"Minimo" coffee table in Botticino marble

"The Latin 'marmou' (marble) comes from the Greek 'mar-mairon' which means to shine. Now, 'Botticino' is among the purest limestones (98/99% of calcium carbonate), among those that take on a perfect mirror polish, after which it shows its ivory paste criss-crossed by ochre-coloured veins like a firm skull suture, varied by lighter orbicular speckles. This is one of the most sought-after marbles. It is firm, with a hard, dry flake, hard but with a very fine grain, docile to the chisel that can imprint minute ornaments on it. "(cit. Italo Zaina, Brescia)
When Botticino turns from stone into very fine marble, it is capable of expressing strong emotions and visual/tactile perceptions that are often contradictory and, precisely for this reason, more intense. The perceived rigidity of the marble material, thanks also to the peculiar texture and colour of Botticino, disappears in the lines of the design and in the polishing that renders it ethereal. The observer will thus give in to the instinct to touch the object as if to verify its intimate structure as it has evolved from hard and rough to smooth, polished, wet and elusive, still rock but now plastic.
These considerations gave rise to the design of this coffee table, modest in size but with the pretence of recounting these sensations. In this design, in fact, we go from the semi-glossy, rough Botticino feet that recall the stone from which the marble is created to the shining of the upper tray that enhances the value of the worked stone, ending with two 'stones' set in the upper tray, polished to a mirror finish.
The natural gravitational pull of the stone downwards is interrupted by the central body in national walnut wood that conceals from the observer the virtual point at which the stone turns into polished marble.
Two mirrored 'stones' of oval shape are presented as resting on the same plane: the focal point of the composition on which the observer will instinctively pass his hand to enjoy sensorially the transformation of a stone into a 'water bubble', passing from visual to tactile perception.
These gems have a specific technical function in that by means of a threaded bar, to which they are structurally glued, they join the top to the parts below. The bar passes through the top, body and marble base where a self-locking nut with washer is screwed to it to solidify the parts that make up the table.
The entire project takes inspiration from the formal language of Italian rationalism whose furniture considered as aphorisms (Merigo Odetta 1988) enclose volumes and lines of expression that leave no formal doubts and express truths unconcealed to the observer. I refer to the experience and furniture designs of Giuseppe Pagano, Terragni, Borsani and Ulrich and the productions between 1933 and 1950. This coffee table is an attempt to re-propose the symbolic value, aesthetics and functional rationalist research in a minimal space.

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“Il latino “marmou” (marmi) viene dal greco “mar-mairon” che vuol dire appunto risplendere. Ora, il “Botticino” è fra i calcari più puri (98/99% di carbonato di calcio), fra quelli che assumono una perfetta lucidatura a specchio, dopo la quale mostra la sua pasta avorio attraversata da venuzze color ocra a mo' di salda sutura cranica, variata da macchiette orbicolari più chiare. È un marmo fra i più ricercati. È saldo, a scheggia dura secca, duro, ma di grana finissima, docile allo scalpello che vi può imprimere minutissimi ornati. “(cit. Italo Zaina, Brescia)

Quando il Botticino da pietra si trasforma in marmo finissimo è capace di esprimere forti emozioni e percezioni visive/tattili spesso contraddittorie e, proprio per questo, più intense. La rigidità percepita della materia marmo, grazie anche alla peculiare tessitura e colore del Botticino, sparisce nelle linee del disegno e nella lucidatura che lo rende etereo. L’osservatore cederà così all’istinto di toccare l’oggetto come per verificarne la struttura intima poiché da duro e rugoso si è evoluto in liscio, lucido, bagnato e sfuggente, pur sempre roccia ma ormai plastica.

A partire da queste considerazioni nasce il progetto di questo tavolino da caffè di modeste dimensioni ma con la pretesa di raccontare queste sensazioni. In questo progetto, infatti, si risale dai piedritti in Botticino semilucido e rugoso che richiamano la pietra da cui il marmo si crea verso lo splendente  del vassoio superiore che esalta il valore della pietra lavorata fino a terminare con due “sassi” incastonati nel vassoio superiore ,lucidati a specchio.

La naturale spinta gravitazionale della pietra verso il basso è interrotta dal corpo centrale in legno di noce nazionale che nasconde all’osservatore il punto virtuale in cui la pietra si trasforma in marmo lucido.

Due “sassi” specchiati di forma ovale si presentano come appoggiati sullo stesso piano: punto focale della composizione sui quali istintivamente l’osservatore passerà la mano per godere sensorialmente della trasformazione di un sasso in “bolla d’acqua”, transitando   dalla percezione visiva a quella tattile. 

Queste gemme hanno una specifica funzione tecnica in quanto per mezzo di una barra filettata, a cui vengono incollate strutturalmente, uniscono il piano alle parti sottostanti. La barra attraversa piano, corpo e base in marmo dove le verrà avvitato un dado autobloccante con rondella per solidarizzare le parti che compongono il tavolo.

L’intero progetto prende ispirazione dal linguaggio formale del razionalismo italiano i cui mobili considerati come aforismi ( Merigo Odetta 1988) racchiudono volumi e linee di espressione che non lasciano dubbi formali ed esprimono verità non celate all’osservatore. Mi riferisco all’esperienza ed ai disegni di arredamento di Giuseppe Pagano, Terragni, Borsani ed Ulrich ed alle produzioni tra gli anni 1933 e 1950. Questo tavolino è un tentativo di riproporre in uno spazio minimo il valore simbolico, l’estetica e la ricerca funzionale razionalista.