RESTAURO PALAZZO MONCADA DI LARDERIA | Giovanni Amandorla

Bagheria / Italy / 2000

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PROGETTO DI RESTAURO  DI   PALAZZO MONCADA DI LARDERIA


 


RELAZIONE TECNICO - ILLUSTRATIVA


 


PREMESSA


Palazzo Moncada di Larderia é attualmente sede dell’Istituto del Collegio di Maria Assunta al Borgo, per volontà di Don Giuseppe Chiello, beneficiato della Parrocchia Madrice di Bagheria, che nel 1813 donò, col suo testamento l’edificio e tutto il suo patrimonio a dotazione del  Collegio.


 


LA COLLOCAZIONE TERRITORIALE E LE CARATTERISTICHE STORICO CULTURALI DEL CONTESTO


 


Palazzo Moncada di Larderia si colloca in maniera originale tra le ville monumentali di Bagheria. La sua costruzione risale al 1752, per volontà di Litterio Moncada Principe di Larderia; venne realizzato su progetto dell’Arch. Giovanni del Frago e la sua costruzione non fu mai completata.


Al momento della costruzione il Palazzo era immerso nella campagna circostante, in un agrumeto confinante col girato Favazzi ed in relazione con altre ville, quali il Casino Spaccaforno a Lanza, oggi completamente distrutte. Il terreno su cui sorgeva il palazzo era prossimo alla pianura, in posizione baricentrica rispetto alle altre ville esistenti, ed aveva accesso attraverso un largo viale, che conduceva all’unica strada carrozzabile del tempo.


Il tracciato del Viale é oggi scomparso totalmente, così come nulla rimane del suo probabilmente sontuoso ingresso. L’esteso giardino della villa fu assorbito dal vistoso ampliamento urbano, cui diede innesco, nel 1769, il signorotto Salvatore Branciforti, al quale, come é noto, si deve il tracciato regolatore di Bagheria, con le sue strade principali (la Via Butera ed il Corso Umberto) incrociantisi ad angolo retto nella piazza della Chiesa Madre, attuale baricentro urbano.


La vicinanza della Villa Larderia al centro della cittadina, é stata certamente la causa principale delle gravissime menomazioni che la Villa stessa ed il suo parco hanno subito nei loro due secoli di vita, e dell’intasamento edilizio che oggi ne soffoca i resti da ogni lato.


La costruzione dell’edificio non fu mai ultimata, e questo si rivela agevolmente da un esame sommario della sua attuale consistenza.


Una grave malattia mentale, dalla quale il Principe fu colpito negli ultimi anni della sua vita, ne rese impossibile il completamento. L’edificio era destinato a residenza di villeggiatura estiva, come gli altri baronali e principeschi della località.


Esaminando la giacitura della Villa é presumibile che vi fosse un viale di collegamento  tra il suo ingresso orientale e l’ingresso principale della Villa del Principe di Palagonia, la cui figlia era destinata in sposa al figlio del Principe di Larderia.


La Villa, dopo la morte del fondatore, passò in proprietà al Reverendo Don Giuseppe Chiello, beneficiale della Parrocchia Madrice della città.


Nel 1813 Don Giuseppe Chiello disponse che la Villa fosse destinata ad ospitare un collegio - scuola e che tutto il suo patrimonio fosse devoluto a dotazione del collegio stesso. Il collegio fu aperto quasi immediatamente dopo la morte del suo fondatore e, per la noncuranza della suora archivista, tutti i documenti relativi alla nascita ed alla vita dell’edificio, andarono totalmente distrutti.


Tra il 1813 e il 1816 furono condotti dei lavori di adeguamento della villa in collegio, trasformando i grandi saloni in dormitori ed in aule, mentre la rimessa-scuderia fu trasformata in Cappella.


Nel 1909 fu compiuto un restauro dell’edificio per volontà della Madre Superiora Luisa Di Martino; in tale circostanza fu dipinta, con mediocri pitture figurative, dal pittore Luigi De Simone, la volta del grande salone centrale al primo piano.


