Progetto preliminare per la nuova scuola di Perugia Carducci - Purgotti | Paolo Verducci

Perugia / Italy / 2019

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Il posizionamento del nuovo edificio rispetta gli allineamenti esistenti e gli affacci degli edifici circostanti. Il nuovo ingresso è collocato verso nord (via dei Caduti del Lavoro/) in funzione di una migliore gestione dei momenti di ingresso/uscita degli studenti e del percorso urbano proveniente da Piazzale Anna Frank (freccia rossa).


L’idea di fondo è realizzare una struttura urbana compatta, organizzata tramite una semi-corte aperta per accogliere il verde esistente, protetta dalla viabilità e dai rumori esterni, e utile per migliorare il confort visivo/acustico delle aule didattiche (microclima) ed arricchire l’insieme di spazi pubblici di quartiere. 


L’organizzazione distributiva è stata pensata con criteri di massima funzionalità e flessibilità. L’idea alla base dell’organizzazione distributiva è duplice:- da una parte garantire a tutte le AULE pari dignità di affaccio (verso la corte a sud) ed identici standard di illuminazione e dotazione impiantistica; - dall’altra, migliorare la qualità architettonica dei laboratori, della biblioteca, dei servizi e degli spazi serventi orientati a nord. 


Note a margine del progetto


La storia del progetto della Scuola – Carducci merita di essere raccontata.Dico subito che l’esperienza della scuola Carducci (sviluppata nei mesi di gennaio-febbraio 2017), al di là delle sostanziali differenze architettoniche in fase realizzativa, purtroppo non migliorative (come si può notare dalle foto) e, al di là dell'arroganza di alcuni tecnici della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle incredibili difficoltà burocratiche degli enti coinvolti (inenarrabile la posizione di alcuni burocrati di rifare un edificio scolastico innovativo esattamente con la stessa forma dell’esistente, come se la forma architettonica non avesse un ruolo nella risposta al sisma, per non parlare chiaramente del rapporto con il contesto), è stata un’esperienza comunque positiva.


La risposta delle Università italiane (hanno contribuito sedici atenei) è stata importante: un atto di solidarietà pieno e convinto. E’ stato interessante anche il confronto promosso a Roma3 dal coordinatore prof. arch. Mario Panizza, peccato non aver realizzato una pubblicazione come promesso in quella sede. Infine un piccolo rammarico. Sebbene tutta l’operazione fosse una ‘chiamata alle armi’, che ha trovato pronti decine e decine di docenti di progettazione architettonica, ricevere una semplice mail di due righe di ringraziamento avrebbe fatto piacere, ma in Italia funziona così: leggere Arbasino, "Fratelli d’Italia".


Per tornare alla questione cominciamo con alcune date. La scuola è stata inaugurata il 24 gennaio 2020. Il progetto preliminare elaborato dal gruppo Unipg in base all’accordo tra il Commissario Straordinario per la Ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016 e la Conferenza dei Rettori, rappresentata dal prof. Gaetano Manfredi (operazione che ha visto all’opera sedici Atenei italiani) è stata consegnato il 28 febbraio 2017. Circa tre anni prima. Ricordo bene, per aver partecipato a tutte le riunioni in qualità di responsabile del progetto architettonico assieme al prof. Franco Cotana, in qualità di coordinatore generale UNIPG, che la richiesta inderogabile avanzata dal gruppo tecnico che all’epoca affiancava il commissario Errani era di poter inaugurare la scuola entro Natale 2017.


