spazio minimo di sopravvivenza | raimondo masu

IDEATO E DIRETTO DA RAIMONDO MASU lacchiarella / Italy / 2008

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PREMESSA


“L’evento non è ciò che accade (accadimento), è in ciò che accade, il puro espresso che si fa segno e che ci aspetta: è ciò che deve essere compreso, ciò che deve essere voluto, ciò che deve essere rappresentato in ciò che accade”
Gilles Deleuze

SPAZIO MINIMO

1 - Vorremmo partire da Konrad Lorenz, il quale - mostrando la sua convinzione sulla correttezza della teoria evoluzionistica, in uno dei suoi libri che trattava dell’aggressività - scrisse che anche gli storici avrebbero dovuto un giorno riconoscere che la selezione naturale aveva determinato non solo l’evoluzione della specie, ma anche delle varie culture.
Vorremmo anche distaccarcene per non esaltare, ponendoci come imparziali divoratori di realtà, la cieca posizione di chi, trovandosi in una condizione di privilegio, è incline verso gli assoluti.

2 -“La più meravigliosa prestazione del vivente e, al tempo stesso, quella che più richiede una spiegazione, consiste nel fatto che esso si sviluppa, in apparente contraddizione con le leggi della probabilità, da ciò che è più probabile a ciò che lo è meno, da ciò che è semplice a ciò che è più complesso, da sistemi dotati di un’armonia inferiore a sistemi dotati di una armonia superiore. Eppure tutto ciò avviene senza che siano trasgredite le onnipresenti leggi della fisica, e anche il secondo principio della termodinamica non viene mai violato dal vivente. Tutti i processi vitali vengono mantenuti dal gradiente di energia che si diffonde o, come dicono i fisici, che si dissipa, nello spazio cosmico. (…) tutti i sistemi viventi sono costituiti in modo tale da essere in grado di attirare a sé e di accumulare energia. Otto Rossler ha detto che nel flusso della energia cosmica che si dissipa, la vita agisce in modo simile a un banco di sabbia formatosi di traverso nella corrente di un fiume, quanto più ha ammassato sabbia, tanto più riesce ancora a trattenerne. E’ evidente che quanto più energia hanno inghiottito i sistemi viventi tanto più sono in grado di inghiottirne ancora.”* (1)
Noi, come tutti i sistemi organici, dobbiamo la capacità di procurarci energia grazie a particolari e spesso complicatissime strutture fisiologiche. “Queste strutture sono state elaborate dagli esseri viventi nel corso della loro evoluzione o filogenesi, che li rende particolarmente idonei a procurarsi energia”. Sappiamo che “il processo di costruzione d’ogni specie vivente è depositato nelle eliche della molecola di acido deossiribonucleico o DNA”. Senza entrare nei dettagli, e rischiando l’eccessiva semplificazione, si vuole porre la comprensione proprio in quell’atto di modificazione che è la reduplicazione, ogni volta che si ha una divisione cellulare.
Con la riproduzione sessuale e nella reduplicazione, in estrema sintesi, avviene la combinazione di due caratteri ereditari. Le continue mutazioni, in virtù delle sempre nuove combinazioni, permettono ad un organismo di sfruttare meglio il suo ambiente, il che moltiplica poi la sua capacità di procurarsi energia o diminuisce la capacità di perdere energia: adattamento come acquisizione di sapere.”
Si potrebbe cadere nel equivoco, sotteso dai significati di ‘adattamento’, lasciandoci trasportare proprio dagli automatismi che il meccanismo innesca, insieme alle molte azioni involontarie.
Lorenz qui, ci piace richiamarlo non solo per comprendere l’involontarietà delle mutazioni, quanto per riconoscere attraverso le acquisizioni involontarie che determinano l’evoluzione, il determinarsi delle mutazioni stesse. Quello che si intende mostrare è che le azioni volontarie promosse con il lavoro, come volontà delle coscienze, non solo riflettono l’effetto della mutazione, dandocene testimonianza, ma, attraverso l’adattamento, ossia il movimento, si può comprendere l’ambiente in cui le azioni operano e quindi migliorarne il livello prestazionale: il sapere è proprio la capacità di allargare il nostro perimetro di relazione, ma soprattutto riconoscerlo come spazio d’uso.
3 - Vorremmo posizionarci proprio qui e vorremmo non concentrarci sulle sostanze - accadimento - ma, attraverso queste, individuare il vuoto che offre la comprensione di quel che accade.
Spazio minimo è lo spazio cellulare, la distanza individuabile fra due entità che, nel trasmettere i loro caratteri ereditari, le proprie conoscenze, definiscono il perimetro del comprendere, un perimetro in continua ridefinizione.
In questo primo passaggio, le uova di Lorenz, non vorremmo spingerci oltre, vorremmo rimanere davanti alla schiusa delle uova in quel breve tempo di esposizione che Lorenz chiama fase sensibile, non tanto per fissare un comportamento, quanto per indirizzare la comprensione.

