Cappella Ospedale Santa Maria Nuova, Reggio Emilia | Enea Manfredini

Reggio Emilia / Italy / 1962

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Opera di “importante carattere artistico”, ai sensi della L. 633/41, secondo il Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 11 settembre 2007


Bibliografia:
1972 - “L’Architettura: cronache e storia”, n. 195, gennaio, pp. 582-583;
1972 - “Art d’ Elise”, n. 160, pp. 328-332;
1981 - “Parametro”, n. 97, giugno, pp. 13, 50, 63;
1983 - Parole e linguaggio dell’architettura religiosa, Faenza ed., p. 66;
1988 - “L’Architettura: cronache e storia”, n. 4, aprile, p. 269;
1988 - Guida all’architettura moderna-Italia: gli ultimi trent’anni, Zanichelli, Bologna, p. 270;
1989 - Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 156-159;
1989 - “Parametro”, n. 175, novembre dicembre, p. 71;
1991 - S. Zanichelli, Itinerari reggiani di architettura moderna, Alinea, Firenze, p. 125;
2001 - Dizionario dell’Architettura del XX Secolo, Allemandi, Torino, Vol. IV, p. 197;
2008 - Opera contenuta nella selezione ristretta IBC di opere di valore storico architettonico in Architettura in Emilia-Romagna nel secondo novecento, Clueb, Bologna, 2005;
2011 - A.Zamboni, C.Gandolfi, L' Architettura del Novecento a Reggio Emilia, Mondadori, Milano, p. 258;
2020 - R. Gargiani, Razionalismo emozionale per l'identità democratica nazionale 1945-1966, Skira, Milano, pp. 358-359.


E’ una fusione di calcestruzzo a vista. La pianta è un quadrato con i vertici smussati, collegato su un vertice al complesso ospedaliero tramite un percorso protetto. La copertura è un tronco di piramide sulla cui sommità una apertura quadrata protetta da un lucernario in materiale acrilico, illumina l’ambiente. Il pavimento interno è in lastre di botticino rullato. Il manto esterno di copertura è in lastre di lamiera di zinco.
Per Manfredini il controllo totale dell’opera architettonica è anzitutto integrità del mestiere, l’assenza di gerarchie istituzionali o accademiche tra le parti del manufatto, la convinzione che il cantiere è il luogo della verità di un architetto, che disegno e progetto sono strumenti e non fini dell’opera architettonica. E’ questo principio che verrà sviluppato nelle opere degli anni sessanta. Le due chiese di S. Paolo e dell’ospedale di Reggio, quest’ultima fusa in un unico blocco di volume e materia (1). Quando nel 1962 Manfredini progetta la chiesa dell’ospedale di Reggio pochi autori di quel periodo sembrano accorgersi della voluta “classicità” di una forma ricondotta, disorientando i più, all’antico segno, all’archetipo, del tempio stesso: quella pianta centrale (…) in cui sembra superare un’altra polemica, tranquillamente distaccato dalle sterili diatribe che arrovellano gli architetti di mestiere, trasgredendo ancora una volta le regole del gioco: materiali naturali e artificiali sono accolti per quel che sono, letti nel segno di una tradizione del nuovo che va costruita con quella “calma attenta”, come andava ripetendo Albini, scrivendo di lui, che lo aiuta a ricercare le regole per non tenerne conto e superarle ogni volta nella tradizione dei moderni…:e degli antichi (2).
(1) - Vittorio Gregotti, “La tradizione del razionalismo maturo”, Electa, Milano, 1989, p. 12;
(2) - Giuliano Gresleri, “La sospensione premeditta delle forme: il mestiere di Enea Manfredini”, “Parametro”, n. 97, giugno 1981, p. 63)


 

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    Opera di “importante carattere artistico”, ai sensi della L. 633/41, secondo il Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 11 settembre 2007 Bibliografia:1972 - “L’Architettura: cronache e storia”, n. 195, gennaio, pp. 582-583;1972 - “Art d’ Elise”, n. 160, pp. 328-332;1981 - “Parametro”, n. 97, giugno, pp. 13, 50, 63;1983 - Parole e linguaggio dell’architettura religiosa, Faenza ed., p. 66;1988 -...

    Project details
    • Year 1962
    • Main structure Reinforced concrete
    • Status Completed works
    • Type Churches
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