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Vincitore concorso 'Serbariu: dalla discarica all’ecoparco minerario' Carbonia / Italy / 2010

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CRITERI ISPIRATORI
All’interno del tema posto dal bando, i criteri ispiratori della proposta si basano sulle suggestioni ricavabili dalla documentazione fotografica e dagli spunti progettuali forniti dal bando stesso, dall’esame della cartografia del sito, dalla valutazione della localizzazione geografica e dalle esperienze progettuali e di ricerca già svolte dal nostro gruppo per altri contesti.

Un criterio di carattere generale, quasi di puro landscaping, è quello di trattare i due grandi accumuli di scarto minerario come due nuove ‘catene collinari’ abitabili, sulle quali attestare la parte sostanziale delle nuove edificazioni di servizio: i laboratori/serre/vivaio e il centro museale-didattico con le collegate strutture di sperimentazione di ricerca e di didattica. Il ‘riscatto’ della discarica è possibile solo se questa diviene un luogo realmente fruibile, non una presenza sovrastante e distaccata, ma che viene percorsa, ‘esperita’ fisicamente.
Per questo una particolare attenzione viene riservata alla rete dei percorsi che, al di là degli attestamenti veicolari nei parcheggi al piede del sistema, invitano alla visita educativa nel parco, ma anche al trekking o al semplice bighellonare, alla sosta in spazi opportunamente segnalati e attrezzati per merende al sacco o per leggersi un giornale in pace; a scorrazzare in bicicletta, magari venendo dal mare in gita nell’interno, attraverso una percorso di alta qualità estetica.

La giacitura delle due ‘catene collinari’ principali, interessate dall’intervento, forma un angolo quasi retto i cui lati non sono tuttavia in contatto. Il varco che li separa è concepito come un nodo strategico, una cesura/connessione tra la nuova realtà dell’ecoparco e le preesistenze, in particolare l’area mineraria museale a est della s. s. 126 e le alture a ovest, che si collegano con la costa a una distanza di circa 6 chilometri, in vista del promontorio di Sant’Antioco e dell’isola di Carloforte.

L’idea è di dare forma a una sorta di propilèi che segnino il passaggio dal mondo della memoria mineraria -e dal contesto socioeconomico a questa connesso- alle nuove prospettive, ampie, che inglobano ricerca, cultura, piacere sinestesico. All’architettura si affida, come sempre, il compito non solo di accogliere attività rendendole possibili, ma anche di annunciarne la presenza, come in un manifesto di intenti.

Il parco è proposto in primo luogo come strumento/spazio di ricerca scientifica ed educazione ambientale, di cui sono accuratamente studiati gli assetti funzionali, distributivi, estetici. Il paragrafo dedicato alle unità minime di intervento ne descrive il dettaglio.
La qualità aggiuntiva che intendiamo conferire al parco è il suo essere nodo di una rete che metta in sinergia le diverse valenze del territorio.
Oltre alla ricerca e all’educazione, entra in un gioc
o interrelato il museo minerario già esistente e la comunità che lo promuove e lo fa vivere, portatrice di memorie e di futuro. Per questo la proposta include idee capaci di attivare interessi locali, anche economici, in un’ottica di eco-compatibilità (vivaismo, manutenzione, ospitalità, produzione artigianale…).

Vi è poi il paesaggio peculiare dell’area, che non è riassumibile in un sapiente intervento botanico (sebbene indispensabile, cui il nostro progetto non si sottrae), ma è fatto anche di clima, odori, vedute, artefatti disseminati dall’opera umana nel tempo, siano essi di natura architettonica che di natura vegetale o animale: qualità ambientali che determinano la cifra della fruizione.

Abbiamo già citato la connettibilità con la costa e qui riprendiamo gli aspetti più spiccatamente turistici, per i quali la nostra soluzione propone un resort a bassissimo impatto ambientale lungo il laghetto artificiale previsto proprio alla confluenza tra le due ‘catene collinari’.
Una forma di ospitalità come quella da noi proposta non si pone in conflitto con altre più tradizionali (tipo albergo a più stelle posto su importanti arterie viarie). Lo scopo di questa struttura è da un lato di offrire un contesto di fruizione dell’ecoparco a utenze differenziate: per esempio a un pubblico ambientalista che apprezzi orari di visita ’straordinari’, come la notte e l’alba, quando la natura presenta caratteri non percepibili in piena luce e il parco è quasi deserto; oppure un pubblico a budget ridottissimo, come i giovani che viaggiano in bici con il sacco a pelo sulle spalle.

D’altro lato sembra necessaria un’offerta di ospitalità esplicitamente indirizzata anche ai ricercatori e agli ospiti attratti dal centro di ricerca attestato nei laboratori: sistemazioni semplici e confortevoli, coerenti con l’impostazione eco-compatibile di tutto il progetto.

L’approccio ambientale e botanico è sviluppato su vari livelli e persegue l’obiettivo di riqualificare l’ambiente vegetale del sito con un programma di tutela e sviluppo della biodiversità applicato a varie specie a rischio. Le colline dell’Ecoparco sono destinate a un vasto orto botanico articolato in tre serre con differenti connotazioni di spazio e di contenuti, cui è annesso un grande vivaio.
Le serra degli endemismi è dedicata alla ricerca e alle visite di carattere strettamente scientifico. Il geode e la cupola, destinati alla conservazione di palme e cicalali il primo e alle piante medicinali della Sardegna l’altra, sono serre didattiche appositamente attrezzate per i visitatori. Sulle due catene collinari artificiali, sono previste specie della macchia mediterranea, atte al consolidamento e risanamento dei terreni e, nei laghetti artificiali, specie atte alla fitodepurazione delle acque. Si sono previste due vasche di fitodepurazione: la maggiore assolve alle esigenze derivanti dai nuovi insediamenti, la minore, integrata nel museo, svolge un ruolo eminentemente didattico – dimostrativo.