E’ probabile che durante questi interventi venne demolita la volta di uno dei saloni ellittici al piano terra della villa, con l’intento di realizzare un vano di Chiesa più ampio ed arioso.


L’apparato decorativo della Chiesa, che occupa uno dei bracci della costruzione con ingresso su via del Collegio, é databile ai primi anni di questo secolo.


Sino agli anni ‘50 l’edificio mostrava una sufficiente integrità, soprattutto nella volumetria esteriore.


Negli anni ‘60, in seguito a lavori di ampliamento e di ammodernamento l’organismo della Villa é stato manomesso: due delle tre coperture a tetto radiale sono state rimosse; due volte lunettate ad esse sottostanti sono state demolite e sostituite con solai in cemento armato su doppio piano, per consentire una maggiore capacità dell’edificio; due attici di sopraelevazione sorgono in corrispondenza del bracci di sud-est e di sud-ovest; tutta l’ala di sud-est é stata alterata all’interno mediante la demolizione di una volta intermedia e la costruzione di una scala a sbalzo; un nuovo corpo di fabbrica é stato addossato alla stessa ala di sud-est, riducendo ulteriormente il già misero giardino.


 


 


 


 


 


CENNI SULL’IMPIANTO PLANOVOLUMETRICO


La Villa é stata concepita con alcune vistose incongruenze, in stretta aderenza a quei principi volumetrici che, verso la metà del XVIII secolo, andavano maturandosi nel centro Europa, e che in Italia avevano i loro maggiori esponenti nello Juvara e nel Guarini. Il motivo del suo maggiore interesse architettonico consiste nel fatto che per la prima volta in Sicilia vengono abbandonati gli schemi consueti impostati su uno o due assi di simmetria ortogonali, e viene assunto, a base di tutta la composizione, uno schema planimetrico e spaziale su tre assi di simmetria ruotati di 120° tra loro, tali da realizzare un edificio con una volumetria articolata, senza rinunciare ai vantaggi già acquisiti della assenza di cortili o pozzi di illuminazione.


Dal punto di vista planimetrico il complesso denota una intuizione iniziale aderente allo spirito ed al gusto del secolo cui appartiene. Le sue estremità, statiche, rappresentano una soluzione poco congrua e timida, priva di quell’impulso attivo che caratterizza il restante organismo. Esso, tutto teso in tre direzioni centrifughe, avrebbe chiesto una conclusione in armonia con quelle direzioni, cioè tre corpi di fabbrica allungati radialmente, ma non certo tre elementi statici ortogonali ad esse.


Questa incertezza appare anche nel passaggio tra la convessità dei fronti del corpo centrale e la concavità che raccordano queste ai bracci esterni. In conseguenza dell’impianto planimetrico ed in corrispondenza degli assi trasversali degli ambienti ellittici, la distribuzione delle finestre si addensa.


Dalla lettura dell’impianto compositivo e dalla tradizione locale delle ville borghesi, l’edificio avrebbe dovuto essere completato da una o tre scale esterne, a doppia rampa, di accesso diretto al piano nobile. Queste scale esterne non sono mai state seguite, né si riscontra traccia dei loro attacchi nella muratura esistente, ma la loro assenza é giustificata dal fatto che l’edificio non fu mai ultimato.


Lo storico Luigi Vagnetti  ha eseguito negli anni ‘60 uno studio del disegno planimetrico della Villa, riconducendo tutta la composizione ad un tracciato geometrico precostituito di chiara lettura.


Il suo esame parte da un’analisi dello schema grafico, individuando uno schema a trifoglio orientato su tre assi disposti con angolazione reciproca di 120°, ed incrociantesi nel centro della figura. In questi assi, stabilite le dimensioni massime dell’edificio, é facile individuare i tre vertici del triangolo equilatero al quale si ancora tutta la costruzione.


Sui lati di questo triangolo si trovano allineati due a due i centri di curvatura dei settori concavi  di raccordo del perimetro sinuoso, e la loro precisa posizione é determinata dalla intersezione con le parallele agli assi fondamentali, partenti dal piede interno delle paraste angolari dei bracci rettangolari.


