LE BISTROT DE CHUECA | CLAUDIA BONOLLO

il progetto che nasce da un colore Madrid / Spain / 2005

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Le Bistrot de Chueca è stato da poco inserito nella selezione delle proposte più interessanti di architettura degli ultimi cinque anni della rivista digitale di Luigi Prestinenza Puglisi e Anna Baldini. La selezione delle opere è confluita in una pubblicazione cartacea. Il libro è stato presentato a Roma, nella sede dell'inarcassa nel dicembre 2009 e le tavole dei progetti esposte in una collettiva all'Acquario di Roma (sede del Collegio degli Architetti).

Apparentemente indecifrabile mappa dei territori dell'arte
contemporanea: lo sguardo critico ormai sembra fisso su panorami
lontani e orizzonti oscuri, distratto da memorie private e nostalgie
futili, attratto da facili straripamenti e banali trasversamenti,
immerso nella retorica triviale del quotidiano, affascinato dalla
residuale sopravvivenza di moti retrogradi e detriti estetici. Quei
territori han forse mosso i confini altrove, evadendo il senso
comune, senza rinunciare ai propri scopi: rare orme lo suggeriscono,
indizi certi di un dislocamento senza luogo; né potrebbe essere
altrimenti, se ne tentiamo un ascolto senza pregiudizi, rischioso ma
indispensabile, per discernere nell'assordante rumore che ci avvolge
le poche voci che parlano, in misteriose lingue, della conoscenza di
saperi a lor modo arcani. Trasformazione incessante dell'arte per
sfuggire al proprio destino odierno; farsi opere, mutevoli connettivi
di una trama tenue, per trascorrere nel mondo, restituendo tracce
visibili di una lingua singolare che travalica il soggetto e si apre
al mondo. Fabbrilità estenuante delle opere che affrontano questa
sfida, lungo percorsi frammentati di episodi non lineari, di
vischiosi sentieri interrotti; vettori di forze instabili,
abbaglianti grumi di materia e luce, attraversano la matrice del loro
farsi. Materia che muove, si contrae e dilaga, lungo direttrici senza
meta; luce che si fa colore, paradosso della visione, riverberando
per gradi e accenti, nell'eco di voci corali. Lampi improvvisi nel
buio: per un istante, si riesce a vedere l'orizzonte; è quanto ci
basta.
Sergio Polano

il progetto che nasce da un colore

Il progetto per “Le bistrot de Chueca” non è solo il progetto di un ristorante bensí un esperimento sensoriale: ho cercato di comporre lo spazio a partire da una serie di scelte cromatiche per sperimentare quali emozioni è capace di risvegliare un colore.
Gli ambienti sono due: il bar ristorante a piano terra (tonalità del verde smeraldo) e il lounge-bar nel seminterrato (tonalità blù cobalto).

“Bistrot” è una parola russa, che si coniò durante l’immigrazione balcanica a Parigi, significa “rapidamente”, per questa ragione il bistrot parigino è, per tradizione, un luogo caldo e accogliente dove degustare un pasto appetitoso in un tempo relativamente breve, durante tutta la giornata.
Come importare questo prototipo di ristorante, in una città come Madrid e soprattutto in un quartiere vivace come “Chueca”?
Combinando gli elementi tipici della tradizione del bistrot con lo sguardo sperimentale della modernità. Lo spazio nasce da un colore e l’architettura cromática di color verde smeraldo con sfumature turchesi e verde acqua, provoca una sensazione gradevole: quella di sentirsi avvolti e protetti da un colore, le cui proprietà terapeutiche sono note.

I piccoli tavoli di marmo e legno e le sedie (comode!) che sono gli arredi tipici del bistrot, rappresentano la tradizione.
La modernità e la sperimentazione si riflettono invece nelle textures colorate, elaborazioni digitali ispirate dalle decorazioni floreali e dai motivi tessili di tovaglie e tessuti francesi di distinte epoche. Le ampie finestre si trasformano in vetrate. Al posto delle tende, ricami macroscopici stampati su vinile trasparente e semitransparente che giocano con la luce e proiettano le loro ombre floreali nell’ambiente, dove gli arazzi e le decorazioni di un tempo, si convertono in pareti, pilastri rivestiti da textures colorate, superfici vibranti, pavimenti.
Appare anche il tema cavalleresco dell’amore: un cavaliere offre il suo cuore a una dama seduta in un giardino, viene ripreso da due “scatole di luce” (light-boxes) speculari (l’offre du coeur 1 e 2), una di color rosa e l’altra indaco, che illuminano il bancone del bar, in bilico fra la realtà e il sogno.

Il bancone e i ripiani del bar hanno forme ondivaghe e sensuali. Sono di vetro trasparente verde acqua. Gli sgabelli sono di resina argentata. Una nuvola di fibra ottica riflette la sua luce cangiante sulle superfici trasparenti e specchianti. Ci sono “altre nuvole”, nelle pareti dell’entrata e del bar formate da frammenti di specchi, che giocano e duplicano la luce.
Le apliques e i paraventi curvati (con qualche taglio asimétrico) sono di alluminio spazzolato. La possibilità di spostare i paraventi consente di trasformare lo spazio che cambia costantemente secondo le esigenze d’intimità dei clienti e dei proprietari.


Il Lounge-bar è uno spazio con poltroncine e divani, dove è possible conversare amabilmente e bere un drink ascoltando buona musica. L’intero ambiente è azzurro cobalto. Da una hall quadrata si scende per una scala la cui ringhiera è una scultura di metallo, una specie di ricamo di fili intrecciati di acciaio e di alluminio che avvolge e lascia intravedere alcune loppe colorate (pietre di vetro di Murano che sono residui della cottura del vetro nel forno).
Sette scatole di luce, di dimensioni variabili, rappresentano alcuni paesaggi interiori. Sono le finestre astratte e luminose dell’ambiente. Uno schermo gigante, di plasma, proietta gli esperimenti filmici del mio lavoro artistico (narrazioni cromatiche ecc. ecc.).
Sopra il bancone di vetro del bar (di colore giallo zafferano), una “light box” rappresenta una nuvola di imbuti. È un omaggio a les fous furieux, il cui logotipo è l’imbuto, simbolo della follia, un’assozione culturale francese che si propone di promuovere l’entusiasmo in tutte le sue forme senza pregiudicare nessuno.
Dal tetto del bar scende un’altra nuvola di fibra ottica, più piccola di quella del ristorante e con una forma diversa, che cambia di colore con intervalli diversi.
Tre pilastri rivestiti da superfici oblique di plexiglass possono accendersi e proiettare una luce diffusa.
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    Le Bistrot de Chueca è stato da poco inserito nella selezione delle proposte più interessanti di architettura degli ultimi cinque anni della rivista digitale di Luigi Prestinenza Puglisi e Anna Baldini. La selezione delle opere è confluita in una pubblicazione cartacea. Il libro è stato presentato a Roma, nella sede dell'inarcassa nel dicembre 2009 e le tavole dei progetti esposte in una collettiva all'Acquario di Roma (sede del Collegio degli Architetti). Apparentemente indecifrabile mappa dei...

    Project details
    • Year 2005
    • Work started in 2004
    • Work finished in 2005
    • Client PILGRIM DOMUS
    • Status Completed works
    • Type Bars/Cafés / Restaurants / Discos, Clubs / Interior Design / Custom Furniture / Lighting Design
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