La didattica della ingegneria ambientale è sviluppata dentro il museo e nelle sue pertinenze esterne. Infine, la loro riqualificazione estetica è affidata alla vegetazione che accompagna, anche ombreggiandoli, i percorsi ciclopedonali. Nei paragrafi successivi saranno indicate le soluzioni specifiche.

Particolare attenzione è infine riservata a soluzioni tecnologiche che, sia nei materiali e nelle tecniche costruttive impiegate, sia nella gestione delle risorse energetiche, sia il più possibile attenta al risparmio e tenda a conferire al parco la massima autonomia, in particolare con l’impiego di isolamento termico, solare passivo, fotovoltaico, mini-eolico.

SINTESI DEGLI STUDI A SUPPORTO
L’impostazione del progetto si fonda sulle strategie dell’appartenenza e della partecipazione che si stanno consolidando negli studi e nelle esperienze più avanzati, a nostro parere, a livello internazionale; un approccio che è la naturale evoluzione di politiche di tutela e valorizzazione dei beni culturali del territorio inaugurate in Italia negli anni ’70 (in Europa e negli USA fin dagli inizi del ‘900): dal monumento al contesto, dal contesto alle comunità.

Meno genericamente, i modelli di riferimento contemporanei considerati sono:
• strategie UNESCO per lo sviluppo basato sulla valorizzazione dei beni culturali, orientate a costruire modalità di basso impatto ambientale insieme ad un’alta qualità tecnologica; una via alternativa a quella, finora prevalentemente percorsa nei paesi in via di sviluppo, di uno sfruttamento intensivo dei siti storici da parte dell’industria massiva del turismo internazionale;
• politiche di creazione e sostegno degli ecomusei, ovvero di tutela e valorizzazione dei luoghi a partire dalla mobilitazione e presa in carico da parte delle comunità locali, con quel che ne consegue dal punto di vista sia della responsabilizzazione culturale e gestionale, sia dell’indotto economico che viene prodotto e resta in sede locale. In questo campo sono da indicare specificamente le politiche promosse dalle regioni Piemonte e Lombardia, nonostante la distanza politica: segno che le buone idee non hanno partito;
• le esperienze di creazione e gestione dei parchi minerari nella regione Toscana, divenuti ormai formule di successo e di integrazione sinergica tra turismo di evasione e turismo culturale, alleggerendo da un lato la pressione sulle maggiori città d’arte e dall’altro creando occasioni di arricchimento dell’offerta in luoghi abbandonati o poco valorizzati: tipici in questo senso sono i parchi della Val di Cornia (GR), di Baratti-Populonia, di Massa Marittima, dell’Elba, ecc…;
• l’esperienza del US National Park Service (dal 1916), di conservazione a tutto campo dei contesti e degli oggetti naturali e storici a questi legati, chiamati ‘parchi’, garantendone la fruizione e la salvaguardia come patrimoni costitutivi delle identità locali entro una regìa nazionale;
• ‘conservazione programmata’, intesa come monitoraggio continuo del sistema, costituito dagli edifici e dalle loro connessioni (metodologia messa a punto nel 2005 dalla Regione Lombardia). L'elaborazione di una metodologia di conservazione programmata ha significato il superamento dell'attenzione rivolta alla sola manutenzione (pur fondamentale), ponendosi come obbiettivo un programma che preveda strategie economicamente vantaggiose a fronte di una cultura conservativa di altissimo livello. Questo implica anche la conoscenza approfondita dei materiali e delle tecnologie impiegate e la creazione di un 'albo' di tecnici e artigiani capaci di intervenire con competenza. La conservazione programmata si sta imponendo a livello nazionale non solo per gli edifici pubblici ma anche nel settore privato, come strumento capace di controllare in modo globale le condizioni degli artefatti sul territorio (edifici, infrastrutture, elementi del paesaggio e degli spazi aperti,…) attraverso un incrocio di saperi che vanno dalla manutenzione al restauro vero e proprio;
• studi botanici relativi agli endemismi della Sardegna, alla fitodepurazione, alle palme e alle cicadali, alle piante medicinali della Sardegna, alla macchia mediterranea, con scelte motivate nel paragrafo dedicato al progetto botanico e nell’allegato 1_‘SCHEDE DEL PROGETTO BOTANICO’. Sintetici riferimenti bibliografici ne sono: Maurizio Borin, Fitodepurazione-Soluzione per il trattamento dei reflui con le piante (Edagricole); Alba R. Marchioni, Le piante medicinali della Sardegna-Guida pratica per il riconoscimento di 102 specie(Della Torre,1989; disegni di P.Congia); O. Polunin, M. Walters, Guida alle vegetazioni d’Europa di (Zanichelli, 1991). Si è inoltre ritenuto doveroso utilizzare, come base per l’impostazione del giardino minerario annesso al museo, lo ‘Studio per l’intervento di stabilizzazione con tecniche di ingegneria naturalistica e per la realizzazione di un giardino minerario e di un’area dimostrativa’ predisposto per l’ecoparco da G.Bacchetta, M.Casti, D.Fanti, C.Pontecorvo (Cagliari, 11/02/09)
• le tecnologie rivolte alla mitigazione dell'impatto ambientale delle nuove strutture, in particolare l'utilizzo di pannelli fotovoltaici con alto livello di integrazione architettonica (studi relativi al progetto PVACCEPT- www.pvaccept.de). Per quanto riguarda l'ancora controverso uso di impianti minieolici si fa riferimento agli studi compiuti in Italia da Legambiente e da Enel.