Anche noi come Nietzsche, citando Agamben, situeremo “l’attualità, la contemporaneità rispetto al presente, in una sconnessione e in una sfasatura. Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale. Ma, proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il tempo”.


SOPRAVVIVENZA

…gli eventi sono come i cristalli, diventano e crescono soltanto per i bordi, sui bordi. In ciò si trova il primo segreto del balbuziente e del mancino: non può sprofondare ma scivolare il lunghezza in modo tale che la profondità antica non sia più nulla, ridotta al senso inverso della superficie. È a forza di scivolare che si passerà dall’altro lato, perché quel lato non è altro che il senso inverso. E se non vi è nulla da vedere dietro il sipario è perché non tutto è visibile, o piuttosto tutta la scienza possibile si trova lungo il sipario, che è sufficiente seguire abbastanza lontano e abbastanza rasente, abbastanza superficialmente, per rovesciarne il dritto, per far sì che la destra diventi sinistra e viceversa .

4 - Deleuze ci aiuta a capire il significato di sopravvivenza. Non è certo un limite ma, più semplicemente, un portarsi sopra, in superficie.

Definire il proprio posizionamento è individuare la possibilità e la capacità d’azione partendo dal modello del sé e, quantificando le energie disponibili, poter definire sia il luogo in cui agiamo, sia la possibilità di prefigurare un futuro.
Nel linguaggio, la funzione del verbo è universale e vuota, si limita a prescrivere la forma più generale della proposizione; ed è all’interno di questa che i nomi fanno giocare il loro sistema d’articolazione; “nel cervello non esiste una ragione che sovrintende al flusso generale dell’elaborazione”.
Ecco quindi come il posizionamento non può che essere in ciò che accade ma nell’accadimento in quanto tale.
La differenza che qui si vuole mostrare é fra ciò che il soggetto elabora, all’interno [neurale], e ciò che compie all’esterno del processo mentale [linguaggio]. Il soggetto è il punto di confine, in superficie, nel limite di ciascuna delle sue pelli [corteccia celebrale, derma, vestito, pareti,palazzo, quartiere, fabbrica o ufficio, città, regione], e sembra voglia, quasi rispondendo a una logica di simmetria, porre in riequilibrio ogni atto volontario, ripetendo all’esterno - come atto di auto-similarità - ciò che si è compiuto in ambito involontario o, comunque, in un ambito di volontarietà non ancora caratterizzato dalla consapevolezza soggettiva testimoniabile.

5 - Spazio minimo di sopravvivenza sarà un dispositivo, dove non agiranno ciò che Foucault definisce ‘gli universali’ come lo Stato, la Sovranità, la Legge, il Potere: “non semplicemente questa o quella misura di polizia, questa o quella tecnologia del potere, e nemmeno una generalità ottenuta per astrazione”: piuttosto, come diceva nell’intervista del 1977, “la rete (le réseau) che si stabilisce tra gli elementi”. (…)




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    PREMESSA“L’evento non è ciò che accade (accadimento), è in ciò che accade, il puro espresso che si fa segno e che ci aspetta: è ciò che deve essere compreso, ciò che deve essere voluto, ciò che deve essere rappresentato in ciò che accade” Gilles Deleuze SPAZIO MINIMO 1 - Vorremmo partire da Konrad Lorenz, il quale - mostrando la sua convinzione sulla correttezza della teoria evoluzionistica, in uno dei suoi libri che trattava dell’aggressività - scrisse che anche gli storici...

    Project details
    • Year 2008
    • Status Completed works
    • Type Exhibitions /Installations
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