Sul medesimo allineamento si trovano inoltre le intersezioni  dei prolungamenti  dei lati brevi dei bracci rettangolari con i lati interni virtuali  di questi rettangoli, due a due, così che la larghezza e la lunghezza dei corpi di fabbrica esterni restano automaticamente determinate. Ed ancora  le parallele due a due degli assi fondamentali, partenti dal piede interno delle paraste angolari, dei rettangoli terminali, si incrociano sul terzo asse fondamentale, nel punto in cui passa la circonferenza esterna del corpo circolare, il cui diametro é geometricamente e rigorosamente precisato; ed i prolungamenti dei lati minori dei bracci rettangolari, sono tangenti alla circonferenza  suddetta, esattamente nel punto in cui avviene l’inversione di curvatura del perimetro concavo-convesso-concavo. Infine, la normale agli assi fondamentali, passante per i centri di curvatura dei raccordi tra il corpo circolare centrale ed i corpi rettangolari esterni, é coincidente con l’asse minore dei vani ellittici disposti a raggera attorno al vano circolare centrale.


 


 


DATI URBANISTICI E CATASTALI


L’edificio ricade all’interno della città di Bagheria.


E’ iscritto al Catasto del Comune di Bagheria e ricade alle particelle n°2151 (edificio) e 2152 (giardino).


 


DESCRIZIONE DELL’IMMOBILE


Il Palazzo si sviluppa su tre elevazioni, per una superficie coperta di circa mq. 1.100 ed  un volume di circa mc. 12.200 .


Lo schema distributivo dell’organismo é estremamente semplice e al tempo stesso ricco di spunti notevoli: la matrice geometrica é costituita da un grande vano centrale circolare, per ciascuno dei due piani dell’edificio, avente dimensioni notevoli (diametro di 10 ml c.a.). Il vano superiore si eleva al di sopra del piano di copertura generale ed é illuminato da sei finestroni ricavati in un tamburo cilindrico terminale.


Nel tamburo, decorato con lunette, si aprono delle ampie finestre arcuate.


Il vano circolare é circondato per entrambi i piani da una serie di ambienti minori, di forma rettangolare o trapezoidale e disposti a raggera; tre di essi disposti sugli assi fondamentali dell’edificio si dilatano in forma ellittica e sono sormontati da una volta ellissoidica con lunette, che imprimono alla statica  costituzione della matrice centrale uno slancio ed un dinamismo tipicamente settecentesco.


L’edificio prosegue in tre bracci radiali di forma rettangolare, nei quali la tensione ed il motivo impressi al disegno si attenuano per ricondursi a schemi consueti del tardo manierismo isolano.


Le porzioni rettangolari  dei tre bracci sono coperte con tetto a padiglione, mentre la corona di ambienti che circonda il vano centrale, compresi i tre ellittici, é coperta in piano a terrazzo.


Alcuni ambienti minori, di forma triangolare o circolare, raccordano il volume centrale ai tre bracci radiali, determinando un movimento tipicamente barocco, concavo-convesso-concavo delle tra facciate che collegano i parallelepipedi  disposti sui tre assi.


Entrando dall’ingresso principale, che si trova su Piazza del Parlatoio, si accede al corpo circolare che é collegato ai tre corpi rettangolari attraverso gli ambienti a pianta ellittica, uno dei quali é a doppia altezza ed accoglie la Cappella.


Una scala in muratura, collocata in uno dei piccoli vani trapezoidali,  collega verticalmente il corpo centrale con il blocco di via Collegio,  consentendo  di giungere al terrazzo.


Il corpo rettangolare di via Collegio ospita al piano terra la Cappella e alcuni locali di servizio ad essa adibiti. L’ambiente centrale è a doppia altezza ed in parte soppalcato. Il soppalco si raggiunge attraverso la scala in muratura. Il vano a pianta ellittica, in cui é collocato l’altare, é a doppia altezza, coperto a cupola ed illuminato da una lanterna.