MATERIALI
I materiali delle architetture proposte coniugano la tradizione con un’innovazione eco-compatibile: strutture in cemento armato (per lo scheletro dei laboratori incastrati sul fianco di uno dei tre rilievi e per tutte le opere di fondazione) e in acciaio, zincato verniciato e ‘corten’; rivestimenti in trachite sarda; strutture tramezzi e rivestimenti in legno; tamponamenti in vetro antisfondamento e in policarbonato; rivestimenti fotovoltaici e pannelli solari in copertura. I percorsi ciclopedonali sono in terra battuta e ghiaino rullato, per mantenere la struttura delle strade ‘bianche’. Si vedano più oltre le descrizioni di dettaglio.

IMPATTO AMBIENTALE
Il progetto prevede una sinergia tra le tecniche utilizzate per la costruzione e gli impianti. Si considera infatti che un approccio consapevole all'impatto ambientale dell'ecoparco, in termini di consumo di acqua, energia e produzione di rifiuti, non possa prescindere dal controllo passivo del microclima, in modo da minimizzare gli impianti meccanici.
I nodi emblematici che, se pure in maniera preliminare, sono stati affrontati, riguardano il comfort ambientale collegato anche al risparmio energetico.

L'edificio destinato a laboratori tecnico/scientifici (unità minima n.1: LABORATORI) ha come elemento fortemente caratterizzante le due facciate (S-O e S-E) ricoperte di pannelli fotovoltaici. Oltre a generare energia elettrica stimabile intorno ai 42.000 kWh/h (con un risparmio annuo di circa 3 tonnellate di emissioni di CO2), i pannelli hanno anche la funzione di schermare l'edificio. Infatti posizionati a circa 10 cm. dalla parete sottostante creano una facciata ventilata, dando luogo ad un ‘effetto camino’ durante la stagione estiva, mentre in inverno l'aria dell'intercapedine potrà essere pre-riscaldata indi immessa all'interno dell'edificio.
A parte la struttura in c.a, l'edificio sarà caratterizzato da pareti in laterizio coibente con pannelli in canne palustri, un recupero delle classiche 'arelle' che presentano una conducibilita' termica pari a λ = 0,056 W / mK . L'utilizzo delle canne palustri come materiale coibente e fonoisolante sarà esteso a tutti gli edifici dell'ecoparco. Queste potranno provenire dai bacini di fitodepurazione e dalle zone umide del sistema.

Per quanto riguarda il centro didattico/espositivo ( indicato nelle tavole come unità 'minima n. 3: MUSEO),
il progetto ha voluto focalizzare la possibilità di ottenere un buon grado di ventilazione e raffrescamento naturale mediante il l'utilizzo dell'aria esterna convogliata nell'intercapedine del muro in pietra.

La pensilina fotovoltaica dello schema è in grado di fornire all'incirca 22.000 kWh/annui, con un risparmio di circa 1,5 tonnellate di CO2. Inoltre i pannelli fotovoltaici semitrasparenti permettono di schermare la passerella dalla luce troppo forte.

Il resort (unità minima n. 5: RESORT) è formato principalmente da bungalow, il cui tetto è costituito in parte da pannelli solari termici a sistema passivo, in modo da rendere autosufficienti dal punto di vista energetico le singole unità. Inoltre si è cercato di minimizzare l'impatto paesaggistico del par-cheggio di pertinenza, scavandolo all’in-terno del declivio esistente e contribuendo, con il tetto erboso, a mantenere una temperatura costante all'interno del parcheggio stesso.

Al fine di autoprodurre energia elettrica si è progettato l'installazione di 7 torri minieo-liche, da posizionarsi lungo il crinale dei due rilevati. Queste (25 kw), di altezza 15 m. sa-ranno in grado di produrre 37.500 kwh/anno ciascuna (per zone in densità media annua 5m/s a 25 m. dal suolo).

UNITÀ MINIME DI INTERVENTO E FASI DI ATTUAZIONE
Si prevedono le seguenti unità minime di intervento, indicate in ordine di priorità attuativa e ciascuna con un ‘nome proprio’:
1. LABORATORI E SERRA DEI BIOMI
La discarica che giace lungo l’asse1, con orientamento nordovest/sudest, che ri-nomineremo COLLINE DELLA RICERCA, viene destinata a sede dell’edificio dei laboratori, alle serre sperimentali e alle colture di biodiversità in ecosistemi a rischio. La priorità data a questa unità è motivata dall’idea che questa possa essere una sorta di volano scientifico ed economico dell’operazione complessiva.

L’edificio dei laboratori si aggrappa al pendio e ne raggiunge la cima, tuttavia non sovrastandola; è orientato in modo da creare un forte elemento di caratterizzazione della testa della collina segnando, come già detto, il passaggio tra l’area mineraria dismessa e il territorio che si estende in direzione della costa. Si sviluppa su cinque livelli per un’altezza complessiva di venti metri (da 75 a 95 m.s.l.m.) e per una superficie di circa 1.300 m2, di cui circa 350 destinati a spazi di accoglienza e per conferenze. L’ipotesi è infatti che in questo edificio, oltre alla ricerca di laboratorio, si svolgano meeting, seminari, conferenze di promozione e divulgazione scientifica, in contatto con il mondo culturale e produttivo di riferimento.
Il volume, con struttura in c.a. e opportuni strati di coibentazione con pacchetti formati da mattoni alleggeriti e canne palustri, si apre con ampie finestre inquadrate in una griglia di cornici rivestite in trachite sarda, sul versante nordest, mentre le pareti a sudest e a sudovest sono rivestite di pannelli fotovoltaici speciali, grigio ardesia, commercialmente noti come ‘slate’, interrotti dalle aperture minime indispensabili a garantire i RAI di legge. Il lato di nordovest è incastrato nel pendio. Il tetto, pavimentato in trachite sarda, è complanare alla sommità della collina artificiale e può essere attrezzato come belvedere o terrazza per eventi speciali (per esempio sessioni periodiche delle comunità scientifiche ospitate, come Villa Monastero di Varenna sul lago di Como, che per molti anni fu sede di rappresentanza del CNR).

