Residenziale di Porta Castello, Reggio Emilia | Enea Manfredini

Reggio Emilia / Italy / 1969

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Bibliografia:
1977/78 - “Aplus”, n. 44, dicembre gennaio, p. 64;
1979 - “L’Architettura: Cronache e storia”, n. 289, novembre, pp. 634-639;
1980 - “Parametro”, n. 84, marzo, pp. 55-56;
1980 - “Parametro”, n. 87, giugno, pp. 55-56;
1980 - “Parametro”, n. 90, ottobre, pp. 55-56;
1981 - “Parametro”, n. 97, giugno, p. 52;
1989 -  Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 170-175;
1989 - Bruno Zevi, Tra impegno civile e voglia di trasgressione, “L’Espresso”, n. 46, novembre, p. 129;
1991 - S. Zanichelli, Itinerari reggiani di architettura moderna, Alinea, Firenze, p. 143;
1995 - “Edilizia Popolare”, n.241, settembre ottobre, p. 56.
2008 - Opera contenuta nella selezione ristretta IBC di opere di valore storico architettonico in Architettura in Emilia-Romagna nel secondo novecento, Clueb, Bologna, 2005;
2011 - A.Zamboni, C.Gandolfi, L' Architettura del Novecento a Reggio Emilia, Mondadori, Milano, p. 272.


Non si comprenderebbe quest’opera accurata, inibita e calcolata di Manfredini senza un continuo riferimento urbanistico. E’ un lavoro equilibrato, totalmente alieno da esibizionismi. Si trattava di risolvere un nodo stradale con un programma non entusiasmante (sedici appartamenti e nove negozi). Manfredini ha creato una piazzetta pubblica, collegando mediante un classico portico (riferibile al portico della chiesa dei Servi a Bologna) i due nuovi edifici realizzati. L’attacco alla preesistenza è conseguito a filo, con terrazzi aperti. I portici, la piazzetta, gli spazi sono il sostegno strutturale di questa idea. Nata dalla impostazione urbanistica e sviluppata nella distribuzione planimetrica e architettonica, la fisionomia del lavoro trova nei materiali, nelle tecniche costruttive e nel loro linguaggio espressivo la sutura pressoché inevitabile; i rapporti tra edificio e ambiente, tra casa e città, si qualificano, si individuano non in astratto, ma nel materiale. Quanto è stato realizzato trova una giustificazione sociale e acquisisce realtà e valore urbanistico-architettonico ben delineati solo se si considera in funzione di quei materiali, usati in quel modo. L’opera si è ambientata immediatamente: pare sia sempre esistita; e questo è dovuto alla visibile concessione del privato allo spazio pubblico, al pubblico decoro e utilità. I cittadini sostano già in una piazzetta che sentono propria. Gli edifici sono in cemento armato a vista colorato con inerti del Mincio e con una superficie esterna martellinata con bocciardatura profonda.
(da Renato Pedio, Case per la città di Enea Manfredini: umanità razionalista, “L’Architettura: Cronache e storia”, n. 289, novembre 1979, p. 638)

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    Bibliografia:1977/78 - “Aplus”, n. 44, dicembre gennaio, p. 64;1979 - “L’Architettura: Cronache e storia”, n. 289, novembre, pp. 634-639;1980 - “Parametro”, n. 84, marzo, pp. 55-56;1980 - “Parametro”, n. 87, giugno, pp. 55-56;1980 - “Parametro”, n. 90, ottobre, pp. 55-56;1981 - “Parametro”, n. 97, giugno, p. 52;1989 -  Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 170-175;1989 - Bruno...

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    • Year 1969
    • Status Completed works
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