I due piani superiori accolgono alcuni alloggi delle suore. A questo corpo se ne sono addossati, nel tempo, altri, in parte di attinenza del palazzo, in parte privati, prospicienti su Vicolo Guttuso.


Il blocco rettangolare prospiciente sul giardino, raggiungibile attraverso un ambiente ellittico, é suddiviso in due grandi ambienti, attualmente adibiti a locali di un asilo, ed in uno più piccolo di servizio, nel quale é ubicato un corpo scala che conduce ai due piani superiori ed una scaletta più piccola che conduce al semicantinato. La scala, di recente costruzione, é stata realizzata in cemento armato. Al secondo livello il vecchio solaio ligneo é stato sostituito da un solaio latero-cementizio, attualmente lasciato al rustico.


Il terzo ed ultimo blocco rettangolare é quello prospiciente su via Severino. Il piano terra é raggiungibile attraverso un ambiente a pianta ellittica attualmente adibito a refettorio. E’ suddiviso in vari ambienti tra loro comunicanti: il primo e il più grande é adibito a locale cucine; gli altri, più piccoli e di servizio, conducono alla scala che consente di raggiungere i livelli superiori.


Al primo piano vi é un grande ambiente, attualmente adibito a magazzino e dal quale é possibile accedere ad un terrazzo. Questo non fa parte dell’organismo originario del palazzo ma é il risultato dell’accostamento di altri edifici, che si sono addossati al prospetto laterale, occludendone, tra l’altro, alcune finestre.


Sempre al primo piano vi é una stanza dormitorio, un piccolo ambiente a pianta trapezoidale ed un servizio. Al piano secondo la suddivisione degli ambienti é praticamente identica.


I prospetti dei tre corpi di fabbrica rettangolari  appaiono abbastanza simili tra loro. Tutti sono sormontati da un cornicione risvolto.


La disposizione delle bucature sui fronti appare regolata da una gerarchia che privilegia il piano nobile.


Quelle sul piano terra sono sobrie finestre di servizio, incorniciate da una larga e piatta cornice in pietra. Le bucature del piano nobile, in corrispondenza degli assi secondari, si presentano sormontate da un timpano curvo e ripetute uniformemente su tutti i fronti liberi. La presenza di tre mensole in tufo aggettanti  per ogni finestra, ed al livello di calpestio del piano nobile, lascia intendere che le suddette finestre dovevano essere completate da balconi, mai eseguiti. Le bucature del secondo piano, presenti solo in alcuni corpi, si riducono a modeste aperture protette da grate in ferro, probabilmente risalenti ad epoche successive.


Il prospetto principale del corpo centrale si affaccia su Piazza del Parlatoio e si presenta come una facciata curva, modellata su una curva che raccorda il corpo centrale ai blocchi rettangolari. Davanti all’ingresso principale vi é un piccolo cortile a cui si accede da un cancello in prospetti curvi appaiono probabilmente incompleti, nella soluzione del fastigio terminale sovrastante i tre ingressi, che appare attualmente costituito da un parapetto merlato di costruzione sicuramente successiva.


L’edificio é realizzato in muratura portante con conci di calcarenite. Le murature sono di notevole spessore ed, in particolare, quelle del corpo centrale sono curve. Il materiale utilizzato é quello caratteristico e comune in tutta la zona, ovvero il giallo e poroso tufo dell’Aspra o probabilmente la più consistente pietra di Solunto.


I solai sono lignei; la maggior parte degli ambienti é voltato con volte a botte realizzate in incannucciato.  Le volte sono lunettate ed in corrispondenza delle lunette sono collocate le finestre.


Le coperture dei vari blocchi sono differenti, a causa delle modifiche apportate all’edificio nel corso dei secoli. Parte del corpo centrale é coperto da una cupola circolare, impostata su un modesto tamburo anch’esso circolare e rivestita da una copertura  rivestita con marsigliesi. Nel tamburo della cupola si aprono delle finestre arcuate. L’intradosso della cupola é lunettato ed affrescato.


Due dei corpi rettangolari sono coperti  con tetto a padiglione, uno é terrazzato, insieme a parte del corpo centrale e a quegli elementi che raccordano il corpo centrale con i blocchi rettangolari.  Il terrazzo è schermato da un alto muro d’attico ornato di merli in pietra e ringhiere in ferro.