L’accesso ai laboratori avviene mediante una lunga scala esterna e un elevatore esterno, idoneo all’abbattimento delle barriere architettoniche, che raccorda la quota strada (69 m.s.l.m.) con la sommità della collina (95 m.s.l.m.) e dà accesso ai laboratori con fermate a vari piani.
Un robusto muro, in cemento armato rivestito di grandi blocchi di trachite sarda, crea uno skyline segnaletico a ridosso dell’area dei ‘propilèi’ ed è di sostegno all’impianto di risalita, alla scala esterna e alla passerella di connessione tra i laboratori e il museo. Questa ha una luce di 35 metri, una poderosa struttura metallica che evoca le incastellature dei montacarichi minerari, e piano di calpestio in doghe di legno.
Ai piedi della collina è disposta una prima serra, con struttura a semi-archi in acciaio e pianta semiellittica (circa 1.700 m2), che si appoggia al pendio e ne ingloba i dislivelli, trasformati in terrazzamenti coperti dove alloggiano le specie coltivate. Un breve passaggio scoperto ne assicura il collegamento con il piano terreno dei laboratori. Si veda nell’allegato 1 la descrizione delle specie scelte e le relative.

Sul crinale delle colline della ricerca sono disposte tre postazioni di sosta munite di torri minieoliche, che assicurano la parziale autonomia energetica ai laboratori, incrementando la produzione energetica ad opera della facciata fotovoltaica. La costruzione delle torri minieoliche (altezza prevista 15 metri) ha posto problematiche relative al loro impatto ambientale. L'altezza modesta e la caratterizzazione mediante una struttura in acciaio ‘corten’ ne hanno permesso l’inserimento lungo il crinale delle due catene collinari, dando luogo ad una sorta di richiamo paesaggistico, che coniuga una tecnologia ecocompatibile (quella eolica) con una struttura che si rifà all'archeologia industriale (come richiamo alle strutture minerarie), ma con un materiale contemporaneo come il ‘corten’: un tentativo per superare le riserve che animano il dibattito sull'eolico in Italia, proponendo le torri non più solo come necessità ma anche come segnale della presenza dell'Ecoparco, rilevabile anche in lontananza .

La costruzione di questa prima unità d'intervento costituirà il primo nucleo dell'ecoparco: dare priorità all'attività di ricerca costituisce un passo fondamentale sia per il controllo 'sul campo' dell'evoluzione del consolidamento e della bonifica ambientale circostante, sia per attivare un centro sperimentale che possa attrarre ricercatori e investitori pubblici e privati (in particolare all'interno della grande serra, utilizzata per gli studi dei diversi biomi).

2. VIVAIO E SERRE GEODETICHE
Un’altra area di coltivazione sperimentale si attesta sulla grande spianata (ex-area R.S.U.) posta all’estremità nordovest delle COLLINE DELLA RICERCA. Qui trovano collocazione due serre geodetiche, con struttura tridimensionale a tetraedri in acciaio e rivestimento in ETFE (etiltetrafluoroetilene). Per entrambe il raggio è 15 m e la superficie del disco massimo è poco più di 700 m2: la prima è semisferica, e ospiterà al suo interno una collezione di piante medicinali dell’isola; la seconda è una sfera, dove un bacino d’acqua ospita in ambiente umido una collezione di palme e di cicadali. Tra questi due ‘luoghi notevoli’, un vasto vivaio (circa 2,3 ha) dedicato alla macchia mediterranea, ordinato in una griglia regolare, fornisce materiale alla ricerca, al consolidamento e al risanamento dei terreni, ma anche agli appassionati di botanica e giardinaggio, che potranno visitare il vivaio e acquistarne le varie specie.

Il vivaio a scacchiera è allestito con specie della macchia mediterranea alta (alberi alti fino a 4_5 metri) e bassa (arbusti alti fino a 2 metri, senza essenze arboree) e ripropone le stesse associazioni vegetali che sono distribuite in Sardegna. Ogni rettangolo del vivaio ha il seguente arredo:
• ogni parcella di terreno presenta una specie arborea della macchia alta,
• alla base dell’essenza arborea sono distribuite le specie arbustive più tipiche così come si presentano in Sardegna
• alcune parcelle di terreno sono arredate con specie della macchia bassa.
Il vivaio si pone in stretta continuità con i laboratori, allargando il campo di sperimentazione a piante coltivate su terreni 'difficili'; è pensato come una delle realtà da affidare in gestione ad imprese locali, mediante la sottoscrizione di un codice 'etico' sviluppato dal Parco, che permetta un attento controllo di qualità dell'operato.
Con i due geodi quindi l'ecoparco allarga il ventaglio di opportunità oltre la ricerca e la tecnologia dedicata agli esperti, attrezzandosi per accogliere i turisti/visitatori. La scelta delle varietà che verranno ospitate sia nel vivaio che nei geodi è approfondita nell’allegato 1.

