rural cluster | Francesco Gulinello

con Elena Mucelli Italy

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Tra Cesena e Forlì il tracciato della via Emilia e quello della ferrovia procurano due sottili incisioni sulla crosta rugosa di un territorio disegnato da strade, vigneti, frutteti, fossi e canali, punteggiato da case coloniche, fabbriche e condomini, colorato dalla terra, dagli alberi, da intonaci ed insegne luminose.


La lunga fascia ritagliata dai due sistemi si piega, al suo svolgersi, alle innumerevoli declinazioni della densità, degli usi, delle attività, manifestando la sua adesione ai vecchi e nuovi riti della convivenza sociale.


Rimane visibile, vivo pur nel suo progressivo scarnificarsi, il disegno che è il frutto della centuriazione e delle lente e continue variazioni dettate dall’equilibrio degli elementi naturali. L’orditura dei campi, i filari e le macchie d’alberi continuano a richiamarsi, indifferenti al sistema delle infrastrutture, rivendicando l’unità di un paesaggio che trova nella natura il codice della propria identità.


La proposta progettuale non mira tanto alla definizione di una soluzione puntuale quanto all’individuazione di un approccio metodologico la cui applicabilità si possa estendere al contesto delle aree che si sviluppano lungo l’intero tratto di via Emilia considerato, offrendo risposte differenti in funzione degli elementi che caratterizzano i luoghi e cercando una reale fusione con il paesaggio.


L’attenzione nei confronti dei caratteri fisici e delle tracce storiche che contraddistinguono il territorio costituisce un segno evidente della volontà di riconoscere nella temporalità degli elementi naturali le potenzialità per rinnovare il rapporto fra passato e futuro nel rispetto dell’ambiente naturale e costruito.


Il progetto muove dall’ipotesi che la realizzazione della nuova via Emilia, a nord del tracciato ferroviario, possa costituire uno strumento in grado di sgravare l’antico tracciato viario dal traffico pesante e di lunga percorrenza, restituendo alla strada la possibilità di supportare modalità di trasporto leggero.


In questo scenario appare fondamentale considerare il sistema delle acque e dunque principalmente, nel tratto considerato, i fiumi Savio, Ronco e Montone che, intersecando con il proprio corso la via Emilia, ribadiscono la direttrice che dai primi rilievi appenninici conduce verso la costa adriatica. I punti di intersezione fra i corsi d’acqua e la via Emilia offrono la possibilità di interpretare la strada, travalicando il suo storico ruolo di percorso di collegamento, come occasione per l’apertura di una serie di varchi che consentano di penetrare all’interno dei luoghi, di percorrerli riscoprendone ed assecondandone i segni.


Il modello insediativo proposto intende verificare la capacità della via Emilia, in quanto sistema lineare, di generare e reggere un tessuto che si viluppi in profondità, rispetto alla direzione prevalente della strada, conformandosi alle diverse situazioni morfologiche e orografiche del territorio.


Alla luce di queste considerazioni il progetto contempla l’asta del Canale Emiliano Romagnolo, che riprendendo la giacitura di un paleoalveo interseca la via Emilia all’altezza di Diegaro, come tracciato direttore per l’organizzazione di una successione di elementi. Spazi verdi, attrezzature per lo sport, edifici collettivi e residenze sono disposti secondo una logica che trova le sue ragioni nell’assunzione dei ritmi, degli orientamenti, delle tessiture che caratterizzano il contesto rurale con cui mirano ad integrarsi.


A ridosso delle fasce verdi che costeggiano il canale, generate dalla sua stessa conformazione, una serie di aree che ospitano edifici pubblici e servizi per l’intero quartiere e che si configurano come luoghi collettivi per eccellenza, testimoniano la volontà di privilegiare la ricerca di una identità dello spazio pubblico. Le funzioni differenziate a cui rispondono gli edifici integrano quelle presenti all’interno dei nuclei esistenti potenziando i servizi e cercando di stabilire un legame più diretto fra gli abitanti ed il territorio valutandone le vocazioni più significative.


Gli edifici collettivi, più alti rispetto alle residenze, costruiscono una sequenza che, assecondando il tracciato del canale, costituisce il principale riferimento visivo rispetto al corpo lineare della via Emilia.


I sistemi di residenze che si agganciano alla sequenza di spazi pubblici assecondano l’andamento del canale disponendosi lungo gli orientamenti definiti dalle griglie territoriali. Ogni cluster è concepito secondo criteri di flessibilità spaziale e temporale e si fonda sull’utilizzo di elementi minimi la cui aggregazione genera dispositivi spaziali, differenziati dal punto di vista morfologico e dimensionale, in grado di ospitare sia abitazioni individuali che collettive. All’interno di ciascun gruppo di residenze ogni unità, simile e prossima alle altre unità, intrattiene con esse relazioni di carattere spaziale, funzionale e formale. La combinazione delle unità tipo con i vuoti delle corti private, permette inoltre la definizione di fasce costruite, dalle superfici ed altezze variabili, alternate a fasce destinate a verde collettivo, a servizio della comunità residente.


L’equilibrio fra pieni e vuoti, così come l’integrazione fra spazi aperti e chiusi, nonché collettivi e privati, restituisce le logiche spaziali rintracciabili nel dispositivo tipologico della casa rurale in cui si integrano il volume costruito dell’abitazione, quelli delle pertinenze e del pozzo e le aree della corte, del prato, dell’orto e dei frutteti.


I nuclei residenziali, la cui densità può variare nel tempo in funzione delle evoluzioni della comunità che ospitano, possono accogliere complessivamente da 2.000 fino a 3.000 abitanti. Il possibile aumento di densità consentito dal sistema aggregativo, sperimentato risolvendo internamente ai cluster le possibili crescite insediative, concentra gli abitanti all’interno di aree circoscritte e contribuisce in questo modo sia a limitare il dispendio energetico legato ai trasporti che a contenere il consumo di territorio già testimoniato, anche in questo contesto territoriale, dalle lottizzazioni degli anni Sessanta e Settanta.


La circolazione delle auto è limitata ad una parte dei percorsi interni mentre il sistema della viabilità pedonale e ciclabile definisce una fitta rete di collegamenti fra le residenze e le ampie zone a verde che, articolandosi secondo una serie di piani lievemente inclinati, accompagnano il canale ed accolgono una serie di aree per il gioco e lo sport.

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