifestazione hanno molte valenze simboliche irripetibili,sia per l’impatto globale che per la temporaneità dell’avvenimento.
Questi edifici che compongono i servizi di una città che ogni giorno avrà centocinquantamila “abitatori temporanei”,ci sembrano una opportunità per illustrare al pianeta la nostra capacità di progettare bellezza,di salvaguardare l’identità delle produzioni italiane,di confrontarci alla pari con chiunque per dimostrare la nostra forza imprenditoriale e progettuale,una sfida che non potevamo non raccogliere,insieme: architetti,ingegneri,imprenditori ed esperti vari.
L’expo 2015 è una occasione straordinaria per tutte le figure professionali che gravitano nel mondo della progettazione e della costruzione,e le architetture di servizio al suo interno rappresentano una delle presenze più significative e stimolanti per impegno e capacità ideale necessarie a renderle espressive nella loro forma migliore.
Siamo riusciti a declinare tutte le richieste del documento dettagliato consegnatoci dalla società ,attraverso una reale trasformazione migliorativa sia nei contenuti generali che nelle ricerche di soluzioni puntuali:dalla ridefinizione degli spazi per gli impianti,ad un progetto di “lighting design”,al piano cromatico delle facciate,ad un nuovo restyling dei bagni(elemento molto importante e dunque non potevamo mantenere una esasperata essenzialità).
Il risultato finale risponde adeguatamente a tutte le necessità e alle aspettative che imprenditori e progettisti riponevano in questa gara e questo per noi è già motivo di soddisfazione,aver dato il massimo delle nostre capacità creative e professionali per giungere ad un risultato obiettivamente migliorativo di tutte le componenti di ogni edificio.
Sia l’architettura (anche intesa come componente di una urbanistica temporanea/contemporanea),sia il design di alcune parti funzionali e decorative hanno raggiunto livelli significativi,di standard internazionali
Questo perché non abbiamo mai disgiunto il nostro lavoro dal complesso generale di Expo poiché esso ne è componente imprescindibile e funzionale per cui il valore espressivo deve raggiungere il grado più alto possibile,come un marchio per l’esposizione.
Una sequenza di architetture che imprimendo un’identità al contesto,avranno il compito,di restare,dopo,di vivere in altri contesti come a simboleggiare la necessità di conservare gelosamente la memoria di questo momento, fondamentale per i paese e per il mondo,un punto di svolta anche estetico per le nostre capacità e per i talenti creativi.
Non abbiamo mai pensato a queste architetture come oggetti transeunti e non solo per la loro potenzialità polifunzionale ma perché volevamo riportarle al mondo programmatico proprio del progettare che,trova identità non soltanto nella realizzazione,nel passaggio dall’idea al cantiere ma,più esplicitamente nel vivere nel mondo e nelle città un tempo difficilmente calcolabile.
Questo passaggio teorico si è riverberato sul pensiero tecnico e tecnologico,le Architetture di Servizio diventeranno un nuovo servizio nella città,potranno trovare nuovi spettatori e visitatori all’interno di nuovi contesti,questo passaggio da un punto di vista programmatico è evolutivo in relazione all’origine, all’idea di un padiglione temporaneo,di una serie modulare di stand .
Già nel 2016,collocati all’interno dei parchi cittadini potranno essere utilizzati per le funzioni specifiche cui l’amministrazione vorrà destinarle senza costi ulteriori,strutture per rendere più vivaci e strutturati i nostri parchi,senza alterarne la natura storico-ambientale che ne aveva determinato la nascita.
Non è escluso che almeno uno di questi edifici possa esser utilizzato per sintetizzare il ricordo di questa grande esperienza estetica e culturale,dando la possibilità alle generazioni future di nutrirsi dell’energia che ogni esposizione universale porta con se.
Il percorso che ci ha portato alla definizione del progetto che presentiamo e in cui crediamo è intriso dell’ottimismo e del fascino che la bellezza ha esercitato ed esercita su di noi,eredi di una storia millenaria di creatività,e genio progettuale,di arte e di tecnica incomparabile,che ha avuto un peso notevole sulle nostre scelte.
Una certa idea di futuro in architettura passa dalla rilettura delle nostre capacità artigiane,e dal compiacimento per un lavoro antichissimo ma sempre attuale che reputiamo di saper fare,e fare bene.
Adesso vogliamo dimostrare al mondo che ci siamo e godiamo di ottima salute,e almeno sul tema dell’architettura,del design e della tutela dell’ambiente,in poche parole sul progetto degli ecosistemi del futuro, dove naturalità e artificialità dovranno dialogare,siamo artefici credibili e curiosi.
Il nostro progetto del sistema delle architetture di servizio per l’expo di Milano ,è frutto della volontà di tecnici,professionisti e committenti di trovare attraverso un architettura quella identità comune,tutta italiana che ci ha reso grandi nel mondo e che non potremo mai più dimenticare.
“Oggi l’architettura riscuote un grande successo:più essa si spettacolarizza più viene spettacolarizzata.Ma proprio questo successo potrebbe essere l’indice di una crisi di senso.E una crisi di senso si apre quando una disciplina smarrisce le cause essenziali per cui essa esiste e per cui dovrebbe,agire,progettare,costruire”.2007,Nicola Emery
Architetture per i servizi generali dell’Esposizione Universale di Milano 2015/2020 e seguenti Maurizio de caro architects & planners 1)Premessa metodologica 2)Il luogo dell’esposizione(frammenti della città-mondo) 3)L’architettura dei servizi(le componenti standard dell’urbanistica temporanea) a)forma/spazio b)colore c)luce 4)Le soluzioni estetiche per il...
- Year 2022
- Work started in 2015
- Work finished in 2022
- Main structure Wood
- Client ente Fiera,Expo Milano
- Contractor Maltauro spa
- Cost 60.000.000€
- Status Completed works
- Type multi-purpose civic centres / Adaptive reuse of industrial sites / Trade Fair Centres / Graphic Design
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