3. MUSEO_CENTRO MUSEALE-DIDATTICO
La discarica che giace lungo l’asse 2, da nordest a sudovest, che rinomineremo COLLINE DELL’ESPERIENZA, è invece destinata ad accogliere una struttura didattico/espositiva composta da vari elementi collegati, al coperto e all’aperto, come il connesso ‘giardino delle miniere’. Questo prende le mosse dalle indicazioni del già citato ‘Studio per l’intervento di stabilizzazione con tecniche di ingegneria naturalistica e per la realizzazione di un giardino minerario e di un’area dimostrativa’ allegato al bando e cerca di interpretarne i caratteri, in termini di qualità botaniche e spaziali.
Un centro-visitatori posto al piede del pendio, in posizione simmetrica al corpo dei laboratori, costituisce l’altro elemento dei ‘propilei’ di accesso al sistema, in forma di torre tronco-conica, dove al piano terreno vi è l’accoglienza (biglietteria, shop del museo, distributori di bevande, accesso all’ascensore e alla scala che portano in quota) e, al piano superiore, un videorama, sala attrezzata per proiezioni interattive sui temi del paesaggio locale a scala vasta (dalle miniere fino al mare, includendo natura e insediamenti umani).
La torre funge da snodo del sistema dedicato ai visitatori, connotandosi non solo come elemento funzionale di collegamento ma anche come elemento di suggestione e di evocazione attraverso le immagini proiettate. Il rivestimento, anche qui di trachite sarda per le pareti interne ed esterne, dà forma a una sorta di moderno megalite, affiancato dal castello metallico dell’ascensore; questo funge anche da appoggio strutturale della passerella proveniente dai laboratori.

Si giunge, attraverso la torre e la passerella, alla quota di 85 m.s.l.m., sommità della testa di nordest delle COLLINE DELL’ESPERIENZA, dove sorge il museo, dedicato specificamente all’Ecoparco di Serbariu e all’ingegneria naturalistica, con esposizioni permanenti di carattere didattico, spazi per mostre temporanee e organizzazione e gestione di visite guidate nei giardini che si dispiegano nella vasta area circostante il museo, con un’organizzazione tematica (poco più di 1 ha).
Nella ricca varietà di attività del museo (come si evince dalla legenda della tavola di progetto) sono inclusi anche una vasca di fitodepurazione, che caratterizza esteticamente l’edificio e ripropone su scala ridotta le varietà del laghetto del resort (vedi il successivo punto 5); un centro di documentazione e un laboratorio didattico. L’edificio del museo è concepito con grande attenzione alla eco-compatibilità: il lato rivolto a sud è cieco, formato da un muro in blocchi di trachite sarda verso l’esterno mentre verso l’interno, al di là di un’intercapedine per la circolazione dell’aria, vi è una parete composta da canne palustri isolanti accoppiata a un tavolato di mattoni alleggeriti. La copertura è in doghe di legno, mentre una pensilina fotovoltaica semitrasparente assolve il doppio compito di produrre energia e ombreggiare la passerella all'aperto. Un’installazione per la sosta panoramica munita di torre minieolica contribuisce alla fornitura energetica del museo.
La costruzione di quest'unità di intervento permette di chiudere l'anello che lega il lavoro di ricerca alla fruizione, da parte di un vasto ed eterogeneo pubblico, dei risultati legati all'attività scientifica: il tutto nell'ottica di fornire un progetto-pilota che permetta una lettura coordinata e ordinata del grande numero di eventi che caratterizzano la storia del territorio.
Il centro didattico-museale porrà in evidenza la propria genesi, evidenziando quali siano state le scelte e i programmi che ne hanno permesso la nascita. Per questo si è optato per un’ampiezza simile a quella dei laboratori (circa 1000 mq), in modo da sottolineare una linea sinergica tra ricerca e fruizione.


All'interno della struttura troverà posto, accanto agli uffici amministrativi, anche un ufficio capace di ideare e coordinare tutto il materiale comunicativo prodotto dall'Ecoparco: una strategia tesa a esprimere con un'immagine coordinata l'intera complessa operazione (dalla segnaletica alle brochure, dal sito web alle pubblicazioni scientifiche). Da questo punto di vista, è anche auspicabile che i curatori del museo e gli animatori delle esperienze lavorino in coordinamento con lo staff dei laboratori di ricerca del parco, per garantire coerenza di contenuti tra ricerca e divulgazione.

4. PERCORSI, PARCHEGGI, ARREDO TERRITORIALE, SEGNALETICA
Coerentemente con i principi ispiratori del progetto si è cercato di riservare una particolare attenzione alla rete dei percorsi pedonali e ciclabili, riducendo al minimo l’accesso veicolare.
L’accesso carrabile dall’esterno è collocato in corrispondenza della fermata dei mezzi pubblici lungo la statale SS126 ed è filtrato con un parcheggio che diventa piattaforma di interscambio auto/minibus
Le strade carrabili, per la maggior parte coincidenti con quelle esistenti, sono limitate a quelle necessarie per sopperire alle esigenze di tipo logistico dei punti principali: tre anelli stradali sterrati accessibili solo ai minibus elettrici e un tratto di strada asfaltata accessibile agli utenti del resort per raggiungere il parcheggio interrato.
Il servizio interno di minibus elettrici è principale mezzo di trasporto veicolare nell’ecoparco: collega la fermata lungo la statale al vivaio, al museo e al resort, con diverse fermate collocate in punti strategici per consentire una piena fruibilità per tutti del sito con una corretta integrazione ai percorsi pedonali e ciclabili. Alla base dei propilei è infatti prevista una fermata integrata alla stazione noleggio bici. Il sistema di trasporto - appaltabile a società esterne – affianca al tradizionale sistema a fermate, quello di tipo Dialbus e Drinbus, provvedendo al trasporto da porta a porta, su chiamata telefonica in modo da garantire un servizio praticamente "a domicilio" ,
Infine è previsto un sistema di trasporto interno minuto per i piccoli e frequenti spostamenti all’interno delle tre grandi aree ( il vivaio, il museo, il resort) con piccole auto elettriche ad emissione zero.

