Centro Oncologico Fiorentino - Casa di Cura Villanova

Sesto Fiorentino / Italy / 2010

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Progetto: CSPE
D.L.: prof. arch. Paolo Felli
Strutture: A&I progetti
Impianti meccanici elettrici e speciali: Consilium
Coordinamento per la sicurezza: arch. Corrado Lupatelli
Dati dimensionali: 18.000 mq (2.500 mq restauro, 15.500 nuovo ampliamento)
Dotazioni sanitarie: 150 posti letto, 14 ambulatori, 8 sale operatorie

L’intervento affronta la progettazione di un moderno centro sanitario ad alta specializzazione tecnologica che riguarda il recupero di una preesistenza storica e l’integrazione di un consistente ampliamento.
L’iter progettuale inizia nel 2002, con l’autorizzazione del piano di recupero che prevede la ristrutturazione urbanistica dell’area, suddividendola in tre unità minime d’intervento e cioè: la prima, relativa al recupero del nucleo storico della villa; la seconda, che interessa la nuova edificazione dell’ala sud-ovest del nucleo esistente con i parcheggi ed il verde di pertinenza; la terza che riguarda le opere di urbanizzazione.
La difficoltà di far dialogare antico e nuovo è acutizzata dal pregio paesaggistico del luogo alle pendici del Monte Morello e dalla necessità di inserire, in un contesto di valore storico ed ambientale, tutta l’alta tecnologia indispensabile al funzionamento di un moderno centro di ricerca biomedica.
Come testimonia il Carrocci, nel suo libro “I dintorni di Firenze”, Villa Ragionieri ha origine nel Trecento con la denominazione Fonte Nuova o la Torre. Nel Quattrocento, si iniziano a costruire gli ampliamenti per costruire i due nuclei fondamentali della “casa da signore” a cui, nel Seicento, si aggiunge la Cappella che viene, successivamente, collegata alla villa da un nuovo corpo di fabbrica. Durante tutto l’arco del Settecento e dell’Ottocento, continuano ampliamenti e superfetazioni fino a quando, nel 1892, il complesso viene acquistato dal Dott. Attilio Ragionieri che arricchisce la villa di decori ed abbellisce il giardino con aiuole, siepi e giochi d’acqua. Dal 1949 al 1971, il nuovo proprietario, il Prof. Osvaldo Meco, adegua gli spazi della villa per trasformarla in casa di cura: iniziano una serie di interventi e nuove edificazioni che costituiranno lo stato attuale ereditato dall’attuale proprietà, la società Fondiaria-SAI, che acquista l’immobile con l’intento di realizzare una struttura sanitaria di ultima generazione.
Nel 2000, quando iniziano i rilievi, il complesso si trova in stato di abbandono e di avanzato degrado. Nonostante le modifiche fatte durante il Novecento, l’impianto secentesco a “U” della villa è però ancora leggibile e gli interni presentano elementi di pregio come soffitti cassettonati, decori, mosaici e pitture murali che impreziosiscono il tradizionale bicromatismo toscano, che identifica con il grigio gli elementi strutturali e con il bianco le superfici murarie di riempimento.
Il luogo e la sua architettura hanno una identità storica da valorizzare, come i terrazzamenti e l’antico asse di accesso risalente alle centuriazioni romane. La demolizione delle superfetazioni preparano le preesistenze ad ospitare i nuovi volumi di progetto per cui si adotta una soluzione a piastra e strategie mirate a ridurre l’impatto ambientale con accorgimenti come ampie coperture verdi che regalano continuità tra costruito e natura.
All’interno di una complessa struttura sanitaria, la distribuzione non è solo un susseguirsi di percorsi ma assume una connotazione psicologica che, nel 1960, Kevin Lynch definisce con l’espressione di wayfinding con cui riassume concetti come quello di orientamento spaziale, o meglio, di cognizione spaziale. La tipologia dell’atrio come elemento generatore la distribuzione, come ‘luogo sicuro’ da dove iniziare il viaggio all’interno dell’ospedale, è uno dei temi progettuali ricorrenti del CSPE che concepisce lo spazio-ambiente come un campo semiotico all’interno del quale avviene un’interazione dinamica fra il luogo e chi lo abita.
L’ala Seicentesca a sud ovest viene restaurata con l’intento di valorizzare la continuità morfologica con la villa storica. La cappella ed il corpo principale della villa sono recuperati all’insegna del ‘minimo intervento’, mirato ad una rifunzionalizzazione di supporto alle attività sanitaria specialistiche.
Le destinazioni funzionali dei blocchi storici prevedono la realizzazione di attività ambulatoriali, amministrative, per la didattica e la convegnistica; mentre nel nuovo blocco sono ospitate le alte tecnologie e cioè le sale operatorie, le degenze ed i laboratori di ricerca. L’innovazione principale prevede l’introduzione della chirurgia robotica e delle ultime tecnologie computerizzate con attrezzature di ultima generazione.

La sostenibilità ambientale ed energetica
Secondo le priorità dell’innovazione contemporanea e cioè del costruire sostenibile, l’architettura si esprime in sintonia con il contesto storico-ambientale, con accorgimenti come altezze contenute dei colmi che non superano mai quelli delle preesistenza. Nonostante questo, la nuova addizione non rinuncia ad una sua riconoscibile identità in cui concorrono materiali e tecnologie innovative. Il prospetto tipo è una composizione modulare scandita dal ritmo dei bay-window che creano aggetti e recessi in cui prevale la trasparenza ed il rapporto intervisivo con la natura. La superficie vetrata consente la massima illuminazione naturale ma è anche un elemento che funziona da accumulo termico e quindi concorre al riscaldamento passivo degli ambienti. L’illuminazione naturale è stata garantita anche nei volumi seminterrati grazie a tagli nella modellazione del terreno e lucernari tipo solatube che consentono alla luce di raggiungere anche gli spazi più profondi ed interstiziali.
La copertura dell’atrio è predisposta per ospitare i pannelli fotovoltaici che si integrano naturalmente al progetto della copertura.
Ad una strategia mirata al massimo sfruttamento delle condizioni naturali, nel restauro dell’antica villa sono stati adottati accorgimenti come: infissi ad alta performatività, cablaggi a pavimento per non incidere nelle murature e soffittature di pregio, massima flessibilità nella riorganizzazione della distribuzione e layout degli uffici, intonaci e tinteggiature con prodotti ecologici.
Infine, per quanto riguarda l’impianto idrico per gli ampi spazi verdi, si sono riattivate le antiche cisterne che raccolgono l’acqua piovana da riutilizzare nel circuito dell’irrigazione.
La sostenibilità infonde quindi il progetto fin dalle prime fasi, guidando le soluzioni tecnologiche ed architettoniche verso un obbiettivo comune: trasformare un luogo di lavoro in un ambiente in sintonia con la storia dei luoghi per raggiungere il massimo benessere dell’utenza e facilità di management per la committenza.
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