Casa per anziani a Montecchio, Reggio Emilia | Enea Manfredini

Montecchio Emilia / Italy / 1953

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Bibliografia:
1955 - “Casabella-Continuità”, n. 205, aprile maggio, p. 51;
1956 - “Vitrum”, n. 78, aprile, pp. 22-23;
1960 - “L’Architettura: Cronache e storia”, n. 51, gennaio, pp. 600;
1989 -  Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 114-115;
2011 - A.Zamboni, C.Gandolfi, L' Architettura del Novecento a Reggio Emilia, Mondadori, Milano, p. 207;
2020 - R. Gargiani, Razionalismo emozionale per l'identità democratica nazionale 1945-1966, Skira, Milano, p. 257


Nel momento attuale abbiamo bisogno di nuovo della tradizione: noi cerchiamo di ritrovare e di riconoscere quelle che hanno radici nel passato per capire come possiamo trovare e creare le nostre nuove tradizioni: sentiamo il bisogno di saldare il passato col presente e, come architetti, cerchiamo di scoprire quale è la forza di continuità della nostra cultura, per l’ambizione di innestarvi le nostre opere. (…) Manfredini è uno degli architetti delle nuove generazioni, che sente maggiormente la tradizione del mestiere: egli ne parla di frequente e ciò che è più importante, ne manifesta l’urgenza nelle sue opere.
L’edificio sorge nella vallata del fiume Enza. E’ a un solo piano per evitare ai ricoverati il disagio di lunghe rampe di scale e al contempo per consentire l’immediato contatto con il giardino. Per l’esiguità dell’area a disposizione il gruppo ambienti di soggiorno, dormitorio, isolamento, servizi igienici per uomini e il gruppo analogo di ambienti per le donne sono stati ubicati schiena a schiena, collegati dall’atrio di ingresso. Tale disposizione consente a ogni gruppo di ambienti una sola esposizione. In tal modo sarebbe stato precluso ogni ricambio d’aria, se non si fosse ricorso a un particolare sistema di copertura. Questa è divisa in campi di 1,60 ml. a tetto piano, alternati con campi di egual larghezza ma a tetto inclinato e sfalsati rispetto al muro di spina per formare shed della lunghezza di mezzo corpo di fabbrica, coperti con lastre ondulate di fibrocemento. La cappella, il locale per la visita medica, le camere per il personale addetto ai ricoverati, il refettorio e la cucina sono nella parte dell’edificio a due piani. I muri esterni sono in foratoni a vista, con le testate e i risvolti in mattoni pieni. Il copricassonetto, la veletta cornicione e i sottofinestra sono in elementi prefabbricati di cemento e graniglia bianco-avorio. I serramenti sono in ferro finestra, autobilanciati, verniciati di bianco, gli avvolgibili sono color rosso bruno.
(da Franco Albini, Quattro opere di un architetto emiliano, “Casabella-Continuità”, n. 205, aprile maggio1955, p. 51)

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    Bibliografia:1955 - “Casabella-Continuità”, n. 205, aprile maggio, p. 51;1956 - “Vitrum”, n. 78, aprile, pp. 22-23;1960 - “L’Architettura: Cronache e storia”, n. 51, gennaio, pp. 600;1989 -  Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 114-115;2011 - A.Zamboni, C.Gandolfi, L' Architettura del Novecento a Reggio Emilia, Mondadori, Milano, p. 207;2020 - R. Gargiani, Razionalismo emozionale per l'identità...

    Project details
    • Year 1953
    • Main structure Reinforced concrete
    • Status Completed works
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