Si è già detto, nella sezione LABORATORI, della previsione di un elevatore per collegare la quota strada con la sommità della collina. I riferimenti progettuali, illustrati nelle tavola di riferimento, vanno dal Museo delle Alpi (fortezza di Bard), al minimetrò di Perugia, alla funicolare di Parigi Montmartre.

I percorsi si articolano in quattro tipologie: la prima è didattica, riferita all’ingegneria naturalistica e come tale integrata con il museo; le altre sono definite in base alla difficoltà del percorso: pianeggiante, in salita, ripido. La pavimentazione dei percorsi è in terra battuta e ghiaino rullato, con raccordi, canali e materiale accessorio in legno e pietra, eseguito con tecniche tradizionali implicanti una costante manutenzione (con l’implicita necessità di creare lavoro per maestranze locali, esperte o da istruire ad hoc). I percorsi saranno ombreggiati da vegetazione della macchia mediterranea (v.‘SCHEDE DEL PROGETTO BOTANICO’); lungo essi sono stati predisposti punti di sosta e di informazione, attrezzati con gazebo dotati di torri mini-eoliche. Anche i gazebo hanno una parete in trachite sarda, orientata a sud o ovest; hanno schermature laterali in canne palustri e copertura con rampicanti (tipo bouganville) lungo cavi di acciaio; il basamento dei gazebo, su palchetti rivestiti in doghe di legno, prevede sedute per i visitatori e stalli per il posteggio di biciclette.

Il percorso didattico legato alla proposizione delle tecniche dell'ingegneria naturalistica è formato da un anello che delimita un'area di circa un ettaro, raggiungibile dal museo. Questo percorso illustra le tecniche di consolidamento e riqualificazione di aree dismesse, quali fronti di discarica, mostrando i diversi procedimenti (tra cui quelli relativi all'irregimentazione della acque meteoriche). Si vuole privilegiare una fruizione del percorso che sappia coniugare la divulgazione -mediante interventi 'tipo' e pannelli esplicativi (ad es. i vari tipi di rinforzi e le opere di contenimento superficiale) - con l’allestimento paesaggistico, richiamandosi anche alle nozioni di 'restoration ecology'. A tal fine la sommità dell'area sarà dedicata alla vegetazione consolidante che verrà piantata anche nell'ottica dei reciproci rapporti cromatici. Questo percorso rappresenta una parte complementare della sezione dedicata all'Ingegneria naturalistica nel Museo, dove si illustrano i criteri teorici e metodologici dei vari settori della disciplina.

COMUNICARE L’ECOPARCO SERBARIU
Nel progetto abbiamo anche voluto includere una proposta di comunicazione visiva, elemento di forte riconoscibilità e di identità del parco, anche a distanza.
Immaginare e venire a conoscenza del fatto che una pianta può nel suo piccolo, nella sua immensa fragilità, bonificare una terra, un'area che per anni e stata sottoposta a stress di vario tipo, è qualcosa di unico.

L'esperienza dell'Ecoparco Serbariu in quanto tale ha bisogno quindi di essere comunicata in modo unico e chiaro, partendo dagli elementi di base si un sistema comunicativo fino a quelli più articolati come può essere il livello della comunicazione ambientale, segnaletica e informativa.
Il nome proposto intende prefigurare uno scenario di branding del sito di Serbariu, in cui un segno grafico sintentico – il marchio – e la sua esplicitazione verbale – il logotipo – possano sintetizzare e comunicare efficacemente una esperienza di contatto con la natura e con un processo di trasformazione e intervento antropico estremamente originali se non unici in Italia. Per questa ragione si propone un naming – Ecoparco Serbariu – che enfatizzi il luogo, il suo spirito (il genius loci) ma soprattutto le intenzioni in prospettiva e le possibili risposte che il progetto nel suo complesso intende offrire alla comunità. Ecoparco Serbariu, inoltre, rimanda a un tipo di esperienza che non appartiene a un parco convenzionale, ma è qualche cosa di più. Si ritiene che la connotazione territoriale abbia un valore importante anche in rapporto al più ampio ed esteso sistema dei beni culturali e ambientali. Specificando i termini di Carbonia e Cagliari si è inteso proprio legare in modo inequivocabile l’Ecoparco a un contesto in cui agiscono e potranno agire altre risorse: su tutte il contiguo Museo Minerario, ma anche tutte quelle strutture ricettive e di collegamento infrastrutturale senza le quali una qualsivoglia risorsa del territorio non potrebbe avere vita lunga. Nullus locus sine Genio (nessun luogo è senza un Genio) commentava Servio (Commento all’Eneide, 5, 95).

L’Ecoparco è quindi strettamente legato al territorio in cui ha sede, agisce per valorizzare se stesso ma anche, se non prioritariamente, tutto il contesto che lo circonda. L’enfatizzazione del luogo intende sottolineare l’unicità dell’Ecoparco Serbariu: è qui –a Carbonia, Cagliari– e non altrove. In tal senso, la proposta non è solo quella di un marchio o di un sistema di identità visiva, ma di un vero e proprio brand che possa essere sviluppato e rafforzato nel tempo.