 


STATO DI CONSERVAZIONE DELL’IMMOBILE


Attualmente le condizioni  dell’esterno e dell’interno della villa Moncada di Larderia sono mediocri.


I degradi esistenti sono dovuti non solo all’azione degradante  del tempo, ma anche all’intervento dell’uomo.


I prospetti presentano ampie aree di degrado e numerose superfetazioni.


Numerose finestre sono alterate o murate, i fronti esterni sono cosparsi di pluviali e tubazioni di scarico, alcune grondaie tagliano le finestre al di sotto dei timpani.


Su alcuni blocchi rettangolari l’addossamento, avvenuto nel tempo, di edifici residenziali ha occluso alcune finestre o ne ha ridotto le dimensioni.


Recentemente il prospetto della Chiesa é stato restaurato ed intonacato, lasciando le modanature ed i cantonali a vista. Gli altri prospetti invece si presentano non intonacati, per l’incompiutezza dell’opera, ed aggrediti dall’umidità, (in particolare di risalita) e dalle superfetazioni.


I degradi presenti sono efflorescenze, mancanze di elementi decorativi (in particolare sulle modanature delle finestre), occlusioni a mezzo di muratura di porte e finestre e presenza di intonaci di risarcitura. Sono individuabili anche depositi e scolature.


All’interno del blocco sul giardino in un locale é stato realizzato un solaio latero-cementizio (rustico). Nel corpo rettangolare prospiciente sul giardino é stata realizzata una scala in cemento armato per collegare il piano terra con i due piani superiori.


Le alterazioni  dell’interno sono completate da un ingombrante e massiccio muro di rinforzo della volta del salone centrale, al piano terreno, costruito probabilmente con l’ampliamento della chiesa; questo intervento ha modificato il volume primitivo del vano, i pennacchi della cui volta spuntano oggi casualmente dalla sua sommità


 


DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROGETTO


Gli interventi di progetto saranno volti al mantenimento conservativo dell’edificio ed al ripristino della sua integrità funzionale e strutturale.


Si procederà alla demolizione delle superfetazioni, con la scomposizione dei solai in ferro e laterizi, della soletta di copertura, della soletta del corpo scala presente nel blocco prospiciente sul giardino e della soletta del torrino scala di copertura. Le relative murature di tompagnamento saranno anch’esse demolite.


 


Il restauro delle facciate riguarderà la rimozione dell’intonaco interno od esterno fino al rinvenimento della muratura dei prospetti su via Collegio e su via del Parlatoio II. Sarà inoltre effettuata un’accurata rimozione delle vecchie stuccature, con integrazioni in finta pietra.


 


Le superfici lapidee attaccate da biodeteriogeni saranno disinfestate. L’intervento, in particolare, riguarderà le modanature, i cantonali, le mensole, i timpani e le cornici dei prospetti.


Nelle zone in cui si manifestano gravi fenomeni di decoesione, disgregazione e polverizzazione verrà effettuato un trattamento preconsolidante.


 


I paramenti lapidei arenitici a faccia vista saranno consolidati e protetti con applicazione  di impregnazione di silicato di etile.


Le superfici lapidee lisce o sagomate saranno riconfigurate mediante eventuali dismissioni o stuccature.


 


La pulizia della facciata, riguarderà anche le cornici, le modanature, i riquadri, i coronamenti, le bugnature  e  i cornicioni  e la rimozione delle macchie residue varrà effettuata mediante  spazzolatura manuale. Le giunture, le connessure e le lesioni e le fratture di conci a facciavista verranno accuratamente stuccate.


 


Saranno restaurate le vecchie ferrate di tutti  i prospetti, con eventuale sostituzione  e verniciatura delle parti mancanti.


Sui cornicioni sarà collocata una copertina costituita da lastre di ardesia.


 


Gli interventi all’interno interesseranno l’intero complesso.


