Dentro un grande setto | Samuele Parente

Budrio / Italy / 2003

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L’area di concorso per il recupero delle torri dell’acqua è collocata in una porzione del tessuto urbano costruito in seguito all’abbattimento di parte dell’antica cinta muraria e all’interramento dell’antico fossato rinascimentale; il sito attualmente si trova in una situazione di cerniera favorevole e necessaria per le attività di interesse e di uso pubblico che si intendono insediare.
Il concorso ha offerto l’occasione per tentare un dialogo ponderato tra architettura nuova e preesistenze ambientali; la presenza delle torri dismesse, di fine Ottocento-primi Novecento, di un ampio giardino di pertinenza delle stesse e di una vasca interrata, costituisce un valore aggiunto e un motivo di ricerca architettonica per la riqualificazione di una zona urbana abbandonata in prossimità del centro storico.
L’intervento si incentra sul recupero totale delle volumetrie esistenti delle due torri dell’acqua, compresa la vasca interrata, ma si compone anche nel suo aspetto volumetrico, di un nuovo corpo che si erge tra le due torri collegandole, e di una parte ipogea al di sotto di esse.
Il nuovo volume, essenziale nella sua stereometria, è posto ortogonalmente all’antica cinta muraria e alla non più visibile “Fossa di Mezzodì” e si pone, nei confronti del centro storico, come una nuova porta di ingresso alla città, come un nuovo fulcro di raccordo tra la città vecchia e la cintura al di là delle mura, un nuovo polo di attrazione e di ricucitura urbana.
Realizzato in cemento armato e con una parete ventilata rivestita in acciaio corten, il volume del grande setto utilizza un linguaggio che, in assenza di ogni ornamentazione, esalta maggiormente il gioco spaziale e percettivo. All’interno di questo si articola una serie alternata di rampe e scale e un ascensore panoramico che conducono il visitatore ai vari livelli e lo accompagnano in una “passeggiata architettonica” arricchita da una esposizione di piccoli strumenti musicali; la risalita porta anche ad un belvedere, che sporge dalla parete di acciaio corten e apre la vista al centro di Budrio.
Il progetto è una celebrazione dell’acqua, delle sue forme, delle sue conseguenze: due grandi spirali, due mulinelli vorticosi materializzatisi all’interno delle due torri ospitano una serie di servizi, mentre il setto di collegamento tra le due torri si presenta, nel suo aspetto esteriore, come un “grande contenitore arrugginito”, eroso dal tempo, dall’acqua, dalle intemperie, impenetrabile dai lati lunghi, ma aperto sulla direttrice che collega il centro storico con la periferia che guarda Bologna. Di notte la scatola arrugginita sembra smaterializzarsi attraverso i fasci di luce che fuoriescono dai tagli verticali, e le due grandi quinte di acciaio corten assumono l’aspetto di due grandi spartiti musicali. Il volume centrale inoltre funge da quinta di sfondo alle due torri, mettendone in risalto gli armoniosi profili liberty.
Il progetto del centro multietnico prevede spazi flessibili che possono funzionare insieme o autonomamente: la torre bassa con l’info-point, il bar, le postazioni internet e i servizi igienici; il piano terra e il piano primo della torre alta con il book-shop; il volume centrale e il percorso ipogeo, con la funzione di percorsi espositivi; la sala ipogea, l’area ristoro al secondo piano e la libreria multimediale all’ultimo, possono funzionare indipendentemente dal resto degli spazi.
Nella zona ipogea è prevista una sala polifunzionale per esposizioni temporanee, il percorso espositivo di collegamento al volume centrale, la sala proiezioni, i servizi igienici, il magazzino e la sala impianti.
Al piano terra della torre più alta si trova la zona espositiva a doppia altezza con i servizi all’interno della spirale e sopra a questa un book-shop. Il secondo piano prevede una zona ristoro, mentre l’ultimo piano ospita la libreria multimediale con caffetteria e postazioni di ascolto per la musica.
Nel percorso museale interrato la luce filtra da quattro grandi lucernari, che hanno la doppia funzione di teche espositive e dissipatori di luce, e che fuoriescono dalla quota del giardino portando l’esposizione nel percorso esterno e richiamando il visitatore ad entrare.
L’articolazione esterna degli spazi, che si sviluppa intorno alle due torri, è stata studiata come zona a verde con passeggiata, arricchita da essenze arboree e arbustive, da percorsi e sedute in legno: lo spazio è concepito come un luogo di incontro fatto per sostare, per parlare, bere qualcosa o semplicemente passeggiare al fresco, un vero e proprio spazio urbano pensato anche per avvenimenti all’aperto.

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    L’area di concorso per il recupero delle torri dell’acqua è collocata in una porzione del tessuto urbano costruito in seguito all’abbattimento di parte dell’antica cinta muraria e all’interramento dell’antico fossato rinascimentale; il sito attualmente si trova in una situazione di cerniera favorevole e necessaria per le attività di interesse e di uso pubblico che si intendono insediare. Il concorso ha offerto l’occasione per tentare un dialogo ponderato tra architettura nuova e preesistenze...

    Project details
    • Year 2003
    • Status Competition works
    • Type Museums
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