Il marchio
In un quadrato è racchiusa la “e” di Ecoparco (ma può anche essere una “c” di Carbonia!) in forma di un delicato ricciolo di radice, dove il quadrato rappresenta la terra la quale viene rigenerata attraverso un processo di bonifica naturale. Il ricciolo infatti cresce e spunta dalla terra fino a germogliare, a divenire un evidente segno della natura. I colori, dai toni fortemente naturali e legati alla terra, sono morbidi e rassicuranti, ma non scontati: il marrone-rosso richiama il colore di quella terra raccolta in cumuli e basse colline che caratterizzano attualmente il sito di Serbariu; il verde, evidentemente il colore della natura, rappresenta la speranza che le intenzioni degli uomini possano produrre i risultati e dare quei frutti che ci si aspetta.

Al marchio è accostato il logotipo composto in Interstate, carattere bastoni rigoroso e dall’elevata leggibilità, proprio a rafforzare l’idea di intenzioni e progetti chiari, ben indirizzati.
Marchio e logotipo sono impostati in una forma grafica adeguata a uno scenario sovra-regionale e internazionale, utilizzando elementi semplici, rigorosi, chiari e comprensibili, che ne consentono la declinabilità e l’applicazione ai più svariati strumenti e nei più vari canali di comunicazione.

Il sistema segnaletico
Si propone una ipotesi di sistema di comunicazione ambientale in cui si sono previsti differenti livelli (informativo, identificativo, di orientamento) e un sufficiente grado di flessibilità, per meglio adeguarsi e adattarsi alle trasformazioni che potranno contraddistinguere nel tempo il sito. La nozione stessa di sistema, da intendersi come quell’insieme di più elementi che costituiscono un unico complesso, però, ha imposto la definizione di alcune linee guida o elementi di base che permettano di coordinare e rendere riconoscibile il sistema complessivo.
Gli elementi di base del sistema sono: i pittogrammi, il carattere tipografico (l’Interstate), il colore, la griglia. Questi elementi permettono di comporre le informazioni sui supporti tridimensionali deputati ad accoglierle e che sono utili all’orientamento, alla comprensione, alla conoscenza e alla decodifica del luogo: paline, prismi e “mikado” segnaletici, “fasciature” per identificare il livello di difficoltà dei percorsi, piastrelle didascaliche, etc.

Il sistema di segnaletica è inteso quindi come quel sistema in grado di ‘aiutare’ a definire lo spazio, identificandone le funzioni e restituendo tutte quelle informazioni utili all’uso in termini pratici e in un regime di sicurezza per gli utenti. Facendo nostra l’asserzione di Ruedi Baur: «ci facciamo una idea di qualche cosa in modo molto più rapido ed efficace quando abbiamo a che fare con un mondo di segni. Per luoghi complessi dove differenti flussi e usi si intersecano, il linguaggio grafico deve essere ricco a sufficienza di modo che i differenti tipi di informazione possano essere distinti, prima ancora che letti e decodificati» [in Baur R. (2004), Intégral Ruedi Baur et associés. Identité de lieux, Pyramyd, Parigi. Si veda anche Mollerup P. (2005), Wayshowing. A guide to environmental signage. Principles & practices, Lars Müller Publishers, Basilea].

Dove maggiore è la complessità del luogo, maggiore deve essere l’intervento e l’interpretazione progettuale. Ma il linguaggio compositivo non deve essere unificante, piuttosto deve interpretare e rispettare tale complessità in modo comunque chiaro. Nel caso dell’Ecoparco Serbariu, si hanno differenti livelli e usi del luogo (visita giornaliera, clienti del vivaio, abitanti occasionali del resort, utenti locali o stranieri che fruiscono dei percorsi per una frazione di giornata, …) che necessitano di una identificazione chiara, ma non unificante, adeguata ai differenti tempi e alle differenti modalità di utilizzo del sito stesso.

Guidare, orientare, informare (ovvero i compiti propri di un sistema segnaletica), sono inoltre essi stessi livelli differenti che si sovrappongono se non addirittura si fondono tra loro e si aggiungono alla complessità di determinati luoghi. Livelli che, se riferiti a contesti culturali, ambientali e pubblici, resi chiari e inequivocabili con gli strumenti propri del progetto, di fatto ne aumentano il valore, intervenendo sulla loro fruibilità. Ovvero, migliorando la fruibilità di un luogo, mediante un adeguato sistema info-visivo, se ne aumenta il valore, ovvero lo si valorizza e se ne rafforza l’identità.