Si procederà ad un’accurata raschiatura di vecchie tinteggiature di qualsiasi natura, su pareti, soffitti e volte e alla successiva tinteggiatura a tempera con stuccatura di crepe e cavillature.


 


Le pavimentazioni ed i rivestimenti interni od esterni quali marmi, piastrelle e simili e l’eventuale sottostrato di malta verranno demoliti ed opportunamente sostituiti.


 


Saranno rimossi e sostituiti le tubazioni di scarico, acqua, gas, pluviali e grondaie di ogni tipo, gli apparecchi  igienico-sanitario e di riscaldamento e  gli infissi interni ed esterni.


 


Sarà effettuata la sarcitura delle lesioni non passanti nelle murature di qualsiasi tipo.


Gli interventi da effettuarsi sulle coperture riguarderanno le scomposizioni e le sostituzioni del manto di tegole, dell’orditura  del tavolato in legno, dell’armatura dei tetti  e delle capriate con travi in legno.


Verranno inoltre collocati  pluviali e canali di gronda in rame.


 


Le volte in muratura saranno consolidate.


Le strutture lignee saranno protette ed opportunamente impermeabilizzate.


 


IMPIANTI TECNOLOGICI


Tutti gli impianti tecnologici saranno realizzati in conformità con la normativa vigente (L.46/90).


L’impianto elettrico e di messa a terra sarà realizzato con la posa in opera del quadro elettrico generale e di uno di zona. Sarà realizzato l’impianto di messa a terra completo, con la collocazione dei corpi illuminanti a parete e a soffitto.


 


L’impianto di riscaldamento sarà alimentato a gas e composto da caldaie ubicate nel locale seminterrato. La rete di distribuzione sarà composta da tubazioni coibentate in rame e collettori. I radiatori saranno del tipo a piastra radiante in ghisa.            I vari corpi saranno serviti da colonne montanti differenti, in funzione della loro dislocazione all’interno dell’edificio, in ciascuno dei quali verrà istallato un piccolo quadro di distribuzione.


Ogni corpo sarà inoltre dotato dei seguenti impianti ausiliari: impianto televisivo (CEI 12-157), telefonico (CEI 64-50) e videocitofono (CEI 12-13). Tali impianti saranno realizzati sottotraccia in appositi tubi protettivi separati da quelli dei conduttori elettrici.


L’impianto idrico dell’edificio é predisposto all’adduzione e alla distribuzione dell’acqua calda e fredda per uso igienico e potabile. L’acqua verrà fornita dalla rete cittadina e messa in circolo nell’impianto tramite autoclave ubicato in apposito locale nel piano seminterrato. In prossimità del locale autoclave verrà realizzata un sistema di approvvigionamento idrico.  L’edificio sarà servito da impianto di scarico delle acque nere separato dall’impianto di scarico delle acque meteoriche allacciato alla rete fognaria cittadina. L’impianto di scarico delle acque nere sarà costituito da colonne verticali ubicate all’interno di cavedi ispezionabili.


L’ascensore verrà collocato all’interno della tromba delle scale del corpo prospiciente su via Severino. Avrà una portata di kg.820 e capienza di 11 posti, conforme alla  normativa 13/89 sull’abbattimento delle barriere architettoniche.


I progettisti


  Architetto Giovanni Amandorla                                                  Architetto Antonino Palermo


                BIBLIOGRAFIA


Vagnetti Luigi, “La Villa del Principe di Larderia in Bagheria”, in Istituto di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti della Università di Palermo... Quaderno n°1, pagg.7-46, Palermo 1964.


“Bagheria-Solunto: guida illustrata” - Bagheria, Civica amministrazione, 1984.


 “Conoscenze e valorizzazione delle strutture culturali locali: le rovine di Solunto, le ville settecentesche del distretto”, (a cura del Distretto Scolastico, Bagheria), 1996.


“Passo passo per Bagheria e dintorni”, 96/97 - Bagheria, Istituto di Cultura Siciliano, 1996.


 


 


 


 


 

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    Project details
    • Year 2000
    • Work started in 2000
    • Client Collegio di Maria
    • Status Completed works
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