punto panoramico sul fiume Po a Piacenza | Roberto Zampoleri

la struttura che connette Piacenza / Italy / 2010

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incipit_"il modo giusto per pensare alla struttura che connette è di pensarla in primo luogo come una danza di parti interagenti solo in un secondo luogo vincolata da limitazioni fisiche di vario genere e dai limiti imposti in modo caratteristico dagli organismi" ... "è il contesto che fissa il significato e dev'essere il contesto ricevente a dar significato alle istruzioni generiche" .
Gregory Bateson "mente e natura" - Adelphi Edizioni, Milano 1979.
filosofia_traducendo le identità urbane della città di Piacenza in requisiti fondativi concettuali si è generata una strategia progettuale finalizzata a proporre una relazione diretta tra la composizione antropica dell’insediamento umano e la spontanea naturalità dell’ambiente fluviale.
Tale relazione si evidenzia nell’individuazione di sistemi lineari come tracce protese di una più ampia e consolidata matrice quadrilatera, in grado di alimentare nuove relazioni e di ricostruire una trama urbana, coerente ed organizzata, nel tessuto marginale di una porzione di città altera, compressa tra il rigore identitario della città storica ed il solco inviolabile del fiume.
In uno spazio-soglia disorganizzato, generatore di interstizi, frammenti e non luoghi, che impedisce alla città consolidata di proporsi al fiume, premendo, con il suo carico di indecisa provvisorietà, sui sensibili ambienti ripali, trasformandoli, essi stessi in residui.
Si innesta pertanto un codice insediativo in grado di captare le residue risorse (morfologiche, architettoniche, funzionali, culturali o sociali che siano), del caotico sprowl periurbano, ponendole in diretta connessione tra esse lungo un percorso che narra il racconto di eventi divenuti ed in divenire.
Un percorso narrativo che dall’inviolabile centuriazio della città “ad quadratum” svolge la sua trama lungo spazi compomessi, rilevando una città altra, summa di occasioni perdute che trovano nel nuovo tracciato ideale l’opportunità per emanciparsi.
Un processo di filiazione virtuosa (da estendersi all’intera città) in grado di generare nuove opportunità e di liberare il fiume dall’oppressione dell’indeterminatezza, ristabilendo un equilibrio ontologico nel quale la città, recuperando la sua identità più forte, sia in grado di sostenere un dialogo non equivoco ed unidirezionale con il fiume, rappresentando, sul liminare del sistema, nuovi luoghi urbani: spazi di vita, confronto e osservazione, spazi della città e del fiume.
La città recupera in questo modo il contatto con il fiume proponendosi lungo lo stesso con le proprie componenti tipologiche: la piazza, l’isolato, la strada, il monumento.
progetto_il prolungamento ideale dell’asta urbana di via Cavour/viale Risorgimento simbolicamente sin oltre la sponda fluviale piacentina, costituisce l’incipit fondativo sul quale il progetto deriva il proprio orientamento.
Un orientamento carico di significati storici sui quali, nel tempo, la città di Piacenza ha costruito molta della propria immagine.
Su tale allineamento, rispondente alle logiche insediative dell’organizzazione territoriale romana, l’intero centro storico ha sviluppato la propria forma proponendosi acriticamente e per lungo tempo come sequenza ritmica di isolati modulati sulle sottomisure della centuriazione (metri 72 x 72 circa).
Con l’ambizione di rappresentare la città sul fiume, l’orientamento e la misura diventano pertanto codici dai quali risulta impossibile prescindere perseguendo la dialettica del confronto, confronto che pone un ulteriore condizione nel rapporto con l’ambiente fluviale (inteso nel senso esteso della via d’acqua e del suo paesaggio sia naturale e antropico).
Artificio e naturalità rappresentano così le estreme condizioni di un rapporto limite che si risolve nel contatto fisico dell’acqua (natura incontrollabile) con la terra (spazio misurabile) dando origine ad un catalogo di modalità di controllo, regimentazione e tutela, che abbandonano la terra al destino urbano e l’acqua a quello della natura.
Il risultato è la produzione di una soglia teorica, priva di valore precipuo, in quanto incapace di connettere, di proporre dialogo, confronto, contaminazione.
Il progetto di propone di recuperare questi valori latenti, riassegnando agli stessi un preciso campo d’azione offrendo alla città l’occasione per rispecchiarsi sul fiume.
Si è pertanto optato per la progettazione di uno spazio urbano, una piazza sul fiume, una chiatta o un ponte mobile, in grado di rendere evidenti tali valori a prescindere dalla sua appartenenza alla città, al fiume o al ponte.
Uno spazio proteso sull’acqua sensibile alle sue oscillazioni, uno spazio dimensionato per contenere ogni utile funzione ma, nel contempo, in grado di accettare le periodiche inondazioni.
Una piazza disegnata dalla tettonica ritmicamente articolata della sequenza dell’orditura di travi metallici modulati sui rapporti armonici ricavati dall’isolato tipo che si ri-produce sul fiume.
Una piazza semplicemente pavimentata con grezzi prefabbricati in calcestruzzo punteggiata da controllati vuoti generatori di una porosità orizzontale in grado di permettere la libera relazione con gli elementi della natura (acqua e vegetazione ripale).
Una piazza posta al livello dell’acqua che assume il ruolo di luogo di mediazione polare tra ponte-fiume-città e che si collega alla città per mezzo di rampe geometricamente definite per rappresentare la loro stessa natura di strada e ponte, secondo una sequenza riscontrabile in tutte le città sull’acqua (e Piacenza non si sottrae a tale regola).
Una piazza che origina nell’estremo vertice nuovi orientamenti, vettori dinamici strutturali che inflettono la calma rigidità planare dello spazio in un teso desiderio di emancipazione.
Una dinamica sequenza armonica di lamelle diagonali che designa un caposaldo geometrico, ultimo menhir di un’appartenenza ambigua …. alla città? ….. al ponte? …… al fiume? …… .
Torre, faro, obelisco, monumento ovvero palafitta, capanno, osservatorio?.
Una sequenza variamente porosa di lamelle (in funzione del paesaggio sul quale prospettano) che definisce l’involucro quadrilatero di un sistema interno costituito da una rampa solenoidale che inviluppa l’osservatorio al culmine della propria liturgica ascesa, spazio circolare completamente trasparente che contiene l’intero programma.
Spirale armonica di origine umanistica, metafora di una vita infinitamente riproducibile (a condizione di stabilire un equilibrato rapporto con gli elementi della natura).
Percorso ascensionale terminante con un suolo artificiale, duplicazione estrema e radicale di un frammento di paesaggio che intende rigenerarsi.
Giardino pensile dalla natura volutamente artificiale, estensione simbolica della piazza ad un livello innaturale, luogo di meditazione, di partenza e di arrivo, di confronto, dialogo, osservazione, di contatto con il ponte con il quale stabilisce un rispettoso confronto a distanza per mezzo della aerea passerella che li connette.
Crisalide in attesa di liberarsi dal rassicurante involucro che le ha dato vita.
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    Project details
    • Year 2010
    • Client C.C.I.A.A. di Piacenza
    • Status Competition works
    • Type multi-purpose civic centres
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