Per questa ragione si sono adottati, coordinandoli tra loro, elementi differenti e differenziati per identificare i vari livelli di informazione e di fruizione:
- le paline per le informazioni generali e di orientamento sul sito, distribuite in luoghi chiave e in un numero contenuto. Le paline si ipotizzano in struttura metallica sostenuta da un telaio interno, verniciate e con le informazioni riportate mediante stampa digitale direttamente sulla superficie del supporto. La collocazione di tali paline lungo i percorsi sarà sostenuta da piccoli plinti che ne rinforzino il basamento e ne garantiscano la stabilità. Due sono le tipologie di paline: una di maggiori dimensioni (30x200 cm su cui è possibile riportare la mappa del sito, alcune informazioni supplementari e un testo descrittivo), l’altra più esile (10x200 cm) su cui sono riportate unicamente le informazioni di direzione. Questi elementi (insieme ai pannelli 40x10 cm utilizzati sui mikado) sono ordinati e dimensionati sulla base di una griglia 10x10 cm, il cui modulo è alla base di tutti gli elementi utilizzati per il sistema segnaletico nel suo complesso;
- i ‘mikado’ per l’orientamento nei punti di accesso al sito, con informazioni leggibili sia a utenti motorizzati che a quelli che giungono a piedi; tale struttura ha anche la funzione di ‘asta portabandiera’ che permetterebbe di rendere identificabile il sito anche a distanza. Elementi costituiti da una serie di pali metallici verticali di circa 8 cm di diametro, disposti in modo sfalsato e di differente altezza, fino a un massimo di 5 m. Ai pali verticali sono saldati, rinforzandone la struttura complessiva, alcuni traversi (in numero variabile a seconda dell’esigenza) che portano i pannelli informativi (delle dimensioni di 40 cm di lunghezza e 10 cm di altezza);
- i prismi per le informazioni lungo i percorsi, di identificazione delle essenze (per i quali si propongono in alternativa anche delle ‘piastrelle’ didascaliche) o dei punti panoramici; elementi che sono in grado di mimetizzarsi con l’ambiente restando comunque identificabili e leggibili. Tali prismi si ipotizzano in pietra locale, nelle dimensioni di 40 cm di spigolo. Uno degli spigoli è tagliato per garantire all’elemento un appoggio tale che vi siano almeno due facce inclinate su cui riportare le informazioni, facilitando così la leggibilità. Su una delle facce inclinate è infatti applicata una piastra metallica su cui sono stampate, direttamente sul supporto, le informazioni. Analogamente sono realizzate le piastrelle didascaliche di 20 cm di lato e 3 cm di spessore, sulla faccia a vista è applicata una piastra metallica, preverniciata, su cui sono stampate le informazioni;
- le ‘fasciature’, differenziate per numero (da 1 a 3 a seconda del livello difficoltà del percorso: pianeggiante, in salita, ripido) e per colore, da applicare agli arbusti o a piccole rocce come a pali artificiali. In questo caso si è ipotizzato di utilizzare del cordame colorato di facile ed economica applicazione, che si rifà, contestualizzandolo, al codice dei sentieri di montagna.
Le funzioni (servizi, uscita, scale, segnali di divieto e dissuasori, etc) e le aree dell’Ecoparco (Museo, Vivaio, Laboratorio, Percorsi, Resort) sono differenziati mediante una famiglia di pittogrammi personalizzati, sempre accompagnati da una decodifica verbale in doppia lingua (italiano-inglese). Il colore prevalente è il verde del marchio su cui le informazioni sono stampate in bianco per garantire la leggibilità anche a distanza.

Il sistema proposto intende rispondere proprio a quelle necessità, cui si accennava sopra, di informazione e di facilitazione della visita e dell’uso del sito, senza per questo “inquinarlo” ma suggerendo una modalità di intervento che contribuisca a definirne la nuova identità e a renderne gradevole l’utilizzo da parte degli utenti. Inoltre il sistema è improntato su una modalità per la quale la maggioranza dei supporti si può adattare, modificare e ricollocare fisicamente a seconda delle necessità, eventualmente intervenute nel tempo, dettate da variazioni o più semplicemente dalla naturale evoluzione di tutto quanto dovrà riconfigurare il sito.

5. RESORT_OSPITALITA’ A BASSO IMPATTO
E’ situato sulla riva sudest del laghetto artificiale più grande, destinato alla fitodepurazione: una posizione di ottima accessibilità, alla confluenza della strada di derivazione della s. s.126 con la strada bianca che corre alla base delle COLLINE DELL’ESPERIENZA, in direzione della costa marina. La posizione è anche interessante per la vista del pesaggio dell’Ecoparco, costellato di vegetazione qualificata e tenuta con cura.

Il resort dispone di 48 bungalow per due persone, di un edificio che funge da reception e da ristoro e di alcune stanze singole, complessivamente per un centinaio di ospiti. Vi è un parcheggio per 100 posti-auto, progettato sfruttando il pendio e con una copertura erbosa, in modo da ridurne al minimo l’impatto ambientale: una dimensione superiore allo stretto fabbisogno del resort, pensata per un uso più ampio, anche per ospiti diurni richiamati dal centro-studi e dal centro-museo.

Gli edifici sono tutti con struttura in acciaio, di tipo ‘corten’ per le parti a vista, con tamponamenti in legno opportunamente trattato in autoclave con effetto fungicida e battericida e per la resistenza alle intemperie. Sono doghe maschiate, sia nello strato esterno che nell’interno, sia sul tetto e formano, con gli strati di coibentazione, un sandwich a tenuta termica. Una porzione del tetto è rivestita di pannelli solari di tipo passivo, che non necessitano di pompa elettrica, assicurando a ogni unità l’indipendenza energetica per la produzione di acqua calda.
Vi è infine una piccola spiaggia, formata con sabbia riportata, cui si accede direttamente dai bungalow e un pontile per l’esame ravvicinato delle piante fitodepuranti, composto da un mix di piante palustri.

Queste uniscono alla funzionalità depurante una valenza estetica e utilitaria poiché sono reimpiegabili per fabbricare stuoie, corde, materiale da costruzione: come già accennato, la nostra proposta è di impiegarne per la creazione dei pacchetti coibenti delle pareti degli edifici progettati e per i brise soleils dei gazebo disposti lungo i percorsi ciclopedonali.
Ribadiamo che la scelta di progettare un resort, tema non esplicitamente contemplato dal bando, non vuole porsi come sostitutiva delle strutture di ospitalità già previste nei piani territoriali vigenti, ma come ampliamento delle opportunità pensate per un target di utenti e di gestori diversi da quelli tradizionali.
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    CRITERI ISPIRATORI All’interno del tema posto dal bando, i criteri ispiratori della proposta si basano sulle suggestioni ricavabili dalla documentazione fotografica e dagli spunti progettuali forniti dal bando stesso, dall’esame della cartografia del sito, dalla valutazione della localizzazione geografica e dalle esperienze progettuali e di ricerca già svolte dal nostro gruppo per altri contesti. Un criterio di carattere generale, quasi di puro landscaping, è quello di trattare i due grandi...

    Project details
    • Year 2010
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens
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