Infatti, con l'approvazione del programma straordinario per la riapertura dell’anno scolastico 2017-2018, le scuole avrebbero dovute essere ricostruite entro nove mesi, ma nonostante l'impegno encomiabile e l'ottimismo sparso a piene mani dal Commissario Errani, le cose presero tutt'altra piega perché, rispetto alle previsioni, di anni ne sono serviti almeno due in più. La ragione principale dei ritardi, almeno per le scuole, è innanzitutto quella di aver adottato un modello che, alla prova dei fatti, si è dimostrato inadeguato.  Infatti, invece di riproporre ciò che aveva perfettamente funzionato per l'Emilia, ovvero la rapida messa in opera di moduli temporanei in affitto in cui ospitare l’attività didattica prendendosi tutto il tempo richiesto dalle procedure per ricostruire o adeguare le scuole danneggiate attraverso l'elaborazione di  progetti preliminari, definitivi ed esecutivi di qualità, il Governo ha optato per una terza soluzione a cavallo tra le due: quella di impiegare in via definitiva tecnologie a secco, strutture lignee, acciaio, casseri a perdere, calcestruzzo prefabbricato ed altre tecniche sul presupposto che ciò avrebbe potuto conciliare rapidità di esecuzione e qualità edilizia.


Ma, purtroppo, non è stato così. L’utilizzo dei simili tecnologie non semplifica il processo progettuale, viceversa lo ‘rallenta’, nel senso che la tecnica dell’assemblaggio richiede un’attenzione ed una cura del progetto maggiore che male si coniuga con i tempi stretti. Un errore strategico importante. Eppure, lo aveva sottolineato con parole chiare l'ex Ministro Fabrizio Barca in una nota intervista raccontando la sua esperienza Aquilana nel distinguere l’operazione in due fasi: una immediata a carattere temporaneo e una definitiva con lo scopo di evitare di trasferire un solo bambino dalle zone soggette a spopolamento come quelle appenniniche poiché ciò può significare allontanare per sempre una famiglia che probabilmente non tornerà più. “Purtroppo la causa di tutto”, afferma Diego Zurli (con il quale concordo su tutta la linea e che ringrazio per avere più volte discusso i temi trattati in queste brevi note) “nasce da una serie di scelte iniziali poco felici, quali quelle derivanti dal presumibile diktat di ANAC di non avvallare l'utilizzo dell'appalto integrato; salvo poi ammetterne nuovamente il ricorso correggendo la norma come peraltro la stessa Regione aveva richiesto proponendo di replicare il modello emiliano che aveva funzionato a dovere. […] Ma c’è una ragione di carattere generale, profonda e perfino inconfessabile, che condiziona e continuerà a produrre situazioni paradossali ed inefficienze:  quella di una Pubblica Amministrazione preoccupata a  difendersi  da se stessa più di quanto non faccia per garantire l'efficacia del proprio operato: un modo di operare mosso dalla comprensibile esigenza di contrastare corruzione e malcostume  ma che alimenta la cultura del sospetto e  la burocrazia difensiva al proprio interno. Purtroppo, così stanno le cose e fino a quando la politica non ne prenderà atto cambiando rotta, situazioni come queste torneranno puntualmente a riproporsi. Discuterne in modo approfondito senza reticenze, ad ogni livello, sarebbe un primo importante passo in avanti perché la sfida più importante non è semplicemente quella di ricostruire quanto è stato danneggiato dal recente terremoto, ma quella di attrezzarsi per  farsi trovare pronti e ben organizzati quando  il prossimo tornerà a colpirci: perché, come la storia sismica ci insegna, questa è l'unica cosa di cui possiamo essere assolutamente certi”.


Crediti


Il progetto è stato sviluppato nell’ambito della convenzione, firmata tra il Commissario Straordinario per la Ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016 e la Conferenza dei Rettori, rappresentata dal prof. Gaetano Manfredi, ha visto all’opera sedici Atenei italiani. 


Il lavoro, sviluppato di concerto con gli uffici tecnici comunali, è stato consegnato il 28 febbraio 2017.


Progetto architettonico preliminare_ Prof. Arch. Paolo Verducci (responsabile);


collaborazione: Ing. Valerio Palini; Ing. Francesca Catalini; Arch. Massimiliano Baquè.


Coordinamento generale Università degli Studi di Perugia_Prof. Ing. Franco Cotana:


 


 


 


 


 


 

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    Project details
    • Year 2019
    • Work started in 2018
    • Work finished in 2019
    • Status Completed works
    • Type Schools/Institutes
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